Mentre in Francia il presidente François Hollande, temendo le ripercussioni mediatiche della grande manifestazione del 26 maggio prossimo in favore della famiglia naturale, gioca d'anticipo anticipando i tempi per l'approvazione della legge sulla legalizzazione del matrimonio e dell'adozione per le coppie omosessuali, in Italia dobbiamo registrare anche il rimprovero del presidente della Consulta, Franco Gallo, che ha redarguito le Camere sul loro mancato intervento in materia di diritti delle coppie omosessuali.
Il magistrato ha parlato di un problema di mancato rispetto di tali diritti, ma non ha specificato a quali diritti allude. Il riconoscimento giuridico di una stabile unione oppure la legalizzazione di un vero e proprio matrimonio con tanto di possibilità di adozione? Tale ambiguità non poteva fare altro che generare confusione e avvelenare ancor di più il dibattito. Infatti le varie associazioni omosessuali già parlano di apertura al matrimonio omosessuale come se questo fosse il diritto negato alle persone omosessuali, mentre la sentenza 138/2010, richiamata proprio dal presidente della Consulta, ha escluso l’illegittimità costituzionale delle norme che limitano l’applicazione dell’istituto matrimoniale alle unioni tra uomo e donna.
Ovviamente i diritti di due persone omosessuali che costituiscono una coppia devono essere difesi e riconosciuti, ma da qui ipotizzare di poter togliere alla famiglia naturale le prerogative assicurate dalla Costituzione ce ne corre. La natura del matrimonio è quella di fare figli e di poter adottare, perché composta da una donna e da un uomo. Tutto ciò non può essere trasformato in un diritto per una coppia di persone omosessuali.