Dopo un po’ di tempo torno ad affrontare il tema delle eresie e del loro confronto con la dottrina della chiesa cattolica. Con questo mio articolo inizio la rassegna dei movimenti eterodossi sorti in età medioevale ed ho scelto di iniziare con quello dei valdesi, un gruppo di religiosi che prese il nome da Valdo, un ricco mercante di Lione, in Francia, vissuto nel XII secolo. Un movimento che, col passare dei secoli, dopo travagliate vicende, divenne una chiesa vera e propria tuttora esistente.
Si tratta indubbiamente di un tema molto spinoso perché a tale movimento è legata una lunga storia di duri contrasti con la chiesa cattolica e persino di persecuzioni che, a più riprese, sono state condotte contro i valdesi. A motivo di tutto ciò papa Francesco, in occasione della sua visita pastorale a Torino per l’ostensione della Sindone del 2015, mentre rese visita al locale tempio valdese, ebbe parole di comprensione e riconciliazione arrivando a chiedere perdono per il comportamento della chiesa cattolica: “Purtroppo è successo e continua ad accadere che i fratelli non accettino la loro diversità e finiscano per farsi la guerra l’uno contro l’altro. Da parte della chiesa cattolica vi chiedo perdono per gli atteggiamenti e i comportamenti non cristiani, persino non umani che, nella storia, abbiamo avuto contro di voi”.
Anche se è storicamente un grosso errore giudicare fatti del passato con la nostra ottica moderna più cosciente del rispetto di ogni vita umana e che non ravvede più nella diversità delle fedi un pericolo per l’ortodossia cattolica, ed anche se è vero che la chiesa cattolica fu mossa da intenti volti a fin di bene per la difesa della fede, per il ripristino della giustizia e della pace sociale, occorre rimarcare che le atrocità ed i massacri perpetrati sono stati oggettivamente una esagerazione, un errore che la chiesa cattolica, anche se non direttamente, ha indubbiamente sulla coscienza. Fatto questo doveroso inciso, analizziamo il fenomeno valdese dal punto di vista storico e poi da quello teologico.
Come detto il “valdismo” comparve nel XII secolo per opera di un ricco mercante di Lione, Pietro Valdo, che nel 1173 leggendo la Bibbia, tradotta in francese, in quanto non conosceva il latino, rimase fortemente colpito da alcune parole di Gesù sulla necessità di vivere in povertà, in particolare da quelle rivolte al giovane ricco: “Se vuoi essere perfetto, va', vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi” (Mt 19, 21). Così nel 1179 lasciò tutti i suoi beni alla moglie, affidò le figlie ad un convento e si convertì ad una vita di povertà assoluta dandosi alla predicazione itinerante del vangelo in nome della Chiesa. Il vescovo di Lione riconobbe lecita la sua vocazione alla povertà, ma gli contestò l’attività di predicazione. Non era, infatti, tollerabile che un individuo, senza alcuna preparazione esegetica sufficiente, si potesse improvvisare predicatore in nome ufficiale della Chiesa. Pietro Valdo, che ebbe sempre la volontà di rimanere fedele alla chiesa cattolica, pensò così di sottoporre il suo stile di vita all’esame del Concilio Lateranense III che si stava svolgendo in quell’anno a Roma. Il Concilio lo accolse benevolmente, ma gli fu ribadito il divieto di predicare senza il mandato del vescovo.
Nonostante questo divieto Valdo e i suoi seguaci continuarono nella loro opera di predicatori, principalmente rivolta contro l’eresia catara che imperversava in Francia in quegli anni e a vivere nella più assoluta povertà, tanto che furono inizialmente chiamati i “Poveri di Lione”. Presi dal fervore dei neofiti, il gruppo di Valdo crebbe e si diffuse rapidamente anche verso il sud della Francia, in Italia, dove furono chiamati i “Poveri Lombardi” e in altri paesi come la Germania e la Svizzera. Siamo negli anni della grande fioritura dei gruppi religiosi “pauperistici”, cioè che praticavano la povertà estrema. Non c’era nulla di eretico in ciò che insegnavano, ma Valdo e i suoi seguaci continuavano a predicare senza autorizzazione in quanto erano privi di un’adeguata istruzione e senza una specifica missione canonica. A lungo andare, il continuo ignorare i ripetuti richiami del vescovo portò inevitabilmente alla scomunica, che fu pronunciata da papa Lucio III nel 1184 al sinodo di Verona.
La scomunica determinò una frammentazione tra i valdesi che si divisero in tanti gruppi, i principali dei quali furono i “Poveri Lombardi” in Italia e i cosiddetti “d’oltralpe” in Francia. C’erano coloro che volevano restare comunque fedeli a Roma, quelli vicini a Valdo, che accettano i dogmi della fede cattolica e richiedono i sacramenti ai legittimi ministri della Chiesa, ed altri, come i “Piccoli Lombardi”, che vennero a contatto con i tanti gruppi ereticali allora diffusi e finirono per esserne influenzati. Questi “valdesi” italiani, ritengono indegni i preti cattolici, non considerano validi i sacramenti da loro amministrati, ritengono che chiunque possa predicare e celebrare la Cena del Signore senza alcuna autorizzazione, negando così il sacerdozio ministeriale, considerano la Bibbia l’unica regola interpretabile da chiunque secondo la propria convinzione, ed, infine, pretendono la povertà come condizione obbligatoria per tutti e non solamente per coloro che ricevono questa vocazione particolare. Questa profonda differenza tra i due gruppi determinò una grossa divisione in seno al movimento valdese ed una reazione dello stesso Valdo con conseguente scissione dei due gruppi che si ebbe nel 1205. Valdo, soprattutto, non accettava l’idea che il suo movimento potesse determinare la nascita di una contro-chiesa. Tra il 1205 e il 1207 Valdo morì senza essere riuscito a ricomporre lo scisma interno al suo movimento e la frattura con Roma. Così il movimento di Valdo, che era nato per una finalità giusta e santa volta a riformare la Chiesa dal proprio interno, staccandosi da Roma perde il suo contatto con l’originale fede apostolica e, soprattutto, non avendo più un riferimento saldo ed univoco, comincia a frazionarsi in tanti gruppi che iniziano ad allontanarsi sempre più dall'ortodossia cattolica rifiutando le gerarchie ecclesiastiche, giudicate peccatrici e malvagie.
Quando il Concilio Lateranense IV nel 1215 definì formalmente la dottrina della transustanziazione (cioè l'idea della presenza reale e sostanziale di Cristo nell'eucaristia), questa non trovò consensi tra i valdesi che la rifiutano decisamente, ormai per loro la Chiesa romana è degenerata e non è più la Chiesa di Cristo. A quel tempo l’annuncio della Parola e l’unità religiosa erano considerate un bene primario, molto più che la libertà d’espressione. Così la Chiesa cattolica fece agire l’inquisizione non solo per arginare il fenomeno del Catarismo, ma anche quello caratterizzato dalle molteplici sette dei pauperisti tra cui i valdesi. L’inquisizione, almeno inizialmente, operò con pazienza puntando sul dialogo per riportare in seno alla Chiesa gli eretici. Furono nominati vari inquisitori che operarono con infaticabile zelo percorrendo le valli liguri e piemontesi convincendo molti eretici ad abiurare. I vari gruppi valdesi e di altre sette reagirono perlopiù violentemente uccidendo i vari inquisitori nominati dal papa. Nel 1365 fu assassinato l’inquisitore Pietro da Ruffia, nel 1374 fu trucidato anche il suo successore Antonio Pavonio, nel 1466 fu la volta dell’inquisitore Bartolomeo Cerveri. Ben presto la situazione degenerò e i valdesi cominciarono ad essere perseguitati. Ci fu un’alternanza di persecuzioni e di pace religiosa, i valdesi, comunque, reagiscono sempre con rappresaglie per poi nascondersi tra i monti. Alcuni cercano ancora un contatto esteriore con la Chiesa per i sacramenti, come il Battesimo e l’Eucarestia, altri, invece, cominciano a crearsi un proprio culto clandestino.
Nel 1532 i valdesi italiani e quelli francesi si uniscono formalmente alla riforma calvinista attraverso il sinodo di Chanforan e, così, i vari gruppi rifugiati nelle valli montane piemontesi, ed altri che erano emigrati in Calabria, si uniscono ai movimenti della riforma calvinista. Tutto ciò comportò la creazione, od il tentativo, di costituire una propria comunità organizzata in chiese dove veniva pubblicamente professata e proclamata le fede calvinista. In Piemonte questa organizzazione dei valdesi impensierì notevolmente il governo sabaudo, retto in quel periodo dalla madre di Carlo Emanuele II, la Duchessa Maria Cristina di Borbone, perché vedeva in questo sviluppo dell’organizzazione valdese il pericolo dell’infiltrazione politica delle potenze protestanti. Anche in Calabria il governo spagnolo del vicereame di Napoli nutriva le stesse paure. Così, sotto l’impulso dell’inquisizione, che attraverso predicazioni si adoperava per arginare lo sviluppo dell’eresia, i governi Piemontesi e Spagnoli sottoposero i valdesi a dure misure volte a limitare il loro sviluppo. I valdesi reagirono in modo deciso e, per niente disposti ad accettare misure restrittive, passarono al contrattacco con agguati, omicidi e distruzioni di simboli e chiese cattoliche. Tutto ciò portò in Piemonte alla dura repressione operata dall’esercito sabaudo, le cosiddette “Pasque piemontesi”, una sorta di guerra sabaudo-valdese che determino la morte di oltre un migliaio di valdesi nel 1654 e in Calabria ad una strage operata dall’esercito spagnolo, con circa 6000 vittime, in risposta ad un agguato dei valdesi che uccisero una cinquantina di soldati spagnoli.
Questi tristi fatti devono essere inquadrati nell’oscuro periodo delle guerre di religione dove la politicizzazione delle differenze di religione portarono all’esasperazione dei contrasti fino alle estreme conseguenze. Nati come dispute di fede, questi contrasti sfuggirono al controllo della Chiesa per divenire il pretesto usato dai vari governi assolutisti per preservare il loro potere e mantenere il controllo delle masse. La Chiesa, con la sua inquisizione, ha sempre puntato su un approccio non violento, sulla risoluzione dialogata, ma il potere laico, vistosi in pericolo, adottò il sistema violento del tempo, atrocità che noi, con la nostra mentalità moderna, condanniamo, ma che allora era tranquillamente ammesso. Nonostante ciò la Chiesa non doveva approvare quelle atrocità e tali errori restano come un macigno sulla sua coscienza.
Ma perché la Chiesa censurò sempre, senza riserve, l’operato di Valdo e dei suoi seguaci? All’inizio questo movimento fu mosso da un intento più che giustificabile, come fu quello di vivere il vangelo in maniera più coerente, ma poi quando venne meno la comunione con la Chiesa fatalmente finì per perdere di vista la globalità della fede, del messaggio di Cristo. Gesù non istituì un rapporto individualistico della persona con Dio, ma chiamò a sé una comunità, che è la Chiesa, alla quale garantisce l’indefettibilità, nonostante i peccati, le debolezze, le incoerenze dei suoi rappresentanti, anzi è proprio la presenza di tutte queste debolezze nella Chiesa ad essere eccezionale argomento a favore della presenza dello Spirito Santo che guida la Chiesa anche in presenza del peccato degli uomini. Valdo e i suoi seguaci non obbedirono al proprio vescovo e quando si nega il sacerdozio ministeriale e la guida della Chiesa, che Gesù ha affidato a Pietro e agli apostoli, i cui successori sono il Vescovo di Roma e il Collegio Episcopale, fatalmente si prendono strade sbagliate. Successivamente, infatti, il movimento di Valdo si divise al suo interno e finì per accogliere tutta una serie di eresie. Gli odierni valdesi non sono in comunione con la Chiesa cattolica, proprio contro la volontà del loro fondatore Valdo.
Egli pretendeva di predicare il vangelo senza il mandato del vescovo, ma la Scrittura è molto chiara su questo punto. Innanzitutto nessuno deve disprezzare il vescovo perché egli ha in sé il dono spirituale, cioè il carattere ricevuto con l’imposizione delle mani (1Cor 12, 28-31), nessuno può sostituirsi alla Chiesa perché Gesù conferisce solo ai dodici apostoli, che ha personalmente scelto, il potere di predicare e di compiere miracoli. La testimonianza del Vangelo compete a tutti i cristiani, ma la predicazione ufficiale in nome della Chiesa necessita del mandato di Cristo e della Chiesa (Mt 10, 1-15). Valdo ebbe la presunzione di ritenersi nel giusto senza accogliere la correzione della Chiesa (Ebrei 12, 4-13). Così facendo portò il suo movimento, anche senza volerlo, alla separazione con la Chiesa e ciò non solo portò allo scisma, ma anche al venir meno dell’ortodossia. Questo accade perché non è nel singolo fedele la grazia dell’indefettibilità, ma, invece, è concessa e promessa da Gesù alla Chiesa nel suo complesso: “Le porte degli inferi non prevarranno contro di essa” (Mt 16, 18)
Bibliografia
Carlo Novellis "Biografia di illustri saviglianesi" Gianini e Fiore Editori, Torino 1840;
Herbert Grundmann "Movimenti religiosi nel Medioevo" Bologna, Il Mulino, 1980;
Aldo Ponso "Duemila anni di santità in Piemonte e Valle d'Aosta" Effata Editrice, Cantalupa (TO) 2001.
Sarebbe interessante un piccolo raffronto con San Francesco il quale, all'incirca nello stesso periodo, fa all'incirca le stesse azioni di Valdo MA si pone sempre sotto obbedienza assoluta al Papa e sotto la guida della Chiesa. In questo modo la "rivoluzione" francescana riesce ad operare cambiamenti (non di poco conto) all'interno della Chiesa. O quanto meno riesce ad immettere, tra le altre, una nuova spiritualità cattolica di cui beneficiano tutti.
RispondiEliminaUn'altro movimento interessante di quel periodo è quello dei domenicani che adottano la vocazione anti-eretica come propria mission ... ed anche lì, oltre a San Domenico e a Santa Caterina nasce il gigante della teologia San Tommaso d'Aquino. Tutti loro, in un periodo di grandi difficoltà, diventano colonne portanti della Chiesa che rimangono portanti ancora oggi.
Fatte salve le esagerazioni violente già riconosciute, in questi eventi risalta la differenza tra la santità e... l'eresia. La prima può anche criticare aspramente certa Chiesa ma vi opera all'interno per correggere, sanare, guarire, santificare. La seconda esce dall'obbedienza e ... inevitabilmente si sfascia (soprattutto quando perde la successione apostolica).
È un dato di fatto che si osserva anche in certe derive scismatiche e/o eretiche odierne.
Grazie Luis!
Buon (restante) Avvento e Buon Natale del Signore Gesù a te e alla tua famiglia.
Francesca
Ciao Francesca,
Eliminain effetti quando sento parlare dei movimenti pauperistici medioevali in opposizione alla dissolutezza dei costumi degli ecclesiastici del tempo, mi viene in mente subito in mente la scelta coraggiosa di Francesco. E la penso sempre come un diretto intervento dello Spirito che sorregge in ogni momento la sua Chiesa secondo l'assicurazione che Gesù fece ai Dodici poco prima di lasciare questo mondo (Gv 16, 13).
Lo Spirito è come una fonte che genera una grande quantità d'acqua, questa dapprima forma piccoli ruscelli che poi crescono per divenire dei grandi fiumi. In fondo i santi non sono che questo: dei grandi corsi d'acqua, strumenti straordinari, che lo Spirito usa per nutrire e sorreggere la Chiesa.
Carissima, in questa dolce Vigilia, un caro augurio di buon Natale a te e alla tua famiglia.
Luis