mercoledì 12 marzo 2014

Il diritto all'obiezione di coscienza


E' notizia di questi giorni che una coppia di coniugi, per la presunta mancanza della disponibilità di medici non obiettori, sarebbero stati costretti ad abortire nel bagno di un noto ospedale romano. Le autorità sanitarie hanno smentito tale versione dei fatti, ma l'accaduto ha spinto il Ministero della Salute a chiedere chiarimenti alla Regione Lazio che, a sua volta, sta provvedendo alle necessarie verifiche.

Tutto ciò ha inevitabilmente suscitato la reazione delle associazioni abortiste che hanno subito strumentalizzato l'accaduto denunciando una presunta non corretta applicazione della legge 194 sull'interruzione di gravidanza per colpa dell'istituto dell'obiezione di coscienza, lamentando, così, una discriminazione della donna che verrebbe lesa nella sua dignità. 

Quello della discriminazione e della lesione alla dignità della donna è un vecchio ritornello che ritorna ogni volta che si parla di obiezione di coscienza nei riguardi della legge sull'interruzione di gravidanza. Ovviamente se fosse vero ciò che ha raccontato la coppia di coniugi il fatto sarebbe di una gravità assoluta, ma non riguarderebbe l'obiezione di coscienza perché la legge 194 impone l'obbligo dell'assistenza in ogni caso. 

A mio modo di vedere la propaganda laicista strombazza di diritti negati perché crede, nella sua folle visione della realtà, che la morte possa essere un diritto, ma la stessa legge 194 consente l'interruzione della gravidanza solo come un rimedio estremo quando tutti i tentativi di rimuovere le cause che inducono una donna a richiedere l'interruzione di gravidanza non sortiscono effetto. L'aborto, quindi, è solo una deroga, assurdamente legalizzata, del rispetto dell'unico vero diritto che è quello della vita.

Se le associazioni abortiste volessero veramente tutelare la corretta applicazione di tale legge, dovrebbero piuttosto protestare per la scarsa efficacia dei consultori che dovrebbero con maggiore impegno adempiere al loro dovere di prevenzione, invece di comportarsi come delle fabbriche di aborti solo perché la soluzione dell'interruzione della gravidanza è quella più semplice e veloce. 

Prendersela con l'obiezione di coscienza significa ledere il diritto dei medici di agire secondo la loro deontologia professionale che è rivolta alla protezione della vita e non alla sua soppressione.

2 commenti:

  1. http://www.uccronline.it/2014/03/12/sola-ad-abortire-nel-bagno-dellospedale-ma-e-una-bufala/

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    1. Ma, infatti, caro Minstrel, non avevo dubbi. La "cricca" laicista è capace di ogni menzogna pur di attaccare le libertà personali che contrastano con i loro progetti di morte.

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