martedì 25 novembre 2025

I miti sulle Crociate: La conquista musulmana avvenne senza le violenze efferate dei crociati.

Altro mito sulle Crociate molto diffuso e radicato nel nostro immaginario collettivo è quello che descrive l'espansione dell'Islam come un'avanzata quasi benevola e tollerante. Una narrazione in cui le armate musulmane sarebbero state accolte con giubilo da popolazioni desiderose di liberarsi dal giogo bizantino, a differenza dall’efferatezze perpetrate dai crociati cristiani, gente barbara e rozza, che nelle loro spedizioni massacrarono genti inermi e distrussero gran parte delle città conquistate. Questa visione edulcorata, però, si scontra duramente con la realtà documentata da innumerevoli fonti storiche.La verità è che l'espansione islamica, come molte conquiste del tempo, fu tutt'altro che pacifica. La realtà storica è stata caratterizzata da violenze e distruzioni spaventose. Questo articolo vuole gettare una luce cruda su episodi chiave che demoliscono la favola di una conquista illuminata.

Dopo la conquista della penisola Arabica e della Palestina le armate musulmane si riversarono nei territori metropolitani dell'impero Bizantino, venendo a contatto con la popolazione cristiana, come nel caso del fiorente Egitto. Nel 639 il califfo ‘Umar iniziò l’invasione dell’Egitto con piccoli eserciti che indussero le difese bizantine a ritirarsi nelle città fortificate. Nel 640, ad Eliopoli, i bizantini decisero di affrontare i musulmani, ma riportarono una rovinosa sconfitta con i musulmani festanti che abbatterono e trucidarono moltissimi bizantini. Successivamente gli arabi sferrarono l’attacco alla città di Nikiou, priva di difese, massacrandone la popolazione, cosa che fecero anche in molti villaggi circostanti (John Bagot Glubb “Le grandi conquiste arabe” Aldo Martello, Ed. Milano 1963 pp 313). L'anno dopo, nel 641, fu sottoposta all’assedio la grande città di Alessandria che si arrese quasi senza combattere. Quattro anni dopo, i Bizantini con un’azione a sorpresa, liberarono la città e la posero sotto il loro controllo. Il ritorno dei musulmani fu implacabile, fecero irruzione nella città massacrandone gli abitanti e abbandonandosi a saccheggi e incendi. Quando la città era stata già mezza distrutta, Amr ibn Aasi diede ordine di cessare la strage (John Bagot Glubb “Le grandi conquiste arabe” Aldo Martello, Ed. Milano 1963 pp 386).

Dopo l’Egitto le armate mussulmane si scagliarono senza tregua contro il resto dell’Africa del nord ancora in possesso dell’Impero Bizantino. Nel 705 la grande città di Cartagine fu rasa al suolo e la maggior parte degli abitanti venne uccisa (Bat Ye’or “The Decline of the Easter Christianty under Islam: from Jihad to Dhimmitude” Farleigh Dickinson University Press, Rutherford 1996, p.48). Le armate arabe continuarono la loro violenta espansione sottomettendo le tribù berbere dell’Atlante fino ad attaccare proditoriamente nel 711, con un’armata di 7/10 mila uomini, la Spagna visigota. Lo sbarco delle forze islamiche colse completamente di sorpresa Roderigo, il re dei Visigoti. Questi organizzò un esercito e si mise in marcia verso sud dalla sua capitale Toledo. Nella battaglia sul fiume Guadalete i visigoti furono sonoramente sconfitti e lo stesso re Roderico annegò mentre cercava di sottrarsi al massacro. Il generale musulmano spedì immersa in salamoia al califfo di Damasco quella che pensava fosse la testa di Roderico (Paul Fregosi “Jihad in the west: Muslim conquest from the 7th to the 21stCenturies” Prometheus Books, Amherst 1996, p. 94). Negli anni successivi tutta l’Andalusia fu conquistata, fu stabilita a Cordoba la nuova capitale musulmana dove vi fu edificata una grande moschea sul sito su cui sorgeva una precedente cattedrale cristiana (Rodney Stark “Gli eserciti di Dio” Lindau, 2010, p. 34).

L'idea di una popolazione "desiderosa di essere conquistata" si smonta definitivamente analizzando la successiva invasione della Sicilia avvenuta nell’827 da parte delle forze musulmane. A differenza di un'annessione rapida, la conquista della Sicilia fu una guerra di logoramento durata 70 anni (Paul Fregosi “Jihad in the West: Muslim conquest from the 7th to 21st Centuries” Prometheus Books, Amherst 1998, p.94). Le forze musulmane si scontrarono con la strenua resistenza dell'esercito bizantino e della popolazione locale. La durata del conflitto è testimoniata dalle tappe della conquista, scandite da decenni di innumerevoli scontri e massacri: Palermo cadde nell'831, Siracusa resistette fino all'878 e Taormina, l'ultimo baluardo bizantino, fu presa solo nel 902. Questa cronaca settantennale di assedi e massacri non descrive un popolo che accoglie "con giubilo" i suoi liberatori, descrive una nazione che combatte e muore per decenni pur di non essere sottomessa. 

Dalla loro base siciliana, le truppe islamiche si riversarono nell'Italia meridionale: nell'840 conquistarono Taranto e Bari, rasero al suolo Capua e occuparono Benevento. Pochi ricordano che la stessa Roma fu saccheggiata per ben due volte, nell'843 e di nuovo nell'846. Durante queste incursioni, le più famose chiese della città furono depredate dei loro tesori e il Papa fu costretto a pagare un ingente tributo (Rodney Stark “Gli eserciti di Dio” Lindau, 2010, pagg 35). Non si trattava di una guerra in terre lontane, ma di un attacco diretto al centro simbolico della cristianità occidentale, un colpo che portò la violenza della conquista sulla soglia stessa dell'identità europea.

Nel 1009, in barba alla fantomatica tolleranza islamica, si raggiunse l'apice della provocazione e del dispregio della fede cristiana, infatti il califfo fatimide al-Hākim ordinò di radere al suolo la chiesa del Santo Sepolcro a Gerusalemme, il luogo più sacro della cristianità. L'ordine, riportato dal cronista Yanya ibn Sa’id al-Antaki, non lasciava spazio a interpretazioni: Hākim ordinò a Yaruk, governatore della Palestina, di “demolire la chiesa del Santo Sepolcro e rimuovere ogni suo simbolo, distruggendone ogni traccia e ricordo”. L'esecuzione fu meticolosa. Il figlio di Yaruk "rapinò tutti i sacri arredi che vi si trovavano e fece abbattere la chiesa fino alle fondamenta", dopodiché gli esecutori "faticarono parecchio per demolire il sepolcro e cancellarne ogni traccia, facendone a pezzi buona parte" (Martin Biddle “Il mistero della tomba di Cristo” Newton & Compton Editori, Roma 2000). Questo oltraggio non fu un semplice atto di guerra, ma una profanazione deliberata che sollevò un’ondata di rabbia in tutta l’Europa, contribuendo ad accendere gli animi che avrebbero portato alla Prima Crociata (Rodney Stark “Gli eserciti di Dio”pag.130).

Nel 1268, il sultano mamelucco Baybars conquistò la città crociata di Antiochia. Irritato dalla fuga del suo sovrano, Boemondo VI, Baybars gli scrisse una lettera per assicurarsi che conoscesse in ogni dettaglio il destino della sua gente. Le sue parole sono una testimonianza unica e agghiacciante della brutalità della conquista:
"Avessi visto i tuoi cavalieri, prostrati sotto le zampe dei cavalli, le tue case prese d'assalto dai saccheggiatori e corse dai predoni, le tue ricchezze pesate a quintali, le tue dame vendute a quattro per volta e comprate al prezzo di un dinàr della tua stessa roba! Avessi visto le tue chiese con le croci spezzate, i fogli dei falsi Vangeli sparpagliati, i sepolcri dei Patriarchi sconvolti! Avessi visto il tuo nemico musulmano calpestare il luogo della messa, e sgozzati sull'altare monaci e preti e diaconi, e i Patriarchi colpiti da repentina sciagura, e i principi reali ridotti in schiavitù! Avessi visto gli incendi propagarsi per i tuoi palazzi, e i vostri morti bruciare al fuoco di questo mondo prima che a quello dell'altro; i tuoi palazzi resi irriconoscibili, la chiesa di San Paolo e quella di Qusyàn crollate e distrutte, allora avresti detto: «Oh foss'io polvere, e non avessi mai avuto una lettera con tale notizia!" (Thomas F. Madden “Le crociate. Una storia nuova” Lindau, Torino 2005, p.261).
Non è propaganda nemica. È il vanto del carnefice, una testimonianza inconfutabile la cui brutalità è superata solo dall'orgoglio con cui viene descritta.

Ma ancora più tristemente nota è forse la presa di Costantinopoli, la capitale dell'Impero Bizantino, del 29 maggio 1453, quando i jihadisti, come i crociati a Gerusalemme nel 1099, spezzarono la lunga resistenza opposta al loro assedio. La violenza che si scatenò fu tremenda, il famoso storico delle Crociate Steven Runciman descrive la scena iniziale affermando che "il sangue scorreva a fiumi dalle alture di Petra al Corno d'Oro" (S. Runciman “Gli ultimi giorni di Costantinopoli, 1453” Piemme, Casale Monferrato, 1997, p. 156). Soldati, uomini, donne e bambini furono uccisi indiscriminatamente per le strade. La furia si abbatté sui luoghi sacri e in particolare sulla Hagia Sophia, per quasi mille anni la più grande chiesa della cristianità. I fedeli rifugiati al suo interno assistettero all'interruzione dell'Orthros (il mattutino), quindi le persone deboli e gli anziani furono uccisi, gli altri ridotti in schiavitù. Quando la carneficina cessò, il sultano Mehmed II ordinò di trasformare la magnifica cattedrale in una moschea. Fu il simbolo della fine di un'era: la caduta di un impero millenario e la sottomissione di milioni di cristiani.

La narrazione di un'espansione islamica interamente pacifica e illuminata è un mito moderno che non regge alla prova delle fonti storiche. Gli episodi qui riportati, dalla guerra settantennale in Sicilia ai sacchi di Roma, dalla distruzione del Santo Sepolcro alla vanagloriosa crudeltà di Baybars e alla caduta di Costantinopoli, dipingono un quadro molto diverso, fatto di conquiste brutali, massacri e sottomissione.
Riconoscere questa realtà non è un giudizio sommario, non è un'accusa all'Islam, ma un atto di onestà intellettuale, necessario per comprendere che la storia è fatta di fonti e documenti, non di leggende e miti.


Bibliografia

L. Gardet “Conoscere l’Islam” Edizioni Paoline, 1961;
John Bagot Glubb “Le grandi conquiste arabe” Aldo Martello, Ed. Milano 1963;
Franco Cardini, Le Crociate tra il mito e la storia, Istituto di Cultura Nova Civitas, Roma 1971;
Moshe Gil “A History of Palestine 634-1099” Cambridge University Press, Cambridge 1992;
Jonathan Riley Smith, "Storia delle Crociate", A. Mondadori Editore, Milano 1994;
Franco Cardini "Processi alla Chiesa. Mistificazione e apologia", Piemme Casale Mon.to (AL) 1994;
Paul Fregosi “Jihad in the west: Muslim conquest from the 7th to the 21stCenturies” Prometheus Books, Amherst 1996;
Bat Ye’or “The Decline of the Easter Christianty under Islam: from Jihad to Dhimmitude” Farleigh Dickinson University Press, Rutherford 1996;
S. Runciman “Gli ultimi giorni di Costantinopoli, 1453” Piemme, Casale Monferrato, 1997;
Luigi Negri "False accuse alla Chiesa" Piemme, Casale Mon.to (AL) 1997;
Martin Biddle “Il mistero della tomba di Cristo” Newton & Compton Editori, Roma 2000;
Luigi Negri, "Controstoria. Una rilettura di mille anni di vita della Chiesa", San Paolo, Cinisello B.mo (MI) 2000;
Thomas F. Madden “Le crociate. Una storia nuova” Lindau, Torino 2005;
Rodney Stark “Gli eserciti di Dio. Le vere ragioni delle crociate” Lindau, Torino, 2010.

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