venerdì 6 giugno 2025

Metapseudica e il Gesù ribelle nazoreo - parte seconda

Nella prima parte di questo articolo abbiamo visto che esistono considerazioni di carattere generale che rendono totalmente assurda la teoria secondo la quale il Vangelo riporti chiari riferimenti alla natura violenta e sediziosa del gruppo dei seguaci di Gesù. Ciononostante, per togliere ogni dubbio, in questa seconda parte affronterò in dettaglio le interpretazioni di alcuni passi dei Vangeli che vengono proposte in questo video.


1) Nel video viene data per scontata l'identità tra i “nazirei”, cioè i Giudei che hanno fatto il voto di nazireato, e i “nazorei”, cioè il nome con cui vennero chiamati i primissimi seguaci di Gesù. Siccome in Atti 24, 5 è detto che Paolo di Tarso fomenta rivolte tra tutti i Giudei e che è capo della setta dei “Nazorei”, allora Gesù, essendo un nazireo, diviene automaticamente un ribelle sedizioso. Questa visione è completamente errata, innanzitutto perché i "nazirei" (dall'ebraico: נזיר, Nazir, cioè "consacrato", "separato") sono i Giudei che hanno fatto il voto di "Nazireato" cioè la consacrazione a Dio con il conseguente voto di seguire alcuni rigidi precetti di vita, quindi niente a che vedere con sediziosi antiromani, mentre il termine “nazorei”, che è analogo al termine “Nazareni”, riguarda esclusivamente i seguaci del “Nazareno”, cioè Gesù, così come riportato negli Atti degli apostoli e nel Talmud ebraico. Fu applicata a Gesù nel Vangelo di Matteo (Mt 2, 23) ed i Giudei ed i musulmani l'usano anche oggi per designare i cristiani; Il riferimento al fatto che Paolo era un nazareno intendeva collegarlo a un contesto generalmente disprezzato e umile. Era un termine di spregio usato per i seguaci di Gesù. La città di Nazareth godeva di una cattiva reputazione (Giovanni 1:46).

2) Nei Vangeli sia i “nazirei” che i “nazorei” non sono mai associati a elementi che possano far pensare ad una loro natura violenta o sediziosa. L’unico passo che può lasciare interdetti è il famoso versetto 5 del capitolo 24 degli Atti degli apostoli, che abbiamo appena visto, dove viene detto:

Abbiamo scoperto che quest'uomo è una peste, fomenta continue rivolte tra tutti i Giudei che sono nel mondo ed è capo della setta dei Nazorei” (Atti 24, 5)

Qui Paolo è associato ai “Nazorei”, cioè ai seguaci di Gesù, non c’entra niente il voto di Nazireato (che, comunque, non ha nulla a che vedere con l’essere un sedizioso). Paolo è considerato il “capo” di una setta di eretici, infatti il termine “setta”, in greco αἵρεσις ha letteralmente il significato di “eresia”, cioè di divisione, di dogma contrario alla Legge. Quindi siamo di fronte ad una accusa religiosa, non di sedizione antiromana. Paolo veniva considerato un eretico, in Atti 18, 13, infatti, leggiamo: “Costui persuade la gente ad adorare Dio in modo contrario alla legge”. Le rivolte che si generavano durante la sua predicazione erano, quindi, scatenate dai Giudei contro di lui e non contro i romani. Non deve confondere l'accusa che fa Tertullo contro Paolo di fomentare tumulti, serve solo per impressionare i romani che erano molto sensibili all'ordine pubblico. Questi tumulti non sono mai di origine politica e tanto meno rivolti contro i romani, Paolo è sempre stato al centro di dispute religiose e ciò è provato dalla lettera del Tribuno Lisia al procuratore Felice che ritiene Paolo innocente da qualsiasi reato per cui è prevista la morte, cioè la sedizione politica (Atti 23, 26).

3) Come altra “prova” il video riporta il fatto che i ribelli antiromani fossero denominati anche “Galilei” e siccome i primi seguaci di Gesù erano tutti Galilei ecco provata la loro vera identità. Come evidenza di tale fatto vengono citati due brani tratti da due opere dello storico giudaico filoromano Giuseppe Flavio. Il primo è tratto dalle Antichità Giudaiche dove leggiamo:

Indignati da questo, i Galilei istigarono le masse giudaiche a prendere le armi per vendicare la propria libertà; la schiavitù, dicevano, è per sé acerba, ma quando è unita all'insolenza, è proprio intollerabile” (Ant. Giud. XX 120).

Come al solito siamo di fronte ad una frase estrapolata dal suo contesto nella speranza che nessuno vada a controllare cosa veramente volesse dire Giuseppe Flavio. In realtà la vicenda riguarda una sollevazione dei Galilei contro i Samaritani e non contro i romani. Era successo che i Samaritani avevano devastato parte del territorio galileo, ma Ventidio Cumano, l’allora procuratore romano della Giudea, scontentò i Galilei che si erano appellati a lui per avere giustizia contro i Samaritani. Da qui ne seguì una sollevazione, ma, come detto, dei Galilei contro i Samaritani, distruggendo alcuni loro villaggi, non contro i romani! Insomma, si fecero giustizia da soli. (Ant. Giud. XX 118-122). Quindi niente che lasci pensare che i Galilei fossero dei ribelli antiromani.

Il secondo brano è tratto da Guerra Giudaica dove leggiamo:

“… mentre all’interno più feroci degli altri due erano gli Zeloti, fra i quali si distingueva per i disegni delittuosi e per la temerarietà il Gruppo dei Galilei” (Guerra giudaica IV, 558).

In questo caso Giuseppe Flavio sta parlando della sollevazione del 70 d.C., quindi non dei tempi di Gesù e non si riferisce a tutti i Galilei, ma solo ad un gruppo di essi. G. Flavio dice che tra gli Zeloti c’era un gruppo proveniente dalla Galilea. Anche qui, niente che lasci pensare che qualunque galileo fosse automaticamente un ribelle antiromano. Invece talune fonti ci confermano che il termine “Galilei” indicò per un certo tempo i primi seguaci di Gesù e che non erano affatto dei ribelli, ma piuttosto contrari ad una sollevazione violenta. Una lettera di Bar Kokhba, il capo della sollevazione ebrea del 135 d.C. contro i romani, ritrovata nel deserto di Giuda, parla dei "Galilei" come potenziali nemici in quanto contrari ad unirsi agli insorti (cfr. P. Benoit, J.T. Milik, R. de Vaux, Discoveries in the Judean Desert of Jordan II. Les grottes de Murabba'at, Oxford, Clarendon Press, 1961, pp. 159-160). Esattamente il contrario di quanto è affermato questo video.
Quindi quando nel Vangelo una donna riconosce Pietro come Galileo: “E’ vero tu sei certamente uno di loro, infatti sei Galileo” (Mc 14, 70) non lo sta accusando di essere un ribelle sedizioso antiromano, ma di far parte del gruppo di Gesù. Infatti esclama: “Anche tu eri con il Nazareno, con Gesù”. Viene, quindi, associato il termine “nazareno” con la “Galilea”, un riferimento chiaramente geografico. Siccome Gesù e i suoi erano in larga maggioranza provenienti dalla Galilea è logico che anche Pietro è riconosciuto in quanto galileo. E lo stesso vale per Luca 22, 59 dove Pietro è riconosciuto come appartenente al gruppo di Gesù in quanto Galileo, quindi, anche qui, solo un riferimento geografico;

4) Abbiamo visto che essere un nazireo non aveva assolutamente il significato di “ribelle antiromano”, ma che era una pratica devozionale e penitenziale molto forte, per consacrarsi in modo speciale a Yahweh. Il termine "sacro" significa certamente "separato", ma associandola a Yahweh assume un significato speciale, ossia che era riservato a Dio e, quindi, acquisiva un valore speciale, divino. Nei vangeli Gesù non è mai appellato come nazireo, ma come nazoreo, cioè nazaretano, ossia proveniente dal piccolo paese di Nazareth di Galilea. Prova di ciò la troviamo quando Pietro, in Atti 10, 38, dice chiaramente: “Gesù, quello da Nazareth”, in greco: “Ἰησοῦν (Gesù) τὸν (quello) ἀπὸ (da) Ναζαρέθ (Nazareth)”. Qui si dice che “viene da”, non una qualità “che si è”. Alla luce di ciò non si può affermare che l’appellativo dato ai primi cristiani si riferisse ad un ipotetico voto inesistente di nazireato di Gesù, ma al fatto che Gesù era conosciuto come il Nazareno, cioè originario di Nazareth. Località esistente a quel tempo come attestano tanti studiosi e gli scavi archeologici;

5) Completamente sbagliate sono le interpretazioni di alcuni passi del vangelo di Luca riportate nel video. In Luca 22, 36 viene proposta una metafora di Gesù. Egli mette in guardia gli apostoli dal fatto che dovranno prepararsi per sopportare l’ostilità universale, infatti dal momento che Gesù verrà “annoverato tra i malfattori” (Lc 22, 37), il loro apostolato non potrà più essere pacifico e tranquillo, ma avranno tutti contro. Gli apostoli non comprendono il vero senso di queste parole ed intendono il suo invito in senso materiale mostrando di avere già delle spade. Irritato del fatto che gli apostoli non capiscono il vero senso delle sue parole, Gesù esclama: “Basta!” (Lc 22, 38). Dal contesto si capisce bene che Gesù non intende riferirsi al fatto che due spade siano sufficienti (sic!), ma che vuole interrompere la conversazione. Anche qui nessuna indicazione di rivoluzionari, ma di persone ancora abbastanza sempliciotte che non riescono a capire ciò che dice loro Gesù.

Altro passo richiamato dal video sono i versetti successivi, cioè Luca 22, 49: questo passo deve essere letto nel contesto concitato di una colluttazione, i discepoli non attaccano nessuno, ma vogliono difendere Gesù per sottrarlo all’arresto, ne esce fuori un colpo di spada che accidentalmente colpisce l’orecchio del servo del Sommo Sacerdote. Che c’è di strano? Se non si colpisce la testa, ma la si sfiora è possibile colpire solo l’orecchio. Ma anche qui Gesù torna ad inquietarsi esclamando: “Lasciate, basta così!” (Luca 22, 51). Non deve meravigliare il fatto che gli apostoli portassero delle armi: il termine che troviamo per “spada” è “μάχαιρα” (machaira) (La parola.net) che significa “coltello grande, usato per ammazzare gli animali e per tagliare la carne”, quindi dei semplici attrezzi di uso comune, non spade da combattimento, come ci si potrebbe aspettare da dei ribelli adusi alla guerra. C’è, inoltre, da considerare che in Palestina si viveva un perenne clima di agitazione sociale e di insicurezza, facilmente si poteva essere coinvolti in zuffe e lungo le strade extraurbane c’era il rischio fondato d’imbattersi nei briganti. Era, quindi, considerato normale, per la propria sicurezza, possedere un’arma personale. Il fatto, quindi, che qualche apostolo fosse in possesso di coltelli non fa di loro dei rivoluzionari.

6) Ancora, nel video, per cercare di “provare” le intenzioni da rivoluzionario violento di Gesù, viene riportato il passo del vangelo di Matteo: “Non pensate che sia venuto a portare la pace sulla Terra” (Mt 10, 34). Funicello, l’autore del video, spiega che il termine greco “γῆν” per “terra” significa principalmente “territorio circoscritto”, un “paese”, nulla a che vedere con il “mondo”, quindi secondo lui è palese che Gesù voleva riferirsi ad una sua azione circoscritta alla Giudea. Innanzitutto, ammesso e non concesso che sia così, ci sarebbe da capire perché questo territorio circoscritto debba per forza essere la Giudea e non la Galilea o qualsiasi altro “paese”, visto che nessuno di questi luoghi viene indicato con precisione, ma in realtà le cose non stanno come dice Funicello. In Matteo 10, 34 il termine “γῆν” può significare sia “terra” in senso di “mondo”, oppure di terreno ed anche di “paese”, ma studiando bene i vangeli si scopre che in Matteo questo termine, quando deve indicare un paese è sempre seguito dal nome del paese, terra o nazione a cui si riferisce: “ed entrò nel paese (γῆν) d'Israele” (Mt 2:20), “vennero nella terra (γῆν) di Gennesaret” (Mt 14, 34) e così via. Invece in Matteo 10, 34 il termine “γῆν” non è seguito da alcuna indicazione precisa di luogo, quindi è chiaro il suo senso generico di “mondo”. Infatti il senso delle parole di Gesù sono chiaramente allegoriche: il suo messaggio è rivolto a chiunque (cioè il mondo) ed è un “segno di contraddizione” (Lc 2, 34) che, senza volerle, provoca necessariamente discordie per le esigenze di scelta che richiede.

Il video di Funicello dice ancora altre cose, ma penso che le considerazioni che ho riportato in questo post possano essere sufficienti per capire perché la teoria secondo la quale i vangeli nascondano una natura violenta di Gesù e dei suoi seguaci, sia una solenne sciocchezza. Perfino il famoso storico Bart Ehrman, notoriamente agnostico, nel descrivere brevemente l'opera di Hermann Reimarus e le sue analisi sul Gesù storico, visto come un capo politico rivoluzionario il cui messaggio era stato distorto dai discepoli (soprattutto Paolo), taglia corto e scrive: "Oggi nessuno studioso concorda con questa ricostruzione del Gesù storico". (Bart D. Ehrman, I Cristianesimi perduti, Carocci, 2006, pag.218).

Per concludere riporto quest’altra interessante riflessione di un altro storico importante, John P. Meyer che nel suo imprescindibile “Un ebreo marginale” scrive: “Certamente ci saranno sempre degli scrittori che asseriscono che gli Evangelisti hanno celato l'autentico Gesù storico - cioè, Gesù il violento rivoluzionario che fu messo a morte per aver cercato di suscitare una rivolta contro Roma- e lo hanno sostituito con l'imbarazzante figura del mite ed amorevole Gesù dei vangeli. In un certo senso, non c'è motivo di discutere con questi tanto convinti teorici della cospirazione. La massa di tradizioni evangeliche prodotte dagli studiosi per confutare la teoria della 'cospirazione' non fa altro che dimostrare a questi teorici della ' cospirazione' la pervasiva natura della mistificazione. Questa situazione Somiglia un po' a un circolo vizioso. Da un lato, i teorici della ' cospirazione' sostengono che la mistificazione è stata così massiccia e ampia da ingannare la maggior parte degli studiosi. Tuttavia, dall'altro lato, ci viene chiesto di supporre che gli Evangelisti siano stati straordinariamente inetti nella loro mistificazione. Inavvertitamente essi avrebbero lasciato nei Vangeli materiale sufficiente perché coloro che hanno occhi per vedere - ossia i teorici della cospirazione- possano intendere la verità nascosta di Gesù, Il rivoluzionario armato. (..) Certamente, malgrado i fatti, Gesù lo zelota rimarrà perennemente popolare nelle volgarizzazioni dei Mass- media, proprio come rimarrà totalmente anacronistico” (John P. Meier, Un ebreo marginale vol. 3, Ed. Queriniana 2010, p. 608-609)

Bibliografia

P. Benoit, J.T. Milik, R. de Vaux, "Discoveries in the Judean Desert of Jordan II" Les grottes de Murabba'at, Oxford, Clarendon Press, 1961;
F. Giuseppe "La Guerra giudaica" a cura di G. Vitucci, Mondatori Editore, 1997;
Bart D. Ehrman, "I Cristianesimi perduti", Carocci, 2006
John P. Meier, "Un ebreo marginale" vol. 3, Ed. Queriniana 2010;

martedì 3 giugno 2025

Educare all'amore? Quando un procuratore eccede i suoi compiti

Di fronte a certi fatti di cronaca nera che coinvolgono i giovani, il dolore e lo sconcerto sono comprensibili. Ma quando il ruolo istituzionale si confonde con quello morale o educativo, è lecito e doveroso porsi delle domande. La procuratrice Anna Maria Lucchetta, rispondendo alle domande dei giornalisti circa l'omicidio della povera ragazza Martina Carbonaro da parte del suo ex fidanzato Alessio Tucci, avvenuto solo qualche giorno fa, ha dichiarato: "Dobbiamo educare all'amore". Parole forti, indubbiamente sentite che hanno fatto il giro dei media e raccolto molta attenzione. Ma qui sorge un problema: davvero è compito di un procuratore, un rappresentante della giustizia, fare appelli pedagogici? E soprattutto, che messaggio veicola un'affermazione del genere?

Viviamo in un'epoca in cui tutto si mescola: giustizia e psicologia, diritto e pedagogia. Ma un magistrato non è un educatore. Un procuratore ha il dovere di indagare, accusare, portare prove, non di dire ai cittadini come devono educare i propri figli, ma sopratutto veicolare il messaggio che nessuno, se non lui, è capace di educare i propri figli e che il fenomeno sia di proporzioni gigantesche, come se fosse un'emergenza nazionale.

L'idea che la magistratura debba intervenire anche sul piano educativo e morale è pericolosa. Significa estendere il campo d'azione di un potere già enorme, quello giudiziario, in una sfera che dovrebbe restare, in primis, personale, poi sociale e al limite politica. "Educare all'amore" è una bella espressione, ma detta da un procuratore assume un significato diverso: implica che lo Stato, nella sua forma giudiziaria, debba anche farsi guida morale.

Questo è un problema non da poco. Un giudice, un procuratore, sono lì per applicare la legge, non per insegnare, quando la giustizia si trasforma in un pulpito da cui lanciare messaggi morali, non stiamo più parlando di diritto, ma di ideologia e la giustizia non dovrebbe mai essere ideologica. La retorica usata dalla Lucchetta: "tutti dobbiamo educare all'amore" parte da una premessa discutibile ed, appunto, ideologica: che siamo tutti, in qualche modo, responsabili dei crimini commessi da pochi. La stragrande maggioranza dei ragazzi non uccide, non violenta, non aggredisce, non esiste nessuna emergenza nazionale.

Generalizzare, anche con buone intenzioni, è sempre pericoloso, perchè crea una colpa collettiva dove non esiste, e in più deresponsabilizza i veri colpevoli. Se tutto è colpa della società, della fantomatica mentalità "patriarcale", allora non è colpa di nessuno. Se tutti dobbiamo "imparare ad amare", allora chi ha commesso il crimine è solo il prodotto di un ambiente tossico, non una persona che ha scelto consapevolmente di compiere il male.

La giustizia deve essere giusta, non emotiva, nè empatica e men che meno pedagogica. Deve essere lucida, imparziale, coerente. Quando un procuratore prende la parola, ci si aspetta rigore, precisione, rispetto del ruolo, non frasi ad effetto buone per i social. Non si risolve la violenza con gli slogan, nè si raddrizza la società con le frasi ad effetto, serve coraggio, responsabilità e una sana distinzione dei ruoli. Perchè un Paese che affida l'educazione ai procuratori ha smesso di credere nella propria comunità e ha cominciato, lentamente, a farsi processare da se stesso.

martedì 27 maggio 2025

Quando il Papa fa più click di una popstar (e gli haters lo sanno benissimo)

Generalmente ogni volta che il Papa dice qualcosa, che sia un discorso sulla pace, un appello per i giovani o anche solo una battuta ironica sui cani e i gatti, si scatena il circo mediatico. E puntualmente arrivano loro: gli haters del Cristianesimo e della Chiesa Cattolica, pronti ad indignarsi per “l’attenzione esagerata” riservata al Vaticano. “Basta con questa esposizione mediatica del Papa!”, urlano indignati sui social. Effettivamente la morte di Papa Francesco, i suoi funerali, il Conclave e l’elezione del nuovo Papa Leone XIV sono stati eventi che hanno determinato la monopolizzazione dell’attenzione mediatica mondiale. Eppure, magicamente, anche se l’attenzione mediatica esagerata dovrebbe essere condannata, gli haters si accorgono che potrebbe anche essere cavalcata, visto l’effetto benefico che provoca sul numero delle visualizzazioni.

E, così, molti di questi autoproclamati “osservatori critici” passando più tempo a parlare del Papa di quanto lo facciano i devoti della domenica. La loro posizione è ben chiara: la Chiesa è un dinosauro fuori dal tempo, che deve sparire perché portatrice di oscurantismo e regresso a cui si dà troppa importanza e spazio mediatico. Eppure il loro comportamento online suggerisce ben altro: ogni dichiarazione papale è una miniera d’oro da spremere per engagement e visualizzazioni.

Ovviamente, essendo haters, critici a prescindere, qualunque cosa faccia o dica il Papa sbaglia sempre: se parla di temi sociali è accusato di fare politica ed ingerenza in uno stato laico, se espone la dottrina cristiana è oscurantista, se resta in silenzio, sta sicuramente tramando qualcosa. Insomma il Papa non va mai bene, ma va sempre bene per fare i numeri.

Il punto vero è proprio questo: La Chiesa Cattolica, tra luci ed ombre, continua ad essere un punto di riferimento valoriale, culturale e simbolico fortissimo. E lo sanno anche gli haters che non perdono occasione per sfruttarne la visibilità. Si lamentano che se ne parli troppo, ma ne parlano ogni giorno. Dicono di voler “superare l’influenza della Chiesa”, ma contribuiscono a tenere l’attenzione per la Chiesa e ciò che dice, sempre al centro del dibattito.

In un’epoca in cui i contenuti viaggiano veloci e l’attenzione è la nuova valuta, è difficile ignorare il fatto che anche l’anticlericalismo degli haters, per restare a galla, ha bisogno di qualcuno da criticare. E pochi personaggi pubblici, oggi, garantiscono visibilità come il Pontefice.

giovedì 24 aprile 2025

Metapseudica e il Gesù ribelle nazoreo - parte prima

Tra le varie sciocchezze prodotte dagli haters del Cristianesimo stavolta prendo in considerazione un video del canale YT "Metapseudica” intitolato “Gesù, il ribelle nazoreo, cosa dicono i Vangeli” 

Si tratta della riproposizione di una vecchia teoria secondo la quale Gesù, lungi dall’essere stato il pacifico predicatore dipinto dai Vangeli, sia stato in realtà un ribelle antiromano che finì malamente la sua avventura morendo in croce per sedizione. Questa teoria, nonostante in ambiente accademico non abbia mai avuto un seguito importante, è sorprendentemente molto diffusa tra i laicisti e tutti coloro che sono convinti che il Cristianesimo sia stato il frutto di un inganno. Se si escludono alcune rare eccezioni, come la posizione dello storico spagnolo Bermejo-Rubio, in genere a propugnare l’idea che Gesù fosse un ribelle antiromano sono studiosi improvvisati senza alcuna specifica competenza comprovata da una formazione accademica. Questa teoria, infatti, si basa su argomentazioni molto deboli, supposizioni, ardite ricostruzioni, senza il supporto di solide e valide prove storiche. 

Una di queste deboli argomentazioni è quella secondo la quale i Vangeli, nonostante sarebbero stati manipolati ed emendati dalla censura cattolica, mantengano ancora grossi indizi sul fatto che Gesù e i Dodici non sono stati altro che una banda di feroci ribelli zeloti in perenne lotta contro l’occupante romano. 
Ovviamente presentata come una verità incontrovertibile, questa teoria è il filo conduttore del video in esame e per validarla l’autore analizza molti passi dei vangeli che a suo parere, secondo una lettura “più attenta”, dimostrerebbero la natura violenta del “movimento” gesuano.  

In questa prima parte dimostrerò come l'idea che i vangeli abbiano riportato la storia di un ribelle antiromano e che solo l'attività truffaldina di alcuni loschi individui li abbia trasformati nel messaggio di amore e pace che oggi conosciamo, sia totalmente assurda. Nella seconda parte illustrerò l'infondatezza delle "prove" presentate nel video, analizzando gran parte dei passi evangelici citati. 

Le principali, e dirimenti, critiche che rendono la teoria dei vangeli come "prova" della natura violenta e sediziosa del movimento gesuano assolutamente assurda e, direi, ridicola, possono essere riassunte nei seguenti punti principali:

1. Se i vangeli sono stati emendati dai riferimenti a Gesù ed al suo seguito come pericolosi sovversivi antiromani, allora occorrerebbe pensare a dei resoconti pieni di violenze ed efferatezze a cui è stata aggiunto, da manipolatori cristiani, l'happy end della resurrezione. Quindi, cos'erano questi scritti e chi li avrebbe composti e a quale scopo? I seguaci dello zelota Gesù? Che riportano le sue gesta violente dopo circa 40/50 anni dai fatti? E lo fanno per riportare il suo fallimento in croce? Si capisce bene che la cosa non ha alcun senso;

2. Ammettiamo per assurdo che i vangeli fossero una versione edulcorata dei fatti al fine di trasformare il rivoluzionario Gesù e la sua banda di efferati galilei in pacifiche persone che predicano la fratellanza, perché non sono stati eliminati tutti i passi che prevedevano la violenza degli apostoli? Come mai decenni di analisi critica dei vangeli non si è mai accorta di nulla?

3. Dalle informazioni che traiamo dallo storico Giuseppe Flavio, Gesù e i suoi seguaci non potevano essere degli zeloti in quanto tale movimento al tempo di Gesù adulto (30 d.C.), ancora non esisteva. Il prof. Martin Hengel dell’Università di Tubinga, uno dei massimi esperti della materia, rileva che i riferimenti in Giuseppe Flavio segnalano l’esistenza del partito degli zeloti soltanto al tempo della Rivolta Giudaica nel tardo 67 d.C. ed immediatamente dopo. (Cfr. M. HENGEL, “Gli zeloti. Ricerche sul movimento di liberazione giudaico dai tempi di Erode I al 70 d.C.”).

4. Durante il ministero di Gesù (attorno al 30 d.C.) non abbiamo documenti che riportino rivolte antiromane in Giudea. Tutto ciò è attestato dal grande storico romano Tacito che scrive: "tutto fu tranquillo (presso gli ebrei) sotto Tiberio (che regnò dal 14 al 37 d.C.)" (Historiae, Libro V, 9) e dallo stesso Giuseppe Flavio che non riporta mai notizie di sollevazioni da parte di Zeloti e Sicari prima della guerra contro i romani del 66 d.C. C'è anche da registrare il fatto che lo stile del governo romano in Giudea non provocò movimenti rivoluzionati così violenti (R. A. HORSLEY - J. S. HANSON, “Banditi, profeti e messia. Movimenti popolari al tempo di Gesù”; S. FREYNE, “Galilee from Alexander the Great to Hadrian 323 BCE to 135 CE. A Study of Second Temple Judaism”).

5. Come spiegare, allora, che tra gli apostoli ce n'è uno, Simone, che viene detto "zelota" (Lc 6, 15)? Innanzitutto c'è da notare che il vangelo di Luca riferisce un soprannome, non un aggettivo, quindi non fornisce direttamente indicazioni certe sull'attività dell'apostolo ed, infatti, il termine greco Ζηλωτὴν (zelotèn), che ritroviamo in questo versetto, non indica automaticamente dei ribelli sediziosi, ma ha come primo significato l'essere "zelante". Infatti già nella scrittura veterotestamentaria, dai tempi dei Maccabei, questo termine indica un ebreo particolarmente solerte nel rispetto della Legge mosaica. Addirittura si parla di "ebrei zeloti di Dio". Quindi non c'è nulla che lasci pensare che l'apostolo Simone facesse parte del gruppo militare rivoluzionario organizzato che nasce tra il 66 e il 70 dC. 

Già da queste poche considerazione appare del tutto inverosimile e completamente campata in aria la teoria propugnata da questo video, tuttavia nella seconda parte di questo articolo esaminerò nel dettaglio i passi evangelici più utilizzati, che anche in questo video sono tirati in ballo, dimostrando il loro uso strumentale. Quindi buona lettura e a presto per la seconda parte.  

sabato 19 aprile 2025

La Gran Bretagna riconosce legalmente ciò che è ovvio.

Il 16 aprile scorso la Corte Suprema del Regno Unito ha stabilito, con una storica sentenza, che la definizione giuridica di “donna” indica esclusivamente le persone nate biologicamente come tali. Vengono, quindi, escluse le cosiddete "donne transgender", cioè quelle persone biologicamente di sesso maschile che hanno successivamente cambiato il loro aspetto esteriore assumendo una sembianza di donna e che, nel Regno Unito, hanno ottenuto il "Gender Recognition Certificate" un attestato che certifica il loro "cambiamento" di sesso.

Questa sentenza ha, in sostanza, stabilito che per la legge britannica il sesso di una persona è una questione biologica stabilita alla nascita e che, quindi, per quanto riguarda la legge per le pari opportunità britannica, nota come Equality Act, le tutele riservate alle donne sono riservate alle persone biologicamente tali. In altri termini, secondo questa sentenza le donne transgender non sono donne.

Si tratta, ovviamente, di una buona notizia, finalmente c'è qualcuno che non ha completamente rinunciato ad usare l'intelletto, ma, a mio parere, si tratta anche di una notizia francamente grottesca: ma cosa è successo alla nostra umanità se dobbiamo ricorrere al pronunciamento di una Corte di Giustizia per riconoscere ciò che è ovvio? E' come se chiedessimo ad un tribunale di stabilire che l'acqua è bagnata, che il sole produce luce o che il cielo è blu.

Ma ciò che appare ancora più assurdo è il fatto che possano essersi levate (in Italia poche in verità) delle critiche a tale sentenza. Ad esempio l'opinionista Giuliano Ferrara ha dichiarato che la sentenza britannica è stata: "Una scelta restrittiva dei diritti di autorealizzazione". Un'affermazione semplicemente delirante, non è stato "ristretto" un bel niente, l'autorealizzazione è certamente un diritto riconosciuto, ma la sua realizzazione non può passare attraverso il sovvertimento della realtà dei fatti. Non è concepibile che una visione "alternativa" e "fantasiosa" della realtà, possa incidere sui diritti reali delle donne. Non può essere possibile che le istanze di chi donna non è possano prevalere sui diritti di chi è invece donna, le quali devono sentirsi protette e al sicuro negli spazi a loro riservati. Nè vale la "minaccia" di una erosione della libertà di relativizzazione, che non è un diritto e che può portare, come in effetti succede, allo stravolgimento delle più elementari evidenze della realtà.

Vi lascio con alcune parole profetiche del grande Chesterton: "Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro. Spade verranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estateGilbert Keith Chesterton

mercoledì 12 marzo 2025

Il "modus operandi" degli haters del cristianesimo

In questo articolo, per illustrare la caratteristica ideologica e antidemocratica degli "Haters" del Cristianesimo, voglio rendere pubblica una mia vicenda personale che ho avuto con uno di questi canali. Parlo di "Sapiens Sapiens" un canale di YT che sistematicamente riversa sulla Chiesa Cattolica e sui cristiani una valanga di accuse e falsità. Per arginare questa tempesta di "fango" mi sono iscritto al canale ed ho cominciato a far notare al suo autore, e ai suoi frequentatori, le innumerevoli falsità, gli errori metodologici, le gratuite ingenuità e fallacie logiche che caratterizzano i suoi contenuti. Mi accorsi subito che stavo costituendo un serio problema per l'autore del canale, infatti costui, ad ogni mia critica, impegnava tempo e forza per cercare di smentirmi, senza peraltro ottenere alcun risultato. Sapevo che alla lunga questa mia attività avrebbe cominciato a minare la credibilità del canale e, quindi, fatalmente sono stato eliminato. Per carità, niente di sconvolgente, vivo benissimo anche senza poter commentare su quel canale, ma tutto ciò è paradigmatico di come ragionano questi Haters: falso spirito democratico e taglio di ogni pensiero pericolosamente avverso.

Ovviamente l'autore del canale mi ha accusato di averlo "offeso" personalmente, niente di più falso, ma contrariamente al suo modo di fare, voglio lasciare ai voi lettori la possibilità di verificare se davvero c'è stata questa "offesa" personale. Sto alludendo ad uno scambio di commenti che ci siamo rivolti sotto il video del suo canale "I Cristiaesimi Perduti" e che riporto di seguito. Si tratta del solito tentativo dell'autore del canale "Sapiens Sapiens" di contrastare il mio consueto commento pacato e documentato che smentisce i contenuti del suo video.

@SapiensSapiensChannel
Questo video è preso interamente dal libro “Cristianesimi perduti” di Bart D. Ehrman. Forse abbiamo letto due libri diversi. Aggiungo che non è affatto vero che furono inseriti i testi più diffusi, perché il Vangelo di Pietro, docetista, era più diffuso di quello di Marco. Pensa, anche questo lo dice B. Ehrman. Quanto alla diffusione e alle dottrine delle origini il discorso ha un vizio di fondo: si possono ricostruire solo “a posteriori”. Cioè la vicenda si può ricostruire solo da quello che emerge a seguito dell’epurazione. Eppure non mi pare difficile come discorso.

@luigiruggini9244
Il libro è lo stesso, sono gli occhi ad essere differenti. I tuoi fanno cherry picking.

@SapiensSapiensChannel
Ah, complimenti per l’articolo scritto su UCCR, onestissimo intelletualmente.

@luigiruggini9244
Di cosa parli? che stai dicendo? Non ho scritto alcun articolo su UCCR.

@SapiensSapiensChannel
E scommetto che i tuoi occhi e il tuo sguardo siano gli unici giusti, equilibrati, autentici. Vero?

@luigiruggini9244
I miei occhi spaziano su più autori e fonti e studiano questi temi da moltissimi anni. Tu prendi un (UNO) autore lo emendi da ciò che non ti piace e scrivi una sciocchezza propagandistica.

@SapiensSapiensChannel
Si vede dalla bibliografia sul tuo blog. Tutti autori aperti, tutti titoli che spaziano

@luigiruggini9244
A proposito della domanda sciocca che fai verso la fine del video: ma che problemi hai? Perchè un cristiano, che ha fede in Cristo, che lo ha incontrato nella sua vita, dovrebbe venire in Chiesa, a Messa e invece di pregare e accostarsi a Cristo, chedere se ci sono stati altri cristianesimi? Ma che ti trona? Se voglio conoscere la storia della Chiesa e del Cristianesimo studio oppure vado a fare dei corsi. I fedeli a Messa incontrano Cristo risorto!

@luigiruggini9244
Esatto, è proprio così, ci sono autori e studiosi sia credenti che non credenti. Ad esempio per debunkare il tuo video su Giuda iscariota ho citato J. D. Crossan, B. Ehrmann, M. Casey, notoriamente non credenti. Per criticare questo tuo video oltre a Ehrman mi sono affidato a Enrico Norelli, studioso che apprezzo molto, anch'esso non credente.

@SapiensSapiensChannel
Ti brucia quella domanda finale, vedo. E la tua non è una risposta

@luigiruggini9244
E poi, da notare, che non riesci a dire una, dico una, osservazione che possa controbbattere quello che ho scritto nel mio commento. Se ti inoltri in questi argomenti, devi studiare, non semplicemente copiare stralci che ti fanno comodo.

@SapiensSapiensChannel
Questo è un esempio di bibliografia ampia, variegata, a 360º, tratta dal blog di apologetica di Ruggini. Valutino quelli che stanno leggendo.
GIOVANNI PAOLO II, Udienza generale di Mercoledì, 8 maggio 1996, in ID., Bellissima tra le donne. La Beata Vergine Maria, Chirico, Napoli 2004;
MANELLI S. M., Mariologia biblica, Casa Mariana Editrice, Frigento 1989;
BATTAGLIA O., La Madre del mio Signore. Maria nei vangeli di Luca e Giovanni, Cittadella Editrice, Assisi 1994;
MORI E. G., Figlia di Sion e Serva del Signore. Nella Bibbia, nel Vaticano II, nel postconcilio, EDB, Bologna 1988;
LAURENTIN R., I Vangeli dell'infanzia di Cristo. La verità del Natale al di là dei miti, Edizioni Paoline, Cinisello Balsamo 1986.

@SapiensSapiensChannel
Non so se hai letto il primo commento, ma le risposte ci sono.

@luigiruggini9244
Ma quale risposte? Dici una castroneria dietro l'altra. Il vangelo di Pietro più diffuso di quello di Marco? Innanzitutto questa cosa la dice solo Ehrman, ma anche se fosse vero, il Vangelo di Marco è del I secolo, mentre quello di Pietro è della fine del II secolo. Quindi è molto più antico e vicino ai fatti narrati, parametri di scelta che ho citato e tu, come al solito col vizio del cherry picking, ignori considerando solo il parametro della diffusione perché ti fa comodo. Quanto alla tua epurazione, ma di cosa parli? quali prove hai? Abbiamo una infinità di manoscritti del II e III secolo che attestano i grandi codici onciali del IV secolo. Prova di nessuna epurazione.

@SapiensSapiensChannel
La vicinanza ai fatti narrati non rende un documento più autentico di un altro. Questo lo sanno pure gli infissi ormai. E poi il Vangelo di Pietro è di qualche anno successivo a Giovanni. Dunque Giovanni è inattendibile? Ah, la fonte: Mauro Pesce, “I vangeli e la scrittura”, Carocci, capitoli 3 (o 4), vado a memoria.

@luigiruggini9244
Giustissimo, valutino quelli che stanno leggendo: Il furbacchione Pierluigi riporta la bibliografia di un mio articolo, MA NON DICE DI QUALE ARTICOLO SI TRATTA. Ve lo dico io: tratta dell'Immacolata Concezione, un argomento squisitamente teologico. Per parlare di teologia si citano teologi, o sbaglio? Se si parla di storia si citano storici, se si parla di cucina si citano gli chef, se si parla di insetti si citano entomologi, ecc. Questa è l'onestà intellettuale del nostro Pierluigi....

@luigiruggini9244
Non dire sciocchezze! Se di un fatto ho un testimone che ne parla dopo due giorni ed uno che ne parla dopo due anni, chi sarà più attendibile? Proprio le basi! E poi risparmiami le tue castronerie, il vangelo di Pietro è successivo a quello di Giovanni solo per pochi anni? Ma che dici, ignorantone! Ci passa quasi un secolo tra i due scritti!!! Il Vangelo di Giovanni è il prodotto della teologia della comunità giovannea e si basa sulla testimonianza dell'apostolo Giovanni, come molti passi interni di questo vangelo dimostrano. Il vangelo di Pietro chi l'ha scritto? Da dove proviene? Tu l'hai mai letto il vangelo di Pietro? Con le sua immagini improbabili di croci che volteggiano e Cristi alti fino alle nuvole, tra l'altro pienamente antisemita? Elementi pienamente eterodossi.

@SapiensSapiensChannel
Infatti, un articolo sull’Immacolata concezione che confuterebbe quanto detto su questo canale con libri che si intitolano:
- Bellissima tra le donne. La Beata Vergine Maria;
- Mariologia biblica;
- La Madre del mio Signore. Maria nei vangeli di Luca e Giovanni;
- Figlia di Sion e Serva del Signore;
- I Vangeli dell'infanzia di Cristo. La verità del Natale al di là dei miti.
Senza dubbio libri non di parte, non schierati, equilibrati, che vedono la vicenda a 360º.
Ah, tra le fonti c’è anche un’udienza di Giovanni Paolo II
Mancano solo le parole alterate di Bernadette.

@luigiruggini9244
Ma stai bene? Di un dogma cattolico chi ne deve parlare?

@luigiruggini9244
Non mi brucia niente, solo non mi capacito quanto possa essere idiota (qui l'epiteto "idiota" è riferito alla domanda fatta da Fratarcangeli, non è rivolto a lui. NDR)

@SapiensSapiensChannel
Quindi gli altri non possono sostenere che si tratti di una stronzata senza alcun fondamento, se non quello favolistico?

@SapiensSapiensChannel
Stai proprio incazzato eh
Tu da catechista le dici queste cose alle persone che indottrini?

@luigiruggini9244
Non sono incazzato, mi dà fastidio il tuo modo di fare di buttare tutto in caciara pur di non rispondere alle mie puntuali critiche. Una volta t'incazzasti molto quando allusi alla sfortuna dei tuoi allievi ad avere un insegnante ignorante come te. Ti detti ragione ed evitai ogni riferimento alla tua attività lavorativa. Ma vedo che questo non vale per te.

@luigiruggini9244
Adesso, però, devo chiudere. E' stato divertente, ma ora ho cose molto più importanti da fare. Ti saluto.


Come si può vedere non c'è stata alcuna mia "offesa" personale e tanto meno un coinvolgimento dei suoi allievi, mentre è palese una sua pesante aggressività nei miei confronti, permettendosi pure di affermare che io "indottrini" i miei bambini. E così, lo scorretto Fratarcangeli, senza comunicarmi niente personalmente, a tradimento, ha colto l'occasione per bannarmi. Complimentoni!

Ma è una cosa del tutto normale, gli odiatori del cristianesimo sono degli integralisti, per loro non esistono regole di critica storica, di esegesi, ecc. a loro interessa solo distruggere la fede cristiana, contro tutto e tutti. Ogni ostacolo deve essere eliminato ed io, indubbiamente, sono stato per Fratarcangeli l'ostacolo pù grande.

giovedì 20 febbraio 2025

I miti sulle Crociate: i Templari e gli Ospitalieri furono milizie specializzate per reprimere l’Islam e furono famosi per la loro crudeltà ed efferatezza.

Indissolubilmente legata alla storia delle Crociate è la figura degli ordini cavallereschi, primo fra tutti quello Templare, che nell’immaginario collettivo appaiono sempre come soldati rozzi, violenti, degli assassini assetati di bottino. Un chiaro esempio di tale credenza è senza dubbio il famoso film di Ridley Scott del 2005 “Le crociate - Kingdom of Heaven”, dove i Templari sono raffigurati come un branco di selvaggi sempre pronti alla guerra per uccidere quanti più musulmani possibile. Nel film di Scott, infatti, l’ordine templare, tra cui vi compaiono due personaggi storici che templari non furono, come Rinaldo di Chatillon e Guido da Lusignano, appare come l’elemento barbaro e feroce sempre pronto a razziare e distruggere ogni presenza musulmana in Terrasanta.

Tale visione, ovviamente, è totalmente sbagliata ed antistorica, infatti diversi storici hanno contestato questa rappresentazione dei Templari, tra i più rappresentativi abbiamo il britannico J. Riley Smith, l’italiano Franco Cardini e il francese di origine libanese Amin Maalouf. Secondo l’opinione di questi storici innanzitutto le violenze e le crudeltà furono da ambedue le parti, ma soprattutto considerano il fatto che essendo i Templari impegnati nella difesa dei pellegrini e dei luoghi sacri, non avevano alcun interesse a fomentare scontri e guerre con i musulmani, ma brigavano affinché le varie tregue stipulate reggessero il più a lungo possibile. Queste tregue, semmai, furono violate da capitani musulmani e crociati che autonomamente decidevano di far bottino assaltando le carovane contro gli interessi stessi dei loro sovrani.

Contrariamente a ciò che si pensa comunemente le fonti storiche ci narrano di rapporti molto buoni tra Templari e musulmani, al punto che questa amicizia fu una delle principali accuse che furono rivolte ai Templari nei vari processi. Sono stati proprio gli arabi a lasciarci un quadro improntato spesso a simpatia ed ammirazione. Scrive in questo modo il raffinato emiro Usama: "Quando visitai Gerusalemme io solevo entrare nella moschea al-Aqsa, al cui fianco c'era un piccolo oratorio, di cui i Franchi avevan fatto una chiesa. Quando dunque entravo nella moschea al-Aqsa, dov'erano insediati i miei amici Templari, essi mi mettevano a disposizione quel piccolo oratorio per compiervi le mie preghiere" (Franco Cardini “Processi alla Chiesa. Mistificazione e apologia”, Piemme, Casale Monferrato 1994, p. 229).

Ma quale fu il motivo della nascita e presenza in Terrasanta di questo ordine di monaci guerrieri? Come è possibile che un ordine religioso cristiano potesse fondarsi sulla violenza e le armi? Una volta liberata Gerusalemme e i luoghi santi, meta dei pellegrinaggi, restava il problema della loro difesa. L’Islam era stato sconfitto, ma non debellato, quindi persistevano i pericoli per le carovane dei pellegrini e per Gerusalemme stessa. Gli eserciti crociati, infatti, dopo l’impresa, si scioglievano, i cavalieri si liberavano dal voto fatto e se ne tornavano in Europa. Dopo un primo periodo di disorientamento, l’Islam, in special modo quello egiziano, passarono al contrattacco e presto le vie carovaniere cominciarono ad essere insicure e ricominciarono le violenze nei confronti dei pellegrini. Così, gruppi di cavalieri cristiani, per lo più a titolo penitenziale come era tipico per quei tempi, sceglievano di rimanere in Terrasanta per difendere le conquiste cristiane e proteggere i pellegrini, vivendo in comunità e in povertà nei luoghi santi. Si formava, così, una singolare e paradossale, in quanto guerriera, vita monastica che ben presto si sviluppò in ordini religiosi acquartierati in caserme-abbazie poste lungo i confini e nei punti strategici del deserto a guardia delle piste carovaniere. Nacquero così gli ordini religioso-militari dei "Poveri Cavalieri del Cristo" (più tardi detti "Templari"), dei "Cavalieri di San Giovanni", (detti "Ospitalieri"), poi dei "Cavalieri di Santa Maria" (detti "Teutonici"). Le loro regole si ispirarono variamente alla matrice benedettina (o alle norme canonicali d'origine agostiniana) e trovarono un estimatore d'eccezione nel più grande mistico dell'Occidente di allora, Bernardo di Clairvaux, che in un suo scritto il "De laude novae militae" ("In lode della nuova cavalleria"), definì la loro la vocazione militare come il simbolo esteriore del combattimento spirituale contro il peccato.

Come già accennato, oltre ai Templari, un ruolo molto importante fu rivestito dai “Cavalieri di San Giovanni” detti “Ospitalieri”. Anche contro questo Ordine di monaci guerrieri si sono dette molte falsità, con accuse di crudeltà e violenza contro i musulmani, ma in realtà questo Ordine fu dedito principalmente all’assistenza e alloggio per i pellegrini. Successivamente, a causa delle continue scorrerie dei predoni che depredavano i pellegrini, i monaci li difesero usando anche le armi. Gli ospitalieri si costituirono subito dopo la Prima Crociata, e nel 1113 furono riconosciuti come itituzione indipendente da papa Pasquale II con la bolla "Pie Postulatio Voluntatis". Gli Ospitalieri veneravano i “santi poveri”, che consideravano i loro “signori” e si reputavano i “servi dei poveri di Cristo”. Nella loro sottomessa umiltà e nel loro rispettoso amore per i poveri anticiparono i francescani. Furono i fondatori del primo grande ospedale cattolico che realizzarono a Gerusalemme, insieme ad un grande orfanotrofio. Secondo gli ospitalieri, visto che ogni povero era Cristo, aveva diritto ad un trattamento che non fosse soltanto buono, ma il migliore e il più generoso possibile. Scrive in proposito lo storico delle Crociate J. Riley Smith: “L’ospedale di Gerusalemme accoglieva i poveri, quale che fosse la loro malattia (eccezion fatta per la lebbra), la nazionalità e il sesso. L’accoglienza di pellegrini musulmani ed ebrei spiega perché ai malati veniva servito il pollo e perché si parla di una seconda cucina, coquina privata. E’ possibile che gli ospitalieri rispettassero le restrizioni alimentari dei loro pazienti non cristiani” (Jonathan Riley Smith, “Storia delle Crociate”, A. Mondadori Editore, Milano 1994. Pag. 135).

I vari ordini cavallereschi che si formarono in Terrasanta durante le Crociate vengono spesso descritti come orde selvagge assetate di sangue musulmano e associazioni potentissime, ma, come abbiamo visto, si tratta dell’ennesima leggenda anticristiana. A tal riguardo lo storico J.Riley Smith è molto preciso: “I Templari e gli Ospitalieri sono stati rappresentati come ordini potentissimi, come “stati entro lo Stato”, ma il quadro c così li rappresenta è una caricatura. Costituzionalmente la loro posizione non era diversa da quella degli altri istituti ecclesiastici della Cristianità latina che avevano anch’essi proprietà a condizioni di privilegio con l’esenzione dagli obblighi di tipo feudale e dalla giurisdizione delle corti secolari” (Jonathan Riley Smith, “Storia delle Crociate”, A. Mondadori Editore, Milano 1994. Pagg. 141).


Bibliografia

Franco Cardini “Processi alla Chiesa. Mistificazione e apologia”, Piemme, Casale Monferrato 1994;
Jonathan Riley Smith, “Storia delle Crociate”, A. Mondadori Editore, Milano 1994;
Rodney Stark “Gli eserciti di Dio. Le vere ragioni delle crociate” Lindau, Torino, 2010;
Amin Maalouf “Le crociate viste dagli arabi”, La Nave di Teseo 2020.

venerdì 31 gennaio 2025

Gli haters del Cristianesimo: Sapiens Sapiens e la storicità di Giuda Iscariota


Prendo ancora in esame un video dell'hater Fratarcangeli, questa volta incentrato sul famoso episodio evangelico del tradimento di
Giuda Iscariota dal titolo: "GIUDA IL TRADITORE: COME I VANGELI INVENTANO UN PERSONAGGIO MAI ESISTITO". Nella sua folle crociata contro il Cristianesimo il nostro attivissimo hater, titolare del canale Sapiens Sapiens, si scaglia contro la storicità dei vangeli arrivando a dire che l'apostolo Giuda, l'iscariota, non è altro che il frutto di una elaborazione teologica postuma, ma che in realtà non è mai esistito. Probabilmente a Fratarcangeli deve essere capitato per caso qualche testo della teologa tedesca Ute Ranke Heinemann e sfrutta le sue rancorose ed avventurose tesi per farci più video possibili. Ma, è importante ricordarlo, la teologa tedesca abbandonò il Cristianesimo e, soprattutto, non aveva alcuna formazione specialistica e accademica nell’ambito del cristianesimo primitivo.

Contrariamente dall'opinione della Heinemann la storicità del personaggio di Giuda Iscariota è reputata tale dagli storici più accreditati come, ad esempio, i non credenti J. D. Crossan, B. Ehrmann, M. Casey, e mostri sacri del calibro di J. P. Meyer, figure dal punto di vista storico di ben altro spessore rispetto alla teologa tedesca. Il metodo storico-critico applicato ai vangeli, tanto caro al nostro Fratarcangeli, ritiene il personaggio di Giuda tra i più attestati e storicamente certi. La vicenda del suo tradimento è riportata in tutti e quattro i vangeli canonici, che, ricordiamo, sono fonti in gran parte indipendenti tra di loro, e, indubbiamente, rappresenta un avvenimento scabroso per la Chiesa nascente. Abbiamo, quindi, rispettati due criteri di storicità molto importanti come la molteplice attestazione e il criterio dell'imbarazzo.

Eppure, anche di fronte a tali evidenze, il nostro paladino della razionalità ateista preferisce l'opinione di una teologa priva una specifica competenza in materia ed ignora bellamente gli studi di storici affermati ed apprezzati a livello mondiale. Tutto ciò dimostra chiaramente l'intento prettamente ideologico dei suoi video che, quindi, sono da considerare solamente propaganda ateista.

In questo video vengono dette molte sciocchezze, ma per brevità e non appesantire la lettura, risponderò solamente alle due principali argomentazioni. La prima nasce da una domanda provocatoria che pone Fratarcangeli: "Ma allora, se (Gesù) sapeva che Giuda lo avrebbe tradito perché promette anche a lui un trono?". Con questo interrogativo retorico è chiaro l'intento di voler dimostrare che Giuda fosse una brava persona e che il suo tradimento è solo un'invenzione teologica, oppure che il personaggio stesso di Giuda, e il suo tradimento, non sono mai esistiti, ma si tratta tutto di una finzione redazionale. Secondo Fratarcangeli la "prova" di tutto ciò sarebbe il tentativo di "correzione" operato dal vangelo di Giovanni che cerca di "sanare" la contraddizione.

Una obiezione del genere tradisce l'ignoranza di Fratarcangeli che non conosce il rapporto tra prescienza divina e libertà personale. Queste non sono in antitesi, pertanto non c'è da stupirsi che Gesù chiami tutti alla sua sequela, anche chi liberamente decide di non seguirlo, come, ad esempio, avviene nel famoso episodio evangelico del giovane ricco (Mt 19, 16-22). Ma ciò che è più importante è che Gesù afferma chiarmente di riferirsi alla fine dei tempi, infatti leggiamo: "E Gesù disse loro: "Io vi dico in verità che nella NUOVA CREAZIONE, quando il Figlio dell'uomo sarà seduto sul trono della sua gloria" (Mt 19, 28), quindi, parlando dei 12 troni, Gesù si riferisce escatologicamente alla partecipazione dei discepoli al giudizio finale in quanto rappresentanti della Chiesa, cioè del nuovo Israele, ma la posizione di ogni singolo discepolo non era irrevocabile. Costituendo il gruppo dei Dodici Gesù compie un gesto profetico al fine di ricostituire il popolo d'Israele con le sue dodici tribù, così come la tradizione giudaica l'attendeva per il tempo messianico. Infatti "Dodici" è il numero che indica Israele e quindi anche la Chiesa, per questo avviene l'elezione di un dodicesimo apostolo in sostituzione di Giuda (At 1,15-26 ), proprio perché la figura del nuovo Israele si ritrovi nella Chiesa nascente. Lo stesso Paolo dice: " ...apparve a Cefa e quindi ai Dodici" (1 Cor 15, 5), avrebbe dovuto dire "apparve agli undici"? Oppure "apparve ai dieci" visto che cita separatamente Cefa (Pietro), Eppure parla di "Dodici", quindi è chiaro che i "Dodici" sono un simbolo.

Nel vangelo di Giovanni Gesù spiega bene che non parla di tutti gli apostoli, ma che comunque si rivolge a tutti loro perché si deve adempiere la profezia della Scrittura (Sal 41, 10). Gesù infatti dice: "NON PARLO DI TUTTI VOI; io conosco quelli che ho scelto; ma si deve adempiere la Scrittura: Colui che mangia il pane con me, ha levato contro di me il suo calcagno" (Gv 13, 18) ed ancora: "Quand'ero con loro, io conservavo nel tuo nome coloro che mi hai dato e li ho custoditi; nessuno di loro è andato perduto, TRANNE IL FIGLIO DELLA PERDIZIONE, perché si adempisse la Scrittura" (Gv 17, 12).

Secondo Fratarcangeli questi versetti del vangelo di Giovanni sarebbero una "correzione" operata a posteriori al fine di "sanare" l'incongruenza della promessa fatta agli apostoli, ma poi non realizzatasi per Giuda. Ma come abbiamo visto, Gesù parla della Chiesa, il Nuovo Israele simboleggiato dal numero "Dodici", che inizierà dopo la resurrezione, quando Giuda si è ormai perso. Quindi ha importanza il collegio, non tanto il singolo apostolo. Ma ad essere assurda è proprio l'idea di una fantomatica "cospirazione", ovviamente non basata su alcuna prova storica, per cui gli autori del vangelo di Giovanni, decenni dopo la stesura dei vangeli di Matteo e Luca, quando il vangelo si è ormai diffuso in tutto il Mediterraneo, tanto da determinare la nascita di innumerevoli Comunità e fatto versato il sangue dei primi martiri, abbiano avuto la necessità di "correggere" una ipotetica "svista". Ma il vangelo di Giovanni non corregge un bel niente, fornisce una sua autonoma testimonianza dei fatti, secondo dei canoni spirituali e filosofici che sono totalmente diversi dai sinottici. Il volerli mettere in relazione è totalmente sbagliato, non ha alcun senso, sia da un punto di vista storico che teologico.

L'altra questione sollevata nel video è una pura speculazione basata su una lettura parziale e di parte del vangelo. Fratarcangeli lascia intendere che, a detta dei sinottici, TUTTI gli apostoli sono sempre stati con Gesù fino a che non spuntò Giuda con i soldati per arrestarlo. Quindi non ci sarebbe stato il tempo materiale per Giuda di lasciare il gruppo, arrivare in città e tornare con i soldati. Ma è veramente così? I vangeli di Matteo e di Marco, in realtà, riportano che Gesù, una volta arrivato al Getsemani, disse agli apostoli di sedere lì e poi accennò a Pietro, Giacomo e Giovanni di seguirlo IN UN ALTRO POSTO per pregare. Il vangelo di Luca dice che Gesù si ALLONTANO’ per restare da solo a pregare. Pertanto i vangeli dicono chiaramente che Gesù passò del tempo da solo o con, al massimo, tre apostoli, mentre la maggior parte degli apostoli era in un altro luogo. Quindi, in realtà, Giuda ebbe tutto l'agio, in quel lasso di tempo non attenzionato dai Vangeli, di dileguarsi senza essere visto (era notte). Il Getsemani era un piccolo oliveto poco fuori dalla città vecchia di Gerusalemme sul Monte degli Ulivi, quindi Giuda ebbe tutto il tempo necessario per poter abbandonare gli apostoli e sopraggiungere con i soldati. E' chiaro che Fratarcangeli ha riportato il vangelo emendandolo dei versetti a lui non producenti per confezionare la sua ennesima storiella.

Siamo alle solite, pur di dare addosso ai cristiani ed alla Chiesa, questi polemisti dilettanti da quattro soldi, come Fratarcangeli, s'inventano di tutto, oppure seguono fonti di parte che nulla hanno a che fare con lo studio serio della storia e dell'esegesi biblica. Il tradimento di Giuda è un episodio mai seriamente contestato dagli storici, credenti e non credenti, ma rappresenta uno dei tanti momenti di conferma della storicità della narrazione evangelica.


Bibliografia

J.D. Crossan, Who Killed Jesus?, HarperCollins 1995;
B.D. Ehrman, Jesus. Apocalyptic Prophet of the New Millennium, Oxford University Press 1999;
J.P. Meier, Un ebreo marginale. Ripensare il Gesù storico. Compagni e antagonisti, vol 3, Queriniana 2003.

martedì 31 dicembre 2024

Gli haters del Cristianesimo: Sapiens Sapiens e la storicità del Natale cristiano.

Anche quest'anno, nel periodo natalizio, l'attività degli haters, invece di prendersi un momento di pausa per rispetto di una festività così cara ai cristiani, al contrario si accanisce con maggiore forza per cercare di far più scalpore possibile e, magari, raccogliere più abbonati e soldini...


Tra i tanti video, più o meno sconclusionati e riportanti le solite sciocchezze trite e ritrite sul Natale, ho scelto ancora una volta quello dell'hater Pierluigi Fratarcangeli, curatore del canale YT Sapiens Sapiens. Già dal titolo, "COME I VANGELI INVENTANO UN NATALE MAI ACCADUTO" si capisce immediatamente l'intento sensazionalistico volto ad attirare l'attenzione e cercare di creare imbarazzo per chi non è addentro alla materia. I Vangeli sarebbero solo sciocche leggende, delle fiabe che inventano fatti mai accaduti, praticamente delle imposture che presenterebbero solamente una sovrastruttura teologica che ha travisato completamente la reale figura storica di Gesù di Nazareth.

Cadendo nella sua solita fallacia logica dell'appello all'autorità, Fratarcangeli giustifica questo sprezzante giudizio con le tesi presentate dalla teologa (quindi neppure una storica) Uta Ranke Heinemann che nel suo libro "Così non sia" rivendica il suo diritto al dubbio di fede in quanto le vicende dei Vangeli non sarebbero mai avvenute realmente. Fratarcangeli, quindi, si arroga il diritto di dileggiare i vangeli, gettare discredito su di essi e disorientare le persone che hanno la disavventura di capitare nel suo canale, basandosi solo su UNA fonte, cioè le riflessioni della teologa Ranke Heinemann.

Ma come spesso accade, siamo di fronte alla solita tempesta in un bicchiere d'acqua. Quello che dice Fratarcangeli, con fare di chi ha scoperto l'inganno e lo rivela al volgo ignorante, è già ampiamente conosciuto dalla critica storica dei Vangeli. Basta citare personaggi come Alfred Loisy, Rudolf Bultmann, J. P. Meier, Dietrich Bonhoeffer, ecc. che molto tempo prima della teologa tedesca già individuavano nell'esegesi dei Vangeli un sistema particolare per esporre fatti e contenuti. In sostanza i racconti della nascita di Gesù sono tipicamente dei Midrash, cioè una narrazione teologica che va in profondità, oltre al semplice dato letterale.

Ma allora i vangeli mentono e non possono essere considerati dei documenti storici come dice Fratarcangeli? Ovviamente le cose non stanno in questi termini, Fratarcangeli è sostanzialmente un ignorante e non sa che il concetto di storiografia che abbiamo noi moderni è profondamente diverso da quello degli antichi. Per la moderna storiografia è assolutamente indispensabile riportare i fatti in modo preciso ed esatto, ciò deriva dalla cultura positivistica della nostra epoca, ma in antichità il concetto di verità storica prescindeva dall'esattezza del dettaglio. Ad esempio lo storico Plutarco nel raccontare la vita di Alessandro Magno afferma chiaramente di aver riportato solo alcuni episodi della sua vita, quelli che per lui descrivevano meglio la personalità del condottiero macedone.

Per gli antichi la conoscenza della verità di un fatto o la descrizione di un personaggio doveva comprendere il suo senso ultimo, cioè non era tanto importante ricostruire alla perfezione come si sono svolti esattamente i fatti, ma far trasparire il senso di quegli avvenimenti. Secondo la loro concezione aristotelica della realtà per capire totalmente un evento si deve ricercarne la causa, sia iniziale che finale, cioè il senso ultimo. Ad esempio lo storico Tucidide nel suo trattato storico sulla guerra del Peloponneso del V secolo a.C tra Atene e Sparta, afferma apertamente che i famosi discorsi di Pericle li ha inventati lui per poter descrivere la personalità del dittatore ateniese. Una cosa del genere sarebbe assurda per uno storico moderno, ma all'epoca non si avevano queste esigenze di esattezza.

Grazie agli importanti studi di Richard Burridge, eminente teologo e biblista britannico, sappiamo che i vangeli non differiscono dallo stile letterario e storico delle opere biografiche a loro contemporanee, come quelle di Filostrato, Svetonio, Plutarco, ecc. Quindi quando gli evangelisti ci parlano di Gesù, la loro prima esigenza non è quella di riportare esattamente, nel dettaglio, cosa ha fatto e detto, ma far trasparire chi è Gesù alla luce della sua resurrezione. Quindi, i vari avvenimenti riguardanti la vita di Gesù, non sono rappresentati attraverso l'esattezza storiografica, ma attraverso il loro significato. Agli evangelisti interessava l'essenza dell'esistenza di Gesù, non il dettaglio storico. il famoso Dale C. Allison, professore di Nuovo Testamento al Princeton Theological Seminary, New Jersey di Princeton, nel descrivere il Gesù storico, afferma: "I Vangeli ci restituiscono un ritratto vero ed autentico di Gesù, ma nella sua essenza e non nell'esattezza del fatto".

Il Natale di Gesù, molto probabilmente non è avvenuto come viene descritto, ma è riportato nella sua essenza, nel suo significato autentico cioè la venuta del profeta vaticinato dalla Scrittura, il Messia, secondo la testimonianza dei testimoni che hanno visto ed udito. I Vangeli, quindi, non raccontano una falsità, ma testimoniano ciò che nell'essenza hanno percepito coloro che lo hanno visto, secondo il modo di raccontare la storia tipico degli antichi. Quello che racconta Fratarcangeli è, quindi, una falsità, un voler mistificare la realtà storica dei Vangeli.


Bibliografia

Richard Burridge, "Che cosa sono i vangeli?", Brescia, Paideia, 2008;
Dale C. Allison, "Constructing Jesus: Memory, Imagination, and History" Baker Academic, 2013;
Adriano Virgili, "Incontro a Gesù. Saggio di apologetica cristiana" Rimini, Il Cerchio, 2017.

mercoledì 27 novembre 2024

Gli haters del Cristianesimo: Sapiens Sapiens e l'Immacolata Concezione

Si sta avvicinando il mese di dicembre, per i cristiani è un periodo intenso di fede, di attesa, quando la Chiesa si stringe più forte attorno alla Madre di Dio, a Maria che ci dona il Salvatore. Proprio per questo gli odiatori del Cristianesimo sono particolarmente feroci nell’attaccare questi affetti. Nella fattispecie ho scelto questo video di circa un anno fa, dove l’autore, Pierluigi Fratarcangeli, si scaglia contro la devozione cristiana più sentita.

In questo video, che è rintracciabile qui, l’autore, con l’evidente intento di attaccare la fede cristiana ritenendola una puerile credenza, critica il dogma dell’Immacolata Concezione proclamato da papa Pio IX l’8 dicembre del 1854. Dopo aver sottolineato il fatto che il dogma non è altro che un comando della Chiesa che impone cosa devono credere i fedeli, il nostro osservatore laico specifica che il dogma si baserebbe solo su superstizioni popolari e si meraviglia del fatto di come alti prelati colti ed istruiti possano avallare leggende nate in epoche lontane da persone che mescolavano mito e superstizione.

Nel video viene palesemente definito il dogma come una mitologia, quindi una credenza fantasiosa, ma che ha una sua base nel capitolo primo, versetti 26 e 28, del vangelo di Luca. Ovviamente il saluto dell’angelo a Maria “Ti saluto o Piena di Grazia, il Signore è con te” (Luca 1, 28) è una traduzione falsa, una mistificazione della Chiesa Cattolica, l’autore del video ci assicura che la vera traduzione sarebbe: “sei stata fatta oggetto di Grazia” e in queste parole vederci una “immacolata concezione” è una operazione ideologica che mira a piegare il testo a ciò che si vuole affermare.

Come ultima “rivelazione” nel video viene spiegato che il mito della purezza legato alla verginità non fosse affatto diffuso, ma che, anzi, non aveva mai fatto parte della fede dei primi cristiani e che fu introdotto solo più tardi mutuandolo dalla cultura pagana occidentale. Per fare una tale affermazione viene tirata in ballo la teologa tedesca, oggi scomparsa, Uta Ranke Heinemann, secondo il classico metodo “dell’appello all’autorità” con cui si vuole zittire ogni critica contraria.

Il Fratarcangeli, essendo profondamente ignorante del Cristianesimo e del ruolo che il Magistero della Chiesa esercita all’interno della Comunità cristiana non sa che Cristo nel Vangelo diede a Pietro, e quindi ai suoi successori, il compito di custodire il deposito della fede: "Simone, Simone, ecco satana vi ha cercato per vagliarvi come il grano; ma io ho pregato per te, che non venga meno la TUA fede; e tu, una volta ravveduto, CONFERMA i tuoi fratelli” (Luca 22, 31). In quest’ottica nessun cristiano cattolico ritiene una imposizione il fatto di dover credere che Maria sia stata concepita senza il peccato originale. Al contrario ciò costituisce una gioia perché testimonia la particolare attenzione che ha avuto Dio al fine di rendere possibile l’incarnazione di suo Figlio per la nostra salvezza. Solo chi non è cristiano come Fratarcangeli, può pensare ad una imposizione. La definizione del dogma è stata una necessità di chiarezza per i fedeli che pose fine a due millenni di diatribe tra coloro che affermavano la mancanza di peccato in Maria (immaculisti) e quelli che, invece, sostenevano la presenza del peccato originale (maculisti). Quindi, contrariamente alle fantasie laiciste, non si è trattato di una “raccolta di tradizioni e superstizioni”, ma del vertice di un confronto di alta teologia.

Come abbiamo visto la base scritturale di questo dogma è il famoso saluto che l’arcangelo Gabriele rivolge a Maria, “Ti saluto o Piena di Grazia, il Signore è con te” (Luca 1, 28). Nel testo greco originale compare il termine "kecharitomene" che significa: “piena di Grazia”, “riempita di grazia”, (Liddell-Scott-Jones Lexicon of Classical Greek). E “Piena di grazia” vuol dire proprio ”Immacolata Concezione”, perché se uno è pieno della Grazia Divina è privo di peccato. A mettere in dubbio questa traduzione sono stati i protestanti che per andare ideologicamente contro la Chiesa cattolica si sono inventati altri significati. E neanche subito, infatti la traduzione "piena di grazia" è rimasta nelle prime Bibbie protestanti, come quella di Wyclif, quella di Cramer e anche quella famosa di Tyndale (1534). Poi, siccome la Chiesa cattolica è divenuta la grande Babilonia è magicamente spuntata la traduzione "molto favorita" con l’evidente intento di diminuire il valore di Maria. Ma in origine è sempre stata quella la traduzione. Una per tutte il “gratia plena” di San Gerolamo della “Vetus latina” (IV secolo).

Altra baggianata è quella di dire che tra i primi cristiani e nell’ebraismo non era importante il valore della verginità. Questa è veramente grossa, già il cantico di Maria nel vangelo di Luca è un inno giudeocristiano, ma si può ricordare anche l’importante apocrifo del Protovangelo di Giacomo oppure Giustino di Nablus, Ireneo di Lione, ecc. tutti Padri della Chiesa del II secolo che testimoniano il culto della Vergine Maria, ma anche la Scrittura che è piena di gravidanze miracolose: Sara, Rebecca, Rachele, Manoach, Sofonima, Elisabetta, ecc.

Insomma questo video di Fratarcangeli è pieno di errori ed imposture, un classico esempio dell’ignoranza laicista e della loro malafede nel ricorrere alle peggiori fallacie logiche come il cherry picking ed il ricorso all’autorità per imporre agli sprovveduti le loro maligne falsità.

Bibliografia

GIOVANNI PAOLO II, Udienza generale di Mercoledì, 8 maggio 1996, in ID., Bellissima tra le donne. La Beata Vergine Maria, Chirico, Napoli 2004;
MANELLI S. M., Mariologia biblica, Casa Mariana Editrice, Frigento 1989;
BATTAGLIA O., La Madre del mio Signore. Maria nei vangeli di Luca e Giovanni, Cittadella Editrice, Assisi 1994;
MORI E. G., Figlia di Sion e Serva del Signore. Nella Bibbia, nel Vaticano II, nel postconcilio, EDB, Bologna 1988;
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