lunedì 13 febbraio 2012

L'Eucaristia un rito misterico teofagico?


Un’accusa antichissima che viene rivolta ai cristiani riguarda il sacramento dell’Eucaristia. Questo Sacramento non sarebbe altro che una manifestazione di cannibalismo, un rito teofagico retaggio di oscure origine pagane. Già nel II secolo i cristiani erano accusati di ogni sorta di nefandezza, si diceva che praticassero orge incestuose e cannibalismo e che adorassero un dio dalla testa d'asino. 

Da queste accuse è nata la convinzione, che in alcuni autori resiste ancora oggi, secondo la quale il Cristianesimo fosse l’ennesima religione orientale da assimilare ai culti misterici teofagici presenti nelle civiltà ellenistiche (J. Hastings, “Encyclopedia of Religion and Ethics”, 2003). Questa antica convinzione costituì una delle cause che scatenarono le persecuzioni in epoca romana volte a reprimere ogni manifestazione di scelleratezza, magia ed astrologia. Stessa sorte era toccata in precedenza ai Baccanali, al Druidismo e al culto di Iside (W. Liebeschütz, “La religione romana” in AA.VV. Storia di Roma - vol. 2). Una convinzione, però, non supportata da riscontri storici, infatti le fonti ci riportano delle dicerie, dei luoghi comuni come, ad esempio, l’orazione di Marco Cornelio Frontone nell’Octavius (1), del 162 d.C., dove vengono riportate notizie di seconda mano. Diversamente, quando si operano indagini accurate sui cristiani, appare subito chiara la natura incruenta e spirituale del banchetto eucaristico (Plinio il giovane, Epist. X, 96, 1-9) (2). 

Già nel 54-55 d.C. Paolo di Tarso richiama i cristiani di Corinto a spezzare il pane per entrare in comunione col corpo di Cristo (1 Cor 11, 27-30), tale rito non ha nulla a che vedere con cannibalismi o riti misterici teofagici. Paolo era ebreo, di formazione profondamente ebraica, istruitosi alla scuola tradizionalista del rabbino Gamaliele, e diviene cristiano dopo aver ferocemente combattuto la Chiesa di Cristo. La psicologia stessa del convertito di Tarso avrebbe impedito l’adattamento al cristianesimo di qualsiasi rito pagano. Significativi sono i suoi giudizi sprezzanti sui riti pagani (2Cor 6,15; 1Cor 10,20) che rivelano in pieno il suo animo. Del resto la sua posizione di ultimo venuto, di antico persecutore, non gli permetteva di alterare in modo qualunque la tradizione in faccia a coloro che erano stati testimoni oculari dell’opera di Gesù, senza che un coro di proteste elevasse da ogni parte (E. Pinard de la Boullaye, "Gesù Cristo e la storia", Torino 1931). La teoria che vuole Paolo di Tarso “inventore” dell’Eucaristia, fatto che avrebbe poi influenzato i sinottici, non trova riscontro anche in considerazione dell’indipendenza della narrazione di Marco (Mc 14, 22-24) da 1Cor 11,23-25. Se Marco dipendesse da Paolo non avrebbe omesso il comando di ripetere il rito e, inoltre, soltanto Marco conferisce un carattere tipicamente escatologico (14,25) al banchetto eucaristico. Queste particolarità conferiscono una fisionomia inconfondibile alla narrazione marciana, quindi, se Marco non dipende da Paolo, tutte e due rimontano a una fonte più antica e comune: si giunge così all’inizio della predicazione di Pietro e di Matteo e degli altri Apostoli. 

Le narrazioni di Paolo e dei sinottici ripetono la frase del Signore: “Questo è il mio Sangue dell’Allenza”, quest’inciso ha un valore particolare perché allude all’alleanza, che Gesù sostituiva a quella mosaica nel momento stesso in cui celebrava l’Eucaristia. Questa, nei vangeli, si pone, infatti, come il Sacrificio pasquale perfetto, che si sostituisce al sacrificio dell’agnello dell’Antico Testamento che doveva essere ripetuto ogni anno. Il sacrificio di Cristo sulla croce è il sangue versato per il perdono dei nostri peccati (Eb 9, 22), è l’unico ed il solo olocausto: “Egli è morto una volta per tutte” (Eb 7, 27; 9, 28). E’ a questo unico olocausto, che vale per sempre, che si collega l’offerta eucaristica mediante il “memoriale” comandato da Cristo stesso: “Fate questo in memoria di me … Ogni volta infatti che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finché egli venga” (1 Cor 11, 23-26). 

Questi passi sono di una solare evidenza: Gesù si pone come l’agnello immolato che si sostituisce all’antico sacrificio ebraico. Egli è l’agnello senza difetti e senza macchia di biblica memoria (Es 12, 5) e il cibarsi del pane e del vino consacrati rappresenta la salvezza (Gv 6, 51), esattamente secondo l'idea del sacrificio in uso presso gli Ebrei, che mangiavano parte delle vittime immolate al fine di partecipare ai benefici scaturiti dal sacrificio (1Corinzi 10,18).

Appare evidente, quindi, la totale estraneità con i riti misterici teofagici dove il mangiare un cibo ritenuto divino conferiva all’adepto le caratteristiche della divinità. Tutto ciò è lontanissimo dalla cultura ebraica i cui rapporti conflittuali con i culti misterici troviamo traccia nel libro della Sapienza che indica come la nozione di Mistero venga intesa al di fuori dall'ambito ebraico. Considerare il Cristianesimo quale religione misterica significa ignorare l'ambito in cui esso si origina, ossia l'ebraismo, dal quale è certo che non proveniva alcun culto misterico considerata la differenza che l'ebraismo aveva nei confronti delle altre religioni. 

Ma oltre a questo occorre osservare la mancanza della prova che gli dèi salvatori del sincretismo greco-romano siano stati dèi letteralmente morti e resuscitati, che i misteri abbiano voluto commemorare la loro passione, che gli iniziati abbiano attribuito a questa passione e a questa commemorazione un’efficacia salutare, che l’efficacia derivi dall’unione dei fedeli alla passione degli dèi, che quest’unione sia stata effettuata per mezzo di un pasto sacrificale, il cui rito essenziale consistesse nella distribuzione agli iniziati di pane benedetto e di una coppa di vino consacrato, e finalmente che la salvezza cosi ottenuta sia stata salvezza personale e spirituale, assicurata per tutta l’eternità (J. Coppens, Eucharistie, in DBs, II, col. 1206).

Volendo paragonare il cannibalismo con l’Eucaristia ci accorgiamo che esiste una differenza abissale, mangiando e bevendo il pane ed il vino eucaristici i cristiani non mangiano carne o bevono sangue, non consumano un corpo che, quindi, viene distrutto, assimilato ed i resti inutilizzati espulsi. L'atto del cibarsi, del mangiare e bere, nella Eucaristia invece diventa atto di Comunione (1 Cor 14-21), cioè diveniamo un tutt’uno con Lui, non siamo noi che Lo “consumiamo”, ma è Cristo ad assimilare noi, a metterci in comunione, alla sua divinità. “Questo è il mio corpo” e “questo è il mio sangue” significa che il Signore si impadronisce del pane e del vino cambiando il vero, profondo fondamento del loro essere. Il pane ed il vino eucaristici vengono innalzati ad un nuovo ordine diventando la Persona del Risorto.

Navigando nel web è facilissimo imbattersi in decine di siti che affermano la dipendenza dell’Eucaristia da riti pagani, ma si tratta di eccessive fantasticherie basate su apparenti analogie e «quando si giunse al nodo della questione, si presero anche lucciole per lanterne e si affermò che una zanzara è uguale in tutto a un’aquila, dal momento che ambedue hanno le ali e volano e si nutrono di sangue» (G. Ricciotti, Vita di Gesù Cristo, IV ed., Milano 1940, p. 670).

Note

(1) Sento dire che venerano la testa consacrata di una bestia sconcia, un asino….non so se il sospetto è falso, ma di certo si sostiene sul carattere dei loro riti occulti e notturni! E chi ci dice che il loro culto riguarda un uomo punito per un delitto con il sommo supplizio…Altri raccontano che essi venerano e adorano i genitali dello stesso celebrante…Quanto alla iniziazione dei novizi, la diceria è tanto esecrabile quanto risaputa…

(2) “Fatto ciò, avevano la consuetudine di ritirarsi e riunirsi poi nuovamente per prendere un cibo, ad ogni modo comune e innocente” (Epist. X, 96, 1-9) (111 d.C.).


Bibliografia

Enciclopedia Cattolica, Città del Vaticano 1948-1954, vol. V, coll. 739-749. 
C. Lepelley “I cristiani e l’Impero romano“ in AA.VV., Storia del Cristianesimo – Vol. 1, 2003, Borla, Città Nuova, Roma

7 commenti:

  1. Il Ricciotti, ogni volta che è citato, mi fa sobbalzare. Devo assolutamente reperire quel libro che non ho mai avuto la ventura di leggere!

    Sai che sarebbe bello con il tempo che tu crei una sorta di bibliografia minima che ritieni necessaria alla lettura? Sarebbe un bello scambio di vedute con i lettori.
    Ad esempio un post piccolo dove segnali un libro che hai letto e il motivo per cui lo segnali. Così anche per eventuali link di thread o di corsi che trovi via web e che ritieni particolarmente interessanti. Oltre a fare un piacere a noi, lo faresti anche a te stesso perché in questo modo il blog ti farebbe da "archivio privato pubblicato" :)

    Perdona se mi permetto di parlare a ruota libera e per giunta del tuo spazio virtuale.
    Un saluto! :)

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  2. Ci mancherebbe, caro Minstrel, mi fanno molto piacere i tuoi interventi e l'idea di questo archivio non è niente male.

    Sono agli inizi ed ogni consiglio è sempre bene accetto!

    Ciao

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  3. ciao Luis,
    sono negata per le "lettere"non riesco ad iscrivermi anche zìxxchè p la sera il maggior momento che sono al pc
    saluto anche minstrel

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  4. si vede che è tardi ed ho sonno, ho sbagliato anche il nome
    Ritaroma

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  5. Luis faccio fatica a leggere caratteri così piccoli e speravo di rimanere in "memorias" nel blog, invece devo riscrivermi e non riesco più ad entrare con il mio nome. ciao Ritaroma

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  6. Ciao Rita,
    mi dispiace di questo inconveniente per l'accesso, ma non dipende da me.
    Quanto alla dimensione dei caratteri proverò ad aumentarla.

    Spero che ti piacciano gli argomenti che tratto.

    Un caro saluto.

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