mercoledì 23 gennaio 2019

I miti sulle crociate: i mussulmani combatterono per difendere la loro fede senza mire espansionistiche

Un altro mito molto diffuso riguardante i rapporti tra l’Islam e la cristianità è quello che vuole i musulmani costretti a difendersi dalla pressione delle forze cristiane europee. Quindi, secondo questa curiosa convinzione, l’espansione dell’Islam non sarebbe altro che una risposta all’aggressività cristiana, i musulmani combattevano senza alcuna volontà di sottomettere e conquistare, ma solo per difendersi. Tutto ciò sarebbe provato dal fatto che l’Islam sarebbe essenzialmente una religione di pace che rifugge la guerra. L’ex presidente degli Stati Uniti d’America, Barak Obama, in un suo discorso assolse completamente l'islam affermando che “coloro che perpetrano la violenza e il terrore sostenendo di farlo nel nome dell'islam, in realtà tradiscono l'islam” (Il Timone N. 97 - ANNO XII - Novembre 2010 - pag. 20).

L'incredibile espansione araba nel I secolo dell'era musulmana
Questa convinzione, però, stride fortemente con le evidenze storiche le quali ci mostrano l’incredibile velocità e grandezza dell’espansione islamica già a partire dal VII secolo. A pochi anni dalla morte di Maometto, avvenuta nel 632 d.C., l’Islam aveva soppiantato il cristianesimo nella maggior parte della regione mediorientale, nel Nord Africa, a Cipro e in buona parte della Spagna. Un secolo dopo cadevano sotto il dominio musulmano anche la Sicilia, la Sardegna, la Corsica e l’Italia meridionale. Fu invasa anche la Persia, l’Armenia, fu occupata la valle dell’Indo, l’odierno Pakistan, da cui le armate musulmane dilagarono poi nel corso dei secoli fino in India (Rodney Stark “Gli eserciti di Dio” Lindau, 2010, pag 28). L’incredibile espansione musulmana sembra quanto meno una reazione spropositata, sicuramente un caso di eccesso di legittima difesa. Eppure tutte queste nazioni e tutti i vari popoli conquistati dai musulmani vivevano tranquillamente nei loro territori senza aver mostrato alcuna mira d’espansione e professavano la propria fede senza alcuna intenzione di far del proselitismo. Veramente l’Islam si è solo difeso? 

Secondo un’altra ipotesi le conquiste musulmane sarebbero state determinate da esplosioni demografiche e depressioni del commercio carovaniero. Ma anche tutto ciò non ha basi storiche, infatti le conquiste dei musulmani non avvennero tramite eserciti sterminati, ma anzi con piccole formazioni militari ben organizzate e ben guidate. Quanto al commercio carovaniero, viceversa, aumentò giovandosi di piste rese più sicure dalle conquiste. In realtà la ragione semplice e fondamentale per cui gli Arabi musulmani attaccarono i popoli vicini in quel particolare momento fu che essi erano finalmente in grado di farlo. L’espansione islamica continuò incessantemente per esaurirsi solo quando la potenza islamica non fu più in grado di imporre la sua forza (Rodney Stark “Gli eserciti di Dio” Lindau, 2010, pag 23).

In realtà fu ben altro che spinse l’Islam ad espandersi e a divenire una potenza imperialista: la volontà di diffusione ed imposizione della fede islamica. Lo storico Hugh Kennedy ha così ben specificato: “combattevano per la loro religione, per la prospettiva di un ricco bottino e perché vedevano andare in guerra amici e uomini appartenenti alla loro stessa tribù” (Hugh Kennedy “L’Esercito dei Califfi” Editrice Goriziana, Gorizia 2009). Dopo la sconfitta patita a Poitiers nel 732 d.C., quando i musulmani subirono una pesante battuta d’arresto al loro espansionismo, il sovrano della Spagna islamica, Hisham, nel 792 d.C. bandì nuovamente una spedizione in Francia e lo fece ricorrendo al Jihād, cioè alla guerra santa. I musulmani di tutto il mondo risposero con entusiasmo e fu organizzata una spedizione che mise a ferro e fuoco i territori controllati dai cristiani. Tale appello di Hisham fu di natura prettamente religiosa, ben tre secoli prima dell’appello alla crociata di papa Urbano II.

Molto probabilmente è anche vero che Maometto vide nell’espansione territoriale l’opportunità di cementare l’unità araba, con la possibilità di un facile bottino e di guadagni con l’imposizione di tributi alle popolazioni conquistate, ma il motivo di fondo di tale imponente espansionismo fu quello di diffondere ed imporre la legge islamica. Il più famoso e autorevole tradizionista musulmano, cioè esperto di storia e diritto islamico, Al –Bukhari, vissuto nel IX secolo, riporta le parole del Profeta il quale disse ai suoi seguaci che Allah avevaordinato loro “di combattere contro gli infedeli finché essi non avessero ammesso che non vi era altro dio al di fuori di Allah e che Maometto era il suo messaggero” (Al Bukhari “Sahih al-Bukhari" vol. I, Libro 2, n.25).

Obbedendo a questo principio l’Islam è sempre stato conquistatore e se dal 1683 non fu più emanata una Jihad su larga scala non fu per effetto di riforme interne o per una più autentica interpretazione o ridefinizione della dottrina, ma perché il mondo islamico non era più in grado di sostenere tale lotta.



Bibliografia

Al Bukhari “Sahih al-Bukhari” vol. I, Libro 2;
Jonathan Riley Smith, “Storia delle Crociate”, A. Mondadori Editore, Milano 1994.
P. Fregosi “Jihad in the west: muslim conquests from the 7th to the 21st centuries” Prometheus Books, New York 1998;
R. Spencer “Guida all’islam e alle crociate” Lindau, Torino, 2008;
H. Kennedy “L’Esercito dei Califfi” Editrice Goriziana, Gorizia 2009;
Rodney Stark “Gli eserciti di Dio. Le vere ragioni delle crociate” Lindau, Torino, 2010.

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