martedì 16 aprile 2024

Universo, un disegno poco intelligente?

E' dall'alba dei tempi che l'uomo si è posto il quesito se fosse possibile o meno trovare una prova dell'esistenza di Dio, dalla prova ontologica di Anselmo d'Aosta alle cinque vie di Tommaso d'Aquino, e di contro dalle confutazioni di Feuerbach al nichilismo disperato di Nietzsche. Ciò che appare evidente è che il confronto sia possibile sul piano filosofico, ma non su quello della scienza sperimentale. Questo fatto dà la stura agli atei per affermare che Dio lo si possa solo immaginare e che qualsiasi discussione sulla sua esistenza non abbia niente a che fare con la scienza.

Ultimamente, a turbare questa rassicurante certezza degli atei, ha riscosso un notevole successo un libro scritto da due scienziati francesi, Michel-Yves Bolloré e Olivier Bonnassies dal titolo “Dio, la scienza, le prove”, Si tratta di una raccolta di tutto ciò che può essere utile alla riflessione sulla questione di Dio in base alle attuali conoscenze scientifiche. Tra queste molto suggestiva è senza dubbio l'ipotesi denominata "fine-tuned Universe" "universo finemente accordato" o "fine-tuning" "regolazione fine", secondo la quale le condizioni che permettono la vita nell'universo nel modello standard della cosmologia, cioè il modello del cosiddetto "Big Bang", possono avvenire solo quando alcune costanti fisiche fondamentali universali si trovano all'interno di uno spettro molto ristretto, in modo tale che se una di queste fosse solo leggermente diversa, l'universo stesso non avrebbe le condizioni favorevoli alla creazione e allo sviluppo della materia. Ovviamente non si tratta di una prova scientifica sperimentale dell'esistenza di Dio, ma tra gli atei il solo fatto che questa innegabile "regolazione fine" dell'universo potrebbe far ipotizzare l'esistenza di un disegno intelligente ha letteralmente seminato il panico.

Ad intervenire in soccorso dei poveri atei terrorizzati è apparso qualche giorno fa sul laicissimo Corriere della Sera un articolo scritto a quattro mani dal fisico Carlo Rovella e dal teologo Giuseppe Tanzella-Nitti. Il fisico, notoriamente ateo, supportato dal teologo, ha spiegato che si tratta di un pura sciocchezza poter pretendere di provare scientificamente l'esistenza di Dio. Non che l'ipotesi del "fine-tuning" non sia scientificamente sostenibile, ma perché senza alcun dubbio non riesce a giustificare l'esistenza di un "disegno intelligente", cioè di una mente razionale che avrebbe finemente regolato le costanti dell'universo affinché potesse svilupparsi la vita sul nostro pianeta. Per dimostrare tutto ciò Rovelli fa due esempi, nel primo ipotizza di aprire a caso un vocabolario e di leggere la prima parola che indica il dito: ad esempio "cerbiatto". Tutto ciò è stato possibile perché il dito è di una particolare dimensione, perchè si è sfogliato il vocabolario in un certo modo, ecc., ma, ci informa Rovelli, basta che una sola di tali caratteristiche varia che leggeremmo un'altra parola. Possiamo vedere un progetto intelligente in tutto questo? Nel secondo esempio vengono tirati in ballo il nonno paterno e la nonna paterna di un certo Carlo, se la nonna ragazzina avesse posato lo sguardo su un altro bel giovanotto ora Carlo non esisterebbe. Rovelli torna a chiedersi se questi fatti implicano che debba esistere un disegno intelligente che ha fatto sì che nascesse Carlo invece che qualcun altro. Evidentemente no. Quindi dipende tutto dalla casualità, dal calcolo delle probabilità.

Dice il Qoelet: "Non c'è niente di nuovo sotto il sole", questa massima ben descrive, a mio avviso, questo inutile e fuorviante articolo di Rovelli. L'afflato ateistico profuso dal fisico si avverte lontano un miglio. Lo sanno tutti i cristiani che l'esistenza di Dio non può essere provata dalla scienza sperimentale, quella galileiana. Ne verrebbe meno il libero arbitrio dell'uomo che Dio rispetta e rispetterà fino all'ultimo. Lo si è detto e lo si ripeterà sempre. Ciò che il "fine-tuning" suggerisce è solo la ragionevolezza nel credere ad un disegno intelligente piuttosto che ad un evento avvenuto per caso. Che poi, questo Rovelli si guarda bene dal dire, non si tratta di un unico evento, ma di tanti quanti sono i valori assunti dalle costanti fisiche, tutte finemente regolate... a caso. Ma l'articolo di Rovelli è anche fuorviante, come dicevo all'inizio, perché toppa miseramente gli esempi che riporta: se l'attenzione della nonna di Carlo si fosse spostata su un altro bel giovanotto, si sarebbe generato un altro Carlo, che so? Un Giuseppe. Ma sempre una persona avremmo avuto. E lo stesso con la parola "cerbiatto", anche con una impercettibile variazione nello sfogliare il vocabolario, avremmo avuto un'altra parola, forse "cerbio" (nello Zingarelli è la prima parola dopo cerbiatto), ma comunque l'avremmo avuta. Se, invece, tentiamo di cambiare il valore di anche una sola costante fisica non abbiamo nulla. Non c'è prova scientifica di un universo alternativo. Proprio per questo i fisici atei si sforzano di immaginare tutta una serie di universi paralleli, il multiverso, ma si tratta di immaginazione, sono ipotesi non provate dalla scienza sperimentale, proprio quella galileiana, tanto cara agli atei. Non ha neppure senso parlare di calcolo delle probabilità, se pensiamo che basterebbe un'alterazione di 1 su 10 elevato alla 60 della costante gravitazionale, di 1 su 10 alla 120 della costante cosmologica, di 1 su 10 elevato alla 10 elevato alla 123 della distribuzione della massa e dell'energia dell'universo, ecc. per non avere la formazione della vita, non avremmo il tempo sufficiente, dal Big Bang ad oggi, per poter esperire tutti i tentativi necessari per avere casualmente tutti i valori giusti delle costanti.

I dati scientifici sperimentali dimostrano che solo questo universo che conosciamo esiste. Quindi perché non utilizzare il famoso rasoio di Occam? Perché immaginare fantasiosi universi paralleli, quando l'ipotesi di una mente intelligente spiega tutto più facilmente?

domenica 10 marzo 2024

La Francia abolisce il diritto alla vita

E' triste notizia della cronaca di questi giorni l'avvenuta approvazione da parte del Parlamento francese dell'inserimento nella propria Costituzione del "diritto" all'interruzione di gravidanza. La Francia è il primo Paese europeo che decide di rendere l'aborto un diritto fondamentale, come se appartenesse a quelli garantiti dalla Dichiarazione Universali dei Diritti Umani. La stortura è evidente: l'interruzione volontaria di gravidanza è la deliberata soppressione di una vita umana e ciò è totalmente contrario all'art. 3 della D.U.D.U.: "Ogni individuo ha diritto alla vita". La Francia, quindi, considerando un diritto ciò che è invece un delitto, si pone automaticamente fuori dal consesso delle Nazioni civili.

Questo sfortunato Paese è arrivato purtroppo al culmine di un processo di imbarbarimento tale da considerare la palese violazione di un diritto fondamentale dell'essere umano un diritto fondamentale esso stesso. Viene così distrutto il concetto dell'indisponibilità della vita umana che, quindi, diviene soggetto al relativismo morale. Con questa decisione la Francia ha scelto di non garantire più il diritto alla vita.

Nasce così una nuova "religione di Stato", il "laicismo", che per far valere i suoi criminosi dettami ha bisogno di assolutizzarli in modo da poterli imporre a tutti. Infatti alla cricca laicista francese non era più sufficiente che il ricorso all'aborto fosse già garantito da una legge ordinaria, la legge Veil del 1975, ma occorreva una censura definitiva perché un conto è modificare una legge dello Stato, altra cosa è la modifica di una Costituzione. Ciò significa che coloro che sono legittimamente contrari all'abominio dell'aborto e che, quindi, volessero proporre leggi a tutela del nascituro o dell'obiezione di coscienza, non possono più farlo perchè fatalmente anticostituzionali. E' questo il modo di agire del laicismo, la negazione della libertà di pensiero e di coscienza per l'imposizione del pensiero unico.

In genere le leggi che permettono l'interruzione volontaria della gravidanza, come la legge 194 in Italia, considerano tale tragica evenienza, almeno teoricamente, come una estrema misura da applicarsi solo dopo che si sia esperita tutta una serie di verifiche ed accorgimenti volti a tutelare, finchè possibile, la vita della madre e quella del nascituro. Con l'inserimento dell'aborto in Costituzione cade anche ques'ultima barriera, il nascituro è proprietà della madre che, in nome di una distorta concezione dell'autodeterminazione, può disporre come vuole della vita umana del figlio. Come al solito è sempre il soggetto più debole che soccombe, la legge della jungla. Tragicamente questa situazione si traduce anche nella totale inutilità di ogni forma di prevenzione dell'aborto, perché essendo divenuto un diritto costituzionale nessuno lo può più limitare o disciplinare in alcun modo.

Ma oltre a queste considerazioni, l'inserimento in Costituzione esclude definitivamente la possibilità che possa venir riconosciuto un qualche ruolo dell'uomo nella responsabilità del concepimento. Concetto giuridicamente aberrante che introduce una discriminazione sessuale in una Carta Costituzionale dove l'uomo non ha alcuna voce in capitolo su suo figlio e, con la scusa di una falsa definizione del diritto all'autodeterminazione, la donna finisce per essere abbandonata alla solitudine dell’aborto e alle sue devastanti conseguenze psicofisiche. E' proprio questo aspetto ad essere quello più paradossale: alla donna viene fatto credere di essere "libera" e la si manda incontro ad una tragedia, mentre l'uomo è esautorato da ogni responsabilità e,come al solito, la passa liscia.

Invece la vita umana viene concepita dalla donna e dall'uomo, e quella vita non è di loro proprieta, ma un dono che deve essere accolto e se proprio ciò non è possibile o voluto, allora di comune accordo si può decidere di affidare quella vita in adozione. Ma il tutto è responsabilità della donna e dell'uomo, nessuna delle due figure può o deve sottrarsi.

Ma la Francia non può essere completamente succube di una mentalità che premia la morte contro la vita, quindi resto unito ai tantissimi francesi che non si sono fatti irretire dal laicismo e spero sulla loro testimonianza culturale, politica e sociale in difesa della dignità umana della donna, dell'uomo e del concepito.

mercoledì 7 febbraio 2024

Biglino e l'astronave di Ezechiele

Come è noto lo "studioso" piemontese Mauro Biglino è uno dei più conosciuti esponenti italiani contemporanei della teoria pseudeoscientifica del "paleocontatto", quella bizzarra convinzione, non suffragata da alcuna prova scientifica, che la Terra sia stata visitata in passato da civiltà aliene e che queste avrebbero dato vita all'esistenza dell'umanità. Biglino è convinto che riferimenti precisi di tali fatti siano riportati su testi antichi, primo fra questi la Bibbia.

Ho analizzato molte delle argomentazioni di Biglino riguardanti la supposta presenza di alieni nella Bibbia, dimostrandone la completa inconsistenza, ma non ho ancora affrontato quella che è certamente considerata la "prova" principale, ossia la visione del profeta Ezechiele che troviamo nel primo capitolo dell'omonimo libro. Mi riferisco alla nota visione del "carro di Yhaveh", un mezzo dotato di ruote che discende dal cielo tra grande fragore. Per Biglino nessun dubbio, Ezechiele descrive una vera e propria astronave, con tanto di ali e ruote, in un frastuono di motori e turbìne. Nelle sue conferenze Biglino propone spesso la lettura di questa visione perché fa sempre effetto sul suo auditorio, composto di persone per lo più a digiuno di esegesi biblica, che rimane molto impressionato. Stessa impressione che ultimamente ha mostrato il noto personaggio mediatico Fedez nel suo podcast on line "Muschio selvaggio".
 
Nonostante la meraviglia suscitata, in realtà Biglino non dice niente di nuovo, non fa altro che riportare una vecchia teoria dei primi esponeneti della "paleoastronautica", come l'italiano Peter Kolosimo, lo statunitense Zacharia Sitchin o lo svizzero Von Daniken. In particolare quest'ultimo, nel suo libro "Carri degli dei?", scrive: “Qui il profeta dichiara di aver assistito ad una visita da parte di esseri celesti scesi dal cielo a bordo di una fantastica macchina volante E’ incredibile, Ezechiele, non solo descrive ciò che vede, ma anche ciò che sente”. Per Von Daniken il profeta descrive delle creature che viaggiavano su dispositivi lucenti con ruote, con un velivolo simile ad un trono che emetteva un rombo simile ad una cascata. Secondo lui, e naturalmente anche per Biglino, ciò dimostrerebbe che navi aliene sarebbero veramente esistite. Ma la cosa non si limita a questo, oltre a Von Daniken addirittura un ingeniere della NASA, un certo Josef F. Blumrich, si lascia convincere che il profeta Ezechiele avesse visto davvero delle astronavi aliene e in un suo libro tenta addirittura di ricostruire una nave spaziale seguendo le istruzioni molto dettagliate di Ezechiele (Josef F. Blumrich: "Le astronavi di Ezechiele" , Corgi Books, 1974).

Ma è davvero così? Ezechiele vide veramente delle astronavi aliene? Ovviamente no, si tratta di una semplice suggestione dovuta ad una ignoranza di fondo circa le regole dell'esegesi di un testo antico. Per renderci bene conto leggiamo un estratto del primo capitolo del libro di Ezechiele:

"Il cinque del quarto mese dell'anno trentesimo, mentre mi trovavo fra i deportati sulle rive del canale Chebàr, i cieli si aprirono ed ebbi visioni divine [...] Qui fu sopra di lui la mano del Signore. Io guardavo ed ecco un uragano avanzare dal settentrione, una grande nube e un turbinìo di fuoco, che splendeva tutto intorno, e in mezzo si scorgeva come un balenare di elettro incandescente. Al centro apparve la figura di quattro esseri animati, dei quali questo era l'aspetto: avevano sembianza umana e avevano ciascuno quattro facce e quattro ali. Le loro gambe erano diritte e gli zoccoli dei loro piedi erano come gli zoccoli dei piedi d'un vitello, splendenti come lucido bronzo. Sotto le ali, ai quattro lati, avevano mani d'uomo; tutti e quattro avevano le medesime sembianze e le proprie ali, e queste ali erano unite l'una all'altra. Mentre avanzavano, non si volgevano indietro, ma ciascuno andava diritto avanti a sé".

La regola principale per poter capire il significato di un testo antico è innanazitutto tener conto del contesto. Ezechiele era uno dei sacerdoti del regno di Giuda al tempo del re Ioiachim nel VI secolo a.C. Nel 597 fu deportato a Babilonia e la sua attività profetica ebbe lo scopo di rincuorare i suoi fratelli nella prigionia. La missione a cui fu chiamato fu quella di riferire al popolo di Israele in esilio delle terribili calamità che si abbatteranno sulla Giudea, in particolare sui falsi profeti e sulle nazioni vicine fino a che, sotto il regno del Messia, Israele e Giuda saranno restaurate. Il libro di Ezechiele, quindi, propone la figura di Ezechiele come quella del sacerdote che diviene un profeta attraverso il quale Dio promette il Messia e la restaurazione di Israele. Tutto ciò si realizza attraverso un rapporto privato tra Dio ed Ezechiele che avviene per mezzo di visioni, infatti è solo Ezechiele che "vede" la magnificenza della presenza di Dio. Quindi non abbiamo una comparsa casuale della visione, come potrebbe essere quella di un testimone qualsiasi che all'improvviso si trova di fronte ad uno spettacolo eccezionale, ma la visione è una caratteristica letteraria propria del manifestarsi del divino che deve comunicare col profeta per trasmettergli un messaggio fondamentale. Von Daniken, e tutti i suoi epigoni, non tengono affatto conto di tale aspetto, si limitano al mero dato letterario, ma invece è proprio questa mancanza a rendere insostenibile la loro interpretazione.

Per Von Daniken e, quindi, anche per Biglino, nubi e turbini di fuoco diventano oggetti volanti, gambe e zoccoli diventano carrelli di atterraggio e le ali diventano complicati sistemi di atterraggio ad elica, ma si tratta di interpretazioni che risentono fortemente della petizione di principio secondo la quale ciò che vide Ezechiele deve per forza essere un'astronave aliena e che viene indicata con i termini del tempo, non sapendo spiegare altrimenti una tecnologia sconosciuta con la giusta terminologia scientifica. Ma a far cadere questa rappresentazione è il fatto che Von Daniken ha semplicemente interpretato in modo molto forzato una visione che utilizzava elementi dell’epoca che nulla hanno a che fare con un’astronave aliena o sistemi di propulsione futuristiche, le immagini utilizzate appartengono chiaramente ad un linguaggio costituito da figure di animali, ruote, gemme preziose, ecc. tipiche della iconografia mesopotamica. Ezechiele, ad esempio, parla solo di trono, ma senza alcuna forma, né di disco, né di altro. C'è da considerare, inoltre, che questo profeta dimostra una grande proprietà di linguaggio con un vocabolario piuttosto ampio, come si può vedere dalle complicate descrizioni che ricorrono in tutto il suo testo. La lingua ebraica possiede tranquillamente parole come "cerchio" o "disco" (מַעְגָּל, magal), "finestra" (חַלּוֹן, sfida) o "essere verde con grandi occhi” (להיות ירוק עם עיניים גדולות), quindi una descrizione senza tanti "paragoni" era perfettamente possibile, ma, semplicemente, Ezechiele non stava descrivendo un'astronave aliena.

In ambito accademico la "paleoastronautica" non ha alcun riconoscimento e nello studio dell'esegesi biblica e della lingua ebraica antica ancora di meno, però uno studioso accademico che si è preso la briga di smentire le fantasiose sciocchezze degli "ufologi biblici" è stato il Dott. Michael Heiser noto studioso di lingue semitiche ed ebraica. Egli ha articolato la sua critica in due punti:

1) "Il libro di Blumrich, come altri scritti dai teorici degli antichi astronauti, presenta la solita debolezza cioè la tendenza ad ignorare il vocabolario di Ezechiele. Per esempio, il trono sul quale siede Yahweh, non è mai descritto come una lastra rotonda o d’argento, non si parla mai di sagome a forma di disco, si tratta di un particolare che deve essere aggiunto artificiosamente nel testo ed è quello che fanno questi autori oppure modernizzano le descrizioni che sono presenti";

2) "tutti gli elementi della visione di Ezechiele riferiti a esseri o oggetti possano essere contabilizzati nell'iconografia del mondo antico del Vicino Oriente. Ezechiele stava prendendo in prestito immagini divine familiari ai Babilonesi (e che gli ebrei in esilio avrebbero senza dubbio visto) per "informare" il suo pubblico che il Dio di Israele era il vero Dio ed era ancora attivo (cioè, LUI, YHWH, era ancora sul trono sui cherubini , non qualche dio babilonese, nonostante le circostanze di Israele). Usare immagini e letterature dell'antico Vicino Oriente per scopi teologicamente polemici era una pratica comune per gli scrittori biblici (cfr. l'epopea di Baal e il confronto tra Elia e i profeti di Baal)".
(https://www.sitchiniswrong.com/ezekielnotes.htm).

A tal riguardo la coincidenza delle immagini presenti nella visione di Ezechiele con l'iconografia tipica mesopotamica può essere approfondita nel libro del grande storico delle religioni, Othmar Keel, "Visions of Yahweh and Seal Art: Una nuova interpretazione delle maestose rappresentazioni in Isaia 6, Ezechiele 1 e 10 e Zaccaria 4", Verlag Katholisches Bibelwerk, Stoccarda, 1984-85.

Ma a togliere definitivamente ogni dubbio è il fatto che il libro di Ezechiele dice chiaramente che il profeta ha avuto delle visioni, cioè delle sensazioni mistiche, un'esperienza soprannaturale, niente di reale, sensibile. In Ez 1,3 si legge che “la mano del Signore fu sopra di lui”. La Bibbia di Gerusalemme, che Biglino usa spesso a sproposito per confermare le sue tesi, a proposito della mano del Signore che era sopra Ezechiele commenta: “Espressione frequente in Ezechiele per indicare l’estasi". Infatti questa forma di espressione la troviamo proprio all'inizio di ogni visione di Ezechiele (Ez 3,22; 8,1; 33,22; 40,1). Ovviamente Biglino sa bene tutto questo, quindi si affretta a precisare, come fa anche nel podcast di Fedez, che il termine ebraico usato per "visione" ha il significato di "vedere" in modo materiale. Ma in realtà non è così, il termine che ritroviamo per "visioni" nel libro di Ezechiele è "מַרְאָה"(mar'ah) che non è lo stesso usato per "vedere" cioè "רָאָה" (raah). Questo termine indica, come leggiamo nel prestigioso vocabolario di ebraico biblico on line Brown-Driver-Briggs, la facoltà visionaria propria dei Profeti: "מַרְאָה noun feminine vision, as means of revelation" 

Nel libro di Ezechiele il profeta utilizza sempre questo termine per descrivere le sue esperienze soprannaturali: "I cieli si aprirono ed ebbi visioni divine" (Ez 1, 1), "Uno spirito mi sollevò fra terra e cielo e in visioni divine mi portò a Gerusalemme" (Ez 8, 3), ecc.
Ma anche senza conoscere l'ebraico da una semplice lettura si capisce bene la natura delle visioni di Ezechiele, infatti possiamo leggere: "Così dice il Signore Dio: Guai ai profeti stolti, che seguono il loro spirito senza avere avuto visioni" (Ez 13, 3), "La mia mano sarà sopra i profeti dalle false visioni" (Ez 13, 3), Ma anche in altre parti della Bibbia il termine "mar'ah" indica le visioni profetiche, come ad esempio, nel libro dei Numeri: "Oracolo di chi ode le parole di Dio e conosce la scienza dell'Altissimo, di chi vede la visione (maḥăzêh) dell'Onnipotente, cade e gli è tolto il velo dagli occhi" (Num 24, 16).

Perché Biglino leggendo alla lettera non dice chiaramente che si tratta di visioni soprannaturali, ma lascia credere che si tratti di realtà? E' palese che si possano dare solo due risposte a questa domanda, o Biglino è talmente ignorante da non saper usare un dizionario, oppure è in totale malafede e mententendo cerca di turlopinare i suoi seguaci al puro scopo di ottenere un guadagno economico. Purtroppo sappiamo che Biglino sa usare molto bene i dizionari di ebraico e questo fatto ci restituisce un quadro non molto edificante dell'imbonitore torinese.


BIBLIOGRAFIA

Josef F. Blumrich: "Le astronavi di Ezechiele" , Corgi Books, 1974;
Othmar Keel, "Visions of Yahweh and Seal Art: Una nuova interpretazione delle maestose rappresentazioni in Isaia 6, Ezechiele 1 e 10 e Zaccaria 4", Verlag Katholisches Bibelwerk, Stoccarda, 1984-85;
https://www.sitchiniswrong.com/ezekielnotes.htm
https://biblehub.com/bdb/4759.htm