giovedì 10 gennaio 2019

Biglino e gli elohim. Parte seconda.

Ho già affrontato la questione riguardante il termine biblico elohim chiarendo il fatto che per la grammatica ebraica questo termine, che tecnicamente sarebbe un sostantivo plurale, quando è seguito dal verbo al singolare deve essere inteso col significato di “Dio”. Ma pur avendo mostrando una palese ignoranza della grammatica ebraica, Biglino utilizza anche un altro argomento per dimostrare che questi “elohim” siano in realtà delle numerose entità senza alcunché di divino. Secondo lui la Bibbia li presenterebbe tutti uguali, con le stesse prerogative, senza conferire ad uno in particolare caratteri divini. Nelle sue conferenze lo studioso piemontese è solito affermare: 

Nessuno sa cosa significhi il termine “Elohim”, “Elohim” è “Elohim”, punto, finito, lasciamo stare cosa vuol dire. Ma che la Bibbia ci parli di tanti Elohim è chiaramente evidente, e a questi Elohim vengono attribuiti gli stessi poteri, le stesse caratteristiche, le stesse prerogative che vengono attribuiti a Yahweh, che è stato fatto diventare Dio. Sono tutti uguali, una volta che si capisce questo si capisce la Bibbia”. 

La prima affermazione è palesemente falsa, basta solo pensare alla millenaria tradizione ebraica che ha sempre visto in quel termine un preciso riferimento a Dio. Anche tutte le versioni della Bibbia, quando il contesto lo suggerisce, traducono sempre il termine “elohim” con “Dio”. Tali traduzioni sono in copto, greco o latino e sono molto antiche, le più antiche risalgono addirittura al II secolo a.C.. Sulla scorta di tali indicazioni tutti i più autorevoli manuali e vocabolari odierni, quando il contesto e la grammatica lo indicano, traducono il termine “elohim” con “Dio”. E’ divertente constatare come nelle sue conferenze Biglino avverta sempre il suo uditorio di attenersi ai vocabolari ufficiali, quando, invece, ciò avviene solo nei rari casi in cui alcune definizioni sembrano corroborare le sue traduzioni. 

Ma anche la seconda affermazione, quella riguardante una supposta mancanza di supremazia da parte di “Yhaweh” sugli altri “elohim” è completamente falsa. Biglino per provare una tale affermazione riporta alcuni versetti della Bibbia dove sembra che tra i vari “elohim” non ci siano differenze di potenza e prerogative. Ma, come al solito, il nostro non fa altro che estrapolare alcuni versetti strappandoli dal loro contesto per fargli dire quello che a lui interessa. La Bibbia, in realtà, non fa che affermare la potenza e l’unicità di “Yhaweh”, sempre tradotto con “Signore”, di fronte a tutti gli altri dei che non sono altro che idoli. 

Tra i versetti più comunemente utilizzati per cercare di dimostrare tutto ciò abbiamo un passo dal libro dei Giudici, che Biglino usa in modo scorretto ed ossessivo: 

In Giudici 11,24: Iefte, capo delle forze di Israele, dice al re degli Ammoniti: “Il tuo elohim (qualunque cosa significhi) Kamosh ti ha dato quelle terre e tu te le tieni; il mio elohim (qualunque cosa significhi) Yahweh ci ha dato queste terre e noi ce le teniamo”. Tra i due elohim (qualunque cosa significhi) non c’è alcuna differenza, hanno le stesse prerogative, gli stessi diritti e gli stessi poteri: non c’è un Dio superiore e uno inferiore per il capo dell’esercito di Israele”. 

Il versetto del libro dei Giudici a cui fa riferimento Biglino è il seguente: “Non possiedi tu quello che Camos tuo dio ti ha fatto possedere? Così anche noi possiederemo il paese di quelli che il Signore ha scacciati davanti a noi” (Giudici 11, 24). Per Biglino questo versetto dimostrerebbe che tra i due “elohim”, "Kamosh" e "Yhaweh", non ci sarebbe alcuna differenza. Questo modo di leggere la Bibbia è del tutto fuorviante, infatti non ha alcun senso considerare una semplice frase senza collegarla all’intero contesto. Il libro dei Giudici presenta sempre Yahweh che determina la vittoria o la sconfitta d’Israele nello scontro con gli altri popoli in base alla sua osservanza o meno dell'alleanza sinaitica. Gli altri popoli non possono nulla contro Israele se questo è premiato da Yahweh, mentre riescono a prevalere se Yahweh punisce Israele. Iefte, capo dell’esercito israelita, quindi, sta solamente constatando che gli Ammoniti adoravano un idolo, cioè Kamosh. Infatti Iefte manda a dire agli Ammoniti che il Dio d’Israele non potrà essere da loro sconfitto: “Ora il Signore, Dio d'Israele, ha scacciato gli Amorrei davanti a Israele suo popolo e tu vorresti possedere il loro paese?” (Giudici 11, 23). Secondo il libro dei Giudici, Israele, guidato dal vero Dio, ha facilmente ragione degli Ammoniti a dimostrazione che il vero Dio era veramente alleato d’Israele a differenza dei falsi dei che non potevano nulla contro di Lui: “Egli li sconfisse da Aroer fin verso Minnit, prendendo loro venti città, e fino ad Abel-Cheramin. COSÌ GLI AMMONITI FURONO UMILIATI DAVANTI AGLI ISRAELITI” (Giudici 11,33). Kamosh non poté far nulla perché non era simile al vero Dio Yhaweh come pensa Biglino. 

Il libro dei giudici afferma chiaramente che le divinità degli altri popoli erano false proprio perché del tutto impotenti nei confronti di Yhaweh, l’unico vero Dio. Quando Israele cadeva nelle mani dei suoi nemici ciò era voluto da Dio a causa dei suoi peccati: “Ora l'angelo del Signore salì da Gàlgala a Bochim e disse: «Io vi ho fatti uscire dall'Egitto e vi ho condotti nel paese, che avevo giurato ai vostri padri di darvi. Avevo anche detto: Non romperò mai la mia alleanza con voi; voi non farete alleanza con gli abitanti di questo paese; distruggerete i loro altari. Ma voi non avete obbedito alla mia voce. Perché avete fatto questo? Perciò anch'io dico: non li scaccerò dinanzi a voi; ma essi vi staranno ai fianchi e i loro dei saranno per voi un inciampo” (Giudici 2, 1-3). 

Per confermare l’assurdità secondo la quale Yhaweh non sarebbe altro che un “elohim” come tutti gli altri, anzi, pure di livello inferiore, Biglino afferma che nella Bibbia tutti i vari “elohim”, cioè gli dei adorati dai vari popoli con cui Israele viene a contatto, hanno le stesse prerogative e gli stessi poteri. Niente di più falso! La Bibbia proclama sempre la grandezza di Yhaweh rispetto agli altri dei. Si possono citare decine di passi in cui è chiaramente indicata la superiorità del Dio d’Israele e a cui vengono attribuiti potenze e caratteristiche divine. Il condottiero Giosuè che introduce il popolo ebraico nella terra promessa ammonisce i suoi compatrioti: “Allora il popolo rispose e disse: «Lungi da noi l'abbandonare il Signore per servire altri dei! Poiché il Signore nostro Dio ha fatto uscire noi e i padri nostri dal paese d'Egitto, dalla condizione servile, ha compiuto quei grandi miracoli dinanzi agli occhi nostri e ci ha protetti per tutto il viaggio che abbiamo fatto e in mezzo a tutti i popoli fra i quali siamo passati. Il Signore ha scacciato dinanzi a noi tutti questi popoli e gli Amorrei che abitavano il paese. Perciò anche noi vogliamo servire il Signore, perché Egli è il nostro Dio” (Gs 24, 16). Nel libro dei Salmi, una raccolta di testi di varia origine a partire dal III secolo a.C., un importantissimo compendio della fede d’Israele, troviamo molto ben attestata la grandezza di “Yahweh” rispetto a tutto ciò che esiste: “Il Signore (Yahweh) ha stabilito nel cielo il suo trono e il suo regno abbraccia l'universo” (Salmi 102, 19), “Il Signore (Yahweh) tuonò dal cielo, l'Altissimo (Elyon) fece udire la sua voce” (Salmi 17, 14), “Applaudite, popoli tutti, acclamate Dio (Elohim) con voci di gioia, perché terribile è il Signore (Yahweh), l'Altissimo (Elyon), re grande su tutta la terra (Salmi 46, 1-3), ”Perché tu sei, Signore (Yahweh), l'Altissimo (Elyon) su tutta la terra, tu sei eccelso sopra tutti gli dei” (Salmi 96, 9), “Sappiano che il tuo nome è «Signore (Yahweh)»: tu solo l’Altissimo (Elyon) su tutta la terra” (Salmi 82,19). In quanto "altissimo" (Elyon), Dio "domina sul regno degli uomini e ... lo dà a chi vuole" (Daniele 4, 17-25); "il suo dominio è un dominio eterno e il suo regno dura di generazione in generazione" (Daniele 4, 34; 5, 21); "Il suo dominio è un dominio eterno che non passerà, e il suo regno è un regno che non sarà distrutto" (Daniele 7, 14). 

Ovviamente i vari termini, come ad esempio “Yhaweh” tradotto con “Signore” o “Elyon” tradotto con “Altissimo”, non sono, come dice Biglino, i nomi dei vari “elohim”, ma indicano le caratteristiche divine dell’unico Dio d’Israele. Ad esempio nella Genesi possiamo leggere: “Alzo la mano davanti al Signore (Yahweh), il Dio altissimo (El Elyon)!” (Gn 14, 22), oppure nel secondo libro di Samuele: “Il Signore (Yahweh) tuonò nei cieli, l'Altissimo (Elyon) emise la sua voce” (2Sam 22, 14). E’ chiarissimo che i due termini “Yahveh” ed “Elyon” sono riferiti alla stessa entità e non sono due distinti “elohim”. 

Il Signore Dio d’Israele, Yahweh, è celebrato nella Bibbia come l’unico Dio. Il grande re d’Israele Davide confessa: "A te, Signore (Yhaweh), la grandezza, la potenza, la gloria, lo splendore, la maestà, poiché tutto quello che sta in cielo e sulla terra è tuo! A te, Signore (Yhaweh), il regno; a te, che t'innalzi come sovrano al di sopra di tutte le cose!" (1 Cronache 29, 11). 

Chiudo riportando il salmo 113 che esemplifica molto chiaramente come nella Bibbia la figura di “Yahweh” non è affatto quella di un “elohim” come tanti altri, bensì quella del “Signore” di tutto ciò che esiste e come gli altri “elohim” stanno solo ad indicare degli idoli, falsi dei, che sono solo il frutto dell’idolatria degli altri popoli. 

Il nostro Dio è nei cieli: tutto ciò che vuole, egli lo compie. I loro idoli sono argento e oro, opera delle mani dell'uomo. Hanno bocca e non parlano, hanno occhi e non vedono, hanno orecchi e non odono, hanno narici e non odorano. Le loro mani non palpano, i loro piedi non camminano; dalla loro gola non escono suoni! Diventi come loro chi li fabbrica e chiunque in essi confida! Israele, confida nel Signore: egli è loro aiuto e loro scudo” (salmo 113). 

E’ ormai palese il modo di fare di Biglino: estrapolare qualche versetto dal contesto conferirgli un significato completamente avulso da quello originario. Biglino si presenta ai suoi accoliti come un semplice lettore della Bibbia ed, invece, opera manipolazioni, censure, che tradiscono il vero senso del testo. E’ veramente rattristante assistere, durante le conferenze di Biglino, ai moti di stupore ed approvazione dei numerosi astanti di fronte alle “rivelazioni” dello studioso piemontese, ignari del tranello di menzogne in cui sono caduti. 

Bibliografia 

G. Garbini “Storia e ideologia nell’Israele antico” Paideia, Brescia 1986; 
J.M. Miller, J.H. Hayes ”A History of Ancient Israel and Judah” London 1986; 
Dizionario “Brown-Driver-Briggs” Hebrew and English Lexicon 
Biblehub.com.

4 commenti:

  1. L'opera di Giorgio de Santillana deporrebbe a favore della tesi dell'unicità del Dio d'Israele, ma secondo spiegazioni originali e non di parte, del tutto estranee all'approccio filologico.

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    1. Penso che l'opinione di Giorgio de Santillana, proprio perché parte da posizioni eterodosse, anche se non supportate da un approccio filologico, abbia comunque un suo valore.
      Grazie del contributo.

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    2. Bè, in realtà, la forza di quegli scritti sta proprio nel delegittimare un bel pò di accademia. Io sono fermamente convinto che l'approccio che ci fornisce lo studioso italoamericano non dà scampo a Biglino, e neanche a Zecharia Sitchin (celebre il suo abbaglio sul Salmo 89-90). Fermo restando che le sue motivazioni, spesso supportate da osservatori esterni di lingua ebraica (bisogna ammetterlo), troveranno sempre un appiglio interpretativo nella struttura originaria dell'ebraico antico (privo di vocali), mentre quando , ad esempio, nel passo di Esdra in cui si conteggia l'offerta in metalli preziosi (fatta per la ri-costruzione del tempio) con una semplice trasformazione dei pesi in sicli, salta fuori la misura esatta (sovrapponibile a quella rilevata oggi)del ciclo precessionale degli equinozi, anche il buon Mauro è costretto a ricredersi e a meditare sull'opera di Santillana per almeno una settimana.

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  2. (Esdra 8: 26-27): seicentocinquanta talenti d’argento + vasellame o arredi (secondo la versione tradotta) per cento talenti d’argento + cento talenti d’oro + venti coppe d’oro da mille dàrici + due vasi di rame splendente, preziosi come l’oro.
    Bibbia versione Cei del 1980

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