Un mito diffusissimo sulla storia del Cristianesimo riguarda la sua rapida affermazione che ebbe nei confronti del paganesimo, cioè l’insieme dei culti tributati alle varie divinità che venivano praticati nell’impero romano del IV secolo. Nel 312 d.C. divenne imperatore Costantino e i cristiani, che costituivano solamente circa il 10-15% della popolazione dell’impero, alla sua morte, avvenuta nel 337 d.C., divennero la maggioranza. Questa rapidissima diffusione fu giustificata da una falsa storiografia di stampo illuminista con l’azione violenta ed intollerante che i cristiani avrebbero avuto nei confronti dei pagani, descritti sempre come persone miti e tolleranti.
Il famoso storico illuminista Edward Gibbon, nella sua conosciutissima opera “Decadenza e caduta dell'Impero romano”, afferma chiaramente che il pacifico paganesimo sparì dalla scena della storia perché letteralmente massacrato dai cristiani, i quali favoriti da Costantino e successivamente dall’imperatore Teodosio, avrebbero distrutto tutti i templi pagani e perseguitato masse di pacifici pagani (Edward Gibbon, “Decadenza e caduta dell'Impero romano” Ed. Avanzini & Torraca, Roma 1968, vol. III, cap XXI, pp. 181 sgg). Questa impostazione caratterizzò tutta la tematica di una serie di storici anticristiani che finì per fabbricare un mito molto caro alle posizioni laiciste. Un esempio molto eloquente è stato ultimamente la riscoperta cinematografica e letteraria della vicenda della filosofa Ipazia avvenuta nel 415 d.C. da parte di alcuni fanatici cristiani, come simbolo della ferocia cristiana e della repressione del “libero pensiero”. Questo mito è talmente diffuso che oggi la maggioranza dei laicisti anticristiani vaneggia di massacri e persecuzioni perpetrati dalla Chiesa, di cristianesimo violento e sanguinario e di un paganesimo pacifico ed inoffensivo.
Ma come era scontato attendersi non è vero niente di tutto questo, si tratta dell’ennesimo mito anticristiano costruito ad arte per screditare la Chiesa ed i cristiani. Peter Brown, uno dei più importanti storici dell’età tardo antica, Professore di storia alle Università di Londra, di Berkeley e di Princeton, pluripremiato per la sua attività di studioso, ha dimostrato con le sue ricerche che non vi fu alcuna volontà di persecuzione del paganesimo da parte della Chiesa cristiana. Scrive Peter Brown: “Grandi ed attive comunità pagane per molte generazioni continuarono a godere di un’esistenza relativamente tranquilla. Quello che accadde effettivamente è che scivolarono via dalla storia” (Peter Brown “Christianization and Religious Conflict” Cambridge Ancient History, n.13, 1988, pp. 632-64).
Stranamente esiste una vera e propria ossessione da parte dei laicisti verso la figura di Costantino, l’imperatore romano del IV secolo e del suo rapporto con il cristianesimo. Un classico mantra della storiografia laicista è l’affermazione che sia stato questo imperatore il maggiore responsabile del trionfo del Cristianesimo. Egli avrebbe scelto la nuova religione per farne il perno su cui poggiare la sua autorità, potenziando e sovvenzionando le autorità ecclesiastiche e, parimenti, perseguitando il paganesimo distruggendo i suoi templi e proibendone riti e sacrifici. Questa idea è diffusissima eppure è completamente falsa, inventata di sana pianta. Come è noto Costantino non scelse affatto il cristianesimo per legittimare il suo potere, il famoso editto di Milano nel 325 d.C. si limitò a rendere il cristianesimo una religione lecita al pari del paganesimo, ma, soprattutto, non favorì mai la religione dei cristiani a scapito dei pagani.
Secondo gli importanti studi di H.A. Drake, professore di storia all’Università di California di Santa Barbara, durante l’imperio di Costantino prevalse un periodo di relativa tolleranza e tranquillità tra i cristiani e i pagani. I cristiani crescevano in fretta, ma senza episodi di violenza e coercizione. Costantino non mise mai il paganesimo fuori legge e non indisse alcuna persecuzione contro i pagani. Quando Costantino diede una posizione ufficiale alla Chiesa cristiana continuò ad elargire finanziamenti ai templi pagani (J. Geffcken “The Last Days og Greco-Roman Paganism” North-Holland Publishing Co amsterdam, 1978, pag.120).
Tutto ciò è confermato anche dal famoso storico ed archeologo francese Paul Veyne, uno dei massimi esperti della storia costantiniana: “[Costantino] rinuncia a convertire coloro che ancora esitano e non si cura di sradicare il paganesimo […] Costantino elargisce alla chiesa enormi somme a titolo personale, per il resto in virtù del principio di uguaglianza tra le due religioni, si limita a concedere al cristianesimo gli stessi privilegi di cui il paganesimo disponeva già" (Paul Veyne “Quando l’Europa è diventata cristiana” Garzanti Libri, Milano 2008, pag 91-92).
Durante il suo principiato Costantino si ritenne imperatore di tutti e, soprattutto, il Pontifex Maximus del paganesimo, continuò a nominare pagani a ricoprire cariche molto importanti, comprese quelle di console e prefetto e alla sua corte i filosofi pagani ebbero sempre un ruolo di primo piano e sulle monete compaiono raffigurazioni del Dio sole (H.A. Drake “Costantine and Bishops: The Politics of Intolerance” John Hopkins University Press, Baltimore, 2000, pag. 247). A tal riguardo scrive l’accademico Giovanni Filoramo, professore ordinario di Storia del Cristianesimo presso la Facoltà di Lettere dell'Università di Torino: “Nel periodo costantinopolitano l’appoggio ai cristiani non si tradusse in persecuzione antipagana, né Costantino si indusse mai a rifiutare la collaborazione dei pagani e la loro presenza a corte e nelle cariche più alte" (G. Filoramo ”Storia del cristianesimo. L’antichità”, Laterza 2008, p. 292).
Dopo aver definitivamente sconfitto Licinio nel 324 d.C. Costantino emana due editti che mostrano chiaramente come l’imperatore mirava a riunire l’impero puntando su un pacifico pluralismo. Nell’editto ai palestinesi Costantino fa continuamente riferimento a Dio, ma non nomina mai Cristo usando “frasi comuni per cristiani e pagani e ciò è coerente con la ricerca di un denominatore comune, che fu la caratteristica della sua politica religiosa” (H.A. Drake “Costantine and Bishops: The Politics of Intolerance” John Hopkins University Press, Baltimore, 2000, pag. 244).
In realtà, piuttosto che Costantino, il paganesimo fu osteggiato dai suoi figli, ma come precisa lo storico G. Filoramo le poche leggi a vantaggio della chiesa cristiana “non costituirono in nessun caso una dichiarazione di guerra alla vecchia religione” (G. Filoramo ”Storia del cristianesimo. L’antichità”, Laterza 2008, p. 302). Tali leggi, inoltre, non avevano contenuti specificatamente antipagani, ma risentivano della morale cristiana solo quando condannavano la pederastia e il matrimonio tra consanguinei (G. Filoramo ”Storia del cristianesimo. L’antichità”, Laterza 2008, p. 303). La religione cristiana divenne ufficialmente l’unica religione dell’impero solo nel 380 con l’editto di Tessalonica da parte dell’imperatore Teodosio. Questo imperatore, con i successivi provvedimenti del 381, ribadì la proibizione di tutti i riti pagani con pene severissime per tutti i contravventori. Tutto ciò, però, a differenza di ciò che comunemente si crede, non ebbe mai le caratteristiche di una persecuzione nei confronti dei pagani, né tanto meno di una volontà di distruggere la sapienza e la cultura antica, od altre amenità del genere, ma solo di reprimere il culto pagano. Nel 382, infatti, un decreto di Teodosio sancì la conservazione degli oggetti pagani che avessero valore artistico. Tutto ciò dimostra ampiamente quanto sia stata strumentale e falsa l’accusa laicista nei confronti della Chiesa e dei cristiani per quanto riguarda, ad esempio, il mito fasullo dell’uccisione di Ipazia di Alessandria in quanto donna, laica e scienziata, mentre si trattò solamente di una questione di tensione politica e sociale.
C’è anche da sottolineare che le violenze perpetrate sui pagani, di cui peraltro esistono pochissime testimonianze storiche, sono da ascriversi principalmente al solerte operato dei funzionari imperiali che agivano in modo completamente autonomo dalle direttive ecclesiastiche. Famoso ed esplicativo fu il caso della strage perpetrata dall’esercito di Teodosio a Tessalonica per reprimere una ribellione scatenatasi in occasione della proibizione dei giochi annuali. Il vescovo di Milano Ambrogio, avendolo saputo, scrisse indignato una lettera per chiedere a Teodosio di fare pubblica ammenda, umiliarsi davanti a Dio e chiedere perdono (cfr. Epistola 51). Scrive G. Filoramo: “Ambrogio insorse a condannare l’inumano massacro e scomunicò l’imperatore. Abbandonò Milano e annunziò che non vi avrebbe fatto ritorno fino a quando l’imperatore non avesse fatto pubblica penitenza. Anche questa volta Teodosio cedette e, sconfessando il proprio operato, fece pubblico atto di riparazione” (G. Filoramo ”Storia del cristianesimo. L’antichità”, Laterza 2008, p. 329).
Altra notizia completamente falsa è quella secondo la quale la Chiesa cristiana avrebbe dato il colpo di grazia all’antica sapienza pagana facendo chiudere centri di cultura famosissimi come l’Accademia di Atene e la grande biblioteca di Alessandria. Ma si tratta di notizie clamorosamente false: secondo l’eminente storico inglese James Hannam, nel 529 d.C. fu l’imperatore Giustiniano a chiudere la famosa Accademia, “l’azione isolata di un monarca tirannico, un evento significativo solo per i diretti interessati e ben lontano dalla fine della filosofia antica” (https://jameshannam.com/justinian.htm). Per quanto riguarda la distruzione della biblioteca di Alessandria “la storia che l’imperatore cristiano Teodosio l’abbia distrutta”, ha scritto sempre Hannam, “è chiaramente una finzione” (https://jameshannam.com/library.htm).
La realtà storica è che non si è mai verificata alcuna persecuzione dei pagani e non è mai avvenuta alcuna distruzione indiscriminata della letteratura antica da parte del cristianesimo, nessun tentativo di sopprimere la scrittura pagana e le opere classiche. Viceversa le fonti storiche attestano quanto fosse diffuso tra i cristiani il rispetto per la cultura pagana. Basti pensare che la sopravvivenza della letteratura classica è quasi interamente attribuibile agli sforzi dei monaci cristiani che hanno laboriosamente copiando a mano i testi.
Gli imperatori “cristiani” non hanno mai decretato persecuzioni di pagani o conversioni forzate al cristianesimo, diversamente dalle violente stragi che hanno invece caratterizzato il dominio pagano sui cristiani. Ovviamente ci fu un conflitto politico-religioso con inevitabili esagerazioni condannabili, ma niente a che vedere con i sistematici spargimenti di sangue di immaginarie persecuzioni inventate di sana pianta dalla propaganda laicista anticristiana. Secondo il già citato storico Giovanni Filoramo il cristianesimo tentò di eliminare l’errore, ma non coloro che erravano. (G. Filoramo “La croce e il potere” Mondadori 2011, pag. 361). La storiografia laicista pretende di porre sullo stesso piano il comportamento persecutorio del paganesimo con uno, immaginario, del cristianesimo, ma tutto ciò è storicamente una grossa fandonia. Una persecuzione cristiana nei confronti dei pagani non è mai esistita, mentre si finge di dimenticare la vera persecuzione, fatta di morte e sangue, che subirono i cristiani fino all'arrivo dell’imperatore Costantino.
Abbiamo visto che il paganesimo non subì mai alcuna persecuzione ed, infatti, sopravvisse molti secoli dopo l’avvento del cristianesimo, ma allora come si spiega la così larga e veloce diffusione del cristianesimo? E’ proprio il lento, ma inesorabile declino del paganesimo, avvenuto nonostante la mancanza di persecuzioni, a suggerire una risposta: la gente, piano piano, si rendeva conto della novità sociale del cristianesimo, della rivoluzione dei rapporti umani e della considerazione della persona. A differenza del paganesimo il cristianesimo generava un’intensa vita comunitaria dove le persone si riconoscevano appartenenti ad una congregazione. All’interno di tali congregazioni cominciava a nascere la società che poneva al centro il rispetto della vita umana, il rispetto della persona in quanto tale. Prendeva l’avvio il riconoscimento dei diritti di ogni persona e non soltanto dei ricchi e dei potenti, iniziava l’emancipazione della donna, il valore della cura delle persone malate, i diritti dell’infanzia. Tutto ciò era sconosciuto alla società pagana, dove la religione era solo una dimensione astratta e personalistica. I templi pagani venivano solamente frequentati, ma non davano vita ad alcuna trasformazione sociale. Una vera e radicale trasformazione della società fu portata solo dal cristianesimo e fu questo aspetto che determinò la sua veloce affermazione.
Bibliografia
Edward Gibbon, “Decadenza e caduta dell'Impero romano” Ed. Avanzini & Torraca, Roma 1968;
J. Geffcken “The Last Days of Greco-Roman Paganism” North-Holland Publishing Co Amsterdam, 1978;
Peter Brown “Christianization and Religious Conflict” Cambridge Ancient History, n.13, 1988;
Paul Veyne “Quando l’Europa è diventata cristiana” Garzanti Libri, Milano 2008
H.A. Drake “Costantine and Bishops: The Politics of Intolerance” John Hopkins University Press, Baltimore, 2000;
G. Filoramo ”Storia del cristianesimo. L’antichità”, Laterza 2008;
G. Filoramo “La croce e il potere” Mondadori 2011.
Editto di tessalonica non ne parli
RispondiEliminaSe leggi l'articolo ne parlo, eccome.
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