venerdì 13 novembre 2020

I miti sulle Crociate. Il Papa incitò i cristiani alla guerra con la scusa delle violenze musulmane sui pellegrini.

 

Nel famoso appello alla crociata pronunciato da Urbano II nel 1095 al concilio di Clermont in risposta alla richiesta di aiuto formulata dall’imperatore d’Oriente Alessio I Comneno con i turchi selgiuchidi a soli 100 km da Costantinopoli, il papa addusse come giustificazione per l’azione anche il fatto che ormai da troppi anni i pellegrini cristiani in Terrasanta erano sistematicamente sterminati dopo essere stati sottoposti a raccapriccianti torture. Sulla scorta del mito diffusissimo della tolleranza musulmana, secondo il quale i musulmani avrebbero sempre rispettavano il pellegrino cristiano garantendo la possibilità di pregare il proprio Dio nei luoghi santi di Gerusalemme, molta storiografia apertamente anticattolica ha diffuso l’idea che il papa pur di attaccare l’Islam e diffondere con la forza il cristianesimo abbia ordito un inganno forzando la realtà delle cose, indugiando su immaginarie violenze in realtà mai avvenute. Per provare questa versione di solito viene affermato che il pellegrinaggio in Terrasanta non era un fenomeno così importante da giustificare addirittura una guerra, ma si trattava solamente di una pia pratica che veniva praticata saltuariamente solo da personaggi molto facoltosi. 

Questa affermazione non alcuna base storica, sebbene nel primo secolo dell’era cristiana la pratica del pellegrinaggio non si fosse ancora affermata, ben presto nei secoli immediatamente successivi i cristiani presero a visitare i luoghi menzionati nei vangeli come Nazareth, Cana e la stessa Gerusalemme benché sia stata pressoché distrutta dalle armate di Tito nel 70 d.C. e di Adriano nel 135 d.C. Le prime informazioni dell’esistenza di un pellegrinaggio in Terrasanta ci giungono da Melitone, vescovo di Sardi, morto verso il 180 d.C., che visitò Gerusalemme e nella sua Omelia sulla Pasqua (Περὶ πάσχα, Perì Páscha, "Sulla Pasqua") elencò i più importanti luoghi sacri della città. Altro pellegrino fu Origene (185-254), il famoso teologo alessandrino, che viaggiò in Terrasanta affermando che è “desiderio di ogni cristiano ripercorrere le orme di Cristo” (S. Runciman “The Pilgrimage to Palestine before 1095” in Marshall W. Baldwin “A History of the Crusades. The First Hundred Years”, University of Wisconsin Press, Madison 1969, pag. 69). Importante fu l’avvenimento della conversione dell’imperatore Costantino, la cui madre, l’imperatrice Elena, scoprì molte reliquie attenendosi alle tradizioni locali ancora esistenti riguardanti l’esatta ubicazione dei luoghi sacri del cristianesimo. L’imperatore Costantino fece, così, erigere su tali luoghi molte chiese che furono subito meta di pellegrinaggi. 

A testimonianza di tale fenomeno abbiamo la notizia certa del cosiddetto pellegrino di Bordeaux che nel 333 d.C. raggiunse la Terrasanta proprio mentre erano in costruzione le chiese fatte erigere da Costantino. Di questo pellegrino conosciamo dettagliatamente l’itinerario e la testimonianza delle opere costantiniane (Teddy Koller, Moshe Pearlman “Pilgrims to the Holy Land” Harper and Row, New York 1970, pag. 38). Altra preziosa testimonianza è la lettera scoperta nel 1884 in un monastero italiano scritta da una donna di nome Egeria che tra il 381 e il 384 aveva compiuto un pellegrinaggio in Terrasanta. Nel 385 anche San Girolamo notò in Terrasanta un gruppo di pellegrini romani tra i quali vi era una ricca vedova di nome Paola che fondò anche un monastero che finanziò col suo patrimonio e nel quale san Girolamo si dedicò alla traduzione della Bibbia dal greco e dall’ebraico al latino. Nel V secolo il pellegrinaggio aumentò al punto che a Gerusalemme si contavano circa 300 foresterie e, monasteri che fornivano alloggio. (Rodney Stark “Gli eserciti di Dio” Lindau, 2010, pag 118). Il flusso dei fedeli aumentò considerevolmente nel VI secolo. Importante la testimonianza di Sant’Antonino martire che nel 570 raggiunse la Palestina dall’Italia riferendo della presenza di tre chiese erette sul Tabor, nella bassa Galilea, la cui esistenza è confermata dai resti tuttora visibili (Teddy Koller, Moshe Pearlman “Pilgrims to the Holy Land” Harper and Row, New York 1970, pag. 51). Sant’Antonino riferisce anche del Santo Sepolcro e della sua grande venerazione, a più di due secoli dalla sua costruzione (Teddy Koller, Moshe Pearlman “Pilgrims to the Holy Land” Harper and Row, New York 1970, pag. 52). Anche il grande imperatore Giustiniano onorò la città del santo sepolcro facendovi costruire la nuova e sontuosa chiesa di Santa Maria Theotokos che comprendeva un ostello per i pellegrini (Rodney Stark “Gli eserciti di Dio” Lindau, 2010, pag 120). 

Al tempo di Urbano II il pellegrinaggio in Terrasanta era ormai diventata una pratica diffusissima ed importantissima a cui i pellegrini legavano il desiderio di espiazione e la speranza di ottenere il perdono per i peccati commessi. Moltissimi si mettevano in viaggio, sfidando pericoli e scomodità inaudite perché speravano nella remissione dei peccati (Rodney Stark “Gli eserciti di Dio” Lindau, 2010, pag 125). 

Appurato che il pellegrinaggio in Terrasanta era effettivamente una pratica molto importante e diffusa al tempo di Urbano II, resta da scoprire se veramente i musulmani fossero stati sempre tolleranti e benevoli con i pellegrini cristiani e se le accuse del Papa non siano stati solo che delle menzogne. Anche in questo caso abbiamo notizie che smentiscono questa fantomatica benevolenza dei governi musulmani. In realtà i pellegrini cristiani che si recavano in Terrasanta erano costantemente soggetti ad ogni sorta di violenza ed angherie. Le cronache del tempo riportano innumerevoli atti di violenza compiuti dai musulmani, prima arabi e successivamente dai turchi. Quella che segue è una mia raccolta di eventi storicamente accertati che testimoniano queste avvenute violenze: 

-Agli inizi dell’VIII secolo settanta pellegrini cristiani provenienti dall’Asia Minore furono messi a morte dal governatore di Caesura, tranne sette che acconsentirono a convertirsi all’Islam; 
-Altri sessanta pellegrini, sempre provenienti dall’Asia Minore, furono crocifissi a Gerusalemme; 
-Verso la fine dell’VIII secolo i musulmani attaccarono il monastero di San Teodosio, nei pressi di Betlemme, massacrarono i monaci e distrussero due chiese vicine; 
-Nel 796 i musulmani misero al rogo venti monaci del monastero di Mar Saba; 
-Nell’809 vi furono molteplici assalti ad un gran numero di chiese e monasteri sia entro le mura di Gerusalemme sia attorno alla città, con stupri ed uccisioni di massa; 
-Gli attacchi si ripeterono nell’813; 
-Il giorno della Domenica delle Palme del 923 esplose una nuova ondata di violenze, con distruzioni di chiese e molte uccisioni; 
-Sul finire del X secolo l’ordine monastico dei benedettini di Cluny costruì foresterie e locande lungo tutto il cammino percorso dai tanti pellegrini che si recavano in oriente. Si ha notizia di una schiera di pellegrini di sesso maschile, tra cui numerosi vescovi, partiti in 7000 dalla Germania e poi aumentato ulteriormente di numero (S. Runciman “The Pilgrimage to Palestine before 1095” in Marshall W. Baldwin “A History of the Crusades. The First Hundred Years”, University of Wisconsin Press, Madison 1969, pag. 76). Questa folta comitiva di penitenti fu attaccata dai predoni beduini tanto che alla fine soltanto 2000 pellegrini fecero ritorno alle loro case sani e salvi (Moshe Gil “A History of Palestine, 634-1099” Cambridge University Press, Cambridge 1992, p. 487); 
-Il califfo fatimide Hākim, il distruttore del Santo Sepolcro a Gerusalemme nel 1009, costrinse tutti i cristiani delle città bizantine conquistate a portare una croce al collo di quasi due chilogrammi, imponendo invece agli ebrei la scultura di un vitello d’oro di identico peso affinché si vergognassero di aver adorato il vitello d’oro; 
-Sempre il califfo fatimide Hākim, una volta conquistata la Palestina, diede ordine di incendiare o confiscare tutte le chiese cristiane. Alla fine risultarono bruciate o devastate circa 30 mila chiese (S. Runciman “A History of the Crusades. The First Hundred Years”, University of Wisconsin Press, Madison 1969); 
-Nel 1022 Gérard de Thouars, abate di Sanit-Florent-prés-Saumur fu imprigionato e messo a morte appena arrivato in Terrasanta; 
-Nel 1026 Richard de Saint-Vanne venne lapidato dopo essere stato sorpreso a celebrare la messa in territorio musulmano; 
-Nel 1040 Ulrico di Breisgau fu lapidato dalla folla sulle rive del Giordano; 
-Nel 1064 Gunther von Bamberg, vescovo di Bamberga, cadde con gran parte dei pellegrini in un’imboscata dei musulmani nei pressi di Caesarea. Si salvò solo un terzo dei cristiani (Jonathan Riley-Smith “The First Crusaders, 1095-1131” Cambridge University Press, Cambridge 1997, pag. 37-38). 

Nel corso dell’XI secolo, una nuova sciagura si stava profilando da Oriente, i turchi selgiuchidi iniziarono a spostarsi verso Occidente e sotto la guida di Tugrul Bey occuparono la Persia nel 1045 stabilendosi a Bagdad come eredi del califfo abbaside. Dopo ciò il condottiero turco invase l’Armenia, un regno cristiano e nel 1048, mentre le forze bizantine erano concentrate nella repressione di una rivolta interna, i turchi si impadronirono della città armena di Ardzen massacrando gli uomini, violentando le donne e riducendo in schiavitù i bambini (V.J.J.Norwich “Bisanzio. Splendore e decadenza di un impero 330-1453” Mondadori, Milano 2001, pag. 340). 

Nel 1063 successe a Tugrul Bey il nipote Alp Arslan che alla testa di un grande esercito espugnò facilmente la capitale armena Ani. La città venne messa a ferro e fuoco. Riferisce lo storico arabo Sibt ibn al-Jawazi (morto nel 1256), riportando la testimonianza di un testimone che: “l’esercito entrò nella città, massacrò i suoi abitanti e la saccheggiò […] i cadaveri erano così tanti che ostruivano il passaggio delle strade” (V.J.J.Norwich “Bisanzio. Splendore e decadenza di un impero 330-1453” Mondadori, Milano 2001, pag. 340); 
-Nel 1067 l’armata turca di Arslan prese la citta di Caesarea, l’odierna Kayseri al centro della Turchia, abbandonandosi a massacri della popolazione civile; 
-Nella loro marcia verso l’Egitto Fatimide, e quindi sciita, i sunniti Turchi invasero la Palestina e nel 1071 posero l’assedio a Gerusalemme che venne espugnata, saccheggiata e i suoi abitanti uccisi a migliaia. Successivamente vennero prese ed ebbero gli abitanti massacrati le città di Ramla, Gaza, Tiro, Giaffa (Gil “A History of Palestine” par. 410). 
-Da quel momento il pellegrinaggio in Terrasanta diminuì enormemente in quanto i turchi presero a perseguitare apertamente i pellegrini che erano anche prede facili di ogni sorta di predone (Runciman “The Pilgrimage” pag. 78). 
-Dal 1093 non era più possibile il pellegrinaggio in Terrasanta. Lo storico siriaco al ‘Azimi, del secolo XII, racconta che i musulmani impedivano di raggiungere Gerusalemme, e che le carovane venivano assaltate e i pellegrini massacrati (Gil “A History of Palestine” par. 488) 
-Nel 1570 gli invasori musulmani uccisero a Cipro decine di migliaia di abitanti di fede cristiana (Niccolò Capponi ”Victory of the West. The Great Christian-Muslim Clash at the Battle of Lepanto” Da Capo Press, Cambridge 2006). 

A Clermont Papa Urbano II non s’inventò niente, non fece altro che esternare pubblicamente la paura dell’Occidente verso la crescente aggressività e violenza del mondo musulmano verso la cristianità. Riferì una situazione che era già ben a conoscenza di tutti, i nobili europei erano già a sapevano delle brutalità verso i pellegrini dai propri famigliari che partecipavano ai vari pellegrinaggi. Quando Alessio Comneno o il Papa denunciarono tali massacri, l’Occidente era già a conoscenza di tali fatti (Runciman “The History of the Crusaders”). L’iniziativa delle crociate, quindi, non nacque dal nulla o da un’iniziativa personale del Papa, ma dallo scalpore, paura ed indignazione per le violenze perpetrate dai musulmani che nelle loro conquiste e colonizzazioni uccidevano i pellegrini e distruggevano e profanavano i luoghi santi della cristianità. A quel punto i cavalieri cristiani si risolsero a porre rimedio.

Bibliografia

S. Runciman “The Pilgrimage to Palestine before 1095” in Marshall W. Baldwin “A History of the Crusades. The First Hundred Years”, University of Wisconsin Press, Madison 1969;
S. Runciman “A History of the Crusades. The First Hundred Years”, University of Wisconsin Press, Madison 1969;
Teddy Koller, Moshe Pearlman “Pilgrims to the Holy Land” Harper and Row, New York 1970;
Moshe Gil “A History of Palestine, 634-1099” Cambridge University Press, Cambridge 1992;
Jonathan Riley-Smith “The First Crusaders, 1095-1131” Cambridge University Press, Cambridge 1997;
V.J.J.Norwich “Bisanzio. Splendore e decadenza di un impero 330-1453” Mondadori, Milano 2001;
Niccolò Capponi ”Victory of the West. The Great Christian-Muslim Clash at the Battle of Lepanto” Da Capo Press, Cambridge 2006;
Rodney Stark “Gli eserciti di Dio” Lindau, 2010;

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