venerdì 29 dicembre 2017

La Chiesa e la proibizione della lettura della Bibbia

Tra le tante accuse generate dalla malignità del laicismo e da quella di molte confessioni protestanti contro la Chiesa Cattolica, un posto di tutto riguardo spetta certamente al divieto che la Chiesa di Roma avrebbe imposto ai suoi fedeli di leggere autonomamente le Scritture sacre, in special modo i vangeli. Secondo i laicisti tale divieto rappresenterebbe una delle prove più schiaccianti di come la Chiesa Cattolica fosse nient’altro che una organizzazione oscurantista ed affossatrice del “libero” pensiero. Questa sciocchezza è stata talmente ripetuta dalla propaganda laicista che persino un’autorità della cultura mondiale come Indro Montanelli ebbe modo di affermare: “Da quando il Concilio di Trento aveva formalmente ribadito che il credente non aveva affatto il dovere, anzi non aveva il diritto di leggere e d'interpretare le sacre scritture. Di esse era perfino proibita la traduzione in lingua italiana appunto per riservare al prete il compito di decifrarle. Il verbo doveva restare un'esclusiva di casta..." (I. Montanelli “L'Italia giacobina e carbonara (1789-1831)” Rizzoli, 1998, p. 21). 

I protestanti sono particolarmente accaniti nel reiterare tale accusa: per loro la Chiesa romana vietò la lettura della Bibbia al popolo perché temeva che gli abusi e le eresie presenti nella dottrina cattolica venissero scoperti. Per sostenere questa loro tesi viene sempre portato ad esempio il pronunciamento del Concilio di Tolosa che, già nel 1229, avrebbe vietato a tutti i cristiani la lettura della Bibbia. A questo divieto seguì poi il famoso provvedimento di papa Paolo IV che nel 1559, per contrastare l’avanzata del protestantesimo, istituì l'Indice dei libri proibiti nel quale erano vietate ben 45 versioni della Bibbia in lingua volgare, tradotte da autori sospetti, non cattolici o anonimi. 

L’elenco delle “prove” che dimostrerebbero questa volontà della Chiesa Cattolica di proibire la lettura della Bibbia contempla anche un misterioso documento del 1553 conservato nella Biblioteca nazionale di Parigi ed intitolato: “Avvisi sopra i mezzi più opportuni per sostenere la Chiesa romana”. Questo documento che sarebbe stato redatto da tre fantomatici vescovi del tempo consigliavano il papa di allora, Giulio III, a non permettere la lettura dei vangeli affinché il popolo non scopra la falsità e le eresie della dottrina cattolica. 

A detta dei protestanti e dei laicisti tutto ciò dimostrerebbe come la Chiesa sia stata un’organizzazione criminale e truffaldina che abbia sempre impedito e proibito la libera lettura delle Scritture arrivando a condannare e mandare al rogo chiunque si fosse azzardato a tradurre dal latino in lingua volgare la Bibbia.

Quindi, a sentire protestanti, laicisti ed anticattolici vari, sembrerebbero provati l’oscurantismo ed il dispotismo cattolici. Ma anche stavolta ci troviamo di fronte ad una falsità, ad una campagna denigratoria che non ha nulla di vero. Per rendersene immediatamente conto basta riportare la tanto evocata disposizione del Concilio di Tolosa del 1229: “Proibiamo che qualsiasi laico possieda i libri dell'Antico o del Nuovo Testamento tradotti in lingua volgare. Se una persona pia lo desidera, può avere un Salterio o un Breviario... ma in nessun caso dovrà possedere i libri sopra menzionati tradotti in lingua romanza”.

Come si può notare, questa disposizione non vieta affatto la lettura della Bibbia, ma solo quelle tradotte in lingua volgare. La lettura ed il possesso della Bibbia in lingua latina, cioè la versione tradotta da San Girolamo, la cosiddetta “Vulgata”, erano permessi e raccomandati. La Chiesa Cattolica, infatti, anche a causa del diffuso analfabetismo tra il popolo e l’elevato costo dei libri, ha sempre favorito la lettura e la meditazione della Scrittura all’interno di monasteri e biblioteche. I monaci ed il clero secolare erano incoraggiati a leggere le scritture secondo le loro necessità spirituali, come anche testimonia Ireneo di Lione nel II secolo (Adversus haereses 3, 4). 

Ma perché la Chiesa proibì la lettura ed il possesso di Bibbie tradotte in lingua volgare? Per capire le ragioni di un tale provvedimento occorre conoscere il contesto in cui si svolse il Concilio di Tolosa. Nel XIII secolo in Europa, e specialmente nel sud della Francia e nord Italia, si assistette alla comparsa di movimenti ereticali di tipo gnostico che cominciarono a diffondere interpretazioni eterodosse della Scrittura. Queste si basavano su una visione spiritualista del messaggio dei vangeli, in particolare quello di Giovanni, arrivando a negare la bontà della materia e delle sue manifestazioni concrete come il matrimonio e la procreazione, lo Stato e, specialmente, il potere temporale e la Chiesa Cattolica alla quale si negava anche il ruolo di mediatrice tra Dio e gli uomini. Di conseguenza tutti i sacramenti erano visti come frutti malvagi della corruzione del peccato originale, mentre occorreva estraniarsi dal mondo e fuggire dalla corporeità. Tutto ciò diede origine a movimenti sociali di vasta portata che sfociarono ben presto in vere e proprie rivolte. Tra queste molto nota è la vicenda dei Catari francesi, denominati “Albigesi”, dal nome della città di Albi, loro principale centro, che determinò un vero e proprio sconvolgimento della società medioevale. Fu, quindi, in quel periodo in cui l’ortodossia della fede cristiana fu messa gravemente in pericolo, che la Chiesa, dietro anche la pressante richiesta delle autorità politiche, come il re di Francia Roberto II, il conte di Poitiers e duca di Aquitania Guglielmo e l'imperatore Enrico III, vietò la lettura personale della Bibbia in lingua volgare per evitare gli eccessi gnostici (Rino Cammilleri “Storia dell'inquisizione” 1997, p. 16). 

Inoltre è opportuno specificare che il Concilio di Tolosa non fu un Concilio ecumenico, ma solo un sinodo locale, cioè le sue deliberazioni non determinarono una norma per tutta la Chiesa cattolica, ma solo per la comunità locale dove era presente il problema. Ciò significa che i pronunciamenti di tale sinodo avevano un valore limitato al periodo dell’emergenza gnostica e non determinavano un atteggiamento generale. 

La Chiesa, infatti, non si è mai opposta alla diffusione di traduzioni bibliche in lingue moderne, ma solo a quelle che erano mutile, cioè che non riportavano tutti i libri canonici, e che, a suo giudizio, propugnavano interpretazioni eretiche. Ad esempio la Bibbia Alfonsina del 1280 in lingua spagnola, quella a cura di John Rellach del 1450 in lingua tedesca, quella in italiano del 1471 curata dal monaco camaldolese Nicolò Malermi, quella in francese di Jacques Lefèvre d'Étaples del 1528 o la Bibbia di Reims, in inglese, del 1609, furono tutte traduzioni riconosciute dalla Chiesa cattolica la cui lettura e possesso erano permessi. 

Il misterioso documento del 1553, “Avvisi sopra i mezzi più opportuni per sostenere la Chiesa romana”, richiamato spesso dai protestanti, risulta essere un falso. Gli storici hanno ormai accertato da tempo che non si tratta di un documento cattolico, infatti a Parigi è conservato un libello di Pier Paolo Vergerio, un ecclesiastico cattolico divenuto protestante, che in odio alla Chiesa cattolica scrisse quella citazione di parte (A.C.Siegrfied ”La Vita e i lavori di P.P.Vergerio”, Strasbourg, 1857 - in 8°, pag. 39). Questo testo fa parte dei numerosi opuscoli pubblicati anonimamente dal Vergeto all'epoca della sua violenta polemica contro il papato.

Un altro mito che occorre sfatare è quello secondo il quale la Chiesa avrebbe perseguitato ed ucciso chi traduceva la Bibbia. Storicamente non risulta niente di tutto questo, la Chiesa si limitava a distruggere le versioni non riconosciute e a sanzionare i trasgressori solo a livello spirituale. Si ha notizia solo di due casi di condanne capitali di autori di traduzioni non autorizzate, entrambe in Inghilterra, relative a John Wycliffe e William Tyndale. Nel primo caso si trattò di una condanna simbolica, infatti vennero bruciati nel 1415 i resti riesumati del corpo sepolto nel 1384 e per quanto riguarda il secondo caso la condanna fu sancita non da un tribunale cattolico ma inglese, dunque anglicano, nel 1536. 

Infine veniamo alla crisi protestante del XVI secolo. Come è noto Lutero non si limitò a sferzare e condannare i costumi corrotti della Chiesa Cattolica, ma propugnò una vera e propria riforma dottrinaria. Tra le varie innovazioni che vennero introdotte ci fu anche quella della libera lettura ed interpretazione della Bibbia da parte di qualsiasi cristiano. Tutto ciò portò ben presto, com’era naturale, ad una molteplicità di interpretazioni ed infine alla frammentazione della Chiesa riformata. Tale impostazione portò inevitabilmente anche alla produzione di versioni della Bibbia tra le più disparate e senza alcun controllo, prima fra tutte la traduzione in tedesco operata dallo stesso Lutero. Questa sua versione fu utilizzata senza tanti problemi come uno strumento di propaganda anticattolica. Venne rigettata senza alcuna seria motivazione l’autorevole Vulgata Clementina, la versione in uso presso la Chiesa Cattolica tratta integralmente dalla versione greca dei LXX, per adottare le cosiddette traduzioni dai testi originali cioè il discutibile e lacunoso Textus Receptus, infatti questi testi originali, in realtà, non sono i più antichi e sono molto frammentati. E come se non bastasse progressivamente furono eliminati i libri deuterocanonici perché conservati solo nella versione greca dei LXX, perché non accettati dagli ebrei e perché favorevoli ad alcuni insegnamenti cattolici non compatibili con i dogmi protestanti della “predestinazione” e della "salvezza per sola fede".

Come è fin troppo evidente i protestanti imposero una loro dottrina e, come in un letto di Procuste, tagliarono ed aggiunsero per giustificare i loro dogmi. E’ normale che la Chiesa Cattolica non poteva restare inerte di fronte allo scempio della Scrittura, così come fino ad allora era stata tramandata, ed è per questa volontà di preservazione dell’originale tradizione apostolica, le autorità ecclesiastiche proibirono la lettura delle versioni protestanti in quanto ricavate da manoscritti scarsamente attendibili, mutile e spesso segnate da stili polemici ed anticattolici. E’ giusto il caso di ricordare che i vangeli, quindi la tradizione apostolica, poggia sulla versione greca dei LXX. 

Fu esclusivamente per contrastare e prevenire questi pericoli che la Chiesa Cattolica pronunciò ufficialmente con il Concilio di Trento la sua condanna:

Il sacrosanto concilio tridentino ecumenico e generale [...] sa che questa verità e disciplina è contenuta nei libri scritti [della Bibbia] e nelle tradizioni non scritte [...]. Seguendo l'esempio dei padri della vera fede, con uguale pietà e venerazione accoglie e venera tutti i libri, sia dell'Antico che del Nuovo Testamento, essendo Dio autore di entrambi [...]. Lo stesso sacrosanto sinodo [...] stabilisce e dichiara che l'antica edizione della Vulgata, approvata dalla stessa Chiesa da un uso secolare, deve essere ritenuta come autentica nelle lezioni pubbliche, nelle dispute, nella predicazione e spiegazione e che nessuno, per nessuna ragione, può avere l'audacia o la presunzione di respingerla [...] Inoltre stabilisce che nessuno, fidandosi del proprio giudizio [...], deve osare distorcere la Scrittura secondo il proprio modo di pensare” (Concilio di Trento, sessione IV, 8 aprile 1546)

Come si vede, con buona pace di Montanelli e dei protestanti, tale pronunciamento non vieta la lettura della Bibbia, ma solo la limita alla sua traduzione ufficiale latina, non vengono vietate le traduzioni in lingue volgari per uso personale, che infatti continuarono a circolare liberamente, previa approvazione ecclesiastica. Infatti la Bibbia venne integralmente tradotta con approvazione ecclesiastica in lingua inglese verso il 1610 ed anche in lingua italiana verso il 1780. 

Nel frattempo la critica biblica e la ricerca si sono dotate di regole scientifiche comuni validate dalla comunità accademica internazionale cosicché oggi tra le migliori edizioni presenti ce ne sono anche di protestanti come la Riveduta del Luzzi, la Nuova Riveduta, l’American Standard Version, la Revised Standard Version e la New American Standard Bible. Sono fortemente affidabili, risultano frutto di un onesto lavoro di revisione sui testi originali e vengono stampate da autorevoli case editrici. Ma in passato un tale sistema di informazioni e di controlli non esisteva ed era forte il pericolo di manomissioni e contraffazioni che potevano diffondere tra il popolo errori, dubbi ed eresie.

Ciò che impressiona è l’incredibile successo che possono avere questi miti negativi sulla Chiesa Cattolica, in fondo bastava andarsi a leggere i pronunciamenti dei Concili di Tolosa e di Trento, che ho riportato, per capire come stessero effettivamente le cose. Ma se pure una mente eccelsa come quella di Montanelli, si è lasciata trasportare dalla sua ideologia anticattolica, si capisce fin troppo bene che contro l’odio ideologico non si può nulla. 


Bibliografia

A. C. Siegrfied ”La Vita e i lavori di P.P.Vergerio”, Strasbourg, 1857;
R. Cammilleri “Storia dell'inquisizione” 1997.

lunedì 25 dicembre 2017

Buon Natale!!!





A tutti i frequentatori e visitatori del blog auguro
un sereno e felice Natale del Signore!