domenica 7 dicembre 2025

Sapiens Sapiens e la manipolazione visiva

Stavolta non compare la classica scritta "FALSO" sull'immagine di copertina dell'ennesimo video del Canale YT Sapiens Sapiens, in quanto l'oggetto della mia critica riguarda proprio quell'immagine e preferisco non modificarla affinchè sia chiara a tutti i lettori.

Il video in questione è dedicato ad una piccola setta religiosa statunitense, un gruppo marginale, violento e razzista, composto da appena una settantina di adepti. Ovviamente non ho nulla da eccepire sui contenuti del video, che sono
ampiamente condivisibili, ma quello che stona è decisamente l'immagine di copertina del video che solleva più domande sull’autore del contenuto che non sull’oggetto dell’inchiesta. L’immagine scelta, infatti, non ritrae né i luoghi né i simboli riconducibili alla setta in questione: al contrario, mostra una chiesa medioevale, chiaramente cattolica europea, e un’orda di presunti “fanatici” brandenti crocifissi, in un’atmosfera esasperata e caricaturale.

L’uso di una chiesa cattolica come sfondo per raccontare una realtà completamente diversa geograficamente, culturalmente e teologicamente è una manipolazione visiva evidente. La setta oggetto del video, la semisconosciuta "Westboro Baptist Church", è completamente iconoclasta e questo cozza fortemente con la presenza dei crocifissi nell'immagine di copertina. Non si tratta, dunque, di un errore estetico, ma di una precisa strategia comunicativa: evocare nell’osservatore un immaginario familiare e facilmente identificabile, accostando simboli riconoscibili a una narrazione che non gli appartiene. Questa scelta genera una sovrapposizione indebita tra il cattolicesimo, religione globalmente diffusa e variegata, e una minuscola setta estremista americana che nulla condivide con esso. Il risultato è una mistificazione che, anziché chiarire, disorienta deliberatamente.

La rappresentazione di “fanatici con crocifissi” agisce come una leva emozionale più che informativa. L'hater Fratarcangeli cerca evidentemente di associare la violenza della setta al cristianesimo nel suo complesso, sfruttando l’impatto immediato dei simboli religiosi per catturare l’attenzione e indirizzare l’interpretazione del pubblico prima ancora che il contenuto venga visto.

Questa tecnica, ampiamente utilizzata nella comunicazione ideologica, non aiuta lo spettatore a comprendere il fenomeno reale, anzi lo trascina in un terreno simbolico distorto, dove tutto è ridotto a stereotipo e sensazionalismo. Un intento ideologico mascherato da informazione

La distanza tra la realtà dei fatti e la copertina proposta rivela un intento che va oltre la semplice promozione: l’obiettivo sembra essere quello di alimentare una narrativa più ampia, in cui i simboli religiosi più riconoscibili vengono associati a fanatismo e violenza, indipendentemente dal contesto. In questo modo, l’autore del video utilizza la setta come pretesto per veicolare un messaggio ideologico che punta a delegittimare un intero immaginario religioso, ben più vasto e complesso.

Il risultato non è un’inchiesta, ma un’operazione retorica: si denuncia un gruppo estremista, ma si insinua anche un legame, totalmente infondato, con tradizioni religiose che non c’entrano nulla.

La copertina, dunque, non è solo fuorviante: è rivelatrice. Racconta molto più delle intenzioni dell’autore che della setta di cui vorrebbe parlare. Un’immagine accurata avrebbe potuto introdurre il pubblico a un fenomeno realmente sconosciuto e circoscritto; quella scelta, invece, tradisce la volontà di costruire un racconto manipolatorio, basato su associazioni simboliche ingannevoli.

In un’epoca in cui le immagini guidano la percezione pubblica, simili operazioni non sono innocue. Criticarle significa difendere non solo la correttezza informativa, ma anche la responsabilità culturale di chi comunica.

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