venerdì 30 maggio 2014

E se abolissimo il matrimonio?


Ieri, con un voto trasversale, è arrivato il via libera della Camera dei Deputati alla proposta di legge sul "divorzio breve" una riforma che ora attende solo l'approvazione del Senato per divenire una legge. 
Praticamente, dopo la separazione, una coppia può ottenere il divorzio "giudiziale" dopo solo un anno e non più tre, e quello "consensuale" in appena 6 mesi, indipendentemente dalla presenza o meno di figli.

Questa volta non parlerò di prevaricazioni ed abusi laicisti, il divorzio è una pratica antichissima che appartiene alla natura umana e la società ha tutto il diritto di adottarla. La sacralità del matrimonio appartiene solo ai cristiani che, indegnamente, beneficiano di quell'amore perfetto che gli proviene da Dio. Un Amore vero, non una pagliacciata umana, che è il senso dell'indissolubilità del legame tra l'uomo e la donna.

Ciò che voglio esprimere è solo una profonda tristezza nel constatare a quale basso livello di civiltà è sprofondato il nostro paese. In Parlamento, ieri, si è esultato per questa votazione, tutti assieme, come se non esistessero più i diversi schieramenti, come se fosse stata raggiunto un risultato importante. E, invece, è stata data l'ulteriore stangata all'istituto del matrimonio ridotto ormai ad una patetica farsetta, un ambito del vivere umano svuotato di ogni importanza. Eppure la Costituzione stessa, il nostro vanto di civiltà, vi fonda la società naturale della famiglia, la prima cellula della società. Ma i nostri deputati lo considerano poco più di un reperto archeologico. Chissà se i giudici della Corte Costituzionale, sempre così pronti a castigare l'arbitraria volontà del Parlamento, interverranno anche stavolta a far valere i nobili significati della Magna Carta. Ho i miei dubbi.

Divorzio veloce, indipendentemente dalla presenza o meno di figli. Orpelli, soprammobili, inutili accessori questi figli, come elementi disturbatori  e non parte integrante della famiglia. Nessuna pietà per loro, nessuna speranza di un riavvicinamento dei genitori, nessun diritto di desiderare un ripensamento, di credere al sacrificio per amore. Niente, conta solo la volontà dei genitori, sono sempre i più deboli che ci rimettono. Ecco servito il matrimonio fast food, le unioni modaiole, senza assunzione di impegni e di valori. Del "finché c'è l'amore", come se l'amore fosse una mozzarella con la scadenza. Ma se ci siamo ridotti a questo, non sarebbe meglio abolire il matrimonio? 

Mi fanno ridere, piuttosto, quelli che pensano l'Italia come un paese succube della Chiesa, che vaneggiano di una "Vaticalia", considerazioni di un "laicismo estremo" che ancora agita il fantasma di un non ben identificato potere della Chiesa per giustificare le sue nefandezze.   

    

martedì 27 maggio 2014

La censura laicista in Italia

Nel 2011 è uscito nelle sale americane il film storico “Cristiada” diretto da Dean Wright, con attori del calibro di Andy Garcia, Peter O’Toole e Eva Longoria, basato sulla Guerra dei Cristeros (o Cristiada, da cui il titolo) combattuta negli anni ’30 dai cattolici Messicani contro il governo massonico ed anticlericale del presidente Plutarco Elías Calles che perseguitava la Chiesa Cattolica. Sono passati ormai tre anni e non vi è ancora traccia, e penso mai ce ne sarà, di questo film nelle sale italiane.

Un fatto veramente strano vista la larga diffusione che nel nostro paese hanno avuto le pellicole a carattere storico come, ad esempio, “Le Crociate” di Ridley Scott (2005), “Agorà” di Alejandro Amenábar (2009), Il “Codice da Vinci” di Ron Howard (2006), “Il nome della Rosa” di Jean-Jacques Annaud (1986) e così via. Come mai il film “Cristiada”, invece, non ha avuto lo stesso trattamento?

Se analizziamo queste pellicole ci si accorge immediatamente che sono tutte legate da un comune denominatore che è quello di essere pesantemente anticristiane, ed anticattoliche in particolare. I cristiani vi compaiono sempre come delle persone violente, assetate di sangue e di potere e la Chiesa Cattolica, invariabilmente, una losca associazione a delinquere che ha falsificato, ucciso, oppresso ogni anelito di libertà e progresso.
Ovviamente è perfettamente inutile sottolineare il fatto che la storia propugnata da questi film è per lo più falsa, piena di errori madornali, volta unicamente a calunniare per alimentare un ormai diffuso pregiudizio anticattolico. Convinzioni come la falsità storica dei vangeli canonici, la brutale persecuzione dei pagani, l’efferatezza dell’inquisizione, delle crociate, le trame segrete del vaticano, ecc., sono ormai entrate, dopo anni ed anni di falsità laiciste, nell’immaginario collettivo.

Un film come “Cristiada” che denuncia l’orrendo massacro di preti, vescovi e semplici fedeli, colpevoli solo di essere cristiani, da parte di un governo anticlericale e laicista, è troppo scomodo da far vedere. Si correrebbe il pericolo di rovinare l’enorme lavoro di condizionamento delle menti e delle coscienze che ha pazientemente esercitato la lobby laicista. Troppo scomodo mostrare un’aspetto della storia così distante dalla vulgata laicista ancora imperante nella cultura italica. In nessun libro di storia nelle nostre scuole si troverà mai traccia del vergognoso operato del laicista e massonico presidente messicano Plutarco Elías Calles, fanatico robespierriano emulatore della Rivoluzione francese. Nessuno parlerà mai ai ragazzi delle stragi laiciste in Vandea nel 1796, delle leggi laiciste anticristiane nella Spagna del 1931, di quelle laiciste cinesi degli anni ’50 o Sovietiche degli anni ’30.

Il fatto che in Italia non si sa potuto vedere questo film rappresenta un fatto gravissimo che dimostra come nel nostro paese la cultura, ad ogni livello, è controllata da una lobby laicista che condiziona pesantemente la libertà personale.

giovedì 22 maggio 2014

La violenza laicista sui bambini


Dopo il Belgio, la Francia, i Paesi Bassi ecco che anche dalla Gran Bretagna giungono notizie dell’avanzata del “progresso” laicista. Il Servizio sanitario britannico offrirà a spese dello Stato un trattamento farmacologico per ritardare la comparsa della pubertà ai bambini fin dall’età di 9 anni. Tutto ciò allo scopo di iniziare precocemente la terapia per un cambio di sesso. Il trattamento sarà riservato ai soggetti che si sentono a disagio con la propria identità sessuale e che potrebbero aver desiderio di sottoporsi ad un intervento chirurgico dopo l’adolescenza. La terapia consiste in iniezioni mensili di farmaci capaci di bloccare lo sviluppo degli organi sessuali del bambino inibendo la produzione di testosterone ed estrogeni. L’eventuale iniziativa del Servizio sanitario britannico ha suscitato anche molte proteste e ha dato vita ad un dibattito sulla liceità di somministrare farmaci così pesanti ed invasivi, capaci di sconvolgere lo sviluppo normale e naturale del bambino. 


A mio modo di vedere si tratta dell’ennesima sopraffazione della mentalità laicista che nega il valore della complementarietà dei sessi, della famiglia, della genitorialità proponendo il falso dogma della teoria “gender” dove ogni organizzazione e strutturazione della natura è disprezzata e rifiutata, un incrocio fra una dottrina pseudo-scientifica e un bisogno politico, che ha finito col tramutarsi in una ideologia. 

L’aspetto più grave è che tale ideologia viene progressivamente imposta in modo falso e subdolo, spacciata per “progresso”, per “civiltà” e, come al solito, a farne le spese sono sempre i soggetti più deboli, cioè i bambini. A loro, ancora non in grado di poter prendere autonomamente decisioni di tale portata, vengono purtroppo propinati, secondo falsi modelli non scientificamente provati, pesanti sconvolgimenti del corpo ed indicibili sofferenze, invece di fornire cure veramente appropriate secondo lo sviluppo naturale e rispettose della dignità del corpo umano.

giovedì 8 maggio 2014

Soldi si e soldi no, a seconda dei casi.


Tanto per riportare alla realtà i laicisti che, cadendo dalle nuvole, ritengono non giustificate le rimostranze dei cristiani per la deriva laicista fortemente anticristiana che va imponendosi nel nostro paese, segnalo l'ennesimo episodio discriminatorio verso le ragioni dei cristiani, che in questi giorni si sta consumando a Roma.

Il 4 maggio scorso, tra la puntuale e totale indifferenza delle principali testate giornalistiche, circa 40.000 persone hanno dato vita a "Marcia per la vita - 2014", annuale appuntamento per ribadire con forza il valore universale del diritto alla vita. Il corteo ha percorso le vie del centro per giungere a piazza San Pietro in tempo per la preghiera dell' Angelus con il Papa. L'iniziativa non ha avuto alcun patrocinio da parte del sindaco Ignazio Marino, che, con la motivazione della mancanza di fondi, non solo non ha fornito alcuna assistenza ai marciatori (bottigliette d'acqua, WC chimici, ecc.), ma non ha nemmeno ritenuto opportuno fare una fugace apparizione, comportamento alquanto strano visto che si reputa pure cattolico.

Il nostro caro sindaco avrà lo stesso comportamento con il gay pride del prossimo 7 giugno? Ma neanche per sogno! Il Comune di Roma ha fatto sapere che darà il suo patrocinio all'iniziativa fornendo ogni supporto e che il sindaco stesso parteciperà alla manifestazione. Quindi, i soldi per le iniziative pro-life dei cristiani non ci sono, ma, sorprendentemente, spuntano fuori per le manifestazioni dell'orgoglio omosessuale. Ecco un'altra dimostrazione di come in Italia si stia imponendo un regime laicista che, con la politica dei due pesi e due misure, fa aperto ostruzionismo nei confronti dei cristiani.