venerdì 18 aprile 2014

Il Pelagianesimo, la negazione della grazia di Dio.

Nel mio servizio di catechista battesimale un tema che suscita sempre molto interesse, relativo alla pratica sacramentale del Battesimo cristiano, è quello che riguarda la responsabilità comune di tutti gli uomini per la presenza del male nel mondo, in altre parole il peccato originale. Molte persone non capiscono come mai dei bambini così piccoli devono farsi perdonare un peccato che non hanno mai commesso. 

Anticamente questo tema fu al centro di una polemica sorta nella Chiesa del V secolo da parte di Pelagio, da cui prende il nome il relativo movimento, un asceta laico, cioè una sorta di monaco non facente parte di alcun ordine, proveniente dalla Bretagna. Secondo questo predicatore il peccato originale non macchiò affatto la natura umana, quindi l’uomo sarebbe ancora in grado di scegliere il bene o il male senza uno speciale aiuto divino. Per il pelagianesimo il peccato di Adamo fu solo quello di aver portato un "cattivo esempio" alla sua progenie, senza che le sue azioni abbiano avuto altra conseguenza.

Pelagio predicò liberamente in Italia fino al 410 e assieme al suo discepolo Celestio, un avvocato romano, fu molto attivo a Roma. Presto, però, i due predicatori dovettero rifugiarsi in Africa per sfuggire alle violenze dei Visigoti guidati da Alarico e da lì Pelagio proseguì la sua fuga verso Oriente, mentre Celestio restò a Cartagine. Celestio è colui che conferì al movimento pelagiano una sistematizzazione razionale e che perfezionò le tesi contro la trasmissione del peccato originale e la morte dovuta al peccato. La predicazione di queste tesi suscitarono la reazione della Chiesa locale che, nel 411, si riunì in un sinodo e condannò Celestio e la sue tesi. Diversamente da Celestio, Pelagio in Oriente, per riguardo alla sua alta statura morale, ricevette un'accoglienza favorevole e addirittura un sinodo, a Diospoli in Palestina nel 415, lo assolse dall’accusa di eresia. Questa assoluzione, però, non fu mai accettata dalla Chiesa africana e la questione portata a Roma determinò la definitiva condanna delle tesi pelagiane dapprima da parte di papa Innocenzo I nel 417 e poi da papa Zosimo, nel 418, che scrisse una lettera di condanna, passata alla storia come “Epistola tractoria” (cioè enciclica), indirizzata a tutti i vescovi.

L’impegno ascetico personale ed il risalto dato alla libertà dell’uomo, da parte del Pelagianesimo, che arrivò perfino a considerare il ruolo di Gesù solo come la presentazione di un "buon esempio" in grado esclusivamente di bilanciare quello di Adamo, portò a negare la radicale debolezza dell’uomo e l’inclinazione alla concupiscenza, come poi definirà il Concilio di Trento, cioè che l’uomo, come dice San Paolo, sperimenta nelle sue membra una legge che è contraria a quella dello spirito: fa il male che non vuole e non fa il bene che vuole. La Scrittura insegna chiaramente la realtà del peccato originale e le sue conseguenze catastrofiche nell’uomo (Genesi 3, 14-19), negare tali conseguenze porta anche a negare il bisogna della redenzione di Cristo.

Il Pelagianesimo si appellava alla libertà umana per arrivare a negare la necessità della grazia di Dio, ma tale impostazione è totalmente contraria alla Scrittura. La trasmissione della colpa dei primi uomini a tutta l’umanità è chiaramente sottolineata dalle parole di San Paolo nella sua lettera ai Romani dove afferma che Adamo ha riversato su tutti i discendenti il peccato e la condanna. Solo con la redenzione di Gesù, il nuovo Adamo, l’umanità può rinascere di nuovo a vita eterna (Rm 5, 12-21). Sempre nella lettera ai Romani San Paolo ci parla delle conseguenze del peccato, cioè della concupiscienza, l’inclinazione al male, che è il frutto del peccato originale (Rm 7, 15-25). Solo attraverso Cristo, quindi, è possibile vincere il peccato, perché senza di Lui, noi non possiamo fare nulla (Gv 15, 1-8) e siccome non c’è salvezza se non in Cristo è necessario aderire a Lui attraverso la fede e ricevere il Battesimo per la remissione dei peccati (Atti 2, 37-41).

Bibliografia 

Catholic Encyclopedia, Volume I. New York 1907, Robert Appleton Company 
Giovanni Filoramo, D. Menozzi (a cura di), "Storia del Cristianesimo", I, Roma-Bari 1997. 
Angelo Clemente, "Il libro nero delle eresie", Milano, Mondolibri, 2008
http://www.treccani.it/enciclopedia/pelagianesimo/
http://it.wikipedia.org/wiki/Pelagianesimo
http://it.cathopedia.org/wiki/Pelagianesimo

Nessun commento:

Posta un commento