Sono un appassionato di storia, fin da piccolo. Libri, riviste, trasmissioni televisive, tutto ciò che parla e tratta di storia attira la mia attenzione. Sulla RAI seguo le puntate di "Passato e Presente", una trasmissione di approfondimento sui più disparati temi storici condotta da Paolo Mieli. Generalmente si tratta di un interessante e qualificato contributo, ma ultimamente la puntata sulla "tratta degli schiavi", a cui ha partecipato come esperto il prof. Lucio Villari, è stata particolarmente deludente.
Nella puntata sono state riproposte le solite sciocchezze tipiche di una analisi storica fortemente ideologizzata e caratterizzata dal consueto pregiudizio anticattolico nato in età illuminista.
Il prof. Lucio Villari ha sciorinato tutta una serie di falsità storiche come le "responsabilità" della Chiesa Cattolica nella tratta degli schiavi, ma si è "dimenticato" della netta e ferma presa di posizione contro di essa che i papi hanno sempre mostrato, a cominciare da papa Eugenio IV, che con una con una bolla del 1434, la "Sicut Dudum", impose ai Portoghesi di liberare gli schiavi, oppure la condanna della schiavitù operata dalla Chiesa Cattolica nei numerosi documenti papali nel 1434, 1462, 1537, 1591, 1639, 1741, 1839, 1888, 1890 e 1912, la lettera di Pio II, "Rubicensem", del 1462, in cui il papa ricorda al vescovo della Guinea portoghese che la schiavitù dei neri è un “magnum scelus”, cioè un grande crimine, oppure ancora la bolla “Sublimis deus” di papa Paolo III, del 1537, in cui viene affermato che non è lecito a nessuno privare della libertà e delle proprietà gli indiani e tutti gli altri popoli, anche se non appartenenti alla religione cristiana.
Altra "dimenticanza" del prof. Villari è stata quella di non menzionare le responsabilità delle Chiese protestanti che, come è noto, essendo completamente asservite al potere laico furono corresponsabili a tutto tondo delle nefandezze perpetrate dalle principali nazioni schiaviste come l'Inghilterra e l'Olanda, notoriamente non cattoliche. Sono mancati, inoltre, i necessari ed opportuni riferimenti a chi praticava la schiavitù e la tratta degli schiavi molto prima degli europei, cioè gli arabi musulmani. Come è noto, il politically correct impone di ignorare l'Islam.
Ma la chicca migliore è il riferimento al mito dell'illuminismo "liberatore" che per primo avrebbe denunciato la tratta degli schiavi e che avrebbe determinato la fine dello schiavismo. Villari, però, ignora che Diderot, seppure scrisse contro la schiavitù, fu un convinto razzista assertore della superiorità della razza bianca e che illustri esponenti dell'illuminismo come il grande filosofo Voltaire, Locke, Hume, ecc., investivano i loro risparmi nel commercio degli schiavi (Domenico Losurdo "Hegel, Marx e la tradizione liberale: libertà, uguaglianza, stato" Editori Riuniti, 1988, p.95).
E' un vero scivolone quello in cui è incappato il conduttore Paolo Mieli, la sua trasmissione ha in questa occasione dato sfoggio di parzialità ed incompetenza. La storiografia di Lucio Villari appartiene al passato, ad un modo politicizzato ed ideologico di fare storia. E' ormai tempo di svincolare l'analisi storica da tali lacci per avere sempre più una visione reale e corretta del passato e poter costruire così un futuro veramente migliore.