Penso valga la pena spendere qualche riga per analizzare brevemente gli sviluppi di questa incredibile fesseria della nascita e della diffusione della discendenza di Gesù. Abbiamo già visto come questi testi, dal punto di vista storico, siano una vera e propria spazzatura, ebbene si confermano come tali fino alla fine. Con una leggerezza disarmante questi testi citano luoghi, fatti e personaggi storici facendosi letteralmente beffe della realtà storica. Eppure il periodo storico evocato non è poi così distante dai nostri giorni, stiamo parlando dei primi secoli del secondo millennio, abbiamo a disposizione una gran quantità di documenti, ma, nonostante ciò, vengono propinate, e spacciate come fatti realmente accaduti, delle assurdità pazzesche che farebbero impallidire anche lo studente più fuori corso della facoltà di lettere.
Secondo questi “autori” la discendenza di Gesù sarebbe stata accudita e preservata dalle angherie della Chiesa Cattolica da una misteriosa confraternita nota col nome di Priorato di Sion. A conoscenza di questo “segreto” ci sarebbero stati anche altre persone ossia il famoso ordine di cavalieri dei Templari e la setta eretica dei Catari, che, proprio per questa loro “conoscenza” sono stati impietosamente annientati da una inflessibile e sanguinaria Chiesa Cattolica. Purtroppo ci troviamo di fronte all’ennesima stupidaggine, intrisa di anticlericalismo, fatta passare per vera che sfrutta, penosamente, alcuni delicati momenti della storia della Chiesa per catturare l’attenzione degli sprovveduti. Come vedremo la “veridicità” delle fonti storiche presentate da D. Brown è una tale bufala da lasciare sbigottiti.
Vera e propria rivelazione, propinata da D. Brown nel suo libro, è l’esistenza della società segreta nota come Priorato di Sion. A pag 189 de “Il Codice da Vinci” si può leggere: «… Il Priorato di Sion fu fondato a Gerusalemme nel 1099 da un re francese chiamato Goffredo di Buglione, immediatamente dopo la conquista della città. Si diceva che re Goffredo fosse il depositario di un importantissimo segreto, un segreto conservato dalla sua famiglia fin dai tempi di Cristo. Temendo che il segreto potesse andare perso alla sua morte, fondò una fratellanza occulta, il Priorato di Sion, e la incaricò di proteggere il segreto passandolo tacitamente da una generazione all’altra. Nel corso degli anni in cui ebbe sede a Gerusalemme, il Priorato aveva appreso di alcuni documenti segreti sepolti sotto le rovine del tempio di Erode, che era stato costruito sulle vestigie del tempio di Salomone. Quei documenti rafforzavano il grande segreto di Goffedo e avevano una natura così esplosiva che la Chiesa non si sarebbe fermata davanti a nulla, pur di impadronirsene. […] Per recuperare i documenti dalle rovine, il Priorato creò un proprio braccio militare, un gruppo di nove cavalieri chiamato l’Ordine dei Poveri Cavalieri di Cristo e del Tempio di Salomone. Più noto come i templari». Per conferire un minimo di veridicità a questa stupidaggine D. Brown, trionfalmente, ci fa sapere che le “prove” di tutto quello che dice esistono e si trovano a Parigi presso la Biblioteca Nazionale. Leggiamo a pag. 242 de “Il Codice da Vinci”: «… i Gran Maestri precedenti erano figure famose e apprezzate con propensione per l’arte. La prova era stata scoperta anni prima nella Bibliothèque Nazionale di Parigi, nelle carte note come “Les Dossier Secrets”, i dossier segreti. Tutti gli storici del Priorato e tutti gli appassionati del Graal li avevano letti. Catalogati al numero 4°-lm1-249, la loro autenticità era stata stabilita da molti esperti; confermavano in modo incontrovertibile quello che gli storici sospettavano da molto tempo, ossia che tra i Gran Maestri del Priorato fossero compresi Leonardo, Botticelli, Newton, Victor Hugo e, più recentemente, Jean Cocteau, il famoso artista parigino…».
D. Brown copia tutta questa storia da “The Holy Blood and the Holy Graal” di M. Baigent, R. Leigth ed H. Lincoln, i quali a loro volta riprendono un’invenzione elaborata da un gruppetto di esoteristi che opponendosi alla borghesizzazione dello Stato favoleggiavano un ritorno della monarchia in Francia. A guidarli c’era un certo Plantard che si riteneva il legittimo pretendente al trono di Francia (sic). Tutta questa vicenda nacque, quindi, dalla mente disturbata di un visionario come Plantard, il quale, per costruirsi la prova di quello che andava affermando fondò nel 1956 ad Annemasse, cittadina francese vicino alla Svizzera, una società che chiamò, appunto, “Priorato di Sion”. Ovviamente in questo nome non c’era alcun riferimento alla famosa altura gerosolimitana, ma ad una vicina montagna della zona. Plantard, successivamente, manipolò una vecchia storia di un curato di campagna, un certo Sauniére, che a Rennes-le-Château, un paesino francese vicino ai Pirenei, si diceva avesse trovato un tesoro. Cominciò a scrivere un manoscritto e a fabbricare delle false pergamene che mostravano la sopravvivenza di una linea Merovingia di re Franchi. Fece intendere che tali documenti fossero il tesoro ritrovato da Sauniére nella cripta della sua chiesetta, e li depositò alla Biblioteca Nazionale di Parigi. L’autore materiale delle false pergamene fu un certo Philippe de Chérisey che confessò tutto, lamentandosi perfino di non aver percepito il compenso pattuito. Esistono tuttora le lettere del suo avvocato (“Il Codice da Vinci”: ma la storia è un’altra cosa” di Massimo Introvigne – www.cesnur.org – L’autore visitando il sito www.priory-of-sion.com ha riportato la lettera dell’avv. B. Boccon-Gibod a Philippe de Chérisey, dell’8 ottobre 1967, in cui parla di documenti : «de votre fabrication et déposés à mon étude»). Successivamente Plantard, avendoci provato gusto, inventò un origine mitica a questo suo Priorato spargendo voce che sarebbe stato fondato da Goffredo di Buglione durante la prima crociata nel 1099.
Questa storia attirò, così, l’attenzione del magnifico trio, M. Baigent, R. Leigth ed H. Lincoln, che inserirono tutto nel loro “The Holy Blood and the Holy Graal” riscuotendo un grande successo. La comunità scientifica, però, bocciò severamente il lavoro dei tre definendolo, con dovizia di particolari, un’autentica falsità. Vistosi così pubblicamente screditato, Plantard tentò, nel 1989, di ridarsi un minimo di credibilità e salvare il suo folle programma affermando che in realtà il Priorato sarebbe stato fondato nel 1681 a Rennes-le-Château. Sostenne, inoltre, che ad essere stato Gran Maestro del Priorato era stato anche un certo Roger-Patrice Pelat. Quest’ultimo era un amico dell’allora presidente francese François Mitterrand ed era al centro di uno scandalo che coinvolgeva il Primo Ministro francese Pierre Bérégovoy. Plantard fu inquisito dalla magistratura francese e la sua abitazione sottoposta a perquisizione che rinvenne una gran quantità di documenti falsi che proclamavano Plantard come il vero re di Francia. A questo punto Plantard confessò che si era inventato tutto, anche il coinvolgimento del Pelat, si ritirò a vita privata rinunciando per sempre alle sue maniacali fantasie finché non morì a Parigi il 3 febbraio del 2000.
I documenti citati da D. Brown a pag. 242 del suo libro sono, quindi, falsi; tutta la storia del Priorato di Sion, che è il filo conduttore de “Il Codice da Vinci”, è falsa; Goffredo di Buglione (che per quell’asino di D. Brown sarebbe stato un re, mentre fu solo il Duca della Bassa Lorena, n.d.r.) non ha mai fondato una società del genere e la storia che personaggi del calibro di Leonardo da Vinci, Isaac Newton o Victor Hugo ne abbiano fatto parte è una bufala vera e propria.
Purtroppo siamo di fronte ad una squallida storia di falsità, plagi e meschinità varie, basate sulle farneticazioni di un folle e trasformate in best-seller letterari e cinematografici da una pletora di profittatori senza scrupoli.
Ne “Il Codice da Vinci” uno degli efferati omicidi del monaco dell’Opus Dei, Silas, avviene nella chiesa parigina di Saint Sulpice. Secondo D. Brown questa chiesa sarebbe stata la sede del Priorato di Sion. La chiesa, come tributo segreto al femminino sacro, sarebbe stata costruita su un antico tempio egizio dedicato alla dea Iside. Ad attestarlo sarebbero l’obelisco e la linea di ottone sul pavimento dove passava la cosiddetta linea della rosa, presenti al suo interno. Inoltre nella chiesa campeggiano ben visibili le lettere “P” e “S”, cioè Priorato di Sion.
Non c’è che dire, bella trovata, ma la realtà è diversa. Innanzitutto nessun tempio egizio, la chiesa di Saint Sulpice è stata fondata nel medioevo dall’abbazia di S. Germain des Près per servire i contadini di quella zona di campagna. Obelisco e linea di ottone non sono rimandi ad antiche vestigia egizie, ma le componenti di un comunissimo “gnomone” astronomico del XVIII secolo che serviva a calcolare la data della Pasqua. Infine, le lettere “P” e “S” riscontrabili all’interno della chiesa non stanno per “Priorato di Sion”, ma indicano i santi a cui è stata intitolata cioè San Pietro e San Sulpizio, quest’ultimo l’arcivescovo di Bourges nel VI secolo.
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