giovedì 26 novembre 2015

Marcionismo, la negazione della radice giudaica

Con questa eresia torniamo molto indietro nel tempo per trattare un tema di eccezionale importanza riguardante la formazione del canone delle scritture cristiane e la competizione esistente nei primi due secoli dell’era cristiana tra la Chiesa originaria, apostolica, giudeo-cristiana e le ramificazioni del messaggio cristiano che costantemente si originavano tra i gentili, cioè le popolazione pagane non ebree. 

Il marcionismo nasce da Marcione, figlio di un vescovo di Sinope nella provincia del Ponto, agli inizi del II secolo. Consacrò la sua vita all’ascetismo e alla castità e questo gli valse la nomina a vescovo. Forse suggestionato dalla grande ribellione ebraica guidata dal condottiero Bar Kokheba, repressa dall’imperatore Adriano nel 135, Marcione coltivò da subito una certa avversione verso l’ebraismo al punto di arrivare a rinnegare le origini ebraiche del Cristianesimo. Secondo il suo pensiero gli insegnamenti di Cristo sono incompatibili con le azioni del Dio dell'Antico Testamento, infatti si convinse che solo nei discorsi di Paolo di Tarso era possibile riconoscere il vero Dio, fino ad allora sconosciuto, fautore di amore e pietà. Maturò, così, la convinzione che tutta la tradizione ebraica e l'Antico Testamento identificava un Dio malvagio e progenitore del male, capace unicamente di applicare punizioni severe per ogni mancanza da parte dell'uomo, che ha creato pieno di difetti e capace degli atti più efferati. Viceversa riteneva che il Dio predicato da Gesù fosse un Dio straniero, quello a cui si sarebbe riferito Paolo parlando con gli ateniesi nell'agorà, che essendo un Dio d'amore, pace e misericordia, doveva per forza trattarsi una divinità diversa da quella d'Israele. In pratica Marcione non riusciva a vedere un’identità tra il Dio d’Israele e quello di Gesù, arrivando così a considerarli due divinità opposte. Con ogni probabilità Marcione fu molto influenzato dalla teologia dualistica tipica delle correnti dello gnosticismo docetista che si andavano sviluppando in quel periodo. Ebbe, infatti, contatti con Cerdone, un famoso gnostico siriano, che incontrò a Roma mentre predicava. 

Nonostante questi aspetti comuni con lo gnosticismo, Marcione non può essere considerato un vero e proprio gnostico in quanto per lui la salvezza non derivava dalla “gnosi”, cioè da una conoscenza esoterica, ma era un dono della Grazia divina. Per Marcione il Cristianesimo era costituito dalla sola Nuova Alleanza, quindi l'Antico Testamento, con la sua rozzezza e l'implacabilità del suo Dio, risultando inconcepibile, doveva pertanto essere accantonato.

Proprio per questo Marcione prese a considerare vere ed autentiche solo le scritture cristiane che non avevano nulla a che fare con l’ebraismo, tenne il solo vangelo di Luca, che si rivolgeva ai pagani, e dieci lettere di Paolo, realizzando così un suo personale canone totalmente svincolato dalla tradizione ebraica. Nel 140 Marcione si recò a Roma per vedersi riconosciuta la sua dottrina ed il suo personale canone delle scritture, ma venne subito aspramente criticato e scomunicato. Tra i suoi detrattori annoveriamo innanzitutto Ireneo di Lione (Contro le eresie), Policarpo (Seconda lettera ai Filippesi) e Tertulliano (Contro Marcione). Successivamente molti altri vescovi, Dioniso di Corinto, Teofilo di Antiochia, ecc. condannano le tesi di Marcione, praticamente tutta la Chiesa cristiana si ribellò all’idea di rinnegare le sue origini giudaiche, con buona pace di una larga storiografia moderna convinta di un acceso antisemitismo della Chiesa cristiana primitiva.

L’errore principale di Marcione sta, appunto, nel rinnegare l’origine giudaica del Cristianesimo perché la Chiesa di Cristo, essendo “messianica”, non si sostituisce a Israele, ma vi si innesta proprio secondo la dottrina di Paolo che viene totalmente fraintesa. Paolo, infatti, nella lettera ai Romani (cap. 11) paragona l'ulivo buono ad Israele sul quale sono stati innestati i rami d'ulivo selvatico che sono i pagani. Così dirà ai cristiani di Roma: “Non menar tanto vanto; non sei tu che porti la radice, ma è la radice che porta te" (Rom. 11, 18). 

E’, quindi, da rigettare l’idea di Marcione del ripudio dell’Antico Testamento. Gesù disse a due dei suoi: "O insensati e tardi di cuore a credere a tutte le cose che i profeti hanno dette! Non bisognava egli che il Cristo soffrisse queste cose ed entrasse quindi nella sua gloria?" (Luca 24:25,26). Poi Luca continua a dirci: "E dissero l'uno all'altro: Non ardeva il cuor nostro in noi mentre egli ci parlava per la via, mentre ci spiegava le Scritture?" (Luca 24:32). Gesù è il Messia profetizzato dalle Scritture antiche, è solo in virtù delle promesse di Dio al popolo di Israele che si è avuta l’incarnazione del Figlio. Gesù, infatti, dichiarò apertamente: “Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento” (Mt 5, 17-20).

All’epoca di Marcione nessuna autorità aveva ancora stabilito con precisione quali scritti dovevano essere considerati Parola di Dio ispirata, ma sappiamo che presso le comunità cristiane di allora, durante le celebrazioni liturgiche domenicali, oltre alle memorie degli apostoli, cioè i vangeli, venivano letti anche gli scritti ebraici a testimonianza del fatto che l’Antico Testamento era tenuto in gran conto. Ce ne da prova Giustino di Nablus, che compose le sue Apologie proprio verso la metà del II secolo: “Nel giorno chiamato “del Sole” ci si raduna tutti insieme, abitanti delle città o delle campagne, e si leggono le memorie degli Apostoli o gli scritti dei Profeti” (Apol. I, 67, 3). L’iniziativa di Marcione ebbe l’effetto di suscitare la questione riguardante la selezione dei testi da ritenere sacri e finì per accelerare il processo di formazione del canone. Un importante documento risalente all’VIII secolo d.C., il Frammento Muratoriano, fa riferimento ad una prima lista ufficiale approvata da Pio, vescovo di Roma, morto nel 157, e considera canonici i vangeli di Matteo, Marco Luca e Giovanni, gli Atti degli Apostoli e tredici lettere paoline, non dimenticando di condannare come falsi gli scritti proposti dai Marcioniti. Solo vent’anni dopo Ireneo di Lione ribadirà che il vangelo è certamente unico, ma tetramorfo e Tertulliano, nel suo Adversus Marcionem, riconoscerà come ispirati i quattro vangeli canonici proprio in opposizione a Marcione. 


Bibliografia

J.N.D. Kelly, “Il pensiero cristiano delle origini”, il Mulino, Bologna, 1972.
R.M.Grant, “Gnosticismo e Cristianesimo primitivo”, il Mulino, Bologna 1976;
E. Norelli "La funzione di Paolo nel pensiero di Marcione" G. Ory, Marcion, Parigi 1980;
Bart Ehrman, "I Cristianesimi perduti" Carrocci editore, 2003

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