venerdì 23 gennaio 2015

Papa Francesco non porge l'altra guancia?

Qualche giorno fa, nel viaggio tra lo Sri Lanka e le Filippine, durante la sua visita pastorale in Asia, sollecitato dai giornalisti, il Papa ha così risposto alle domande sul tema del dialogo interreligioso e dei rapporti tra le fedi, con particolare riferimento alla strage al settimanale francese Charlie Hebdo: "Ognuno ha il diritto di praticare la propria religione senza offendere, liberamente, e così dobbiamo fare tutti. Non si può offendere o fare la guerra o uccidere in nome della propria religione, cioè in nome di Dio", e riguardo alla libertà di espressione: "Ognuno non solo ha la libertà, ha il diritto e anche l’obbligo di dire quello che pensa per aiutare il bene comune. L’obbligo! Se un deputato, un senatore non dice quella che pensa sia la vera strada, non collabora al bene comune. Abbiamo l’obbligo di parlare apertamente. Avere questa libertà, ma senza offendere. E vero che non si può reagire violentemente, ma se il dottor Gasbarri, che è un amico, dice una parolaccia contro la mia mamma, lo aspetta un pugno! Ma è normale! Non si può provocare. Non si può insultare la fede degli altri. Non si può prendere in giro la fede".

Ovviamente da parte laicista si è immediatamente levato un coro di critiche e di ironici commenti.  Secondo questi illuminati pareri, con la teoria del pugno dato a chi offende la mamma, il Papa avrebbe in pratica giustificato le reazioni violente, con buona pace del vangelo che insegna a costruire la pace e soprattutto a perdonare. Le affermazioni del Papa hanno suscitato grandi polemiche sui media, dai social, sui giornali fino alle televisioni  e si è arrivati addirittura a chiedersi se le affermazioni del Papa non siano state, seppur involontariamente, un sostegno ai jihadisti. 

Possibile che un Papa possa così discostarsi da ciò che insegna il vangelo? E' credibile il fatto che la massima guida spirituale cattolica, il Vicario di Cristo in terra, giustifichi la violenza? Ovviamente non è così, il Papa ha più volte affermato, con forza, che è un'aberrazione uccidere in nome di Dio. Il Papa non stava indicando come deve comportarsi un cristiano di fronte alle offese, ma si riferiva al fatto che anche la libertà di espressione ha un limite, quello che coincide col diritto di non sentirsi offesi. L'offesa e il vituperio non sono manifestazioni della libertà di espressione, ma sopraffazione, mancanza di rispetto per l'altro, in sintesi, una vera e propria violenza. Il Papa, quindi, ci vuole dire che la violenza porta solo altra violenza e che è un fatto naturale aspettarsi violenza se noi, per primi, abbiamo fatto violenza. Tutto ciò, ovviamente, non scusa in alcun modo il vile attentato ai giornalisti francesi, ma è anche vero che continuando ad offendere non si può pretendere che ciò possa avvenire in modo indolore. Alla luce di ciò appare pretestuoso e fuori tema accostare a tali concetti l'insegnamento evangelico del "porgi l'altra guancia" e del perdono cristiano. Il cristiano sa bene che per interrompere la spirale della violenza, l'unica soluzione è quella del perdono che nasce dall'amore che si nutre per l'altro. Il Papa stava solo ammonendo sul fatto che chi semina vento raccoglie tempesta. Il comportamento del cristiano resta sempre quello dettato dalla logica del perdono. 

I laicisti, sempre pronti a rinfacciare ai cristiani una supposta incoerenza col vangelo, dovrebbero capire che porgere l'altra guancia non significa avallare la violenza comportandosi da povere vittime. Il cristiano deve sempre percorrere le vie della giustizia, anche il pacifico Gesù, infatti, non subì supinamente il colpo infertogli dal servo del Sommo Sacerdote, ma ne chiese la motivazione (Gv18, 23). Porgere l'altra guancia, quindi, significa costruire la pace anteponendo il perdono alla vendetta, ma sempre condannando l'ingiustizia. Così, di fronte al vilipendio del sacro operato dalla rivista satirica francese, occorre certamente perdonare l'offesa, ma rimarcare e denunciare l'errore. 




22 commenti:

  1. "Porgere l'altra guancia, quindi, significa costruire la pace anteponendo il perdono alla vendetta [...]"
    Ma sei sicuro, Luis, che "porgere l'altra guancia" abbia a che fare con il perdono? Io, sinceramente, tra le due cose non vedo alcun nesso. Penso che il significato del porgere... abbia un altro senso, ovvero non rispondere alla violenza con altra violenza, non reagire con la forza ecc. . E' un altro discorso rispetto al perdono, giacché quest'ultimo lo si può dare anche dopo una reazione violenta. Ad esempio, Tizio dà uno schiaffo a Caio; Caio reagisce e sferra un pugno a Tizio, facendolo finire a terra e "sconfiggendolo", ma invece di continuare a colpirlo o di serbargli, in seguito, rancore, lo perdona. Se Tizio ammette di avere sbagliato e accetta questo perdono, i due diventano amici. E' evidente, a questo punto, che la reazione violenta di Caio è stata doppiamente giusta: in primis, perché Caio aveva tutto il diritto di difendersi dall'aggressore; in secundis, perché Tizio, se non fosse stato "sconfitto" da Caio, non avrebbe mai compreso il suo errore e avrebbe continuato a esercitare la sua violenza e la sua prepotenza sugli altri.
    Riguardo ancora al porgere l'altra guancia - che a mio avviso è, assieme ad "amate i vostri nemici", il comandamento cristiano più stupido, assurdo e controproducente che ci sia -, c'è una cosa che non mi è chiara: fino a quando è giusto porgere l'altra guancia? C'è un limite di schiaffi oltre i quali è doveroso reagire o non si deve reagire mai e basta?
    Che poi Gesù avrebbe dovuto sapere che le guance sono solo due, mica infinite! :-)

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    1. Certo che ne sono sicuro, Max!
      Non rispondere alla violenza con altra violenza significa proprio perdonare. Ovviamente intendo un significato più ampio di violenza, ossia non il semplice atto violento, ma la vendetta, cioè l'occhio per occhio e dente per dente. Con l'immagine del "porgere l'altra guancia" Gesù intende dire che di fronte all'offesa, cioè lo schiaffo, occorre rispondere col perdono, cioè il porgere l'altra guancia, ossia non tener conto dell'offesa ed essere sempre disposti ad amare il prossimo costruendo la pace. L'offesa determina l'offesa, la guerra causa sempre altra guerra, è solo col perdono che questa spirale viene spezzata.

      Certamente il cristiano non è un fesso che sta lì a prenderle in continuazione, non è questo il significato delle parole di Gesù. Il Signore, percosso dal servo del Sommo Sacerdote, non è contento di subire e non anela a prendere un altro ceffone, ma interroga il servo chiedendo la spiegazione del suo gesto, ossia dialogando con lui, in altre parole non chiude i rapporti, come avverrebbe in caso di odio, ma è disposto a perdonarlo.

      La reazione violenta non è mai giusta perché crea sempre altra violenza. Nel tuo esempio Tizio ha ricevuto una reazione esagerata da parte di Caio e si sentirà sempre violentato e, quindi, giustificato a vendicarsi. E' normale, siamo fatti così. Se, invece, Caio si fosse limitato a difendersi e poi a perdonare ci sarebbero davvero stati i presupposti della pace. L'unico caso in cui la violenza è giustificabile è quello della legittima difesa, ma si tratta di un atto compiuto esclusivamente per difendersi, non per vendicarsi.

      Detto tutto ciò, in sintesi, il cristiano ha l'obbligo di difendersi, ma non deve vendicarsi, cioè deve essere sempre pronto a costruire la pace, dimenticandosi, attraverso il perdono, dell'offesa subita ed amare l'altro come se stesso.

      un saluto.

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    2. "Ad esempio, Tizio dà uno schiaffo a Caio; Caio reagisce e sferra un pugno a Tizio, facendolo finire a terra e "sconfiggendolo", ma invece di continuare a colpirlo o di serbargli, in seguito, rancore, lo perdona."
      Mi ricorda le scene di molti film di Bud Spencer e Terence Hill. Penso che qualche volta possa funzionare, ma si basa su un assunzione non da poco: Caio è più forte di Tizio. Nella pratica spesso chi è aggredito è più debole dell'aggressore.

      "Il Signore, percosso dal servo del Sommo Sacerdote, non è contento di subire e non anela a prendere un altro ceffone, ma interroga il servo chiedendo la spiegazione del suo gesto, ossia dialogando con lui, in altre parole non chiude i rapporti, come avverrebbe in caso di odio, ma è disposto a perdonarlo."
      Anche questa situzione per me è più vicina alla fiction. Se qualcuno ti tira uno schiaffo poi difficilmente è disposto a dialogare.

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    3. "Se qualcuno ti tira uno schiaffo poi difficilmente è disposto a dialogare"

      Caro Marcol, credo che sia proprio a questo che il Papa si riferiva: se offendi, non puoi che aspettarti una reazione dello stesso tono. Ma il cristiano è chiamato ad essere imitatore di Gesù. Egli dice, infatti, che se il sale perdesse di sapore a cosa servirebbe? Così un cristiano che agisse istintivamente, rendendo male per male, che porterebbe di nuovo? A cosa servirebbe? Il cristiano serve a portare la pace e questa si costruisce solo perdonando. Non c'è altra strada. Certo, si tratta di una strada difficile, ma seguire Cristo comporta proprio questo, portare la croce per un bene superiore, come la pace, rinunciando a noi stessi.

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    4. "Caro Marcol, credo che sia proprio a questo che il Papa si riferiva: se offendi, non puoi che aspettarti una reazione dello stesso tono."
      Esattamente, come avevo scritto il pugno del Papa è figurato, ma non vuol dire che non faccia male. Da questa prospettiva la soluzione del Papa è molto più pratica di quella di Cristo, che a me sembra poter funzionare solo nella finzione. I violenti non cercano il dialogo.

      "Ma il cristiano è chiamato ad essere imitatore di Gesù. Egli dice, infatti, che se il sale perdesse di sapore a cosa servirebbe?"
      A niente, e per restare in metafora il sale brucia anche sulle ferite.

      "Così un cristiano che agisse istintivamente, rendendo male per male, che porterebbe di nuovo? A cosa servirebbe?"
      Sempre a niente. E' perciò che ho definito alla Bud Spencer e Terence Hill la soluzione proposta da Devilmax.

      "Il cristiano serve a portare la pace e questa si costruisce solo perdonando. Non c'è altra strada."
      Concordo, però come spiega il Papa e come hai ripetuto c'è da sottolineare il diritto alla legittima difesa. Questa a volte può portare a rispondere ad uno schiaffo con un pugno, e a un pugno con una coltellata, e a una coltellata con un colpo di pistola, e così via...

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    5. "Da questa prospettiva la soluzione del Papa è molto più pratica di quella di Cristo"

      Ma perché poni il Papa in antagonismo con Cristo? Per rimarcare il fatto che la satira deve avere porsi dei limiti, Francesco ha solo voluto ricordare che se si offende è logico aspettarsi un'offesa, ma non ha detto che questo dev'essere il comportamento del cristiano.

      La legittima difesa è tale solo se mirata a difendersi, cioè a non subire o limitare i danni. Una difesa che travalicasse tali limiti non sarebbe più tale, ma una vendetta. Per capirci: se tu mi dai uno schiaffo e basta, io non posso dartene un altro perché non sarebbe una difesa, ma una vendetta. Ma se tu mi riempi di botte, allora sono legittimato a difendermi fino a quando l'altro cessa di costituire un pericolo. A patto, ovviamente, che ci riesca :-)

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    6. "Ma perché poni il Papa in antagonismo con Cristo?"
      Non metto il Papa in antagonismo con Cristo, non avrebbe senso. Ciò che ho detto è che la soluzione del pugno figurato del Papa è più pratica di quella di Cristo, non che siano in contrasto. Pensa: con il pugno figurato fai capire all'avversario che saresti in grado di difenderti, e lo fai retrocedere, tuttavia non commetti violenza. Invece la ricerca immediata del dialogo con un aggressore violento potrebbe costare la vita.

      "La legittima difesa è tale solo se mirata a difendersi, cioè a non subire o limitare i danni."
      Infatti la migliore legittima difesa è la fuga, o se con spalle al muro, una forte spinta all'aggressore. Però non si può impedire una disgrazia, se magari questo cadesse battendo la testa.

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    7. "... la soluzione del pugno figurato del Papa è più pratica di quella di Cristo..."

      Guarda che quella del Papa non è una soluzione, ma semplicemente una considerazione del fatto che se si offende è logico aspettarsi una reazione violenta e che, quindi, anche la satira deve sapersi dare dei limiti. La "soluzione" al problema generale della violenza è soloquella di Cristo: il perdono.
      Il tuo "pugno figurato" rientra sicuramente della legittima difesa: se il soggetto è troppo violento è sicuramente lecito difendersi o dissuaderlo con la minaccia della violenza, ma, superata questa emergenza, l'atteggiamento cristiano è sempre quello del dialogo.

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    8. "Guarda che quella del Papa non è una soluzione"
      Perchè invece la violenza è una soluzione.

      "La "soluzione" al problema generale della violenza è soloquella di Cristo: il perdono."
      Ma nel "pugno figurato" del Papa è incluso il perdone, Francesco lo ha detto chiaramente. Tra l'altro cosa meglio di un pugno può trasformarsi in una carezza pronta a perdonare?

      "Il tuo "pugno figurato" rientra sicuramente della legittima difesa: se il soggetto è troppo violento è sicuramente lecito difendersi o dissuaderlo con la minaccia della violenza, ma, superata questa emergenza, l'atteggiamento cristiano è sempre quello del dialogo. "
      Questo è proprio il messaggio del Papa, mi sa che non hai capito.

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    9. "Questo è proprio il messaggio del Papa, mi sa che non hai capito"

      Veramente il messaggio del Papa, in quella precisa circostanza, si limitava a far riflettere, con un'immagine colorita, che se si offende è logico aspettarsi una reazione violenta. Comunque, vedo che siamo d'accordo sull'atteggiamento che deve tenere il cristiano. Me ne compiaccio ;-)

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    10. "Comunque, vedo che siamo d'accordo sull'atteggiamento che deve tenere il cristiano."
      Non ne sono sicuro, come ho detto per me l'atteggiamento giusto è quello suggerito dal Papa con il pugno figurato teso a intimorire l'aggressore ed eventualmente trasformarsi in una carezza. Tu invece dai un'interpretazione diversa del discorso del Papa, non mi sembra che Francesco abbia dato chiarimenti quindi la tua interpretazione vale quanto la mia.

      Però concordo con te che bisogna difendersi finché l'aggressore non può più costituire un pericolo, anche se ciò potrebbe digraziatamente causarne la morte se cade e batte la testa.

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    11. Il Papa stava rispondendo ad una domanda di un giornalista francese sui limiti della libertà di espressione. A quella precisa domanda ha risposto ricordando che chi offende non può che aspettarsi una risposta violenta. Non ha fatto alcun riferimento all'atteggiamento che deve tenere il cristiano, ha solo messo in guardia sul fatto che violenza richiama violenza. Ha, poi, aggiunto, che il cristiano non deve reagire con violenza.

      http://www.repubblica.it/esteri/2015/01/15/news/papa_lascia_sri_lanka_attesa_nelle_filippine-104982933/

      A me sembra fin troppo chiaro che il Papa ha parlato di due cose differenti: prima dei limiti della satira e poi dell'atteggiamento cristiano.

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  2. @Luis
    "la guerra causa sempre altra guerra"
    Mica vero.
    Solo con una guerra si è potuto sconfiggere il nazismo, e questa guerra non ha causato altra guerra, o sbaglio?
    A volte la guerra - quindi, la violenza - è necessaria.

    "Se, invece, Caio si fosse limitato a difendersi e poi a perdonare ci sarebbero davvero stati i presupposti della pace. L'unico caso in cui la violenza è giustificabile è quello della legittima difesa, ma si tratta di un atto compiuto esclusivamente per difendersi, non per vendicarsi."
    Ma guarda che quella di Caio era proprio legittima difesa; o tu credi che ci si può difendere solo con le parole, solo dicendo - alla maniera di Cristo - "perché mi percuoti?".
    Mi dispiace, ma nel mondo reale, le cose non funzionano in questo modo.
    Quanto a Cristo, perché non ha porto l'altra guancia anche con i mercanti del tempio, perché non ha cercato, almeno inizialmente, di dialogare con essi? Perché pretende da noi un comportamento che nemmeno in lui, nella suddetta circostanza, ha seguito?

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    1. @Max

      "Solo con una guerra si è potuto sconfiggere il nazismo...

      Sicuro? E, allora, tutti i gruppi, associazioni, ecc.. neonazisti perché esistono ancora? Tu pensi che se il nazismo si ricostituisse in una potenza militare non esiterebbe a scatenare un'altra guerra? Pensa a quello che succede tra Israeliani e Palestinesi o tra Statunitensi e Al Qaeda, se una delle due parti non capirà che è il dialogo l'unica via per la pace, ci sarà sempre la guerra.

      "Ma guarda che quella di Caio era proprio legittima difesa; o tu credi che ci si può difendere solo con le parole, solo dicendo - alla maniera di Cristo - "perché mi percuoti?"

      Nel tuo esempio, Caio, nel difendersi, ha fatto un uso spropositato della violenza al punto di "sconfiggere" Tizio. Pensi davvero che se quest'ultimo ammette di aver sbagliato lo faccia sinceramente o non piuttosto perché ha paura della forza di Caio? Io credo che la "pace" tra Tizio e Caio sarebbe basata sulla paura e non sull'amore, quindi sarebbe una situazione effimera e non duratura.

      Quanto al tuo riferimento all'episodio di Gesù che scaccia i mercanti dal Tempio devi considerare che questo episodio non c'entra granché col tema che stiamo discutendo. Quello di Gesù fu un atto plateale, dimostrativo, che voleva far capire in modo eclatante lo sdegno di Dio di fronte allo spirito mercanteggiante di Israele che aveva scambiato la preghiera per una pretesa piuttosto che per un atto d'amore verso Dio. Gesù voleva insegnare che non si può accampare diritti di fronte a Dio con qualche sacrificio o preghiera, ma che occorre convertirsi seriamente, cambiando la nostra vita.
      L'atto di Gesù fu, quindi, solo dimostrativo: Dio è sempre pronto a perdonare chiunque.

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  3. @marcol
    "Mi ricorda le scene di molti film di Bud Spencer e Terence Hill."
    :-))
    Sono un fan della mitica coppia.

    "Penso che qualche volta possa funzionare, ma si basa su un assunzione non da poco: Caio è più forte di Tizio. Nella pratica spesso chi è aggredito è più debole dell'aggressore."
    Purtroppo, hai ragione. Ma, nei limiti del possibile, bisogna reagire ai violenti e ai prepotenti.

    "Se qualcuno ti tira uno schiaffo poi difficilmente è disposto a dialogare."
    Sono d'accordo. Se fosse un tipo incline al dialogo, semplicemente non ti tirerebbe alcuno schiaffo.

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    1. Piacevano tantissimo anche a me i films con Bud e Terence :-)

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  4. @Luis
    "Sicuro? E, allora, tutti i gruppi, associazioni, ecc.. neonazisti perché esistono ancora? Tu pensi che se il nazismo si ricostituisse in una potenza militare non esiterebbe a scatenare un'altra guerra?"
    Solo con la guerra è stato possibile sconfiggere il nazismo, dato che Hitler non era certo tipo con cui si poteva dialogare. Il fatto poi che esistano tuttora associazioni neonaziste non toglie nulla al fatto che quella alla croce uncinata fu una guerra giusta e necessaria, data l'entità della minaccia nazista. A questo proposito, vale la pena di citare cosa disse un certo Ratzinger in occasione delle celebrazioni per il sessantennale dello sbarco in Normandia: "Se mai si è verificato nella storia un bellum justum è qui che lo troviamo, nell’impegno degli Alleati, perché il loro intervento operava nei suoi esiti anche per il bene di coloro contro il cui Paese era condotta la guerra. Questa constatazione mi pare importante perché mostra, sulla base di un evento storico, l’insostenibilità di un pacifismo assoluto."
    Senza offesa, Luis, ma il tuo mi pare un ragionamento sballatissimo; un ragionamento, per l'appunto, più da pacifista assoluto che da cristiano.

    "Pensa a quello che succede tra Israeliani e Palestinesi o tra Statunitensi e Al Qaeda, se una delle due parti non capirà che è il dialogo l'unica via per la pace, ci sarà sempre la guerra"
    Certo che la parola "dialogo" è diventata ormai un vero e proprio mantra. Molti s'illudono - e tu, a quanto vedo, sei tra questi - che il dialogo sia sempre possibile, ma tanto la storia quanto la cronaca (pensa, ad esempio, all'Isis) smentiscono questa ingenua convinzione.

    "Caio, nel difendersi, ha fatto un uso spropositato della violenza al punto di "sconfiggere" Tizio. Pensi davvero che se quest'ultimo ammette di aver sbagliato lo faccia sinceramente o non piuttosto perché ha paura della forza di Caio? Io credo che la "pace" tra Tizio e Caio sarebbe basata sulla paura e non sull'amore, quindi sarebbe una situazione effimera e non duratura."
    E se Tizio non ne vuole proprio sapere di dialogare, Caio che deve fare? Deve subire la prepotenza di Tizio? Deve porgere l'altra guancia aoltranza, sperando che a un certo punto Tizio capisca, non si sa come, che quello che sta facendo è sbagliato?

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    1. @Max

      Non so, forse non mi sono fatto capire io.
      Sono completamente a favore del fatto che sia giusto difendersi contro il male, quindi reputo giustissime le guerre fatte per impedire lo scatenarsi del male e, quindi, quella fatta ai nazisti. Ma la guerra non è e non può mai essere una soluzione definitiva. E' giusta fino a che ha i caratteri della legittima difesa, ma non può "costringere" le persone alla pace. E' solo il dialogo, la comprensione, l'intesa sui valori comuni, in una parola: il perdono, che può costruire la pace vera, che non è semplicemente l'assenza di guerra.

      Certo l'Isis costituisce veramente, oggi, l'essenza del "male", ma io credo che non bisogna mai perdere la speranza nel dialogo e, quindi, nella vera pace, quella duratura. Il perdono è proprio questo, avere sempre speranza nel prossimo, perché le cose possano cambiare. Se si ha questo atteggiamento, può continuare a sopravvivere la speranza della pace, altrimenti ci sarà sempre la guerra.

      Questa è la stessa situazione tra Tizio e Caio: se Caio continuerà a picchiare Tizio per fagli vedere di essere il più forte, non ci sarà mai la pace, ma se Caio si limitasse a difendersi per proporre il dialogo, allora la speranza può sopravvivere. Io scelgo la seconda situazione.

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  5. @Luis
    "se Caio continuerà a picchiare Tizio per fagli vedere di essere il più forte, non ci sarà mai la pace"
    E meno male che nel mio primo pst ho scritto: "Caio reagisce e sferra un pugno a Tizio [...], ma invece di continuare a colpirlo o di serbargli, in seguito, rancore, lo perdona".
    Ad ogni modo, non vorrei essere stato nei panni del servo del Sommo Sacerdote, quello che diede uno schiaffo a Cristo. Secondo me, a quest'ora stara passando - letteralmente - le pene dell'inferno. :-)

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    1. Sai che non è detto? Se in punto di morte si è pentito e pagato il male fatto, adesso potrebbe stare in Paradiso con il Signore. Proprio come avvenne al buon ladrone :-)

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  6. A proposito del buon ladrone (che pare fosse in realtà un assassino), trovo davvero grottesco il fatto che, mentre lui ha raggiunto in extremis il Paradiso, le sue vittime potrebbero invece non essersi salvate. Poniamo infatti che qualcuna di queste vittime fosse in stato di peccato mortale quando il Nostro le ammazzò: ebbene, è finita all'Inferno per direttissima, senza avere - a differenza del suo assassino - la possibilità di pentirsi. Chissà come si sarà sentita quando ha saputo che chi l'ha accoppata si sta godendo la luce eterna!
    Alla fine, come ho scritto in un altro blog cattolico, la salvezza è una questione di fortuna. E' una lotteria, tenuto conto pure che è assai più facile perdere (cioè non salvarsi) che vincere.

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    1. Scusa del ritardo della mia replica, ma mi era sfuggito quest'ultimo tuo commento.
      Io, invece, non credo che la salvezza sia una questione di fortuna perché il Signore ci ha abbondantemente avvisato: "Vegliate, dunque, perché non sapete né il giorno né l'ora” (Mt 25,13). Noi non possiamo sapere in alcun modo quando la nostra esperienza sulla terra finirà e dobbiamo mettere in conto che anche la morte violenta fa parte delle cause che possono portare a questa fine. Ma siamo stati avvisati, è colpa nostra se ci lasciamo prendere alla sprovvista.

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