Nel confronto con i laici ricorre spesso un’accusa al Cristianesimo basata sulla contraddizione presente nella Scrittura tra la sovranità di Dio e il libero arbitrio dell’uomo. In sintesi il fatto che tutta la vita di Cristo non è altro che la realizzazione di antiche profezie ebraiche contenute nell'Antico Testamento, precluderebbe la libertà dell’uomo di intervenire negli eventi. In sostanza la Scrittura proporrebbe una sorta di predestinazione e ciò toglierebbe ogni libertà all’uomo causando così una sorta di "fallimento teologico” del Cristianesimo.
Nei vangeli Gesù predice spesso quello che gli accadrà come se tutto fosse già preordinato al punto che arriva a dire: “E quando Gesù ebbe preso l'aceto, disse: tutto è compiuto! E chinato il capo, rese lo spirito" (Gv 19,30). Queste difficoltà nacquero già nel 1300 quando la teologia s’interrogava su come potessero essere libere le scelte umane se sono previste e come potesse Dio essere pienamente sovrano se la Sua volontà è legata in anticipo alle scelte umane. La questione non fu di poco conto, infatti condizionò profondamente la Riforma Protestante agli inizi del 1500, che adottò apertamente la teologia della predestinazione: la vera Chiesa è formata dagli eletti, quindi la necessità della grazia incondizionata per poter essere in grado di scegliere per Dio.
La Chiesa Cattolica si è sempre opposta a tale visione affermando che la sovranità di Dio non è intaccata e non intacca il libero arbitrio dell’uomo, egli può scegliere di fare il bene o non farlo. Sant'Agostino affermava che per i Giudei Cristo fu pietra d’inciampo non perché Dio avesse preveduto che fossero rigettati: “ma essi di propria volontà uscirono, di proprio volere caddero, perché Dio aveva previsto che cadrebbero, perciò non furono predestinati; lo sarebbero stati, se fossero stati per ritornare e rimanere nella verità e nella santità; e per ciò stesso la predestinazione di Dio è per molti un motivo di vivere santamente. La predestinazione non è per nessuno causa di cadere” (Art. XII, in artico sibi falso impositis).
Gesù afferma chiaramente di essere venuto per dare la Sua vita per la Redenzione del Suo popolo, ma la Sua uccisione è stata una libera scelta degli uomini. Gesù poteva benissimo non farsi crocifiggere, ma ha voluto scegliere la strada più difficile per dimostrare il suo amore per l'uomo: "Non esiste amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici" (Gv 15, 16). Quindi l'uccisione di Gesù è stata permessa da Dio Padre agli uomini, in quanto rispetta il loro libero arbitrio, ma la utilizza come via d'accesso alla salvezza attraverso la Resurrezione del Figlio: "Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà" (Lc 22, 42). La crocefissione di Gesù Cristo, avvenne nell’ambito del progetto di Dio, benché i suoi assassini ne siano totalmente responsabili e condannabili: "...quest'uomo, quando vi fu dato nelle mani per il determinato consiglio e la prescienza di Dio, voi, per mano di iniqui, inchiodandolo sulla croce, lo uccideste" (Atti 2:23; 4:27,28; Gv 19:11). La volontà del Padre era proprio quella di rispettare la libertà degli uomini e trarre il bene dal male.
Le profezie dell'Antico Testamento non tracciano un destino di Gesù, ma costituiscono le promesse messianiche che i Profeti annunciano al popolo d'Israele. Non si tratta di annunciare un destino preordinato, ma di dare uno "sguardo" a quello che succederà. Dio non vive nel nostro tempo, Lui è eterno, quindi non ha tempo. Per l'eternità non esiste un prima e un dopo. Agli occhi di Dio la morte e la resurrezione di Gesù non sono avvenute o dovranno avvenire, avvengono e basta.
Così l’apostolo Paolo, nelle sue lettere ai Romani ed Efesini, chiaramente mette in evidenza il fatto che, a causa della disubbidienza e della ribellione umana, frutto di una sua libera scelta, Dio progetta di salvarlo attirandolo a Sé avendolo eletto sin dall'eternità, redimendolo e giustificandolo in Gesù Cristo (Rm 10,11; Ef 1, 4). In tutto questo si rivela il mistero della sovranità di Dio e della responsabilità umana (Rm 9, 19; 11,3) ed in ogni cosa si rende manifesta la gloria della giustizia di Dio (Rm 9, 16).
Il tema della predestinazione, dell’esistenza o meno del destino, ha sempre il suo fascino. Il fatto di doversi per forza riconoscere ingabbiati in un destino predeterminato da un dio capriccioso è una idea molto diffusa tra le persone atee. Ma le cose non stanno così. Dio è un padre buono che ci ama e per questo ci lascia liberi, altrimenti il Suo non sarebbe amore e noi non saremmo uomini.
l'unica predestinazione che l'essere umano ha, è quella di essere santo xchè "Io Dio sono santo"!
RispondiEliminaIl problema è un altro e di ordine quotidiano:"se non è Dio che stabilisce i "tempi"e le tragedie, a chi la colpa della morte dei bambini? xchè le guerre ecc!
il ragionamento fila e la risposta è sottintea....l'uomo si è allontanato da Dio, ha le idee confuse, subisce gli attacchi del maligno dal giorno del peccato originale ecc Cristo ci ha salvati ma vuole la nostra collaborazione!
a questo punto scatta "la fine del mondo"....Dio(dicono) è un incapace e viene data la colpa agli uomini!
E quì termina il dialogo, non c'è possibilità di chiarezza, xchè non c'è volontà di accettare "il libero arbitrio" come dono e la grazia santificante come segno d'amore!
l'uomo si autodistrugge e crea il suo tempo, che non "il destino" come destinato, ma il caso, la causa, la comcomitanza di una situazione che può essere tragica o piacevole...è un pò come il sasso lanciato nello stagno, non fa solo i cerchi che vediamo in superficie, ne farà ancora fino a quando sarà arrivato al fondo!
si dice " si trovava al posto sbagliato, nel momento sbagliato"...è vero. ma purtroppo non viviamo su un'isola deserta e l'azione di uno coinvolge anche altri!
un saluto Ritaroma
Cara Rita,
RispondiEliminasecondo me non si vuole capire proprio questo: siamo tutti nella stessa barca! La nostra vita fisica dipende anche da quella degli altri e dipende anche da una natura violentata dall'uomo e resa da questo lontana da Dio. E' la vita spirituale, quella eterna, che dipende interamente da noi che può vivere nell'amore o morire nell'egoismo.
Un caro saluto, in Cristo.