martedì 19 giugno 2018

Biglino e la creazione di Dio

Il tema che affronto in questo articolo riguarda la creazione del mondo così come viene riportata dalla Bibbia nel racconto presente al primo capitolo della Genesi. Mauro Biglino, il nostro “studioso” che imperversa su You tube attraverso decine e decine di video delle sue conferenze, osannato da una schiera di seguaci che lo segue ciecamente anche se la maggioranza di loro sente parlare di tali argomenti per la prima volta, afferma sicuro che non esiste alcuna creazione nella Bibbia. Secondo lui l’idea di una creazione sarebbe solo il frutto di un inganno ordito da non meglio specificati teologi e filologi e che, in realtà, chi scrisse la Genesi non pensava affatto che il mondo fosse stato creato da un dio. 


In molti suoi video Biglino afferma apertamente: “In principio Dio creò i cieli e la terra”. Se la Bibbia va letta in modo allegorico e metaforico, allora è chiaro che non sapendo chi ha creato la terra la sua origine viene attribuita ad un Dio. Ed invece no, si dice che in questo caso l’interpretazione è letterale, è ovvio che Dio ha creato l’universo. Quando, finalmente, si arriverà ad ammettere che il verbo “barà” non significa “creare”, tanto meno “creare dal nulla“, si smetterà di citare quel versetto perché non parla di creazione, perché il termine, il concetto, il verbo “creazione” nell’ebraico biblico non esiste. Il termine “barà” esprime il concetto di intervenire in una situazione già esistente per modificarla”. 

Per poter supportare la sua balzana idea che nella Bibbia non si parli di Dio, Biglino deve per forza negare che nella Genesi venga raccontata una creazione e men che mai una creazione “ex nihilo”, cioè “dal nulla”. In realtà Biglino non racconta niente di nuovo, ricordo, infatti, che già nel 2009 una teologa olandese, Ellen Van Wolde, affermava che il termine “bara”, che ritroviamo in Gn 1, 1, non avrebbe il significato di “creare”, bensì di “dividere, separare nello spazio”, quindi, a suo dire, Dio non avrebbe creato nulla, ma semplicemente “separato”, cioè “ordinato”, il cielo e la terra presupponendo, quindi, una materia preesistente. 

Il versetto “incriminato” è il primo di tutta la Bibbia e lo ritroviamo nel libro della Genesi. Il testo traslitterato dall’ebraico è il seguente: “Bereshit bara Elohim et hashamayim ve'et ha'arets” cioè “In principio Dio creò (bara) i cieli e la terra”, dove compare il verbo “bara”. Come è noto, in ogni lingua, un qualsiasi termine ha raramente un significato unico e preciso, ma il più delle volte è caratterizzato da un vasto “campo” semantico, cioè una pluralità di significati. Il termine “bara” non fa eccezione ed anch’esso può avere diversi significati. Il prestigioso dizionario “Brown-Driver-Briggs”,  infatti, ne riporta alcuni come “formare”, “creare”, “dividere o scegliere” e, addirittura, “essere grasso”. Viene, però, anche specificato che questo verbo, quando è associato all’attività divina, assume sempre il significato di “creare”. Lo sbaglio della Van Wolde e di Biglino è proprio quello di scegliere arbitrariamente il significato più producente per le loro teorie ignorando del tutto i contesti e la coerenza del testo. Ad esempio nello stesso primo capito della Genesi, ai versetti 7, 16 e 25, in ebraico viene utilizzato il termine “asah” per indicare l’azione divina e tale termine ha il significato inequivocabile di “fare”. In particolare la stessa azione di creare, “bara”, i cieli e la terra di Genesi 1, 1, viene riportata in Esodo 20, 11 e Neemia 9, 6 col termine “asah”, cioè “fare”. E’, quindi, il contesto e la coerenza del testo ad indicare come la traduzione più giusta per il termine “bara” in Genesi 1, 1 sia quella di “creare”, e non certamente “formare” o “separare” o “dividere”. Quando il contesto non contempla un’azione divina lo stesso verbo “bara” assume un significato diverso da “creare”. Ad esempio in 2 Sam 12, 17 abbiamo: “Gli anziani della sua casa (di Davide) insistettero presso di lui perché egli si levasse da terra; ma egli non volle, e rifiutò di dividere (bara) il cibo con essi”. In questo caso è chiaro che il termine “bara” non può avere il significato di “creare”. 

Alla luce di tutto ciò il primo versetto del primo capitolo della Genesi si riferisce certamente ad una creazione di Dio, anche perché questo versetto è in realtà un titolo a cui corrisponde la conclusione di Gn 2, 4: “Queste le origini del cielo e della terra, quando vennero creati”. Il racconto vero e proprio inizia solo dal secondo versetto. 

Resta ora da capire se la Genesi considera questa creazione come la nascita di tutto ciò che esiste, cioè una creazione “ex nihilo” (dal nulla), oppure, secondo quanto afferma Biglino, esisteva una materia preesistente e, quindi, la creazione ivi descritta non può caratterizzare un Dio causa e origine di tutto. 

In effetti quasi tutti gli esegeti sono concordi nell’affermare che il verbo ebraico per “creare” (bara) che ritroviamo nella Genesi non ha il senso filosofico moderno di “trarre dal nulla”. Infatti nel racconto della creazione si specifica sempre l’elemento da cui sono tratti gli esseri creati come gli animali che si originano dalla terra (Gn 1, 24), come i grandi cetacei marini tratti dall’acqua (Gn 1, 21; 1, 20; 1, 24), l’uomo plasmato con la polvere della terra (Gn 2, 7) e così via. Tutto ciò si spiega col fatto che per la mentalità semita non esisteva il concetto filosofico del “nulla”, tutto doveva avere una sua concretezza. Ad esempio le tenebre, che non hanno una loro materialità, essendo solamente una mancanza di luce, divengono una concretezza nel linguaggio biblico: “Dov’è la via che guida al soggiorno della luce? Le tenebre dove hanno la loro sede?” (Gb 26, 10). 

Ma questo significa che gli ebrei non credevano che Dio avesse creato tutto ciò che esiste? Certamente no, infatti l’immagine letteraria "Il cielo e la terra", che troviamo in Genesi 1,1, che è di origine mesopotamica, significa "ogni cosa/tutto" (D. A. Knight "Genesis" Volume 1 - in "Mercer Dictionary of the Bible", Mercer University Press, 1990 pp. 175-176). Ad esempio nel libro di Isaia, al capitolo 44, risalente al VI secolo a.C. durante la cattività babilonese, troviamo in modo esplicito il riferimento a Dio come creatore di tutto perché ha “spiegato i cieli e la terra”: “Dice il Signore, che ti ha riscattato e ti ha formato fino dal seno materno: Sono Io, il Signore, che ho fatto tutto, che ho spiegato i cieli da solo, ho disteso la terra, chi era con me?” (Is 44, 24). 

Per la Bibbia l’azione creatrice di Dio è principalmente quella di determinare un ordine, cioè l’assegnazione dei ruoli, come la separazione della luce dalle tenebre, la ripartizione del firmamento o la creazione dell’essere umano come "maschio e femmina” (J. H. Walton "Ancient Near Eastern Thought and the Old Testament: Introducing the Conceptual World of the Hebrew Bible" Baker Academic, 2006 p. 183). Quando nella Genesi leggiamo "Ora la terra era informe e deserta ...", in ebraico “tohu wa-bohu”, siamo di fronte a termini che vogliono descrivere una situazione di caos, senza vita, senza attività, senza alcun valore, praticamente un nulla (R. Alter "The Five Books of Moses" W. W. Norton & Company, 2004). Tale situazione assume un valore ed un senso solo con l’intervento ordinatore di Dio. Abbiamo, quindi, un concetto di “nulla” espresso nella categoria della concretezza propria della mentalità semita degli ebrei. 

La Genesi, quindi, trasmette e testimonia il messaggio di una creazione operata da Dio, afferma che ci fu un inizio del mondo e che la creazione non è un mito atemporale, ma che è integrata nella storia, di cui è l’inizio assoluto. Solo che lo rende secondo la mentalità semita tipica del agiografo ebreo. Quando Israele verrà progressivamente a contatto con l’elemento ellenista comincerà a farsi largo nella Bibbia un modo di espressione più vicino al modo occidentale con un’affermazione più esplicita di una creazione “ex nihilo” come ritroviamo in libri della Bibbia di più recente composizione, come nei libri dei Maccabei datati al II secolo a.C.: “Ti scongiuro figlio, contempla il cielo e la terra, osserva quanto vi è in essi e sappi che Dio li ha fatti non da cose preesistenti, tale è anche l’origine del genere umano” (2 Mac 7, 28). 

La Bibbia dichiara che Dio creò ogni cosa dal nulla senza alcuna materia preesistente, tutto ciò che esiste dipende unicamente da Lui. Il creato è l'effetto della sua parola, un suo libero progetto che si dispiega nel tempo con ordine e gradualità, immagine della sua bontà e perfezione divine. 


Bibliografia 

D. A. Knight, “Genesis” Volume 1 - in “Mercer Dictionary of the Bible”, Mercer University Press, 1990; 
R. Alter “The Five Books of Moses” W. W. Norton & Company, 2004; 
J. H. Walton “Ancient Near Eastern Thought and the Old Testament: Introducing the Conceptual World of the Hebrew Bible” Baker Academic, 2006; 
D. T. Tsumura “The Doctrine of creatio ex nihilo and the Translation of tohu wabohu in Pentateuchal Traditions in the Late Second Temple Period” Proceedings of the International Workshop in Tokyo, August 2007; 
Biblehub.com.