In questo video l'hater Fratarcangeli si atteggia a fine pensatore ed è fermamente convinto di aver assestato un colpo mortale alla teologia cattolica di un Dio buono e benevolente. Con il suo solito fare malizioso, di chi coglie il gatto con il sorcio in bocca, enuncia trionfante: "Se il Dio cristiano è davvero onnipotente, buono, giusto, saggio, benevolente e perfettissimo allora non dovrebbe imporre l'esistenza senza consenso, invece secondo la dottrina classica nessuno di noi ha potuto scegliere di esistere, né ha potuto scegliere i termini del gioco: la libertà, il peccato, la redenzione, la dannazione. Questo è incompatibile con l'immagine di un Dio perfettamente giusto, saggio e benevolente".
Come è chiaramente evidente, si tratta di un sofisma, cioè un ragionamento capzioso, in apparenza logico, ma sostanzialmente fallace. Infatti basta analizzare questa accusa con un minimo di logica, liberandosi da ogni visione ideologica, che subito è palese la sua inconsistenza.
Nessuno può “chiedere” il permesso di essere creato e obiettare che “Dio dovrebbe chiedere il permesso prima di creare” è logicamente contraddittorio: per dare il permesso, infatti, si dovrebbe già esistere. Ma se già si esiste, non si ha più bisogno di essere creato. Quindi l’idea stessa di “imposizione ingiusta” è concettualmente priva di senso.
Già solo questa considerazione smonta in modo convincente e definitivo l'assurdità di Fratarcangeli. Ma il nostro hater, evidentemente accortosi della fallacia del suo discorso, si affretta a precisare: "Se il consenso prima della creazione è impossibile, allora Dio agisce unilateralmente, non in una relazione di libertà reciproca". Ma la "toppa" è peggio del buco, infatti la giustizia riguarda le relazioni tra soggetti. Perché qualcosa sia “ingiusto”, devono esserci: due soggetti morali, un’azione che danneggia uno dei due e una consapevolezza o volontà di compiere il torto. Ma prima della creazione l’uomo non è un soggetto morale. Il rapporto Creatore–creatura non è simmetrico e non può essere giudicato con le stesse categorie della giustizia contrattuale tra esseri già esistenti.
Inoltre c'è da considerare il fatto che la creazione non può essere considerata una decisione unilaterale o una bizzarria di un Dio che non aveva nient'altro da fare, perché si tratta della comunicazione del suo Amore. Dio, infatti, è Amore (1Gv 4,8) e, in quanto tale, è relazione, vicinanza, donazione. L'amore perfetto non può restare da solo, fine a sè stesso.
Ancora insiste Fratarcangeli: "Oltretutto l'obiezione: "il consenso prima dell'esistenza è impossibile" è teologicamente elusiva: un Dio onnipotente può rendere possibile qualsiasi condizione logicamente concepibile, inclusa la scelta di esistere oppure no". Come giustamente viene detto Dio può rendere possibile ciò che è logicamente concepibile. Ma è concepibile la possibilità di un consenso da chi non esiste? Dove non c'è esistenza, c'è il nulla.
Prosegue Fratarcangeli: "La creazione, dicono, è un dono gratuito, non un contratto", ma un dono che potenzialmente può condurre alla dannazione eterna non è un dono, ma un'imposizione". Anche i questo caso siamo di fronte ad un ragionamento sbagliato: Dio crea per donare il bene, non per dominare e siccome è un Dio è benevolo l’esistenza è concessa perché sia partecipazione al bene, non una condanna. Essere creati è un atto di amore, non un obbligo imposto. L'eventualità della dannazione è dovuta solo alla nostra scelta di fare il male invece del bene. La dannazione non dipende, quindi, da Dio. D'altra parte se Dio non creasse nessuno per evitare una possibile dannazione, il risultato sarebbe: zero persone, zero libertà, zero amore, zero significato. È davvero più giusto un universo completamente vuoto, piuttosto che uno popolato da esseri liberi e capaci di bene, anche se comporta dei limiti? La creazione è simile a un dono: non è un’imposizione, perché non sopprime alcuna libertà pre-esistente. È il conferimento della libertà stessa.
Ultima, folle, considerazione di Fratarcangeli: "Altra arrampicata sugli specchi: "Si dice che il consenso entra dopo con il libero arbitrio morale durante la vita". Ma questa non è nè giustizia, nè equità: la posta in gioco, il giudizio eterno, la dannazione è già fissata senza aver consultato l'individuo. Quindi la libertà successiva non compensa l'assenza di scelta iniziale".
Anche in questo caso abbiamo una visione sbagliata della teologia cattolica: la dannazione non è fissata, ma dipende solo dalla libera scelta dell'uomo. Non è una eventualità creata da Dio, ma una conseguenza della libertà dell'uomo di rifiutare il bene per il male.
Secondo il ragionamento di Fratarcangeli si giungerebbe all'assurdità di ritenere che anche mettere al mondo dei figli sarebbe un'ingiustizia, infatti ai nascituri non abbiamo chiesto il consenso all'esistenza e la vita che gli doniamo non sarà sicuramente tutta rosa e fiori, ma comporterà, inevitabilmente, il rischio della perdizione. Ma chi ha un minimo di sale in zucca sa bene che generare una vita, mettere al mondo un bambino, è un'atto d'amore, non un'ingiustizia, perchè si dona la vita, cioè la possibilità di fare il bene, di dare e ricevere amore, di esistere. Certamente ci sono dei rischi, ma amare comporta sempre un rischio, altrimenti non sarebbe più amore, ma convenienza.
Quella di Fratarcangeli è la tipica disperazione di chi odia Dio e il bene che ci ha donato, una disperazione che impedisce una visione chiara della realtà. Per dire che imporre l’esistenza sia ingiusto, bisognerebbe prima dimostrare che esistere è peggio del non esistere. Ma il non-esistere non è un bene, né un male: è semplicemente nulla. Perciò non è possibile dire di subire un’ingiustizia se non si possiede nemmeno la possibilità di un’esperienza. Solo chi esiste può beneficiare o soffrire. Il non esistente non può essere “privato” di nulla né “forzato” a nulla. L’esistenza è il prerequisito di ogni possibile valore, significato, relazione, gioia.

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