Tra i più irriducibili e spietati avversari della Chiesa Cattolica che mi è capitato di conoscere ci sono stati alcuni appartenenti ad un gruppo religioso di origine protestante appartenente all’universo delle cosiddette “Chiese Evangeliche”. Anche in rete è facile imbattersi in siti dove gruppi di cristiani riformati si producono in invettive e contumelie verso i cristiani cattolici, considerati delle povere vittime della Chiesa Cattolica Romana, ritenuta la Grande Babilonia evocata dall’Apocalisse di Giovanni.
L’origine di tutte le critiche risiede nel fatto che gli Evangelisti adottano in modo integralista i cosiddetti “Cinque sola” della Riforma Protestante:
-Sola fide, cioè solo attraverso la Fede l'Uomo viene giustificato, non dalle buone opere;
-Sola gratia – cioè solo attraverso la Grazia di Dio l'uomo viene salvato, non dalle sue azioni;
-Solus Christus – cioè solo Cristo, non la Chiesa, ha autorità sui fedeli;
- Sola scriptura – solo le Scritture stanno alla base della fede cristiana, non la tradizione della Chiesa
-Soli Deo Gloria – cioè solo Dio è degno di ogni gloria ed onore.
Tra queste cinque formule quella che viene più frequentemente utilizzata per rimproverare la Chiesa Cattolica è certamente la “Sola Scriptura”. Il Cattolicesimo avrebbe aggiunto alla Rivelazione tutta una serie di false dottrine che non essendo giustificabili con la sola Scrittura costituirebbero un allontanamento dall’originale fede apostolica. Questa impostazione ha, però, un grosso punto debole, infatti, come è noto, è stata la Tradizione della Grande Chiesa Cattolica, nel corso dei primi due secoli dell’era cristiana, che ha individuato un canone degli scritti apostolici distinguendo quelli da ritenersi ispirati e costituenti così la Parola di Dio. Tutto ciò implica necessariamente il fatto che la sola Scrittura non può essere il solo locus theologicus, ma che occorre anche considerare come tale la Tradizione della Chiesa da cui il primo locus dipende.
Forte di tale convincimento ho sentito il bisogno di confrontarmi con gli amministratori di un sito web d’ispirazione evangelica, scelto a caso tra quelli più fortemente critici con la Chiesa Cattolica (nella fattispecie un sito di Pentecostali), con l’intento di capire su quali basi storico-teologiche possano fondare tanta sicurezza delle proprie tesi e giustificare tanto livore nei confronti del credo cattolico.
Cominciai, così, per suscitare il dibattito, a porre un quesito: come si può essere sicuri che i veri vangeli siano quelli di Marco, Matteo, Luca e Giovanni e non invece quelli di Tommaso, Filippo o di Giacomo? Mi fu risposto che è stato lo Spirito Santo ad illuminare gli uomini guidandoli a capire ed individuare i vangeli come la vera Parola di Dio. Risposta alquanto laconica, allora insistetti: ma chi furono questi uomini illuminati dallo Spirito? Feci notare che il Canone delle Scritture, cioè quello che i cristiani riconoscono come Parola di Dio, è stato definito da vari Concili. Innanzitutto il Concilio di Trento del 1546 che ha riaffermato un elenco di libri canonici già riportato dal Concilio di Firenze del 1441. Fu, in pratica, l’ufficializzazione di una scelta ormai consolidata che si formalizzò nei concili africani di Ippona (393 d.C.) e di Cartagine (397 d.C. e 419 d.C.). Ma prima di questi Concili sappiamo che già nel II secolo papa Pio, morto nel 157, aveva approvato una prima lista ufficiale di testi da ritenersi ispirati (Canone Muratoriano). Fatta questa premessa feci notare ai Pentecostali che se ritengono come ispirati solo i vangeli di Matteo, Marco, Luca e Giovanni, cioè quelli scelti dalla Chiesa Cattolica, riconoscendo così implicitamente che in tale Chiesa ha operato lo Spirito Santo, su quali basi poi negano il resto della sua dottrina? In pratica non si capisce come fanno i Pentecostali a stabilire, e con quali strumenti, quando la dottrina cattolica sbaglia e quando, invece, è giusta.
L’interlocutore pentecostale ammise che furono dei vescovi cattolici a proclamare ufficialmente quali fossero i libri ispirati e quelli non ispirati, cioè quelli che dovevano essere considerati Scrittura e quali non dovevano esserlo, ma precisò che tali vescovi non erano cattolici romani perché allora non esisteva il papato come lo intendiamo oggi. Secondo loro, a quel tempo al vescovo di Roma non era affatto riconosciuto il primato di giurisdizione sopra tutti gli altri vescovi, come invece avviene oggi. Il vescovo di Roma, per quanto godesse di prestigio perché vescovo di una delle chiese più antiche, non avrebbe avuto il potere che ha oggi.
Quindi per i pentecostali, quelli che ho potuto contattare, occorre dividere la Chiesa Cattolica Romana dal resto della Chiesa Universale e fu solo quest’ultima a riconoscere (non a stabilire) il canone del Nuovo Testamento. Secondo loro questa fantomatica Chiesa Cattolica Romana, il cui vescovo, a quei tempi, non era affatto considerato come capo universale della Chiesa Cattolica, non avrebbe avuto parte nel processo di formazione del Canone delle Scritture ispirate. Inoltre, sempre secondo ciò che mi fu riferito, il Canone non avrebbe preso la sua autorità dai Concili della Chiesa Antica in quanto questa possedeva già la Scrittura. Secondo i pentecostali i Concili si limitarono a proclamare in maniera pubblica e solenne quello che la Chiesa per secoli aveva già accettato.
Queste risposte hanno una qualche giustificazione storica? I vescovi che nel 397 al Concilio di Cartagine non appartenevano forse ad un’unica Chiesa? Nel IV secolo non c’era ancora stato alcuno scisma all’interno della Chiesa cristiana, quindi replicai ai pentecostali che non è giustificabile pensare che i vescovi che hanno partecipato al Concilio non fossero tutti in comunione tra loro e, quindi, anche con la Chiesa di Dio a Roma.
Anche l’idea che la Chiesa di Roma nel IV secolo non avesse ancora un riconosciuto ruolo di guida della cristianità si scontra con molte evidenze storiche: nel I secolo, a soli 60 anni dalla morte di Gesù il vescovo di Roma, Clemente I, manda lettere pastorali alla Chiesa di Corinto; Ignazio di Antiochia, agli inizi del II secolo, scrivendo ai romani, riconosce nella Chiesa di Roma quella che può insegnare alle altre per i meriti di Pietro e Paolo; Policarpo, vescovo di Smirne, martirizzato nel 167, va a Roma per consultare il papa Aniceto sulla questione della datazione della Pasqua; Policarpo, vescovo di Smirne, martirizzato nel 167, va a Roma per consultare il papa Aniceto sulla questione della Pasqua; Ireneo, vescovo di Lione, nel II secolo, nel suo "Adversus haereres", indica nella comunione con la Chiesa di Roma il criterio sicuro per conoscere l'autentica regola della fede, trasmessa dalla tradizione apostolica; nel II secolo i vescovi eretici, come Marcione, Valentino, ecc., vanno proprio a Roma per tentare di vedersi validare le loro dottrine; nel III secolo papa Stefano riesce ad imporre a tutta la Chiesa cristiana il riconoscimento della validità del battesimo amministrato dagli eretici e scismatici; il vescovo di Cartagine Cipriano nel suo "De Cath.Eccl.unitate" afferma che "non c'è che una sola Chiesa e una sola Cattedra" cioè quella di Pietro, di Roma; ecc.
Ma è ingiustificata anche la teoria che il Canone non dipenderebbe la sua autorità dai Concili perché la Chiesa avrebbe posseduto già la Scrittura. Certamente nei primi tre secoli esisteva già un corpus iniziale della Scrittura, formato dai quattro vangeli e da pochi altri scritti, ma non era affatto chiaro e universalmente riconosciuto cosa fosse o meno ispirato. Quindi di fronte alla confusione portata dagli eretici (gnostici, montanisti, marcionisti, ecc.) la Chiesa, attraverso i Concili, ha stabilito ufficialmente, guidata dallo Spirito Santo, quale Scrittura fosse veramente ispirata. Non ha senso, quindi, affermare che il Canone non ha preso la sua autorità dai Concili, senza questi che lo fissarono, un Canone non sarebbe potuto neppure esistere.
A questa mia ultima replica non ottenni più risposta, ma solo un messaggio sulla mia posta privata che recitava:
“Ho visto che scrivi sul blog, ma cosa ti interessa la storia? Non dovresti piuttosto ravvederti e credere all'Evangelo, invece di sapere come sono andate le cose tantissimo tempo fa? Ho deciso di non perdere tanto tempo con questa questione inutile”
Curioso l’atteggiamento di questi Pentecostali, condannano senza riserve la Chiesa Cattolica per la sua storia, ma mi invitano a tralasciarla per potermi ravvedere.
L’origine di tutte le critiche risiede nel fatto che gli Evangelisti adottano in modo integralista i cosiddetti “Cinque sola” della Riforma Protestante:
-Sola fide, cioè solo attraverso la Fede l'Uomo viene giustificato, non dalle buone opere;
-Sola gratia – cioè solo attraverso la Grazia di Dio l'uomo viene salvato, non dalle sue azioni;
-Solus Christus – cioè solo Cristo, non la Chiesa, ha autorità sui fedeli;
- Sola scriptura – solo le Scritture stanno alla base della fede cristiana, non la tradizione della Chiesa
-Soli Deo Gloria – cioè solo Dio è degno di ogni gloria ed onore.
Tra queste cinque formule quella che viene più frequentemente utilizzata per rimproverare la Chiesa Cattolica è certamente la “Sola Scriptura”. Il Cattolicesimo avrebbe aggiunto alla Rivelazione tutta una serie di false dottrine che non essendo giustificabili con la sola Scrittura costituirebbero un allontanamento dall’originale fede apostolica. Questa impostazione ha, però, un grosso punto debole, infatti, come è noto, è stata la Tradizione della Grande Chiesa Cattolica, nel corso dei primi due secoli dell’era cristiana, che ha individuato un canone degli scritti apostolici distinguendo quelli da ritenersi ispirati e costituenti così la Parola di Dio. Tutto ciò implica necessariamente il fatto che la sola Scrittura non può essere il solo locus theologicus, ma che occorre anche considerare come tale la Tradizione della Chiesa da cui il primo locus dipende.
Forte di tale convincimento ho sentito il bisogno di confrontarmi con gli amministratori di un sito web d’ispirazione evangelica, scelto a caso tra quelli più fortemente critici con la Chiesa Cattolica (nella fattispecie un sito di Pentecostali), con l’intento di capire su quali basi storico-teologiche possano fondare tanta sicurezza delle proprie tesi e giustificare tanto livore nei confronti del credo cattolico.
Cominciai, così, per suscitare il dibattito, a porre un quesito: come si può essere sicuri che i veri vangeli siano quelli di Marco, Matteo, Luca e Giovanni e non invece quelli di Tommaso, Filippo o di Giacomo? Mi fu risposto che è stato lo Spirito Santo ad illuminare gli uomini guidandoli a capire ed individuare i vangeli come la vera Parola di Dio. Risposta alquanto laconica, allora insistetti: ma chi furono questi uomini illuminati dallo Spirito? Feci notare che il Canone delle Scritture, cioè quello che i cristiani riconoscono come Parola di Dio, è stato definito da vari Concili. Innanzitutto il Concilio di Trento del 1546 che ha riaffermato un elenco di libri canonici già riportato dal Concilio di Firenze del 1441. Fu, in pratica, l’ufficializzazione di una scelta ormai consolidata che si formalizzò nei concili africani di Ippona (393 d.C.) e di Cartagine (397 d.C. e 419 d.C.). Ma prima di questi Concili sappiamo che già nel II secolo papa Pio, morto nel 157, aveva approvato una prima lista ufficiale di testi da ritenersi ispirati (Canone Muratoriano). Fatta questa premessa feci notare ai Pentecostali che se ritengono come ispirati solo i vangeli di Matteo, Marco, Luca e Giovanni, cioè quelli scelti dalla Chiesa Cattolica, riconoscendo così implicitamente che in tale Chiesa ha operato lo Spirito Santo, su quali basi poi negano il resto della sua dottrina? In pratica non si capisce come fanno i Pentecostali a stabilire, e con quali strumenti, quando la dottrina cattolica sbaglia e quando, invece, è giusta.
L’interlocutore pentecostale ammise che furono dei vescovi cattolici a proclamare ufficialmente quali fossero i libri ispirati e quelli non ispirati, cioè quelli che dovevano essere considerati Scrittura e quali non dovevano esserlo, ma precisò che tali vescovi non erano cattolici romani perché allora non esisteva il papato come lo intendiamo oggi. Secondo loro, a quel tempo al vescovo di Roma non era affatto riconosciuto il primato di giurisdizione sopra tutti gli altri vescovi, come invece avviene oggi. Il vescovo di Roma, per quanto godesse di prestigio perché vescovo di una delle chiese più antiche, non avrebbe avuto il potere che ha oggi.
Quindi per i pentecostali, quelli che ho potuto contattare, occorre dividere la Chiesa Cattolica Romana dal resto della Chiesa Universale e fu solo quest’ultima a riconoscere (non a stabilire) il canone del Nuovo Testamento. Secondo loro questa fantomatica Chiesa Cattolica Romana, il cui vescovo, a quei tempi, non era affatto considerato come capo universale della Chiesa Cattolica, non avrebbe avuto parte nel processo di formazione del Canone delle Scritture ispirate. Inoltre, sempre secondo ciò che mi fu riferito, il Canone non avrebbe preso la sua autorità dai Concili della Chiesa Antica in quanto questa possedeva già la Scrittura. Secondo i pentecostali i Concili si limitarono a proclamare in maniera pubblica e solenne quello che la Chiesa per secoli aveva già accettato.
Queste risposte hanno una qualche giustificazione storica? I vescovi che nel 397 al Concilio di Cartagine non appartenevano forse ad un’unica Chiesa? Nel IV secolo non c’era ancora stato alcuno scisma all’interno della Chiesa cristiana, quindi replicai ai pentecostali che non è giustificabile pensare che i vescovi che hanno partecipato al Concilio non fossero tutti in comunione tra loro e, quindi, anche con la Chiesa di Dio a Roma.
Anche l’idea che la Chiesa di Roma nel IV secolo non avesse ancora un riconosciuto ruolo di guida della cristianità si scontra con molte evidenze storiche: nel I secolo, a soli 60 anni dalla morte di Gesù il vescovo di Roma, Clemente I, manda lettere pastorali alla Chiesa di Corinto; Ignazio di Antiochia, agli inizi del II secolo, scrivendo ai romani, riconosce nella Chiesa di Roma quella che può insegnare alle altre per i meriti di Pietro e Paolo; Policarpo, vescovo di Smirne, martirizzato nel 167, va a Roma per consultare il papa Aniceto sulla questione della datazione della Pasqua; Policarpo, vescovo di Smirne, martirizzato nel 167, va a Roma per consultare il papa Aniceto sulla questione della Pasqua; Ireneo, vescovo di Lione, nel II secolo, nel suo "Adversus haereres", indica nella comunione con la Chiesa di Roma il criterio sicuro per conoscere l'autentica regola della fede, trasmessa dalla tradizione apostolica; nel II secolo i vescovi eretici, come Marcione, Valentino, ecc., vanno proprio a Roma per tentare di vedersi validare le loro dottrine; nel III secolo papa Stefano riesce ad imporre a tutta la Chiesa cristiana il riconoscimento della validità del battesimo amministrato dagli eretici e scismatici; il vescovo di Cartagine Cipriano nel suo "De Cath.Eccl.unitate" afferma che "non c'è che una sola Chiesa e una sola Cattedra" cioè quella di Pietro, di Roma; ecc.
Ma è ingiustificata anche la teoria che il Canone non dipenderebbe la sua autorità dai Concili perché la Chiesa avrebbe posseduto già la Scrittura. Certamente nei primi tre secoli esisteva già un corpus iniziale della Scrittura, formato dai quattro vangeli e da pochi altri scritti, ma non era affatto chiaro e universalmente riconosciuto cosa fosse o meno ispirato. Quindi di fronte alla confusione portata dagli eretici (gnostici, montanisti, marcionisti, ecc.) la Chiesa, attraverso i Concili, ha stabilito ufficialmente, guidata dallo Spirito Santo, quale Scrittura fosse veramente ispirata. Non ha senso, quindi, affermare che il Canone non ha preso la sua autorità dai Concili, senza questi che lo fissarono, un Canone non sarebbe potuto neppure esistere.
A questa mia ultima replica non ottenni più risposta, ma solo un messaggio sulla mia posta privata che recitava:
“Ho visto che scrivi sul blog, ma cosa ti interessa la storia? Non dovresti piuttosto ravvederti e credere all'Evangelo, invece di sapere come sono andate le cose tantissimo tempo fa? Ho deciso di non perdere tanto tempo con questa questione inutile”
Curioso l’atteggiamento di questi Pentecostali, condannano senza riserve la Chiesa Cattolica per la sua storia, ma mi invitano a tralasciarla per potermi ravvedere.
"Dove sta scritto nella Bibbia quali sono i libri della Bibbia?" cit.
RispondiEliminaCredi sia troppo facile dirti che questo post sarà presumibilmente foriero di caos?!
"al mio segnale scatenate l'inferno!" ricit. :)
Buona Pasqua carissimo!
Carissimo Minstrel, so bene che tu sei un esperto di questo argomento, i tuoi interventi in merito sono stati sempre un tesoro prezioso per me. Ciò che mi ha intrigato in questo mini dialogo con i pentecostali, sono state le loro motivazioni "storiche" che, però, a mio avviso, non possono reggere di fronte all'evidenza dei documenti e delle testimonianze dell'epoca.
EliminaComunque, seppure trattando noi cattolici piuttosto male, almeno questi pentecostali hanno provato a rispondere, cosa che i vari Mauro e Sal, manco quello.
Ti ringrazio degli auguri e ricambio con i miei, che la Luce della Pasqua di Nostro Signore ti benedica. Ciao!