Come è noto agli storici il potere temporale della Chiesa viene fatto risalire alla cosiddetta Donazione del Castello di Sutri, quando nel 728 il re longobardo Liutprando donò questo castello a papa Gregorio II. Successivamente il potere della Chiesa si sviluppò grazie all’alleanza tra il Papato e i Franchi nei secoli VIII e IX, alleanza che comportò la donazione alla Santa Sede di numerosi territori dell’Italia centrale e la nascita del cosiddetto “Patrimonio di San Pietro”.
Per la storiografia laicista tutto ciò viene visto come un’autentica sciagura, ossia l’inizio del potere dei papi, del loro controllo sullo Stato laico e l’influenza sulla vita della società. Per i laicisti tutto ciò fu il deprecabile risultato della caduta del grandioso impero romano, ritenuto un faro di civiltà e portatore di benessere. Caduta che, sempre secondo la visione laicista, dev’essere attribuita allo stesso Cristianesimo ed alla Chiesa nascente visti come un cancro che avrebbe roso dal di dentro l’impero, ponendolo così alla mercé dell’invasione dei barbari. Un esempio molto noto è costituito dalla famosa opera “Storia del declino e della caduta dell'impero romano” dell’illuminista anticlericale Edward Gibbon (1737–1794) che riservò al Cristianesimo un’etichetta di mollezza e viltà, cause prime della soppressione dell’età aurea del paganesimo romano che portò l’affermazione dei secoli bui del medioevo cristiano.
Ovviamente la visione del Gibbon è pesantemente condizionata dal suo pregiudizio anticlericale ed anticristiano e questa posizione tipicamente positivista-illuminista della storia del cristianesimo e dei suoi rapporti col mondo pagano ha generato tutta un serie di pensatori che hanno fortemente influenzato in modo negativo il giudizio contemporaneo sulla storia della Chiesa. Basta citare l’antipatia per il cristianesimo di Voltaire, la critica alla sua mansuetudine di Carducci, quelle sottili e profonde di Feuerbach e di Marx, per non parlare dell’odio espresso da Nietzsche, e così via.
Questa teoria rappresenta una delle più grosse fesserie che la propaganda anticlericale ed anticristiana illuminista abbia mai potuto escogitare. In realtà la società pagana dell’impero non riuscì a far fronte alle invasioni barbariche in quanto si era già del tutto disgregata, soprattutto a causa delle sue carenze di giustizia ed equità sociale. Il Cristianesimo, invece, si dimostrò forte e vincente. I cristiani riuscirono a creare una comunità salda ed unita nei valori della fede e della carità. Questo è dimostrato anche dal fatto che le popolazioni barbariche, che dal IV secolo si cominciarono a stanziare all’interno dei territori dell’Impero romano, come i Visigoti, gli Ostrogoti, i Franchi, ecc. abbracciarono quasi immediatamente la fede cristiana, seppur inizialmente nella forma ariana. Nel 498 circa, si arrivò all’importante evento della conversione al cristianesimo cattolico del re dei Franchi Clodoveo I che si fece battezzare. Contrariamente alla società pagana che non riusciva a contrastare validamente l’impatto con le popolazioni barbariche, i cristiani cominciarono a rendersi conto che l’impero romano non fosse il depositario del vangelo e che i barbari non fossero affatto i seguaci di Satana. Mentre l’invasione barbarica diventava sempre più irreversibile, la Chiesa cattolica non arretrò, ma scoprì nuove possibilità. Nella disorganizzazione generale, i vescovi, tra cui molti di gran valore come papa Leone I, Remigio di Reims, Cesario di Arles, Isidoro di Siviglia, ecc. rappresentavano spesso la sola autorità capace di trattare con i capi barbarici. Meno legati dei funzionari imperiali all’antico regime, circondati dal prestigio di un’autorità spirituale, i vescovi riuscirono ad assicurare la transizione, evitarono alle popolazioni romanizzate le brutalità dei nuovi conquistatori e portarono alla corte dei re barbari un tono di civiltà e dignità. Davanti al disastro, alla fine di un sistema che aveva caratterizzato la vita sociale fino ad allora conosciuta, mentre le classi dirigenti pagane scomparirono velocemente, il messaggio cristiano dimostrò la sua universalità e la sua forza cosicché la Chiesa cattolica, attraverso il sistema dei Concili regionali, poté entrare in dialogo con i nuovi Stati barbarici.
Iniziò, così, una nuova era in cui la pratica del Cristianesimo cominciò a permeare molto profondamente la vita quotidiana. Fu un processo che non si verificò istantaneamente, ma progressivamente, grazie alla coerenza mostrata dalla Chiesa cattolica in occidente, alla sua grande organizzazione, basta pensare al ruolo svolto dai monasteri che formavano una rete molto compatta, ed alla capacità mostrata dai cristiani d’occidente di ben distinguere l’irradiazione della fede dalle vicende politiche e militari, una sorta di “opportunismo teologico”. All’epoca delle grandi invasioni i cristiani non considerarono importante una resistenza accanita per salvaguardare la fede, ma grazie al valore del messaggio cristiano ed alla coesione ecclesiale, riuscirono a porsi come ispiratori di un ordine nuovo anziché essere travolti dal crollo dell’impero.
Diversamente l’Oriente cristiano, che si scontrò più tardi con le invasioni barbariche, soprattutto sotto forma delle conquiste musulmane, non riuscì ad attuare questa impostazione ed operare validamente la distinzione tra fede e civiltà finendo per essere spazzato via dall’Islam.
Bibliografia
C. Dawson “La nascita dell’Europa”, Einaudi, Torino, 1959;
C. Dawson “Religione e formazione della civiltà occidentale” Edizioni Paoline, 1959;
J. M. Wallace-Hadrill “L’Occidente Barbarico”, Mondadori, Milano, 1963;
P. Riché “Educazione e cultura nell’Occidente barbarico”, Armando, Roma, 1965;
R. S. Lopez “La nascita dell’Europa. Secoli V-XIV”, Einaudi, Torino, 1966.
Purtroppo i pregiudizi contro il Cristianesimo e la Chiesa Cattolica non sono estinti ed impediscono un corretta visione di entrambi sulla scena della storia, che hanno plasmato con grande cura, slancio e dedizione rispondendo al mandato di Gesù Cristo di essere sale e luce della terra.
RispondiEliminaE' proprio come scrivi.
EliminaIl mio blog vuole essere un piccolo contributo al ripristino della verità storica, denunciando le falsità laiciste a favore di un'analisi più libera e serena della storia della Chiesa e del Cristianesimo.