Qualche giorno fa il Tribunale per i minorenni di Roma ha condannato una povera bimba di 5 anni alla certezza della sua pena di non veder mai riconosciuto il suo diritto naturale ad avere un papà. Povera vittima della follia umana di voler manipolare la natura, questa creatura non potrà mai conoscere l'affetto di un padre, la figura salda e amorevole, forte e sicura, che, naturalmente ed adeguatamente, la poteva mettere in comunicazione con l'universo maschile. E' stato deciso che fosse giusto mutilare il suo spirito, minare il suo percorso di crescita sano ed equilibrato. Hanno deciso che sia giusto dimezzare il suo orizzonte affettivo e cognitivo.
I giudici, applicando cervelloticamente una legge per l'infanzia, accogliendo il ricorso di una coppia di donne omosessuali, hanno permesso l'adozione della bambina anche alla donna non biologicamente madre, affermando di aver agito per il "supremo interesse del minore". Che sfrontata ipocrisia! Quale supremo interesse? Questa sentenza cosa cambia nella vita della bambina? Niente! La poveretta continuerà a vivere con due mamme senza la possibilità di avere un papà. Il "supremo interesse", semmai, sarà quello delle due donne, appoggiate dalla potentissima lobby delle associazioni omosessuali davanti alla quale anche i giudici abbassano doverosamente la testa.
Diciamo, piuttosto, che si è voluto forzare le istituzioni democraticamente stabilite. La Costituzione, giustamente, riconosce la famiglia naturale e nessuna legge permette il matrimonio tra persone dello stesso sesso e tanto meno la loro possibilità di una adozione. Com'è stato possibile, quindi, prendere una decisione simile, in aperto contrasto con la Costituzione ed il buon senso? Purtroppo l'avanzata del laicismo in Italia non si cura delle leggi, ma usa il potere giudiziario, ormai asservito, come un'arma per sovvertire l'ordine costituzionale.
Nessun commento:
Posta un commento