sabato 30 marzo 2019

L'intolleranza laicista contro la libertà d'espressione

In questi giorni è in corso a Verona il XIII Congresso mondiale delle famiglie. Un appuntamento importante per manifestare e difendere i valori legati alla famiglia naturale, tra i quali, importantissimo, quello fondamentale del diritto di ogni nascituro di avere un padre ed una madre. Sarà anche ribadito il diritto a considerare l'omosessualità come una distorsione della sessualità e, specialmente, ad affermare con forza il no all'aborto, l'orribile legalizzazione dell'omicidio dell'innocente.

Ma, come al solito, la libera manifestazione di un pensiero non allineato al politically correct laicista non poteva che scatenare la solita reazione isterica e reazionaria.  I laicisti non sopportano che si possa manifestare liberamente il proprio pensiero. Nel nostro paese questa deriva reazionaria laicista sta divenendo sempre più preoccupante. Già a febbraio scorso la senatrice di "Più Europa", Emma Bonino, ha presentato addirittura un’interrogazione parlamentare alla Presidenza del Consiglio dei Ministri per chiedere spiegazioni sul patrocinio istituzionale. Tutto ciò la dice lunga su come i laicisti intendono la libertà di pensiero. 
Le femministe di "Non una di meno", non ancora paghe dell'indecente gazzarra che hanno inscenato l'8 marzo scorso, culminata con il vergognoso cartello della senatrice Monica Cirinnà,
hanno organizzato sempre a Verona una "contromanifestazione" negli stessi giorni del Congresso delle famiglie. Una manifestazione "contro", quanto di più intollerante ed antidemocratico si possa pensare. Essere "contro" la libera espressione, zittire chi la pensa in modo differente dal loro.

Patetica motivazione per scusare questa onda indegna di proteste sarebbe il carattere offensivo della dialettica contro l'omosessualità che offenderebbe le persone omosessuali ed inciterebbe all'"omofobia". Inconsistente argomentazione: la critica è rivolta alla legittimazione dell'omosessualità come variante naturale del comportamento sessuale umano e alla parificazione della coppia omosessuale con la famiglia naturale. Nessuno si sogna di offendere le persone, che restano degne di rispetto ed intoccabili. Cosa che invece non viene percepita dai laicisti che si lasciano andare ad ogni tipo di insulto e falsità.

Manifestazione di intolleranza anche da parte di parte del mondo accademico. I docenti del dipartimento di Scienze umane dell'Università di Verona hanno promosso un documento che critica la pretesa scientificità delle teorie espresse dal Congresso, come se le loro fossero tesi scientificamente provate. Come se gli studi sul "gender" o l'omosessualità come "variante naturale della sessualità umana" fossero fatti acquisiti scientificamente...

Ma la dittatura laicista è a tutto tondo, non basta solo zittire, ma serve anche discriminare. Così come ha fatto il municipio 3 di Milano che in una delibera per un bando di ristrutturazione di un immobile di proprietà comunale ha escluso chi è contro l'aborto, le DAT e le unioni civili. Altro che progressisti, i laicisti sono più retrivi della peggior regime staliniano. 

Parlano di democrazia, di scienza e sviluppo, danno del medioevale a chiunque li contraddice, ma in realtà sono la prevaricazione e la violenza i tipici metodi d'imporsi dei laicisti.

28 commenti:

  1. 1) Libertà di espressione. Può essere un valore assoluto? Si può, ad esempio, permettere a gruppi organizzati di esprimere posizioni/teorie apertamente razziste e antisemite?
    2) E' solo "espressione" o c'è qualcosa di più? Quando gruppi organizzati chiedono alle istituzioni che vengano adottate determinate misure (contro dei diritti riconosciuti, che sono anche leggi dello Stato), siamo di fronte a qualcosa che va ben oltre il salotto letterario o il cenacolo intellettuale. Chi si sente potenzialmente minacciato da queste misure - in primis le donne e le minoranze sessuali - deve poter manifestare il proprio dissenso, che nel caso di Verona era indirizzato ai patrocini istituzionali.

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    1. Salve Anonimo,
      la libertà d'espressione è un diritto importantissimo e credo possa essere compresso solo nei casi in cui istighi alla violenza ed in generale al compimento di reati, come ad esempio, le posizioni apertamente razziste ed antisemite. Ma fuori da questi casi, o analoghi, come è successo al congresso di Verona, il diritto d'espressione dev'essere tutelato.

      La manifestazione di Verona non ha avuto ufficialmente posizioni né razziste e né antisemite. L'invito ad abrogare la legittimità dell'aborto non è un'azione contro un diritto riconosciuto, perché la legge 194 non istituisce alcun diritto all'aborto. Tale pratica assassina viene solamente tollerata e viene ritenuta attuabile solo quando esistono gravi pericoli per la salute della madre. Esattamente quanto NON avviene nella stragrande maggioranza delle interruzioni volontarie di gravidanza.

      A Verona la "contro-manifestazione" è stato un vergognoso tentativo di comprimere il diritto alla libera espressione ed occasione per insultare e vituperare la dignità e le credenze di chi la pensa diversamente.

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    2. Razzismo e antisemitismo erano un esempio, pensavo fosse chiaro.
      A Verona non sono state sostenute posizioni razziste e/o antisemite, ma omofobe sì, visto che si è parlato senza mezzi termini di omosessualità come malattia, devianza, ecc. ecc., dalla quale si può guarire. Stesso dicasi per la transessualità. Ciò è gravemente lesivo della dignità delle persone omosessuali e transessuali. Si può anche pensare che l'omosessuale sia un malato da curare, ma questo non è diverso dal pensare che un nero sia inferiore ad un bianco. Legittima opinione? Non credo. Non tutto è legittimo.
      Gianfranco Amato ha parlato chiarissimamente della necessità di abrogare non solo la legge 194, ma anche la legge sul divorzio, quella sul testamento biologico e quella sulle unioni civili. Quindi, una parte della società ha buone ragioni per sentirsi in pericolo, no?
      Non ci si può trincerare dietro la libertà d'opinione o la libertà religiosa se ciò che si esprime è oggettivamente illegittimo in quanto discriminatorio e lesivo della dignità altrui.

      P.S. L'interruzione della gravidanza E' un diritto. Tanto è vero che nessuno può impedire ad una donna di abortire.

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    3. Caro Anonimo,
      devo dissentire ancora una volta. A Verona non c'è stata neppure "omofobia". E questo per almeno due ragioni:
      a) affermare che l'omosessualità è una malattia non è affatto lesivo della dignità delle persone omosessuali. E' un parere sull'omosessualità, quindi sul fenomeno in sé non sulle persone, che sono degne di ogni rispetto. Si tratta di un parere tecnico, scientifico come tanti altri. L'omosessualità egodistonica, ad esempio, è una condizione di disagio che può essere reversibile. Questo perché, nonostante tutti gli sforzi della comunità scientifica, un "gene gay" non è mai stato trovato. Il parere dell'OMS è solo una indicazione perché non ha mai dimostrato scientificamente, con prove ineccepibili, che l'omosessualità sia una "variante naturale" del comportamento sessuale umano.
      b) il termine "omofobia" non esiste, in ambito giuridico non ha alcun senso. Che significa "omofobia"? E' stato per caso deciso con una legge quando vi è "omofobia"? Non mi risulta. Affermare che l'omosessualità (non le persone omosessuali) sia una malattia è perfettamente legittimo.

      Sostenere che l'omosessualità sia una malattia è un'affermazione sostanzialmente differente da quella che "un nero sia inferiore ad un bianco". Infatti nella prima non si fa alcuna categorizzazione di superiorità, ma si afferma solamente che una determinato fenomeno costituisce uno stato di malattia. Nessuno si sogna di dire che una persona malata sia "inferiore" ad una sana. Un'affermazione analoga potrebbe essere, allora, "avere la pelle scura è una malattia". Ma qui è palese che si tratti di una sciocchezza perché conosciamo perfettamente la base genetica del colore della pelle. Cosa, invece, che non esiste per l'omosessualità.

      Gianfranco Amato, quindi, non ha espresso niente di illegittimo o discriminatorio, ma ha sostenuto una tesi condivisa da moltissime altre persone, che hanno tutto il diritto di esprimere liberamente e pubblicamente le loro idee. Se altre persone pensano che tali idee siano sbagliate potranno anche loro esprimere il loro dissenso, ma sempre nel rispetto della dignità e del credo altrui (cosa che non si è sempre verificata, come ad esempio, nelle volgari piazzate dell'8 marzo scorso).

      E per finire vorrei precisare che in Italia l'interruzione volontaria della gravidanza NON E' un diritto, infatti la legge n.194/78 si intitola “tutela sociale della maternità” (e non “tutela dello sforzo di evitare la maternità"). L’articolo 1 spiega che lo Stato “tutela la vita umana fin dal suo inizio”, e che l’aborto “non è mezzo per il controllo delle nascite”. L’art. 2 prevede: superamento delle cause che potrebbero indurre all’interruzione di gravidanza, come il volontariato a servizio della maternità. L’art. 5 richiede a medici e consultori l’aiuto a rimuovere le cause di aborto e la promozione di interventi atti a sostenere la donna in direzione della prosecuzione della gravidanza. L’art. 7 prevede l’adozione di misure idonee a salvaguardare la vita del feto. L'aborto è solo una possibilità, che viene concessa come estrema ratio.

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  2. No, guardi, l'IGV non viene "concessa". Ad una donna NON può essere impedito di abortire, nonostante si faccia di tutto per impedirlo di fatto, per via dei medici obiettori, dislocati ad arte negli ospedali.
    Secondo. No, l'omosessualità NON è una malattia. Né un disagio. L'omosessualità egodistonica è il paravento dietro il quale si nascondono gli omofobi. A generare disagio non è l'omosessualità, ma l'eteronormatività.
    Non sono io a dirlo, è la scienza. Vuole sostenere tesi antiscientifiche? Ok, ma antiscientifiche rimangono.
    E, sì, dire che una certa persona è malata, disagiata, e che la sua sessualità è contronatura, direi che si lede la sua dignità.
    Quindi, ricapitolando: nessuno voleva tappare la bocca ai relatori del convegno, ma se al convegno partecipano esponenti del governo, con tanto di logo istituzionale, l'indignazione è legittima. A Verona questo si è fatto: si è manifestato dissenso. Si può fare in democrazia, converrà.
    Non pretendo certo di convincerla, so che è impossibile.
    Stia bene.

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    1. Abbia pazienza, l'aborto non è un diritto, ma la possibilità di una scelta drammatica ed estrema, che viene consentita solo quando, quindi non sempre, un bene giuridico costituzionalmente sancito si pone in contrasto in modo insanabile con un altro di pari valore, ossia il diritto alla vita del concepito e quello alla salute fisica e psichica della madre. È questo lo spirito della legge 194, l’obiettivo che traspare da tutto il suo testo e che tante pronunce giurisprudenziali hanno confermato nel corso degli anni. all'articolo 1 si legge: "Lo Stato riconosce il valore sociale della maternità e tutela la vita umana dal suo inizio".
      Per quanto riguarda l'omosessualità l'OMS non ha mai fornito una prova scientifica, il famoso "gene gay", per cui sia CERTO che si tratti di una condizione di normalità della sessualità umana. L'omosessualità egodistonica esiste eccome ed è anche possibile la somministrazione di terapie riparatrici, stavolta non sono io a dirlo, ma , bontà sua, è la stessa OMS ad affermarlo https://icd.who.int/browse10/2010/en#/F66.1

      Quindi, mio caro Anonimo, non sostengo alcuna tesi antiscientifica, ma affermo a ragion veduta che non esiste una causa organica, una base genetica, all'omosessualità. L'OMS è un'organizzazione scientifica quindi dovrebbe supportare le sue affermazioni con delle prove scientifiche, ma queste a favore del fatto che l'omosessualità sia una variante naturale del comportamento sessuale umano NON ESISTONO.

      Quindi a Verona non c'è stata alcuna azione lesiva della dignità delle persone, viceversa si è registrato il classico tentativo reazionario della "contromanifestazione" volto a chiudere la bocca a chi non è d'accordo col pensiero unico imposto dalla dittatura del laicismo.

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  3. Abbia pazienza lei, se davvero l'IGV fosse una possibilità "concessa" come extrema ratio (da chi? dallo Stato?), alla richiesta da parte di una donna di abortire l'ospedale (o l'autorità giudiziaria) potrebbe opporre un rifiuto qualora si trovassero soluzioni "alternative" (un lavoro? soldi? una casa? ecc. ecc.). Lei sa che per legge, invece, nei primi 90 giorni di gravidanza è sufficiente, nel senso che DEVE ritenersi sufficiente, la dichiarazione della gestante. L’aborto, entro i primi 90 giorni dal concepimento, è rimesso alla libera determinazione della donna: la futura madre, infatti, se ritiene che la gravidanza stessa, il parto e la maternità possano comportare un serio pericolo per la sua salute fisica e psichica, si può rivolgere a un consultorio pubblico, alle strutture sanitarie o al medico di fiducia. Il massimo che l'ospedale può fare è di rimandare l'intervento di 7 giorni, ma trascorso questo periodo di tempo l'ospedale DEVE praticare l'IGV. Nessuna concessione, quindi.
    Quanto all'altra questione, cosa c'entra il "gene gay"? Lei, per caso, pensa di avere un "gene etero"? Ma per favore...
    Il fatto che non esistano cause genetiche nella determinazione dell'orientamento sessuale vuol per caso dire l'omosessualità è curabile? Nient'affatto. Si legga, per favore, gli ultimi documenti pubblicati dalla "American Psychological Association" o dall'ordine degli psicologi in Italia, in cui è scritto chiaramente che le teorie riparative non sono solo inutili, ma anche dannose, se non devastanti.
    Il suo link non dice affatto ciò che lei vuole sostenere. Dice semmai il contrario: "The gender identity or sexual preference (heterosexual, homosexual, bisexual, or prepubertal) is not in doubt, but the individual wishes it were different because of associated psychological and behavioural disorders, and may seek treatment in order to change it".
    "Is not in doubt", appunto. Il problema non è l'orientamento in sé ma l'individuo che non si trova a suo agio col proprio orientamento e desidera cambiarlo. Perché desidera cambiarlo? Perché lui stesso, o il contesto in cui vive, non accetta la sua condizione, spesso per ragioni religiose. E stiamo sempre lì...
    Dire che l'OMS non ha fornito nessuna prova scientifica è molto grave da parte sua. Ripeto, non c'è nessun bisogno di dimostrare che "si nasce" gay o lesbiche, o che esista un "gene", per affermare che non si tratta di malattie curabili.

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    1. No, abbia pazienza lei. Non c'è un solo articolo della legge 194 che istituisca un diritto all'aborto. Il diritto riconosciuto è quello alla salute della donna. L'aborto è solo un mezzo, tollerato come estrema soluzione, per salvaguardare tale diritto. La donna non può abortire dicendo che vuole farlo e basta, ma deve sempre prospettare un pericolo per la sua salute. La legge è chiara: l'aborto non è un mezzo per regolare le nascite.

      Il cosiddetto "gene gay" c'entra eccome. L'esistenza di una base genetica è prova scientifica della normalità dell'omosessualità, così come avviene per l'eterosessualità. Perché, mio caro Anonimo, mi duole disilluderla, ma è nel genoma umano che vi è l'istruzione genica ad essere maschi o femmina.

      Non capisco perché lei neghi l'evidenza. Mi dice che l'omosessualità egodistonica è un paravento, lasciando pensare che quindi non esista, ed invece l'OMS al link che le ho segnalato, dichiara apertamente che un soggetto può NON accettare il proprio orientamento e desidera cambiarlo, cioè è egodistonico.

      L'"APA" non mi sembra affatto un'associazione affidabile, sono diversi gli ex presidenti di tale associazione che hanno dovuto dissociarsi dal suo fare ideologico, come ad esempio il noto psicologo Nicholas Cummings che ha accusato l'APA per le sue posizioni politiche e non scientifiche: "oggi è messa in discussione la scelta di un individuo a non essere gay, questo perché la leadership dell’APA sembra aver concluso che l’omosessualità è immutabile". Oppure il noto psicologo Robert Perloff che aderendo alla Narth, una delle associazione di psicologi che si prende cura di persone con omosessualità indesiderata, ha dichiarato: "sono felice di aderirvi: Narth rispetta la dignità di ogni cliente, l’autonomia e il libero arbitrio. Ogni individuo ha il diritto di rivendicare un’identità gay o di sviluppare il suo potenziale eterosessuale. Il diritto di cercare una terapia per cambiare il proprio adattamento sessuale è considerato ovvio e inalienabile. Condivido pienamente la posizione della NARTH". Ed anche il dott. Giancarlo Ricci, psicoterapeuta, esperto della clinica dei di­sturbi dell’identità sessuale è dell'opinione che: "laddove si parla di terapia non necessariamente c’è malattia, se no tutti saremmo malati perché il disagio, l’ansia, l’angoscia e la preoccupazione sono di gran parte della popolazione [...] per l’omosessualità egodistonica, quel tipo di omosessualità che il soggetto vorrebbe superare, ci può essere un intervento terapeutico. E troviamo continue difficoltà a difendere la libertà di scelta e di cura".

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    2. Ok va bene, i riferimenti scientifici "affidabili" sono solo i suoi. Ne prendo atto. Prendo anche atto del fatto che quando un riferimento scientifico non collima con i suoi preconcetti, questo diventa inaffidabile (poi magari ci fa sapere dove e quando si è laureato e specializzato in medicina e/o psicologia).
      Ma immagino che queste lauree non ci siano, visto che in ciò che ha appena scritto confonde l'orientamento sessuale con l'identità sessuale e di genere. Cosa c'entra l'essere maschi e femmine con l'orientamento sessuale? Ha le idee molto confuse, me lo lasci dire.

      Quanto all'IGV, vedo che continua a far finta di non capire: certo che nella legge 194 è scritto chiaramente che l'aborto non è (e non deve essere) un mezzo di regolazione delle nascite, ma vi si riconosce al contempo il diritto all'autodeterminazione della donna. So che a lei questa cosa non piace, ma è così. La donna non deve dimostrare un bel nulla. Alla donna basta dire che la prosecuzione della gravidanza rappresenta un pericolo per la propria salute, fisica e psichica. Il possibile danno psicologico derivante da una gravidanza indesiderata non lo può accertare nessuno "ex ante". I medici possono solo posporre l'intervento di qualche giorno per eventuali ripensamenti da parte della donna, ma l'IGV non può essere rifiutata. E' semmai il medico che può rifiutare di praticare l'IGV grazie alla possibilità dell'obiezione di coscienza. E' per questa strada che il diritto viene di fatto compresso.

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    3. Guardi, Anonimo, non è che scrivendo sempre le stesse cose poi a furia di ripeterle divengono vere. Abbiamo idee differenti, pazienza. Io sono convinto di ciò che affermo, certamente non ho lauree nel campo ed infatti non dico nulla per me stesso, solo mi limito a citare le parole di chi la laurea nel campo ce l'ha.

      Sull'IVG lei confonde il concetto di diritto col mezzo per poterlo esercitare. Il diritto all'aborto NON esiste, esiste solo quello alla tutela della salute. Quando i due diritti alla salute, del nascituro e della madre, entrano in conflitto, questa legge dà la precedenza a quest'ultimo.

      Io non faccio mai finta, di niente, ci tengo ad essere sempre onesto intellettualmente. Siccome penso che lo sia pure lei, gradirei pari considerazione anche da parte sua. Grazie.

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  4. Ciao Luis, Buona Pasqua :)
    Sto leggendo la discussione.
    Intervengo solo per far chiarire ulteriormente all'utente Anonimo, e ad eventuali altri lettori non cattolici, la posizione della Chiesa.
    Credo che attualmente non sia ben chiaro a tutti dove sta la differenza tra la legge dello Stato e la dottrina cattolica (che segue la legge di Dio).
    Pochi infatti sanno la differenza tra aborto diretto e aborto indiretto.
    La Chiesa - nei casi di vera necessità indicata dai medici - accetta (ha sempre accettato) gli interventi sulla madre che possono determinare (o anche che sicuramente determinano) un aborto INDIRETTO.

    Detto questo, la nostra Chiesa indica come via preferenziale la tutela di entrambe le vite (madre e nascituro) anche nei casi in cui le cure mediche causassero qualche danno ad entrambi ma che consentissero di salvare tutti e due.
    Ed è importante dire che oggi la scienza nel 99,9% dei casi consente la cura (di entrambi) senza danni per nessuno.

    Lascio link informativi per chi volesse approfondire nel dettaglio.

    https://www.amicidomenicani.it/distinzione-tra-aborto-diretto-e-indiretto-e-la-testimonianza-di-gianna-beretta-molla/

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    1. Gentile Francesca, la ringrazio molto.
      Conosco la posizione della Chiesa al riguardo, ma l'argomento della discussione è diverso. Si discuteva del Congresso di Verona e della legittimità delle proteste che sono state portate in piazza da varie realtà italiane che si oppongono al tentativo di erodere/abolire conquiste giuridiche e sociali ottenute a partire dagli anni Settanta. Per quanto riguarda, in particolare, la legge 194/1978 mi opponevo ad una lettura - a mio avviso parziale - della stessa, laddove il gestore del blog escludeva che vi si riconoscesse alla donna un diritto di scelta, e quindi di autodeterminazione.
      Pensi che nel 2016 l'Italia ha subito una condanna da parte del Consiglio d'Europa proprio perché tale diritto di scelta viene di fatto negato a causa dell'estensione del fenomeno dell'obiezione di coscienza da parte dei medici. Mi sembra una prova evidente del fatto che tale diritto esista in quanto contemplato dalla legge (dello Stato).
      Che poi la Chiesa la pensi in maniera molto diversa è un'altra cosa, converrà.
      Saluti.

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    2. Anonimo: "Conosco la posizione della Chiesa al riguardo, ma l'argomento della discussione è diverso."

      Mi sono permessa di intervenire nel discorso (diverso) che stavate facendo proprio perché ritenevo utile chiarire la vera posizione dei cattolici - oggi praticamente sconosciuta ai più (anche a tanti cattolici).

      Da quel quadro generale si può fare un migliore raffronto con la legge statale.
      Oggi infatti, dai mass media di maggioranza, sembra che la questione si giochi tra una Chiesa che condanna a morte la donna in opposizione ad una legge dello Stato che le vorrebbe salvare la vita.
      Il link qua sopra e poi la sfilza di link qua sotto [in data 23 aprile] chiariscono i vari aspetti del pensiero cristiano ed evitano le disinformazioni che fanno da base a tante polemiche.

      Anonimo: "tentativo di erodere/abolire conquiste giuridiche e sociali ottenute a partire dagli anni Settanta. "

      In realtà la rivoluzione e la conquista sociale è avvenuta qualche millennio fa.
      In un mondo in cui l'aborto era normalissimo, e/o si gettavano i neonati indesiderati giù dalle rupi (antiche discariche), il piccolo popolo dei giudei e successivamente il piccolo popolo dei cristiani furono i pionieri nella tutela di ogni vita fin dal suo concepimento.
      Si comportavano così. Il mondo pagano li osservava e non li capiva.

      Da quella inviolabilità della vita umana discende la dignità di ogni persona umana, di ogni età e condizione.
      Il punto che può interessare anche ai non credenti è questo: se si stabilisce che esiste una vita "meno vita di altre", in futuro potrebbe essere la tua (che tu sia d'accordo o no).

      Il valore cristiano va a beneficio di tutta la società umana, anche di coloro che non hanno la Fede in Dio e che dunque non considerano ogni vita umana come dono prezioso del Signore.

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    3. Anonimo: "laddove il gestore del blog escludeva che vi si riconoscesse alla donna un diritto di scelta, e quindi di autodeterminazione."

      Il gestore del blog ha obiettivamente ragione.
      Oppure
      mi spieghi lei in che modo l'autodeterminazione della donna (o l'autodeterminazione di chiunque) si può attuare attraverso un "diritto" di uccidere una vita umana con aggressione intenzionale diretta.

      Coi dovuti distinguo, l'unico paragone legislativo che si potrebbe fare (per poterlo definire in qualche modo un "diritto di eliminare la vita altrui") è il diritto umano all'autodifesa nei casi di aggressione diretta alla propria incolumità oppure di evidente pericolo molto prossimo di aggressione da parte di delinquenti.

      La tutela delle DUE vite umane interessate (madre e bambino) - come ha già detto Luis - nel caso di alcune gravidanze particolari può entrare effettivamente in conflitto. (Sono i medici a verificare questo conflitto).
      Perciò si è obbligati a scegliere.
      Non c'è un "diritto di abortire a piacimento".
      C'è una dolorosa scelta per tutelare una delle due vite.
      [=diritto alla tutela della salute della donna].

      In tal caso la legge dello Stato si spinge oltre la legge della Chiesa: la Chiesa dice infatti che si può e si deve intervenire per tutelare la madre anche se ciò determinasse un aborto indiretto.
      (Nota. La scelta delle madri eroiche, anche riconosciute sante, si configura appunto come scelta coraggiosa di non procedere a nessun rischio di conseguenze abortive indirette. Spesso questo ha significato che la madre ha dato la sua vita per la vita del nascituro. Ma non è una prescrizione della Chiesa. È una scelta eroica di madri che portano la loro santità fino al più grande gesto d'amore -
      E badi bene: quelle madri possono essere sante solo se sono consapevoli di ciò che fanno, e perché hanno scoperto una malattia in corso di gravidanza .
      Non sarebbero sante se avessero saputo in anticipo di essere malate e avessero voluto restare incinte mettendo così in pericolo 2 vite umane: sè stesse e il bambino).
      Questa è la dottrina cattolica.

      Lo Stato italiano va oltre l'aborto indiretto permesso anche dalla Chiesa Cattolica,
      e permette la tutela della salute della madre tramite aborto DIRETTO, in certi casi particolari.
      Che poi la prassi o il sentiment della società attuale lo recepisca come un diritto della madre di lasciar vivere il nascituro oppure di ucciderlo a suo piacimento, anche laddove non sussista alcun pericolo per la propria salute... Beh, questo è altro paio di maniche. Ma non era l'intenzione del legislatore.

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    5. Anonimo:  "Pensi che nel 2016 l'Italia ha subito una condanna da parte del Consiglio d'Europa proprio perché tale diritto di scelta viene di fatto negato a causa dell'estensione del fenomeno dell'obiezione di coscienza da parte dei medici."

      E lei pensi che di medici cattolici credenti-osservanti ce ne sono davvero pochi al giorno d'oggi 
      (perché pochi, in generale, sono oggi i cattolici praticanti).

      Quindi evidentemente gli obiettori si annoverano anche parecchio (pensi un po') tra medici atei e/o agnostici e/o cristiani non praticanti - i quali però sono fermamente contrari a sopprimere una vita con intervento diretto - mentre invece praticamente ogni medico concorda con ciò che la Chiesa classifica "aborto indiretto", nei casi di vera necessità.

      (Non credo che sia la prima volta che l'Europa multa l'Italia per qualcosa... Non è propriamente un parametro infallibile per ragionare sull'aborto...)

      Anonimo: "Che poi la Chiesa la pensi in maniera molto diversa è un'altra cosa, converrà."

      Ed è appunto questa "altra cosa", questo pensiero di civiltà cristiana conquistata attraverso secoli e millenni, che intendevo far conoscere attraverso i link che ho messo.
      Credo davvero che il pensiero cattolico sia sconosciuto. Perciò è difficile valutare adeguatamente anche la legge dello Stato italiano. 
      Invito tutti a leggere i link.

      Sapere di che cosa stiamo trattando può - anche - salvare tante donne dalla disperazione. 
      Procedere con un intervento abortivo diretto oppure,
      con scelta diversa, procedere a cure necessarie che causano un aborto indiretto potrebbe - in questo secondo caso - sollevare (un po') lo spirito del 99% delle donne che devono subire un tale trauma.
      Posso darle atto che ci può essere forse l'1% di donne "indifferenti" a tale differenza di intervento, e allora non avranno bisogno della bimillenaria saggezza cristiana che spiega tutti i "perché" ...
      Nelle mie due risposte a lei del 23 aprile ci sono i link dedicati al 99% delle donne (e degli uomini) che vogliono sapere e riflettere su tutti i termini della questione.

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    6. Invidio la sua disponibilità di tempo per scrivere tutta questa roba. La invito a riflettere solo su un aspetto, tra i tanti, che forse conosce ma da quanto scrive non sembra: per tutti i teologi del medioevo, S. Tommaso compreso, la vita non iniziava al concepimento, ma ben dopo, al momento dell'animazione del feto. La Chiesa cambiò idea nel Settecento, non prima.
      La legge 194 non autorizza nessun omicidio, perché il feto non è un bambino. E sì, la 194 riconosce un diritto di scelta, cioè di autodeterminazione, alla donna. Fatevene una ragione.
      Cordialmente

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    7. Aggiungo: è proprio sicura che solo quella che lei chiama "civiltà cristiana" abbia davvero, nel corso dei secoli, civilizzato il mondo pagano dal punto di vista della tutela della vita sin dal primo istante? Non rintraccia delle patenti e insanabili contraddizioni nella storia? Una su tutte: la possibilità per il potere politico, e quindi lo Stato, di uccidere esseri umani che si siano resi colpevoli di gravi crimini (pena di morte). Una possibilità che la dottrina cattolica ha riconosciuto come legittima fino a tempi recentissimi.
      In questo caso, come in altri, è grazie - semmai - alla cultura laica se la nostra sensibilità inorridisce di fronte alla pena di morte e alla tortura (C. Beccaria).

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    8. E per finire le chiedo di rispondere a questa domanda (e la prego di farlo senza girarci intorno): ad una donna che si presenta in una struttura sanitaria italiana per l'IGV si può rispondere che no, nel suo caso non ci sono rischi per la sua salute, con conseguente decisione della medesima struttura di non dare corso alla sua richiesta?
      Sì o no?

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    9. Anonimo il 7 maggio scrive: "per tutti i teologi del medioevo, S. Tommaso compreso, la vita non iniziava al concepimento, ma ben dopo, al momento dell'animazione del feto".

      Evidentemente lei non ha letto San Tommaso, né altri teologi. O forse, se li ha letti, non li ha capiti.
      Tommaso giudica l'aborto peccato grave e lo definisce un "maleficio".
      (il senso delle argomentazioni filosofiche di Tommaso le sfugge completamente).
      Inoltre è da considerare che il teologo e filosofo Tommaso d'Aquino non disponeva delle conoscenze scientifiche che abbiamo noi oggi. Quindi anche se per assurdo Tommaso si fosse sbagliato su qualche punto per mancanza di dati scientifici, noi oggi non possiamo ignorare le evidenze scientifiche che abbiamo a disposizione 800 anni dopo Tommaso.
      La Chiesa infatti procede (in ogni secolo della storia) all'applicazione pratica della dottrina teologica anche alla luce dei nuovi dati forniti dalla Scienza.

      Sig. Anonimo, in ogni caso, non è chiaro perché lei stia come suggerendo che la Chiesa ragionasse correttamente nel Medioevo (in quanto lei crede che approvasse l'aborto)... però poi afferma che nell'antichità la Chiesa ha insegnato cose truci a causa dell'arretratezza dei propri assunti filosofici, umani, eccetera... (secondo lei).

      Anonimo il 7 maggio scrive: "La Chiesa cambiò idea nel Settecento, non prima".

      Evidentemente non ha il tempo neanche di leggere la storia della Chiesa. Ma la mancanza di tempo da dedicare alla lettura non è una colpa.
      Più colpevole è invece il fatto di far finta di conoscere la materia.

      La Chiesa, fin dai primi tempi, scomunicava chi si rendeva colpevole di aborto. Inizialmente addirittura la scomunica era per tutta la vita.
      Poi successivamente diede la possibilità confessare il gravissimo peccato, anche se non ad un qualsiasi prete, bensì ad incaricati "speciali" (penitenzieri). Da pochi anni Papa Francesco ha abilitato anche molti normali sacerdoti per facilitare le donne a cercare perdono e un po' di sollievo per il grande dolore morale che si trovano a fronteggiare.

      Anonimo il 7 maggio scrive: "La legge 194 non autorizza nessun omicidio, perché il feto non è un bambino."

      Lo chiami come vuole.
      È una vita umana.
      Non è che se l'uomo gli dà un nome diverso allora possa cambiare la realtà.
      Non è che se si chiamasse "grumo di cellule" a Timbuctù fino al settimo mese,
      o "conglomerato biologico" a New York fino al quinto mese,
      o "pesciolino nella pancia" a Nuova Deli fino all'ottavo mese, ecco: non è che i diversi nomi e che i diversi mesi di gravidanza cambino la realtà di ciò che è.
      Secondo lei, se lo chiama "feto" questo determina il fatto che si può eliminare e/o considerare una non-vita?
      Ha idea di quante altre non-vite potrebbero essere inventate dall'uomo, dalla politica, dal potere?
      Se lo ricorda il programma Aktion T4 dei nazisti e di tutte le non-vite che hanno eliminato con la giustificazione che appunto non erano "vite"?

      Anonimo il 7 maggio scrive: "Fatevene una ragione."

      Guardi, sono 2000 anni che noi cristiani ce ne facciamo una ragione.
      Ci facciamo una ragione che ci sia gente che non la pensa come noi.
      Ci facciamo pure una ragione del fatto che qualcuno vorrebbe vietarci la libertà di pensiero e di espressione.
      Però non ci facciamo una ragione che tante donne siano abbandonate a sè stesse (soprattutto da uomini che non si assumono le loro responsabilità). E non ci facciamo una ragione che tante donne non possano vedere altra via d'uscita che quella di uccidere il proprio bambino.
      Una delle violenze più ignobili dei nostri tempi: far credere ad una donna che un bambino innocente indifeso sia il suo peggior nemico.

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    10. Anonimo 8 maggio scrive: "è proprio sicura che solo quella che lei chiama "civiltà cristiana" abbia davvero, nel corso dei secoli, civilizzato il mondo pagano dal punto di vista della tutela della vita sin dal primo istante? "

      Il cristianesimo ha accolto i valori buoni dei popoli pagani e ha rifiutato quelli cattivi (ad esempio: ha rifiutato i sacrifici umani di tante culture antiche. È vero che per fare questo è accaduto talvolta che le azioni difensive cristiane abbiano ecceduto in modo ingiusto e si siano trasformate in aggressive, provocando anche gravi soprusi. La Chiesa è l'unica organizzazione che riconosce i propri errori - laddove ci sono - e chiede perdono, e cerca di riparare).

      Anonimo 8 maggio scrive: "Non rintraccia delle patenti e insanabili contraddizioni nella storia?"

      No, se si studia la Storia in modo indipendente ed obiettivo - ed evitando l'errore di applicare mentalità attuali alla storia antica.

      Anonimo 8 maggio scrive: "Una su tutte: la possibilità per il potere politico, e quindi lo Stato, di uccidere esseri umani che si siano resi colpevoli di gravi crimini (pena di morte)".

      È noto agli storici che ai tempi dell'Inquisizione molti imputati (delinquenti comuni) si dichiaravano appositamente "eretici" (cioè dissidenti religiosi colpevoli di eresia) per poter essere giudicati dai tribunali ecclesiastici, invece che finire nelle maglie dei processi "civili".
      Il pericolo di finire arrosto era infatti molto remoto se si veniva giudicati dalla Chiesa. Mentre era altissimo se si veniva giudicati dal governo "laico".
      Nonostante questa realtà storica, la propaganda anticattolica continua a sbandierare i (rari) roghi della Chiesa - nascondendo volutamente i numerosissimi roghi "civili".
      Questo era il potere politico "laico" da lei tanto apprezzato, Sig. Anonimo.

      È certamente sempre sbagliato uccidere o torturare un essere umano, ma il potere "laico" lo faceva regolarmente come ordinaria amministrazione, a differenza della Chiesa che lo attuava in casi limite - cioè quei pochi nomi celebri che vengono sbandierati oggi come prova della crudeltà dei cristiani. Sono certamente brutte storie, storie ingiuste e disumane, ma rimangono storicamente dei casi relativamente rari nella Chiesa.
      Inoltre: davanti al tribunale ecclesiastico era sufficiente dichiararsi "pentiti" per non subire la pena (cioè per evitare anche il rogo).
      Al contrario, davanti al tribunale civile non esisteva il "pentitismo" e... non ci si salvava dalla condanna del rogo.

      Anonimo 8 maggio scrive: "Una possibilità [pena di morte] che la dottrina cattolica ha riconosciuto come legittima fino a tempi recentissimi."

      E pensi che la dottrina cattolica potrebbe (ipoteticamente) anche reinserirla come legittima se la nostra civiltà in futuro subisse un'imbarbarimento e se la pena capitale fosse l'unico modo rimasto per difendere i deboli e gli innocenti.

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    11. Anonimo 8 maggio scrive: "grazie alla cultura laica se la nostra sensibilità inorridisce di fronte alla pena di morte e alla tortura (C. Beccaria)."

      Quella che lei chiama "cultura laica" che cosa ha fatto fino ai tempi di Beccaria?
      Ha fatto quello ho esposto più sopra.
      Un po' tardiva, non trova?
      Inoltre, Beccaria ragionava su un piano di efficacia (utilitarista) della pena - più che sul piano morale/etico o di umana sensibilità.
      In pratica: non sosteneva le sue istanze per motivi morali o di coscienza, né di "bontà d'animo".

      È invece la morale cristiana che ha sempre considerato male ciò che a volte doveva compiere in certe circostanze (ad esempio una risposta di guerra difensiva).
      [lo stesso ha fatto negli anni '40 anche la Resistenza in Italia, no?]

      Sulla "sensibilità" del Beccaria apprendiamo piuttosto da wikipedia:
      La figlia Giulia Beccaria (futura madre di Alessandro Manzoni) fu messa dal padre in collegio (nonostante Beccaria avesse spesso deprecato i collegi religiosi) subito dopo la morte della madre e lì dimenticata per quasi sei anni.
      Suo padre non volle più sapere niente di lei per molto tempo e non la considerò mai sua figlia, bensì il frutto di una relazione extraconiugale della moglie. Inoltre negò l'eredità materna alla figlia. Giulia uscì dal collegio nel 1780. Nel 1782 il Beccaria la diede in sposa al conte Pietro Manzoni, più vecchio di vent'anni di lei.


      ... Ecco, non per criticare ciò che di buono ha fatto il Beccaria coi suoi scritti, ma magari eviti di citarlo tout court come esempio eccezionale di "sensibilità" e di "umanità laica"...

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    12. Anonimo 8 maggio scrive:
      "le chiedo di rispondere a questa domanda (e la prego di farlo senza girarci intorno): ad una donna che si presenta in una struttura sanitaria italiana per l'IGV si può rispondere che no, nel suo caso non ci sono rischi per la sua salute, con conseguente decisione della medesima struttura di non dare corso alla sua richiesta?
      Sì o no?"


      Ho già risposto il mese scorso a questa sua domanda.
      Si è "girato intorno" - sia io che Luis - perché lei sembra non comprendere o non accettare, per motivi ideologici, dei ragionamenti di base molto semplici.
      Posso solo invitarla a rileggere con attenzione i miei (lunghi) post precedenti che ho scritto in maggio 2019, nonché tutti i link (sopra e sotto) del sito Amici Domenicani che le avevo suggerito.
      Inoltre potrei, in aggiunta, portare un'esperienza. Da ragazzina, presso un consultorio familiare/ambulatorio pubblico, ho assistito personalmente a come una donna ha chiesto un aborto e a come ha proceduto il ginecologo per dar seguito alla richiesta in modo che venisse accettata dal sistema sanitario.
      Per la cronaca: potei assistere alla scena perché oltre 30 anni fa non c'era ancora molta attenzione per la privacy in certi ambienti pubblici... e perché probabilmente gli adulti lì presenti pensavano che io non comprendessi l'argomento della loro discussione. (Ho sempre avuto un aspetto molto più giovane della mia reale età... e quindi quelle persone parlavano tranquillamente a distanza di 2 metri da me). Comunque: a quell'età io non conoscevo la legge ma quella mia esperienza mi dà conferma ancora oggi che il medico, in base alla legge italiana, deve far passare sulla documentazione clinica un gravissimo stato di salute della donna - in quel caso "psichico" - perché possa abortire in base al fatto che si metterebbe in pericolo lei in primis, poi il bambino concepito, nonché il resto della famiglia (per rischio di gesti inconsulti).
      In realtà la donna in questione stava benissimo ma non voleva un figlio.
      Questa è la mia (ulteriore) risposta alla sua domanda del sì o no che lei ha posto in questi termini:
      "ad una donna che si presenta in una struttura sanitaria italiana per l'IGV si può rispondere che no, nel suo caso non ci sono rischi per la sua salute, con conseguente decisione della medesima struttura di non dare corso alla sua richiesta?"

      Magari l'episodio al quale ho assistito io da ragazzina sarà stato solo un "caso" particolare... oppure... è semplicemente la prassi dell'aborto in Italia, in barba alla legge. Che ne dice?
      Saluti.

      P.s. e soprattutto cari saluti a Luis che mi ospita, e che prego di farmi sapere se le mie articolate risposte al sig. Anonimo sono... troppo articolate e se appesantiscono troppo i commenti a questo articolo.
      Comunque mi sembra che non ci sia molto altro da dire sulla questione. Magari la tua competenza storica, Luis, può fare ulteriore chiarezza su certe fake news della propaganda anticattolica riportata dall'utente Anonimo...

      Ciao :)

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    13. Cara Francesca, ma scherzi? Le tue risposte sono perfette, articolate al punto giusto e, direi, decisamente esaustive. Apprezzo molto i tuoi interventi perché integrano bene i contenuti del blog che, per mia (de)formazione, sono un po' troppo sbilanciati verso un'ottica prettamente storica.

      Francamente non saprei che altro aggiungere su questo argomento, solo i continui richiami del "nostro" Anonimo al supposto oscurantismo storico della Chiesa, mi hanno fatto pensare ad un nuovo articolo sull'ennesima strumentalizzazione laicista-massone. Sai, abito a roma e passando per Campo de Fiori....

      Un carissimo saluto
      Luis

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  5. https://www.amicidomenicani.it/se-sia-lecito-per-lo-stato-approvare-in-alcuni-casi-l-aborto-terapeutico-pur-escludendo-ogni-altra-tipologia-di-aborto/

    https://www.amicidomenicani.it/vorrei-fare-una-domanda-sull-interruzione-della-gravidanza/

    https://www.amicidomenicani.it/se-l-uccisione-del-bambino-per-salvare-la-madre-possa-essere-un-volontario-indiretto/

    https://www.amicidomenicani.it/desidero-che-mi-aiuti-nella-comprensione-del-principio-del-duplice-effetto-e-della-sua-applicazione-concreta-nel-caso-di-aborto/

    Saluti. Buon proseguimento :)

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  6. Per una riflessione a 360 gradi.

    Documento pubblicato oggi dalla Santa Sede.
    Sulla libertà religiosa (e, nei paragrafi dedicati, anche alla connessa libertà di espressione dei fedeli).

    Il documento tratta esplicitamente anche della presunta "laicità" di alcuni Stati che può diventare - nei fatti - dittatura del laicismo e del pensiero unico imposto all'intera società.

    http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/cti_documents/rc_cti_20190426_liberta-religiosa_it.html

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    1. Grazie Francesca del tuo contributo. E' sempre importante avere uno sguardo il più ampio possibile.

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    2. Cercavo in effetti di ampliarlo ma non mi sembra che il sig. Anonimo abbia compreso il senso dell'ampliamento... Proverò a spiegarmi un po' meglio con qualche altro approfondimento a lui rivolto...

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