giovedì 27 dicembre 2012

Buon 2013!!!!!

E’ già passato un anno da quando il 27 dicembre del 2011 pubblicavo il primo post sul mio neonato blog. Nato per una mia esigenza di portare sul web la mia esperienza di studioso della storia del cristianesimo antico, pian piano, visto l’interesse dei lettori, il blog ha finito per interessarsi di una più vasta gamma di argomenti spaziando dalla storia, la teologia fino alla più disparata attualità. La cosa non ha potuto che farmi piacere, anche se devo scusarmi se su taluni argomenti, come quelli filosofici, non sono molto ferrato, ma per fortuna sono stato aiutato dai cari amici Minstrel e Riccardo.



In un anno il blog è stato visitato da circa 11.600 utenti che hanno lasciato circa 800 commenti. Non sono numeri eccezionali, ma io ne sono comunque contento. Penso che l’importante è esserci e far valere le ragioni della propria fede. Troppe volte ed in modi scorretti, volgari ed offensivi la fede cristiana viene schiacciata e vituperata. Dalla miriade di piccoli siti laicisti speudostorici ai grandi numeri dei frequentatissimi blog anticattolici, come quelli dell’Uaar o di Odifreddi, la critica è sempre maligna e basata su menzogne ed incredibili ignoranze storiche ed esegetiche. Il mio piccolo blog sarà sempre una voce rivolta a stabilire un minimo di verità storica, onesta e basata sulle migliori fonti disponibili, pronto a mettersi al servizio delle fedi più semplici ed impressionabili. 



Non mi resta ora che salutare tutti gli amici che mi seguono, come Minstrel, Felsineus, Riccardo, GG, LG, Ritaroma, Myself, Padre Danilo e tutti gli altri visitatori, ovviamente anche quelli silenti. 



E…. naturalmente saluto anche il terribile Sal :) 



A tutti quanti un augurio di un felice e sereno 2013!!!

lunedì 24 dicembre 2012

Un si che ha salvato il mondo

Noi cristiani siamo abituati a considerare, a ragione, il mese di maggio come quello più tradizionalmente legato alla devozione mariana. E’ stato indubbiamente il forte senso di pietà popolare del mondo contadino a collegare il culto di Maria con il ciclo agrario. Maggio è il mese del risveglio della natura, nel quale si ottengono i primi frutti, sbocciano in tutta la loro bellezza ed armonia i fiori e Maria, primizia della creazione, è certamente il simbolo di tutta questa bellezza ed armonia. 

Ma dal punto di vista propriamente liturgico è dicembre il mese mariano per eccellenza. La lettura liturgica del vangelo propone in questo mese innanzitutto la figura della vergine Maria che, attraverso i vari momenti dell’annunciazione, della visitazione, della presentazione al Tempio, ci accompagna al mistero della nascita di nostro Signore Gesù Cristo. Tutto ciò spiega la profonda e antichissima devozione che i primissimi cristiani e i Padri della Chiesa hanno riservato alla Vergine. E’ il vangelo di Matteo quello che con più forza proclama che le Scritture si compiono in Gesù attraverso Maria: 

Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele, che significa Dio con noi” (1, 22-23). 

Viene qui richiamata un’antica profezia del libro di Isaia che possiamo leggere al capitolo 7: 

“In quei giorni, il Signore parlò ad Acaz: “Chiedi un segno dal Signore tuo Dio, dal profondo degli inferi oppure lassù in alto”. Ma Acaz rispose: “Non lo chiederò, non voglio tentare il Signore”. Allora Isaia disse: “Ascoltate, casa di Davide! Non vi basta stancare la pazienza degli uomini, perché ora vogliate stancare anche quella del mio Dio? Pertanto il Signore stesso vi darà un segno. Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele, cioè Dio-con-noi” (Isaia 7, 10-14). 

C’è, però, chi si oppone a questa visione, infatti la maggior parte degli studiosi laici, insieme a studiosi ebrei ritengono che questo versetto di Isaia faccia invece riferimento a un figlio del Re di Giudea Acaz, piuttosto che alla madre di Gesù, quando il versetto è letto nel contesto del capitolo 7 di Isaia (Howard W. Clarke, "The Gospel of Matthew and its readers: a historical introduction to the First Gospel"). Altri spiegano che la verginità di Maria non sia altro che un’errata traduzione in greco della parola ebraica “almah” (giovane donna) in “parthenos” (vergine) al momento della composizione della Bibbia dei Settanta (Pepe Rodrìguez, “Verità e menzogne della Chiesa Cattolica” Editori Riuniti, Roma 1998). 

Ovviamente sulla scia di tale dissenso tra gli studiosi si insinua la perniciosa subcultura pseudo storica laicista che arriva addirittura ad affermare che il culto della verginità di Maria non sia altro che un retaggio cristiano del culto pagano della dea Madre, quella che secondo loro sarebbe stata la ruach ebraica. (L. Malucelli “Tutto ciò che sai è falso” vol. 2, Ed. Nuovi Mondi Media 2004). I veri cristiani primitivi, ovviamente gli gnostici, si sarebbero scandalizzati di tale culto e di ciò ne sarebbe rimasta traccia nel vangelo detto di Filippo dove leggiamo: 

Taluni hanno detto che Maria ha concepito dallo Spirito Santo. Essi sono in errore. Essi non sanno quello che dicono. Quando mai una donna ha concepito da una donna?" (Vangelo di Filippo, 17, M. Craveri, “I Vangeli Apocrifi” Einaudi, Torino 1969). 

Si possono liquidare brevemente le fantasie laiciste ricordando loro che il vangelo di Filippo non riporta assolutamente l’opinione dei “veri” cristiani primitivi essendo uno scritto valentiniano datato tra il II ed il III secolo d.C. e che il termine ebraico ruach non indica affatto la dea Madre, ma lo Spirito di Dio. Tale termine, però, essendo femminile, ha tratto in errore i valentiniani che lo hanno scambiato per una donna. La verità è che i cristiani primitivi, già quelli del I secolo, quindi molto prima dei valentiniani, credevano nella verginità di Maria. Basta pensare alle lettere di Ignazio di Antiochia, vissuto alla fine del I secolo, dove è proclamata la nascita verginale di Gesù. 

La questione più seria riguarda l’esatta traduzione del termine ebraico “almah” che compare nel capitolo settimo di Isaia. La traduzione “vergine” usata nelle versioni cristiane di Isaia 7,14 è giustificata perché presa dalla versione di Isaia della Septuaginta. Questa, che è stata tradotta da ebrei, usa la parola vergine, quindi anche l'originale doveva essere inteso come vergine. (Rabbi Tovia Singer, "A Christian Defends Matthew by Istinting That the Autor of the First Gospel Used the Septuagint in His Quote of Isaiah to Support theVirgin Birth") . D’altronde è noto che la Septuaginta (risalente al III secolo a.C.) era usata da tutti gli ebrei della diaspora, fino al I secolo dopo Cristo, perché la lingua greca era la lingua comune. Quindi anche Matteo e tutti gli apostoli conoscevano ed usavano quella versione. 

Sarebbe un grosso azzardo sostenere il fatto che i rabbini possano aver sbagliato la traduzione. In effetti il termine “almah” (giovane donna) non esclude il fatto che la giovane non sia vergine. Per esempio, in Gn 24, 16 quando il servo di Abraamo andò a Caran a cercare una sposa per Isacco, il termine ebraico usato per fanciulla, “naarah”, non esclude la sua verginità, infatti leggiamo: "La fanciulla era molto bella d'aspetto, vergine; nessun uomo l'aveva conosciuta...". Più avanti in Gn 24, 43, quando la fanciulla è al pozzo, viene usato il termine “almah” sempre indicando una ragazza vergine. Quando veniva usato il termine “almah” ci si riferiva ad una giovane donna vergine, cioè che non aveva avuto rapporti sessuali con un uomo. 

Ma oltre a questo c’è anche da considerare il senso generale del versetto di Isaia. Che cosa di strano ci sarebbe, tanto da essere considerato un “segno”, nel fatto che una giovane donna partorisca un figlio? Invece il fatto che una vergine partorisca un figlio è cosa degna di essere notata e considerata come qualcosa di speciale. Questo evento, per adempiere tutta la sua funzione di “segno”, deve realizzarsi in tutta la sua dimensione, in tutta la sua perfezione (Laurentin “Le mystère de la naissance virginale”, in " Eph. Mar. " 5 [1955], p. 31, nota 79). 

Anche il nome del bambino, “Emmanuele”, che letteralmente significa “Dio con noi”, lascia pensare ad un fatto eccezionale come solo una nascita verginale può lasciar intendere. Questo nome non compare mai in nessun altro punto della Bibbia, si tratta chiaramente di uno specifico riferimento messianico, come ce ne sono tanti in Isaia e nel resto dell’Antico Testamento. Come è noto “mettere il nome” per il linguaggio biblico equivale a stabilire la missione del nuovo nato e Isaia intravede in questa nascita regale , a prescindere dalle circostanze presenti, un intervento di Dio in vista del regno messianico definitivo. 

In questi giorni assieme alla nascita di nostro Signore Gesù celebriamo la vergine Maria, la primizia della creazione, attraverso la quale la Salvezza è entrata nel mondo. Colgo l’occasione per augurare un sereno e santo Natale a tutti i visitatori del blog. 



Bibliografia 

Laurentin “Le mystère de la naissance virginale”, in " Eph. Mar. " 5 [1955], p. 31, nota 7; 
Del Olmo Lete “La profecia del Emmanuel (Is 7. 10-17)" Estado actual de la interpretacion” in Eph. Mar 22 (1972); 
G.Brunet “Essai surl'Isaie de I'histoire” Paris 1975; 
M. Crispiero “Teologia della sessualità” Ed. Studio Domenicano Bologna 1994

mercoledì 19 dicembre 2012

Il papa, la Kadaga e la disonestà laicista

Il 14 dicembre scorso Papa Benedetto XVI è intervenuto nel dibattito sul rispetto dei valori umani sostenendo energicamente la necessità di riconsiderare e correggere molti aspetti distorti della nostra realtà sociale, come la dittatura di un capitalismo finanziario sregolato, i fondamentalismi e i fanatismi che stravolgono la vera natura della religione, il rifiuto delle responsabilità, atteggiamento che offende la persona umana, e l’uccisione di un essere inerme e innocente. Tutti comportamenti che, dice il papa, non potranno mai produrre felicità o pace.


Ovviamente la propaganda laicista, sempre attenta a non tollerare ogni voce contraria, si è subito scandalizzata di questo messaggio di pace e giustizia e ha pensato bene di distruggerlo, non con argomentazioni pertinenti, ma cercando di delegittimare le parole del pontefice riportando la “notizia” di una benedizione che il papa avrebbe dato al capo della delegazione Ugandese, Rebecca Kadaga, in visita a Roma. Su molti siti laicisti tale supposta “benedizione” è stata fatta passare addirittura come un esplicito appoggio dato dal papa alla proposta di legge, che la Kadaga sostiene nel suo paese, volta a punire gli omosessuali. Il presidente nazionale dell’Arcigay, Flavio Romani, ha dichiarato che con la “benedizione data ieri in Vaticano alla delegazione parlamentare ugandese guidata dalla portavoce Rebecca Kadaga, una delle più forti promotrici della 'Kill the Gay Bill'... Benedetto XVI continua a rappresentarsi come un apostolo di ingiustizia, divisione e discriminazione ai danni delle persone omosessuali, lesbiche e transessuali”.

Come c’era da aspettarsi l’immonda gazzarra tirata su ad arte dalla propaganda laicista si è rivelata ben presto tutta una bufala, infatti il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, ha spiegato a Vatican Insider che non c’è mai stata alcuna benedizione e che il gruppo di parlamentari ugandesi è passato a salutare il papa “come tutti quelli che partecipano all'udienza” e questo “non è assolutamente un segno di approvazione specifica per le attività svolte o le proposte avanzate da Kadaga”.

E’ anche opportuno ricordare che la Chiesa Cattolica si è sempre opposta a normative discriminatorie contro la persona. Nel dicembre 2009, quando la discussione sul 'Kill the Gay Bill' era all'apice, l'osservatore permanente della Santa Sede all'Onu, monsignor Celestino Migliore, respinse ogni forma di “violenza e ingiusta discriminazione” nei confronti degli omosessuali, mentre poche settimane dopo, l'arcivescovo di Kampala, monsignor Cyprian. K. Lwanga, condannò il disegno di legge perché prendeva di mira “il peccatore e non il peccato” e non rispecchiava un “approccio cristiano” alla questione dell'omosessualità (da Vatican Insider).

Tutta questa penosa vicenda è l’ennesima prova di come la propaganda laicista sia mossa da un intento di odio e menzogna pur di screditare la Chiesa Cattolica e i cristiani.

domenica 9 dicembre 2012

Il non senso del non senso della vita.

In questi giorni ha chiuso i battenti il blog di Odifreddi “il non senso della vita” ospitato sul portale di La Repubblica.it. Certamente quando viene meno uno spazio di confronto, come può esserlo un blog, è sempre un fatto negativo perché si riducono le possibilità per esprimere liberamente le proprie idee.


Eppure ci sono delle eccezioni, casi in cui la ribalta del web serve solo a diffondere offese e bassi livelli di cultura e ragionamento, uno di tali casi è stato proprio il blog di Odifreddi, il famoso matematico noto per il suo laicismo fondamentalista anticristiano. Dalle pagine virtuali del suo blog Odifreddi si è prodotto in una lunga serie di articoli pieni di insulti e sciocchezze anticristiane, finché non è arrivato a fare il passo più lungo della gamba tacciando di nazismo Israele. E questo, ovviamente, ha decretato la fine del suo blog confermando ancora una volta come la libertà di insulto esiste solo per il cristianesimo ed i cattolici in particolare.

Nell’ultimo articolo del suo blog Odifreddi parla di “809 giorni di libertà” alludendo al carattere democratico ed aperto del suo spazio di confronto virtuale, ma si tratta dell’ennesima falsità del nostro matematico. Odifreddi, infatti, non esitava a far escludere dal suo blog, “bannare”, tutte le voci dissenzienti che non riusciva a controbattere validamente. Un esempio è stata proprio la mia esperienza personale: senza insultare e comportandomi correttamente secondo le regole del suo blog, Odifreddi non esitò a bannarmi perché non sapeva più come rispondermi (vedi qui).

La dipartita del blog odifreddiano non può, dunque, che essere una bella notizia, finalmente qualcuno che smette di parlare perché non aveva niente di sensato da dire.