lunedì 13 febbraio 2017

Parte XVII – La caccia alle streghe

Nel minestrone di inesattezze e luoghi comuni preparato da D.Brown, ispirato al più becero anticattolicesimo, non poteva mancare lo scontato riferimento all’Inquisizione e alla caccia alle streghe. A pag. 150 de “Il Codice da Vinci” si legge: «La sua brutale [della Chiesa] crociata per “rieducare” le religioni pagane e il culto della femminilità era durata per tre secoli e aveva impiegato metodi astuti e orribili […] In trecento anni di caccia alle streghe, la Chiesa aveva bruciato sul rogo la sorprendente cifra di cinque milioni di donne».

Veramente un gioco sporco quello di D. Brown, costui, per avvalorare le sue assurde teorie complottistiche, non esita ad usare argomenti oscuri e controversi della storia della Chiesa con lo scopo inconfessato di generare un facile sentimento anticattolico. Il risultato di questa penosa operazione è, però, ancora una volta, la dimostrazione della sua profonda ignoranza. Inevitabilmente non c’è alcunché di vero nelle sue affermazioni. Innanzitutto la cifra che riporta è totalmente assurda. Gli studiosi del fenomeno riportano dati molto più contenuti. Secondo gli studi di Brian O. Levack, forse il massimo studioso mondiale sul fenomeno, cui ha dedicato circa vent’anni di ricerche negli archivi di tutta l’Europa, i processi per stregoneria in Europa nell’arco di oltre tre secoli sono stati circa 110 mila e di questi la conclusione con condanne a morte è stata inferiore al 60% (Brian O. Levack “La caccia alle streghe” Texas 1987, Laterza Bari 1988). Quindi le vittime sono state al massimo 60–65 mila. Si tratta certamente di una cifra drammatica, ma ben lontana da quella propinata da D. Brown, che sembra ignorare la più elementare demografia. Per avere un quadro più preciso ed esaustivo del fenomeno rimando il lettore al seguente articolo

Il fenomeno della caccia alle streghe è un doloroso episodio della storia della chiesa, ma ebbe motivazioni e sviluppi che non sono quelli riportati dal “Il Codice da Vinci”. In realtà la pratica della magia e della stregoneria è esistita in ogni tempo. Le paure ancestrali dell’uomo, originate dalla sua ignoranza nel capire la natura del mondo che lo circondava, hanno da sempre giustificato il ricorso al mondo dell’occultismo. Quando, però, nel XIV secolo il proliferare delle sette demoniache ha incominciato ad assumere il carattere di una vera e propria influenza del potere satanico nella vita della società, l’unica autorità morale di allora, la Chiesa Cattolica, intervenne per arginare il fenomeno, reprimere le eresie che minavano l’ortodossia della fede ed assicurare a moltissimi infelici un processo giusto evitandogli il linciaggio da parte della folla ignorante e superstiziosa. Purtroppo questo significò il ricorso alla pena di morte e così iniziarono le esecuzioni capitali. Nei secoli successivi, XV-XVII, il fenomeno ebbe uno sviluppo incontrollato, l’incapacità di dare una spiegazione scientifica ai fenomeni fuori dall’ordinario, la paura che attanagliò le popolazioni afflitte dalle frequenti epidemie di peste, i fenomeni di allucinazione collettiva dovuti alle tensioni sociali, alle guerre di religione e, soprattutto, alla predicazione religiosa protestante, che insisteva eccessivamente sulla potenza del male, determinarono una vera e propria psicosi. Quello che D. Brown non dice, infatti, è che la caccia alle streghe ebbe il carattere maggiormente repressivo nei paesi Protestanti come la Germania e, soprattutto, la Scozia. Altro dato ignorato da D. Brown è che a partire dal XV secolo i tribunali ecclesiastici vengono sostituiti da quelli laici, infatti è opportuno ricordare che la stragrande maggioranza dei processi per stregoneria è stata celebrata proprio presso tribunali laici. La maggioranza delle condanne è stata, dunque, comminata da giudici laici che non avevano niente a che vedere con la chiesa. Certamente in alcuni casi resta indubbia la responsabilità della Chiesa Cattolica che in talune occasioni non ha vigilato a dovere, ma occorre anche considerare che in quel periodo il potere laico riusciva ad essere molto forte e non facilmente controllabile dai papi. 

A noi, osservatori del XXI secolo, questa vicenda suscita orrore e sconcerto, ma se vogliamo capire quel determinato momento storico bisogna abbandonare la nostra visuale per calarci in quella dell’Europa del XIII – XIV secolo. La vita di allora era caratterizzata da insicurezze di ogni tipo: sociali, politiche, economiche. Al di fuori delle classi dominanti non esisteva il benessere, si viveva costantemente tra le sofferenze causate dalle malattie o dalla mancanza di cure mediche e, soprattutto, si moriva presto e il più delle volte per cause banali (infezioni e setticemie). L’unica certezza, per quelle società teocratiche, erano Dio, la Chiesa e la speranza di una vita migliore nel Regno dei Cieli. Appare, quindi, inevitabile una forte reazione verso chiunque potesse mettere a repentaglio tali prospettive. Purtroppo anche il ricorso alla pena di morte ed alla tortura era, in quei tempi, ancora considerato un normale modo di procedere nell’amministrazione della giustizia. 

Nell’anno 2000, comunque, durante il grande Giubileo, il Papa Giovanni Paolo II, reputando gravi le colpe della Chiesa Cattolica nei confronti della donna, ha solennemente chiesto perdono.

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