Nella prima parte di questo articolo abbiamo visto che esistono considerazioni di carattere generale che rendono totalmente assurda la teoria secondo la quale il Vangelo riporti chiari riferimenti alla natura violenta e sediziosa del gruppo dei seguaci di Gesù. Ciononostante, per togliere ogni dubbio, in questa seconda parte affronterò in dettaglio le interpretazioni di alcuni passi dei Vangeli che vengono proposte in questo video.
1) Nel video viene data per scontata l'identità tra i “nazirei”, cioè i Giudei che hanno fatto il voto di nazireato, e i “nazorei”, cioè il nome con cui vennero chiamati i primissimi seguaci di Gesù. Siccome in Atti 24, 5 è detto che Paolo di Tarso fomenta rivolte tra tutti i Giudei e che è capo della setta dei “Nazorei”, allora Gesù, essendo un nazireo, diviene automaticamente un ribelle sedizioso. Questa visione è completamente errata, innanzitutto perché i "nazirei" (dall'ebraico: נזיר, Nazir, cioè "consacrato", "separato") sono i Giudei che hanno fatto il voto di "Nazireato" cioè la consacrazione a Dio con il conseguente voto di seguire alcuni rigidi precetti di vita, quindi niente a che vedere con sediziosi antiromani, mentre il termine “nazorei”, che è analogo al termine “Nazareni”, riguarda esclusivamente i seguaci del “Nazareno”, cioè Gesù, così come riportato negli Atti degli apostoli e nel Talmud ebraico. Fu applicata a Gesù nel Vangelo di Matteo (Mt 2, 23) ed i Giudei ed i musulmani l'usano anche oggi per designare i cristiani; Il riferimento al fatto che Paolo era un nazareno intendeva collegarlo a un contesto generalmente disprezzato e umile. Era un termine di spregio usato per i seguaci di Gesù. La città di Nazareth godeva di una cattiva reputazione (Giovanni 1:46).
2) Nei Vangeli sia i “nazirei” che i “nazorei” non sono mai associati a elementi che possano far pensare ad una loro natura violenta o sediziosa. L’unico passo che può lasciare interdetti è il famoso versetto 5 del capitolo 24 degli Atti degli apostoli, che abbiamo appena visto, dove viene detto:
“Abbiamo scoperto che quest'uomo è una peste, fomenta continue rivolte tra tutti i Giudei che sono nel mondo ed è capo della setta dei Nazorei” (Atti 24, 5)
Qui Paolo è associato ai “Nazorei”, cioè ai seguaci di Gesù, non c’entra niente il voto di Nazireato (che, comunque, non ha nulla a che vedere con l’essere un sedizioso). Paolo è considerato il “capo” di una setta di eretici, infatti il termine “setta”, in greco αἵρεσις ha letteralmente il significato di “eresia”, cioè di divisione, di dogma contrario alla Legge. Quindi siamo di fronte ad una accusa religiosa, non di sedizione antiromana. Paolo veniva considerato un eretico, in Atti 18, 13, infatti, leggiamo: “Costui persuade la gente ad adorare Dio in modo contrario alla legge”. Le rivolte che si generavano durante la sua predicazione erano, quindi, scatenate dai Giudei contro di lui e non contro i romani. Non deve confondere l'accusa che fa Tertullo contro Paolo di fomentare tumulti, serve solo per impressionare i romani che erano molto sensibili all'ordine pubblico. Questi tumulti non sono mai di origine politica e tanto meno rivolti contro i romani, Paolo è sempre stato al centro di dispute religiose e ciò è provato dalla lettera del Tribuno Lisia al procuratore Felice che ritiene Paolo innocente da qualsiasi reato per cui è prevista la morte, cioè la sedizione politica (Atti 23, 26).
3) Come altra “prova” il video riporta il fatto che i ribelli antiromani fossero denominati anche “Galilei” e siccome i primi seguaci di Gesù erano tutti Galilei ecco provata la loro vera identità. Come evidenza di tale fatto vengono citati due brani tratti da due opere dello storico giudaico filoromano Giuseppe Flavio. Il primo è tratto dalle Antichità Giudaiche dove leggiamo:
“Indignati da questo, i Galilei istigarono le masse giudaiche a prendere le armi per vendicare la propria libertà; la schiavitù, dicevano, è per sé acerba, ma quando è unita all'insolenza, è proprio intollerabile” (Ant. Giud. XX 120).
Come al solito siamo di fronte ad una frase estrapolata dal suo contesto nella speranza che nessuno vada a controllare cosa veramente volesse dire Giuseppe Flavio. In realtà la vicenda riguarda una sollevazione dei Galilei contro i Samaritani e non contro i romani. Era successo che i Samaritani avevano devastato parte del territorio galileo, ma Ventidio Cumano, l’allora procuratore romano della Giudea, scontentò i Galilei che si erano appellati a lui per avere giustizia contro i Samaritani. Da qui ne seguì una sollevazione, ma, come detto, dei Galilei contro i Samaritani, distruggendo alcuni loro villaggi, non contro i romani! Insomma, si fecero giustizia da soli. (Ant. Giud. XX 118-122). Quindi niente che lasci pensare che i Galilei fossero dei ribelli antiromani.
Il secondo brano è tratto da Guerra Giudaica dove leggiamo:
“… mentre all’interno più feroci degli altri due erano gli Zeloti, fra i quali si distingueva per i disegni delittuosi e per la temerarietà il Gruppo dei Galilei” (Guerra giudaica IV, 558).
In questo caso Giuseppe Flavio sta parlando della sollevazione del 70 d.C., quindi non dei tempi di Gesù e non si riferisce a tutti i Galilei, ma solo ad un gruppo di essi. G. Flavio dice che tra gli Zeloti c’era un gruppo proveniente dalla Galilea. Anche qui, niente che lasci pensare che qualunque galileo fosse automaticamente un ribelle antiromano. Invece talune fonti ci confermano che il termine “Galilei” indicò per un certo tempo i primi seguaci di Gesù e che non erano affatto dei ribelli, ma piuttosto contrari ad una sollevazione violenta. Una lettera di Bar Kokhba, il capo della sollevazione ebrea del 135 d.C. contro i romani, ritrovata nel deserto di Giuda, parla dei "Galilei" come potenziali nemici in quanto contrari ad unirsi agli insorti (cfr. P. Benoit, J.T. Milik, R. de Vaux, Discoveries in the Judean Desert of Jordan II. Les grottes de Murabba'at, Oxford, Clarendon Press, 1961, pp. 159-160). Esattamente il contrario di quanto è affermato questo video.
Quindi quando nel Vangelo una donna riconosce Pietro come Galileo: “E’ vero tu sei certamente uno di loro, infatti sei Galileo” (Mc 14, 70) non lo sta accusando di essere un ribelle sedizioso antiromano, ma di far parte del gruppo di Gesù. Infatti esclama: “Anche tu eri con il Nazareno, con Gesù”. Viene, quindi, associato il termine “nazareno” con la “Galilea”, un riferimento chiaramente geografico. Siccome Gesù e i suoi erano in larga maggioranza provenienti dalla Galilea è logico che anche Pietro è riconosciuto in quanto galileo. E lo stesso vale per Luca 22, 59 dove Pietro è riconosciuto come appartenente al gruppo di Gesù in quanto Galileo, quindi, anche qui, solo un riferimento geografico;
4) Abbiamo visto che essere un nazireo non aveva assolutamente il significato di “ribelle antiromano”, ma che era una pratica devozionale e penitenziale molto forte, per consacrarsi in modo speciale a Yahweh. Il termine "sacro" significa certamente "separato", ma associandola a Yahweh assume un significato speciale, ossia che era riservato a Dio e, quindi, acquisiva un valore speciale, divino. Nei vangeli Gesù non è mai appellato come nazireo, ma come nazoreo, cioè nazaretano, ossia proveniente dal piccolo paese di Nazareth di Galilea. Prova di ciò la troviamo quando Pietro, in Atti 10, 38, dice chiaramente: “Gesù, quello da Nazareth”, in greco: “Ἰησοῦν (Gesù) τὸν (quello) ἀπὸ (da) Ναζαρέθ (Nazareth)”. Qui si dice che “viene da”, non una qualità “che si è”. Alla luce di ciò non si può affermare che l’appellativo dato ai primi cristiani si riferisse ad un ipotetico voto inesistente di nazireato di Gesù, ma al fatto che Gesù era conosciuto come il Nazareno, cioè originario di Nazareth. Località esistente a quel tempo come attestano tanti studiosi e gli scavi archeologici;
5) Completamente sbagliate sono le interpretazioni di alcuni passi del vangelo di Luca riportate nel video. In Luca 22, 36 viene proposta una metafora di Gesù. Egli mette in guardia gli apostoli dal fatto che dovranno prepararsi per sopportare l’ostilità universale, infatti dal momento che Gesù verrà “annoverato tra i malfattori” (Lc 22, 37), il loro apostolato non potrà più essere pacifico e tranquillo, ma avranno tutti contro. Gli apostoli non comprendono il vero senso di queste parole ed intendono il suo invito in senso materiale mostrando di avere già delle spade. Irritato del fatto che gli apostoli non capiscono il vero senso delle sue parole, Gesù esclama: “Basta!” (Lc 22, 38). Dal contesto si capisce bene che Gesù non intende riferirsi al fatto che due spade siano sufficienti (sic!), ma che vuole interrompere la conversazione. Anche qui nessuna indicazione di rivoluzionari, ma di persone ancora abbastanza sempliciotte che non riescono a capire ciò che dice loro Gesù.
Altro passo richiamato dal video sono i versetti successivi, cioè Luca 22, 49: questo passo deve essere letto nel contesto concitato di una colluttazione, i discepoli non attaccano nessuno, ma vogliono difendere Gesù per sottrarlo all’arresto, ne esce fuori un colpo di spada che accidentalmente colpisce l’orecchio del servo del Sommo Sacerdote. Che c’è di strano? Se non si colpisce la testa, ma la si sfiora è possibile colpire solo l’orecchio. Ma anche qui Gesù torna ad inquietarsi esclamando: “Lasciate, basta così!” (Luca 22, 51). Non deve meravigliare il fatto che gli apostoli portassero delle armi: il termine che troviamo per “spada” è “μάχαιρα” (machaira) (La parola.net) che significa “coltello grande, usato per ammazzare gli animali e per tagliare la carne”, quindi dei semplici attrezzi di uso comune, non spade da combattimento, come ci si potrebbe aspettare da dei ribelli adusi alla guerra. C’è, inoltre, da considerare che in Palestina si viveva un perenne clima di agitazione sociale e di insicurezza, facilmente si poteva essere coinvolti in zuffe e lungo le strade extraurbane c’era il rischio fondato d’imbattersi nei briganti. Era, quindi, considerato normale, per la propria sicurezza, possedere un’arma personale. Il fatto, quindi, che qualche apostolo fosse in possesso di coltelli non fa di loro dei rivoluzionari.
6) Ancora, nel video, per cercare di “provare” le intenzioni da rivoluzionario violento di Gesù, viene riportato il passo del vangelo di Matteo: “Non pensate che sia venuto a portare la pace sulla Terra” (Mt 10, 34). Funicello, l’autore del video, spiega che il termine greco “γῆν” per “terra” significa principalmente “territorio circoscritto”, un “paese”, nulla a che vedere con il “mondo”, quindi secondo lui è palese che Gesù voleva riferirsi ad una sua azione circoscritta alla Giudea. Innanzitutto, ammesso e non concesso che sia così, ci sarebbe da capire perché questo territorio circoscritto debba per forza essere la Giudea e non la Galilea o qualsiasi altro “paese”, visto che nessuno di questi luoghi viene indicato con precisione, ma in realtà le cose non stanno come dice Funicello. In Matteo 10, 34 il termine “γῆν” può significare sia “terra” in senso di “mondo”, oppure di terreno ed anche di “paese”, ma studiando bene i vangeli si scopre che in Matteo questo termine, quando deve indicare un paese è sempre seguito dal nome del paese, terra o nazione a cui si riferisce: “ed entrò nel paese (γῆν) d'Israele” (Mt 2:20), “vennero nella terra (γῆν) di Gennesaret” (Mt 14, 34) e così via. Invece in Matteo 10, 34 il termine “γῆν” non è seguito da alcuna indicazione precisa di luogo, quindi è chiaro il suo senso generico di “mondo”. Infatti il senso delle parole di Gesù sono chiaramente allegoriche: il suo messaggio è rivolto a chiunque (cioè il mondo) ed è un “segno di contraddizione” (Lc 2, 34) che, senza volerle, provoca necessariamente discordie per le esigenze di scelta che richiede.
Il video di Funicello dice ancora altre cose, ma penso che le considerazioni che ho riportato in questo post possano essere sufficienti per capire perché la teoria secondo la quale i vangeli nascondano una natura violenta di Gesù e dei suoi seguaci, sia una solenne sciocchezza. Perfino il famoso storico Bart Ehrman, notoriamente agnostico, nel descrivere brevemente l'opera di Hermann Reimarus e le sue analisi sul Gesù storico, visto come un capo politico rivoluzionario il cui messaggio era stato distorto dai discepoli (soprattutto Paolo), taglia corto e scrive: "Oggi nessuno studioso concorda con questa ricostruzione del Gesù storico". (Bart D. Ehrman, I Cristianesimi perduti, Carocci, 2006, pag.218).
Per concludere riporto quest’altra interessante riflessione di un altro storico importante, John P. Meyer che nel suo imprescindibile “Un ebreo marginale” scrive: “Certamente ci saranno sempre degli scrittori che asseriscono che gli Evangelisti hanno celato l'autentico Gesù storico - cioè, Gesù il violento rivoluzionario che fu messo a morte per aver cercato di suscitare una rivolta contro Roma- e lo hanno sostituito con l'imbarazzante figura del mite ed amorevole Gesù dei vangeli. In un certo senso, non c'è motivo di discutere con questi tanto convinti teorici della cospirazione. La massa di tradizioni evangeliche prodotte dagli studiosi per confutare la teoria della 'cospirazione' non fa altro che dimostrare a questi teorici della ' cospirazione' la pervasiva natura della mistificazione. Questa situazione Somiglia un po' a un circolo vizioso. Da un lato, i teorici della ' cospirazione' sostengono che la mistificazione è stata così massiccia e ampia da ingannare la maggior parte degli studiosi. Tuttavia, dall'altro lato, ci viene chiesto di supporre che gli Evangelisti siano stati straordinariamente inetti nella loro mistificazione. Inavvertitamente essi avrebbero lasciato nei Vangeli materiale sufficiente perché coloro che hanno occhi per vedere - ossia i teorici della cospirazione- possano intendere la verità nascosta di Gesù, Il rivoluzionario armato. (..) Certamente, malgrado i fatti, Gesù lo zelota rimarrà perennemente popolare nelle volgarizzazioni dei Mass- media, proprio come rimarrà totalmente anacronistico” (John P. Meier, Un ebreo marginale vol. 3, Ed. Queriniana 2010, p. 608-609)
Bibliografia
P. Benoit, J.T. Milik, R. de Vaux, "Discoveries in the Judean Desert of Jordan II" Les grottes de Murabba'at, Oxford, Clarendon Press, 1961;
F. Giuseppe "La Guerra giudaica" a cura di G. Vitucci, Mondatori Editore, 1997;
Bart D. Ehrman, "I Cristianesimi perduti", Carocci, 2006
John P. Meier, "Un ebreo marginale" vol. 3, Ed. Queriniana 2010;
Grazie, Luigi. I tuoi approfondimenti sono preziosi e inequivocabili. Aggiungo una cosa per me molto importante. Alcuni haters di fatto sostengono questa tesi: la ragione non spiega tutto. Chi ha fede ha tutto il diritto di professarla ma deve "accontentarsi" di una fede senza fondamenti, non ragionevole.
RispondiEliminaQuesto almeno è quello che ho capito io. Viceversa la fede non è affatto così, ha una sua profonda ragionevolezza. Ho letto il libro del filosofo Roberto Giovanni Timossi: DECIDERE DI CREDERE - Ragionevolezza della fede (come sottotitolo) ed è stato illuminante.
Ecco credo che la tua opera unita alla tua competenza possa essere indirizzata al grande pubblico proprio a questo: ribadire la RAGIONEVOLEZZA DELLA FEDE.
Debbo dire che faccio fatica a sopportare questo ribaltamento della realtà: la fede in Gesù Cristo può essere non accolta ma non equiparata alla fede nell' asino che vola. E se qualcuno lo afferma va serenamente smentito con i fatti, i documenti, la storia, i testimoni.
Ciao Marco,
Eliminacome pensi avrai capito, io mi interesso principalmente di storia, esegesi biblica, papirologia, ecc. La filosofia non è il mio forte, però ti posso segnalare un mio articolo che tratta proprio del rapporto tra fede e scienza e di come nasce, con Tommaso D'Aquino ed Anselmo d'Aosta, l'idea che la fede non è un fatto irrazionale, ma che deriva anche da una presa di coscenza razionale. Ti metto il link a questo articolo e ti consiglio di leggere anche gli interessantissimi commenti.
Un caro saluto
https://luis-apologeticon.blogspot.com/2014/02/fede-e-ragione-una-storia-infinita.html
Grazie, Luigi. Leggerò volentieri. PS. Però, ma sono io che mi sono spiegato male, non intendevo "ragionevolezza" dal punto di vista filosofico (o cmq non solo). In estrema sintesi: per me la fede è ragionevole perché dopo pochi anni i fondamenti del credo cristiano c'erano tutti, perché i primi libri del NT risalgono a neanche 20 anni dagli eventi della passione, morte e resurrezione di Gesù (fatto inedito per ogni altra opera o personaggio dell' antichità; è una fede ragionevole perché i documenti storici su Gesù sono tantissimi se pensiamo si tratti di un "ebreo marginale" come direbbe Meier e non un imperatore o un console o un leader religioso riconosciuto e mi fermo qui ma potrei continuare per molto. Tutte cose presenti nel tuo bagaglio, presumo. Un saluto e grazie ancora
EliminaCiao Marco, bè, con me sfondi una porta aperta, sono un fervente appassionato di storia ed è primariamente da questo punto di vista che preferisco trattare di Cristianesimo. Ti posso, infatti, annunciare che tornerò sulle sciocchezze di Fratarcangeli proprio per confutare diversi suoi video che trattatano della nascita del movimento cristiano. Alla prossima!
EliminaMarco
EliminaLeggerò volentieri i tuoi approfondimenti. Grazie ancora
EliminaAlgunos autores, como S. G.
RispondiEliminaF. Brandon,20 han tomado pie de tal circunstancia para abogar en favor de la
identificación de la comunidad judeo-cristiana con las tendencias zelotes,
identificación que tendría su origen en el mismo Jesús. La tesis –poco
original, ya que prácticamente se limita a repetir, eso sí, con menos
brillantez, las teorías de R. Eisler–21 ha sido rechazada en bloque por los
especialistas, lo que no es extraño si tenemos en cuenta que no es posible
hablar de zelotes antes de la revuelta del 66 d. de C.22
Para empezar, es imposible que los judeo-cristianos, que creían que
Jesús era el Mesías y que eran regidos por un hermano de éste, estuvieran
dispuestos a aceptar las pretensiones mesiánicas de otros judíos. Como
tendremos ocasión de ver al analizar el Documento Q, la enseñanza de
Jesús rechazaba el empleo de cualquier forma de violencia (incluso
defensiva) y lo mismo se evidencia en la carta de Santiago, «el hermano del
Señor», escrita aproximadamente por esta época. En ese sentido, no deja de
ser revelador que Josefo, como veremos más adelante, manifieste su
simpatía por Santiago, a la vez que rechaza calurosamente las acciones de
los zelotes a los que califica comúnmente de bandidos, charlatanes y la
drones.
El judeo-cristianismo se configura así –y no es extraño si vemos los
paralelos evangélicos y los datos de las fuentes lucanas, paulinas y
rabínicas– como un movimiento espiritual piadoso y pacífico, que mostraba
una especial preocupación por el cumplimiento riguroso de la ley, que
dedicaba buen número de sus esfuerzos a paliar las penas de los más
necesitados mediante la práctica de la beneficencia y la taumaturgia (es
pecialmente la relacionada con la sanidad física), que se sentía como un
foco de luz para una nación judía extraviada y que esperaba el retorno de
Jesús como el Hijo del hombre glorificado en virtud del cual se instauraría
un nuevo orden divino sobre la tierra." César Vidal, teólogo evangélico : https://www.mercaba.org/mediafire/Vidal%20Manzanares,%20cesar%20-%20El%20Primer%20Evangelio.%20El%20Documento%20Q.pdf
Alcuni autori, come S. G. F. Brandon,20 hanno approfittato di questa circostanza per sostenere l'identificazione della comunità giudeo-cristiana con tendenze zelote, un'identificazione che avrebbe avuto origine da Gesù stesso. Questa tesi – poco originale, poiché si limita praticamente a ripetere, seppur con meno brillantezza, le teorie di R. Eisler –21 è stata respinta in blocco dagli specialisti, il che non sorprende considerando che non è possibile parlare di zeloti prima della rivolta del 66 d.C.22. Innanzitutto, è impossibile che i giudeo-cristiani, che credevano in Gesù come Messia ed erano governati da suo fratello, fossero disposti ad accettare le affermazioni messianiche di altri ebrei. Come vedremo analizzando il Documento Q, l'insegnamento di Gesù rifiutava l'uso di qualsiasi forma di violenza (anche difensiva), e lo stesso è evidente nella Lettera di Giacomo, "il fratello del Signore", scritta in quel periodo. In questo senso, è significativo che Giuseppe Flavio, come vedremo più avanti, esprima la sua simpatia per Giacomo, pur respingendo calorosamente le azioni degli Zeloti, che egli descrive comunemente come banditi, ciarlatani e ladri. Il giudeo-cristianesimo si configura così – e ciò non sorprende se consideriamo i parallelismi evangelici e i dati provenienti dalle fonti lucane, paoline e rabbiniche – come un movimento spirituale pio e pacifico, che mostrava una particolare preoccupazione per la rigorosa osservanza della legge, che dedicava gran parte dei suoi sforzi ad alleviare le sofferenze dei più bisognosi attraverso la pratica della carità e della taumaturgia (specialmente quella legata alla guarigione fisica), che sembrava un faro di luce per una nazione ebraica perduta che attendeva il ritorno di Gesù come Figlio dell'uomo glorificato, attraverso il quale un nuovo ordine divino sarebbe stato stabilito sulla terra. César Vidal, teologo di Venezia: https://www.mercaba.org/mediafire/Vidal%20Manzanares,%20cesar%20-%20El%20Primer%20Evangelio.%20El%20Documento%20Q.pdf
RispondiEliminaGracias Alfonso, como siempre aportas información y elementos muy útiles.
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