martedì 24 giugno 2014

Zingaretti e la libertà di coscienza


L'inesorabile avanzata del laicismo in Italia avviene sempre più secondo tipiche caratteristiche di violenza e prevaricazione. Lo scorso 12 maggio il governatore del Lazio Nicola Zingaretti, nel suo ruolo di commissario ad acta, ha introdotto, con il decreto «Linee di indirizzo regionali per le attività dei Consultori Familiari», l’obbligo da parte di un medico ginecologo che presta servizio presso un consultorio di rilasciare il certificato per l’aborto e di procedere con la prescrizione di anticoncezionali abortivi anche se obiettore di coscienza. Secondo Zingaretti l’obiettore può evitare la partecipazione diretta alle operazioni di aborto e di aborto terapeutico, ma non può sottrarsi a tutte le altre procedure. Il medico obiettore sarà quindi costretto a rilasciare prescrizioni di contraccettivi ormonali, anche di azione post coitale, e l’applicazione di contraccettivi meccanici, tra cui anche quelli abortivi.



L'obiezione di coscienza, è utile ricordare, è un diritto tutelato dalla legge che si fonda sulla tutela prioritaria della persona rispetto allo Stato e sul rispetto della libertà di coscienza, diritto inalienabile di ogni uomo (art. 2, 19, 21 Cost.; art. 18 Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo). Perfino la stessa legge 194/78 sull'interruzione volontaria di gravidanza, agli artt. 5 e 9, tenendo conto di tale tutela, esenta i medici obiettori di coscienza anche dalla produzione della documentazione necessaria all’interruzione di gravidanza e dall’inserimento nell’utero di una donna di strumenti atti a procurare un aborto.


Siamo, quindi, di fronte ad un fatto di inaudita gravità in cui una carica dello Stato, il governatore del Lazio, si arroga l'inaudito diritto di istituzionalizzare una vera e propria violazione della legge ordinaria, oltre che di quella morale naturale. Non penso che si fosse finora arrivato fino a tanto, un atto in totale spregio della legalità e della libertà di pensiero. Zingaretti, novello dittatorello, ha superato ogni limite.

Una tale violazione di legge non può essere giustificata neppure dall'esigenza di tutelare il diritto della donna di abortire. Innanzitutto perché non esiste un diritto ad uccidere, ma anche perché la soppressione di un diritto della persona non può essere la soluzione per risolvere i problemi dell'organizzazione del personale dei consultori.

C'è anche da sottolineare il fatto che l'esistenza di così tanti medici obiettori di coscienza è sicuramente il segno del fallimento di una ideologia criminale, è la naturale vittoria della vita sulla morte, del fatto che non è possibile costringere l'uomo ad uccidere e a rendersi complice di un omicidio. 

"Regolerò il tenore di vita per il bene dei malati secondo le mie forze e il mio giudizio; mi asterrò dal recar danno e offesa. Non somministrerò ad alcuno, neppure se richiesto, un farmaco mortale, né suggerirò un tale consiglio; similmente a nessuna donna io darò un medicinale abortivo" (Giuramento di Ippocrate, IV sec. a.C.)

giovedì 19 giugno 2014

Le Sentinelle in Piedi

Scrivo questo post per divulgare la notizia di un’iniziativa libera e spontanea di migliaia di persone che in tutta Italia vegliano in silenzio per chiedere la tutela della libertà di espressione. Nel totale silenzio dei media più importanti, queste persone mettono in atto una protesta civile e pacifica restando in piedi nelle piazze italiane mentre leggono un libro, per attirare l’attenzione e denunciare la grave minaccia alla libertà di espressione messa in atto dal disegno di legge Scalfarotto contro l’omofobia, un atto che è già stato approvato dalla Camera e ora al vaglio del Senato. 

Questo disegno di legge mostra una pericolosa natura liberticida, infatti se il Senato l’approvasse si potrebbe considerare come comportamento omofobo, punibile penalmente, anche quello di un privato cittadino che pubblicamente sostenesse che sia giusto impedire agli omosessuali e ai transessuali l’accesso al diritto a sposarsi e a quello di adottare minori. Non solo, potrebbe essere considerato un reato anche considerare l’omosessualità un atto intrinsecamente disordinato e contrario alla legge naturale, ossia esprimere pubblicamente i propri convincimenti religiosi a riguardo, citando ciò che dice la Scrittura (ad esempio Gn 19, 1-29; Rm 1, 24-27; 1 Cor 6, 9-10; 1 Tm 1,10), in aperta e palese violazione, quindi, dell’art. 19 della Costituzione. 

Le Sentinelle in piedi, in silenzio, immobili, nel pieno rispetto della democrazia, esercitano il loro legittimo diritto di protestare contro una legge iniqua, eppure ogni loro manifestazione è stata subito accompagnata dalla becera reazione dei gruppi attivisti Lgbt e dei centri sociali. Lo scorso autunno a Bergamo le sentinelle sono state fatte bersaglio di insulti e perfino di un lancio di fumogeni. A Trento un folto gruppo di contestatori si sono infilati tra le fila delle Sentinelle in piedi provocandole, insultandole e minacciandole con cani di grossa taglia. A Perugia, il 29 marzo scorso, a Verona e a Siena ancora insulti e provocazioni. Infine a Lecce le sentinelle sono state aggredite da una vera e propria contro-manifestazione organizzata per disturbare e impedire la veglia silenziosa con pesanti scherni e oltraggi di ogni genere. Questi comportamenti violenti e antidemocratici costituiscono il consueto modo di agire della lobby laicista ormai imperante in Italia e, purtroppo, avvengono troppo “normalmente”, senza suscitare più alcun sdegno e condanna. Anzi, nonostante che tutte le iniziative delle sentinelle siano state autorizzate dalle autorità, secondo i regolamenti vigenti, non si è quasi mai registrata alcuna reazione delle forze dell’ordine per impedire efficacemente le azioni di disturbo. Se immaginiamo la stessa vicenda al contrario, con le manifestazioni di un gay pride pesantemente disturbate da contestatori “eterosessuali”, la cosa avrebbe avuto la stessa rinomanza? Ne dubito fortemente. 

Se contro tranquilli cittadini, che nel rispetto della legge esprimono pacificamente il loro pensiero, vengono sollevate accuse di omofobia e pesanti contestazioni, cosa dobbiamo aspettarci una volta che sarà approvata questa legge criminale?

mercoledì 11 giugno 2014

La giostra dei diritti inventati

Uno degli strumenti più subdoli che la mentalità laicista usa per stravolgere i valori fondamentali della persona umana, cardini della nostra società civile, giustificando ogni prevaricazione e violenza è la singolare propensione ad inventare dei nuovi diritti. Questi nuovi diritti, si badi bene, non sono dei semplici diritti relativi, ma dei veri e propri diritti assoluti di cui l’umanità non se ne era finora ancora accorta e che la solenne Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo ha sbadatamente dimenticato.
Come non ricordare il curioso e criminale diritto ad abortire? Cioè a porre fine alla vita umana innocente? Oppure il bizzarro diritto a sposarsi anche quando non se ne possiede alcun titolo? E del diritto a morire ne vogliamo parlare? Stranamente, però, sono tutti diritti a proprio uso e consumo senza tener in alcun conto i diritti condivisi che sono quelli veramente universali e fondamentali.

Ennesimo esempio di tale impostazione è l’aberrante sentenza che lo scorso 9 aprile ha dichiarato illegittimo il divieto della fecondazione eterologa imposto dalla legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita. Le motivazioni della Corte Costituzionale sono state depositate proprio ieri e secondo i giudici diventare genitori e formare una famiglia che abbia anche dei figli costituirebbe espressione della fondamentale e generale libertà di autodeterminarsi. Eccola la parolina magica: “autodeterminazione”, che nell’accezione laicista ha sempre lo stesso significato: “fare come ci pare” in barba ad ogni morale. La Consulta, in pratica, conia il nuovo diritto ad avere i figli, ad ogni costo. Con la scusa dell’autodeterminazione, i figli divengono delle cose di cui si ha il diritto a possedere come se il nascituro non costituisse un’altra identità indipendente che si accoglie e si rispetta per amore e donazione. Macché, in quanto cose, questi figli non hanno diritto ad avere, o almeno a conoscere, i loro genitori biologici come se la cosa non avesse la minima importanza e non causasse gravi malesseri di ordine psicologico. I nostri cari giudici hanno in pratica affermato la legge della giungla, il diritto finto del più forte prevale su quello vero del più debole. 

Ma le nefandezze di questa sentenza non finiscono qui. I giudici, nel loro delirio di onnipotenza, hanno ancora affermato assurdamente che il divieto al ricorso alla fecondazione eterologa realizzerebbe un ingiustificato diverso trattamento delle coppie in base alla capacità economica delle stesse che assurgerebbe a requisito dell’esercizio di un diritto fondamentale (quale?), negato solo a quelle prive di risorse finanziarie necessarie per poter fare ricorso a tale tecnica recandosi in altri paesi. Ma che il fatto di poter avere dei figli ad ogni costo sia un diritto fondamentale è una sciocchezza laicista coniata dai giudici, quindi la decisione della Consulta è puramente autoreferenziale e non giustificata da alcuna fantasiosa discriminazione. 

Ciò che è veramente inaccettabile di tale sentenza è il parallelo tra adozione e fecondazione eterologa al fine di dimostrare che la provenienza genetica “non costituisce un imprescindibile requisito della famiglia”. Per la Consulta, infatti, la questione del diritto all’identità genetica è superabile in quanto può essere posta sullo stesso piano dell’adozione. Il parallelismo è semplicemente assurdo e denota la miopia dei giudici a considerare l’adozione come una manifestazione disinteressata di amore e donazione in cui l’interesse primario è quello di dare una famiglia a bambini sfortunati, mentre la fecondazione eterologa, e in genere la fecondazione medicalmente assistita, rappresenta un accanimento a tutti i costi, tra cui anche quello di sacrificare la vita di molti embrioni, di dare bambini ad una famiglia. E’ chiaro che in tal caso i soggetti tutelati siano solo i genitori e non il nascituro il cui diritto alla identità biologica viene completamente negato a favore dell’autodeterminazione della coppia. 

E’ davvero deprimente constatare quanto sia ideologico l’operato dei giudici della Corte Costituzionale che per consentire la fecondazione eterologa devono letteralmente inventare vacui motivi di incostituzionalità, senza rendersi conto che così facendo attaccano quei principi naturali che furono alla base dell'unità dei Costituenti che, è bene ricordare, avevano diverse convinzioni politiche e religiose.