La "banalità del male". Questa frase è il titolo di un saggio di Hannah Arendt, una politologa statunitense che documentò le varie fasi del processo tenutosi a Gerusalemme nel 1962 al criminale di guerra Adolf Eichmann. Questo gerarca nazista, durante la Seconda Guerra Mondiale, fu un burocrate dello sterminio, si occupò con meticolosità dell'organizzazione tecnica della macchina nazista della morte. Si difese affermando sempre di aver agito solo allo scopo di risolvere problemi logistici, obbedendo ad ordini che gli furono impartiti. Si riteneva un semplice impiegato che si limitava a svolgere il suo lavoro nel migliore modo possibile. Un lavoro che contribuì all'assassinio di quasi sei milioni di ebrei. Scrive la Arendt: "Più che l'intelligenza gli mancava la capacità di immaginare cosa stesse facendo. Non era stupido: era semplicemente senza idee (una cosa molto diversa dalla stupidità), e tale mancanza di idee ne faceva un individuo predisposto a divenire uno dei più grandi criminali di quel periodo" (H. Arendt "La banalità del male. Eichmann a Gerusalemme" 1963, Feltrinelli (ed. 1999), pp. 290-291).
Qualche giorno fa il Consiglio Superiore di Sanità interpellato dal Ministro della Salute Speranza, ha indicato un aggiornamento delle vecchie linee guida sull'aborto farmaceutico del 2010. Ora non serve più il ricovero precauzionale per l'interruzione volontaria di gravidanza farmacologica, la Ru486, e la prescrivibilità è aumentata da sette a nove settimane. L'aborto farmacologico diviene, così, un fatto normale, banale, un'aspirina da prendersi con un goccio d'acqua. La donna, se vuole, può benissimo lasciare il consultorio mezz'ora dopo l'assunzione della pillola. Per il Servizio Sanitario Nazionale un vero vantaggio, tutto diviene meno dispendioso, è molto più facile dire alla donna: fai da te, fai da sola. Si risparmiano, così, posti letto, anestesie ed anche investimento umano di medici e di operatori sanitari. La vita umana diviene un problema, come un mal di testa da far sparire subito, senza tanti problemi. Eppure la legge 194 poneva tra i suoi principi il diritto alla vita del concepito, premeva affinché l'interruzione di gravidanza fosse l'ultima risoluzione da prendere. E invece, la vita umana innocente è sempre più considerata un male, un fastidio, un qualcosa da eliminare in modo sempre più semplice e normale.
La banalità del male.
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