martedì 9 dicembre 2014

La "rieducazione" laicista.


barilla-scuse
Vi ricordate la vicenda che l'anno scorso vide l'azienda alimentare Barilla al centro di una furiosa polemica con il mondo delle associazioni gay? Il povero Guido Barilla, per aver solamente esercitato una scelta imprenditoriale aziendale, senza offendere nessuno, subì un pesante attacco mediatico seguito da un boicottaggio selvaggio di tutti i suoi prodotti al punto che fu costretto a ritrattare ogni sua affermazione e a porgere umilianti scuse.
E' passato solo un anno, ma la situazione è ora completamente cambiata al punto che l'azienda emiliana ha ottenuto il massimo del punteggio nella classifica delle imprese "gay-friendly" stilata da Human Rights Campaign. La notizia è stata commentata anche dal Washington Post che ha sottolineato la profonda trasformazione: "Da paria a testimonial dei diritti gay".
La Barilla ha fatto una marcia indietro radicale non limitandosi solo alle scuse, ma concedendo benefit sanitari per i dipendenti transgender ed omosessuali e sostenendo la causa dei diritti gay. La "rieducazione"della Barilla imposta dal boicottaggio organizzato dal movimento Lgbt internazionale ha funzionato alla perfezione ed ora l'azienda italiana è stata doverosamente gratificata. Tutto ciò dimostra, ancora una volta, come la lobby gay internazionale ormai controlli pesantemente il mercato globale e come siano posizioni "tossiche" tutte quelle non ostentatamente "gay-friendly". I boicottaggi messi in atto dalla lobby gay sono in grado di coinvolgere gran parte dell'opinione pubblica mondiale risultando delle operazioni devastanti capaci di danneggiare pesantemente l'immagine pubblica di una società distruggendo, così, la loro reputazione. Tutto ciò, alla fine, si traduce in un danno economico che nessuna azienda è in grado di sopportare. 

C'è poco da fare: o ci si allinea col pensiero dominante, oppure si viene eliminati. E' questo il modo di procedere del laicismo.




11 commenti:

  1. Ma dai, Luis, siamo giá al 10...
    Per Natale anche tu potresti diventar gay friendly.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ooooh! Carissimo Felsy, ma io sono gay-friendly, solo che rivendico la libertà di poter dire sempre la mia e non quello che vorrebbero i nostri cari amici gay.

      Un saluto friendly

      Elimina
  2. molto triste questa ipocrisia e falsità, questa soddisfazione di una delle due parti in causa che si tranquillizza ben sapendo - con tutta evidenza - che dall'altra parte ci si è adeguati in maniera forzata e di sicuro insincera.
    Mai dire quel che si pensa, dire il contrario anzi, se no non si vende.
    bello, bellissimo, edificante, onesto, sincero, fa progredire soprattutto.
    E mi stupisco sempre di chi si scandalizza non appena si parla, si ipotizzano lobby gay, come se potessero esistere tutte le lobby del mondo ma non quella gay: tutto sommato è una inconsapevole forma di "razzismo" verso i gay, evidentemente ritenuti da taluni come persone migliori.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Tenere tutto sotto controllo, eliminare ogni voce contraria, pensiero unico, anche se tutto frutto di una costrizione. Tipico dei regimi dittatoriali. Oggi viviamo il regime del falso politically correct dove gay è sempre bello e giusto, anche quando nel loro nome si compiono le peggiori nefandezze.

      Elimina
  3. Temo che vi sfugga il fatto che la Barilla è sincera. Sui generis, ovviamente, dato che è una persona giuridica. Se potesse parlare, però, lo farebbe con voce veritiera, che viene dal suo cuore di mercato. E parlerebbe del suo tenero amore per i cari consumatori gay, con lo stesso trasporto che riserva ai suoi etero-clienti.

    La cosa sorprendente è che, in questo caso, le norme del profitto sono oggettivamente migliori - e di gran lunga - di quelle religiose. La pubblicitá polically correct della Barilla surclassa le Lettere di Paolo e tutti noi siamo molto più garantiti dall'esser consumatori, che dall'esser fratelli. Sic transit gloria mundi.

    Al contempo si suole stra-parlare delle lobby omosessuali in toni vagamente simili a quelli usati per identificare i terribili ascosi artefici del complotto pluto-giudaico-australopiteco-massonico.
    Le lobby negli States sono addirittura istituzionalizzate, mentre qui da noi si parla di formazioni sociali in cui i cittadini liberamente si organizzano. Tranquilli: si può.

    Quanto al Sig. Guido Barilla (i cui moventi - se mi permettete - restano celati in interiore homine) il porgere delle scuse è indice d'intelligenza e non è affatto umiliante... è un non piccolo progresso dell'armonia universale: l'intero cosmo diviene più ospitale, il livello di imbecillitá globale, come per miracolo, decresce, gli angoli superiori ai 90 gradi si restringono e i tasti percossi a caso sulla tastiera del computer generano distici petrarcheschi.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Caro Felsy, molto ben confezionato il tuo tentativo di "normalizzazione", ma sa tanto di pappardella istituzionale preconfezionata.

      Si chiede scusa, ed è doveroso farlo, quando si arreca un'offesa. Ma il punto, mio caro, è che in questa vicenda un'offesa non c'è mai stata. In considerazione di questo fatto come si può parlare di scuse sincere? E' logico che la strada delle scuse è stata indicata, o per meglio dire imposta, dal danno d'immagine scatenato dalla rappresaglia della lobby gay. La cosa è fin troppo evidente.

      Parlo di lobby gay. E' legale? Certamente, e chi lo ha mai negato? Pensa, caro Felsy, che tra i tuoi "correligionari" c'è anche chi nega la sua esistenza.
      Ciò che, invece, non va bene è la generale benevolenza che i media gli tributano, anche quando occorrerebbe censurare la sua scarsa democraticità.

      Hai ragione Felsy, porgere le scuse è segno di intelligenza, quando si ha torto. Ma se non si è offeso nessuno e si è attaccati semplicemente per aver espresso liberamente un proprio pensiero, allora le scuse divengono un calcolo, un interesse. Scuse fasulle, insomma, che lasciano il tempo che trovano. Sono le scuse che piacciono ai padroni, quelle tipiche dei regimi dittatoriali, quelle estorte con la forza.

      Salutoni.

      Elimina
  4. Dato che oramai la memoria m'è piuttosto volatile, riporto letteralmente il casus belli: "Non faremo pubblicità con omosessuali perché a noi piace la famiglia tradizionale. Se i gay non sono d'accordo, possono sempre mangiare la pasta di un'altra marca".
    Come si vede, non trattasi di un'opinione, bensì di un giudizio estetico, mediato dal sentimento di piacere, privo di una funzione gnoseologica o morale ed autoriflessivamente riferito alle proprie affezioni ed al proprio senso di ciò che è gradevole.
    A me pare non solo legittimo, ma anche ovvio, che una tale espressione di sentimenti venga recepita dai destinatari nel senso corrente di "le famiglie omosessuali non ci piacciono" ovvero, tout court "i gay non ci piacciono".
    Non ritengo che vi possano essere dubbi e vi invito a fare il confronto: "Non faremo pubblicità con Balotelli perché a noi piace la famiglia italiana bianca. Se i negri non sono d'accordo, possono sempre mangiare la pasta di un'altra marca".

    I miei c.d. correligionari hanno ragione a preferire il termine più esatto di "associazioni che operano per il riconoscimento dei diritti civili" dato che quello di "lobby" viene normalmente utilizzato in senso atecnico (giornalistico) e spregiativo per sottintendere chissacchè.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Mio caro Felsineus, penso che tu abbia preso un abbaglio.

      L'opinione, perché di questo si tratta, del sig. Barilla riguarda unicamente una sua scelta aziendale di preferire la famiglia tradizionale, cioè quella con un uomo, una donna e dei figli, come il target più idoneo per i suoi prodotti. Egli si limita al concetto di famiglia, differenziando quella tradizionale dagli altri tipi. Non esiste, quindi, alcun giudizio tout court sui gay. Oggettivamente la famiglia tradizionale è differente da quella formata da persone gay e, quindi, rappresenta una fetta di mercato che legittimamente può non interessare.

      Il paragone con Balotelli e i "negri" è completamente sballato e fuorviante. Infatti, mentre esistono oggettive ed innegabili differenze tra la famiglia eterosessuale e quella omosessuale, queste non si ravvisano in alcun modo tra famiglie tradizionali composte da persone di colore e da persone di carnagione bianca. In quest'ultimo caso, quindi, una preferenza data ad uno dei due tipi di famiglia non sarebbe giustificata da alcuna differenza col risultato di cadere nel razzismo.

      Quanto alle "associazioni che operano per il riconoscimento dei diritti civili" io penso che il termine di lobby sia di gran lunga più adatto. Questo perchè il loro modo di agire assomiglia molto di più a quello di un gruppo di pressione violento e prevaricatore ed anche perchè brigano per dei falsi diritti da imporsi con la forza.

      Un caro saluto.

      Elimina
  5. Non ho preso nessun abbaglio. Si tratta di parole sprezzanti, direttamente offensive della dignità delle persone. Ed il raffronto che ti ho proposto ti dovrebbe provocare qualche salutare brivido, non indurti a fare imbarazzanti distinguo: le differenze tra le persone - e le famiglie e gli altri gruppi sociali che le persone formano - non consentono di mancare di rispetto al prossimo.
    Si poteva benissimo parlare del target di un messaggio pubblicitario senza offendere nessuno. Come fai tu, ad esempio, anche se continua a sfuggirti il fatto che nella famiglia tradizionale i gay sono presenti, eccome. Forse sbaglio a darti questa informazione riservata e giá immagino il prossimo post gay friendly: siedono alle nostre tavole, mangiano i nostri frollini e sfruttando quell'innegabile abilitá mimetica che li contraddistingue, si confondono con noi ignari normali, per tramare in occulte lobbies il sabotaggio del sistema riproduttivo.
    Detto questo, io non starei a far delle tragedie: per quel che mi riguarda le scuse sono sufficienti - come sai compartecipo e somatizzo, tanto che oggi più che gaio mi sento molto zingaro - ed ho ripreso a mangiare le nastrine che prediligo.

    Cara Engy e caro Luis, quanto alla prevedibile poca spontaneitá delle suddette scuse, io non mi farei grossi problemi (ma, dico, ve lo immaginate il C.d.A. della Barilla post factum? "Scusa, caro Guido... hai veramente invitato una percentuale a quasi due cifre dei nostri clienti a rivolgersi alla concorrenza?" Seguono improperi in alamanno e in goto, che non possono essere ivi nel dettaglio riportati...)
    Poi, forse perchè mi è capitato di scrivere, per conto terzi, funamboliche lettere di scusa - in cui si chiede indulgenza per qualcosa che non si ammette affatto di aver commesso - sono incline a coglierne il significato di "lieve e simbolica sanzione per mancanze bagatellari" che conclude laicamente attriti non meritevoli di spargimento di sangue e di denaro.
    Lascio a chi è più esperto di me le questioni dell'insondabile interiore respiscenza e del mitico perdono dei peccati e, finchè abito su questa terra, mi accontenterò del gesto, leggero, pacifico e pacificatore di chi, comunque, accetta di porgere scusa.

    RispondiElimina
  6. Se "Il Post" è attendibile come fonte, Guido Barilla ha detto così:
    «Noi abbiamo una cultura vagamente differente. Per noi il concetto di famiglia sacrale rimane uno dei valori fondamentali dell’azienda. La nostra è una famiglia tradizionale. Se ai gay piace la nostra pasta e la comunicazione che facciamo mangeranno la nostra pasta, se non piace faranno a meno di mangiarla e ne mangeranno un’altra. Ma uno non può piacere sempre a tutti per non dispiacere a nessuno. Non farei uno spot con una famiglia omosessuale, ma non per mancanza di rispetto verso gli omosessuali che hanno il diritto di fare quello che vogliono senza disturbare gli altri, ma perché non la penso come loro e penso che la famiglia a cui ci rivolgiamo noi è comunque una famiglia classica. Tra l’altro la donna, per tornare all’argomento di prima, è fondamentale».

    «Io rispetto tutti, che facciano quello che vogliono senza infastidire gli altri. Ognuno ha diritto a casa sua di fare quello che vuole senza disturbare quelli che stanno attorno rivendicando più o meno diritti che sono più o meno leciti. Io rispetto il matrimonio omosessuale perché riguarda persone che vogliono contrarre il matrimonio, ma non rispetto assolutamente l’adozione nelle famiglie gay, perché questo riguarda una persona che non sono le persone che decidono». «Certo che crescono tranquillamente, ma io che sono padre plurimo conosco le complessità che ci sono nel tirare su dei figli e mi domando quali altre complessità possano esserci in una coppia dello stesso sesso»
    Punti di vista ovviamente, ma a me non sembra offensivo, anzi, è apprezzabile per chiarezza e sincerità.
    Non capisco perchè ci si debba scusare dopo aver detto cose così e perchè poi si avii tutta una serie di iniziative rivolte ai dipendenti per sensibilizzarli sulla questione che a me - così come ad alcuni dipendenti che ho conosciuto - risultano veramente come minimo una solenne e patetica ottura di palle.

    RispondiElimina
  7. Caro Felsy, non sei convincente, ed io la penso esattamente come Engy. Guido Barilla non è stato per niente offensivo, basta leggere integralmente le sue dichiarazioni. I miei distinguo sul tuo raffronto sono, pertanto, pienamente giustificati. Penso anche che se la lobby gay non avesse scatenato quell'indegna rappresaglia, non credo che il C.d.A. avrebbe censurato l'operato del suo presidente e fatto ricorso a multiculturali improperi e contumelie.....

    RispondiElimina