La Corte Europea per i diritti umani ha reputato “incoerente” la legge italiana n°40 del 2004 sulla disciplina della fecondazione assistita. Secondo i giudici europei i limiti imposti da questa legge collidono con le libertà concesse da un’altra legge italiana, la n°194 sull’interruzione di gravidanza. Come è noto la legge n°40 vieta l’analisi genetica sugli embrioni da impiantare, mentre la legge n°194 concede la facoltà di interrompere la gravidanza in feti affetti da malattie genetiche.
Questa incompatibilità tra le due leggi è un fatto ben noto e non è altro che il riflesso della contrapposizione presente in Italia tra coloro che si battono per il rispetto della morale naturale ed il relativismo etico. Ormai da tempo l’Europa si è avventurata sulla pericolosa china della relativizzazione di ogni morale, ha rinnegato le sue origini cristiane ed è, quindi, stato gioco facile per i magistrati europei poter assestare l’ennesimo colpo alle legittime istanze del movimento per la salvaguardia della vita umana.
Essendo una norma di compromesso è normale che la legge sulla procreazione assistita abbia dei limiti e delle contraddizioni, ma vorrei sottolineare come in ambito europeo sia ormai radicato il relativismo etico nel considerare i diritti umani e, specialmente, quello alla vita. La difesa della vita umana è un optional, vale la pena di difenderla solo se è sana, perfetta, senza alcun difetto. Come è possibile non pensare ad una pericolosa deriva eugenetica? Come non pensare agli esperimenti nazisti? Che differenza può esserci tra la ricerca hitleriana della razza perfetta e quella ad avere un figlio perfetto, senza alcun difetto?
La Corte Europea per i diritti umani. Quali diritti umani? Non di certo quelli dell’embrione e del feto. Ma perché? Non sono forse umani anche loro, oppure dovendo ancora crescere sono ancora animali o cose? E’ questa l’assurdità: far dipendere tutto dal tempo trascorso, prima si è “cose”, poi si diventa “umani”.
@Luis: se tu potessi scegliere tra avere un figlio affetto da fibrosi cistica e un figlio non affetto da fibrosi cistica cosa sceglieresti?
RispondiEliminaDipende da cosa occorre sacrificare per operare tale scelta. Se a soccombere è la vita umana innocente, allora scelgo questa, comunque sia.
RispondiEliminaNo, immagina che non si debba sacrificare nulla e nessuno, non è ancora nato nessun bambino, può scegliere se avere un figlio affetto da fibrosi cistica o avere un figlio non affetto da fibrosi cistica. Se ti mette il cuore in pace immagina che sia Dio stesso ad averti permesso di fare questa scelta. Cosa sceglieresti?
EliminaAllora, se così stanno le cose, sceglierei un bambino sano. Non sono né sadico e né masochista.
EliminaPerò sei contrario all'analisi genetica sugli embrioni da impiantare. Anche in essa non viene sacrificato nulla e nessuno, visto che non è nato ancora nessun bambino. Non è nemmeno detto che si debbano distruggere gli embrioni con difetti genetici, ad esempio la Chiesa potrebbe mettere in atto la sua carità e conservarli fintanto che non si inventeranno delle tecniche per correggere tali anomalie genetiche.
EliminaL'analisi genetica è eugenetica, cioè preferire un essere umano rispetto ad un altro discriminandolo per le sue condizioni genetiche. L'embrione è già un essere umano ed ogni embrione costituito ha il diritto di nascere.
EliminaL'analisi genetica non è eugenetica e l'embrione non è un essere umano, cerca in qualsiasi dizionario e vedrai che è così. Che tu sostenga che l'embrione abbia gli stessi diritti di un essere umano è un conto, ma nella lingua italiana le parole "embrione" e "essere umano" non sono sinonimi, quindi non usarle come tali. In ogni caso ho scritto:
Elimina" Non è nemmeno detto che si debbano distruggere gli embrioni con difetti genetici, ad esempio la Chiesa potrebbe mettere in atto la sua carità e conservarli fintanto che non si inventeranno delle tecniche per correggere tali anomalie genetiche."
Tale soluzione non va bene? E in tal caso perchè?
L'embrione ha un patrimonio genetico umano, unico ed irripetibile. Ciò che cambia successivamente è solo il numero delle cellule. Si è per caso umani in base al numero di cellule? Certo che no, quindi l'embrione è un essere umano.
EliminaQuanto alla tua soluzione, la respingo. Non si gioca con la vita umana, quindi tutti gli embrioni che vengono formati hanno il diritto ad essere subito impiantati.
"L'embrione ha un patrimonio genetico umano, unico ed irripetibile. Ciò che cambia successivamente è solo il numero delle cellule. Si è per caso umani in base al numero di cellule? Certo che no, quindi l'embrione è un essere umano."
EliminaQuesto ragionamento non regge, anche una cellula epiteliale ha un patrimonio genetico umano, ma non per questo è un essere umano. Che tra un embrione e un neonato cambi solo il numero di cellule è palesemente falso, non credo che tu lo possa pensare davvero, un neonato è chiaramente immensamente più complesso di un embrione, non ha solo "più cellule". Poi, per inciso, anche che tale patrimonio sia unico e irripetibile è falso, basti pensare ai gemelli omozigoti, persone differenti che però hanno lo stesso identico DNA.
Comunque in qualsiasi testo di medicina troverai scritto che un embrione è un organismo pluricellulare nei primissimi stadi di sviluppo, non troverai mai scritto che è un essere umano. Fattene una ragione, è una questione puramente semantica, non centra niente l'etica. Puoi benissimo esprimere la tua opinione e dire che gli embrioni hanno gli stessi diritti degli essere umani, ma continuare a dire che un "embrione" è un "essere umano" è sbagliato nell'uso corrente della terminologia medica.
"Quanto alla tua soluzione, la respingo. Non si gioca con la vita umana, quindi tutti gli embrioni che vengono formati hanno il diritto ad essere subito impiantati."
Quindi se esistesse un modo (e spero che un giorno esista) per curare un embrione portatore di una grave malattia genetica - tu ritieni che invece l'embrione andrebbe subito impiantato, così da far nascere un individuo malato. È questa la tua opinione?
Mi dispiace, ma è il tuo paragone con la cellula epiteliale a non stare in piedi. Questo è un tipo di cellula ormai differenziato che naturalmente non dà origine ad un organismo complesso, ma solo ad altre cellule epiteliali. Non è un essere umano, ma una parte del corpo di un essere umano. Le cellule embrionali, invece, sviluppano normalmente nell’individuo finale, sono quindi tutto ciò che esiste di quell’individuo, quindi coincidono con l’intero essere umano.
EliminaTra un embrione e l’individuo finale cambia solamente il numero di cellule. Certamente nel prodotto finale c’è maggiore complessità, ma ogni organo, ogni apparato non è altro che il frutto della riproduzione cellulare. Una riproduzione governata dalle istruzioni presenti nel DNA. questo è presente fin dall’inizio nell’embrione, unico ed irripetibile. Poco cambia se nell’eccezione dei gemelli identici abbiamo lo stesso DNA. Quel caso, come è noto, dipende solamente da un “incidente” dove l’unico ed irripetibile DNA che si forma è contenuto nelle cellule di un embrione che ad un certo punto si divide in due morule distinte.
Di ciò che dice la medicina me ne importa ben poco, non è certamente questa l’autorità che può stabilire quando si è o non è umani. L’embrione è vita, ha un DNA umano, quindi vita umana. Se c’è vita umana, quella va difesa e rispettata.
Di fronte alla possibilità medica, certa e sicura, di intervenire nell’embrione per curare una grave malattia genetica, esercitata solo per le coppie con tali problemi, senza che tutto ciò comporti la distruzione di altri embrioni e che l’embrione curato venga comunque impiantato, io sarei d’accordo.
Ma ho l’impressione che sia una situazione più che utopistica.
"Mi dispiace, ma è il tuo paragone con la cellula epiteliale a non stare in piedi. [...]"
EliminaIl mio non era un paragone, ma un controesempio al tuo precedente ragionamento secondo cui si è umani se si ha un patrimonio genetico umano. Vedo che comunque continui a non capire che il mio discorso è di natura puramente linguistica.
"Di ciò che dice la medicina me ne importa ben poco"
Senza la medicina non sapremmo nemmeno come è fatto un embrione, quindi mi sembra ridicolo e presuntuoso parlare di embrioni fregandosene di ciò che dice la medicina.
"L’embrione è vita, ha un DNA umano, quindi vita umana."
Ecco qui se non fosse per la medicina non sapremmo neanche dell'esistenza del DNA.
"Di fronte alla possibilità medica, certa e sicura, di intervenire nell’embrione per curare una grave malattia genetica, esercitata solo per le coppie con tali problemi, senza che tutto ciò comporti la distruzione di altri embrioni e che l’embrione curato venga comunque impiantato, io sarei d’accordo."
Quindi per te il problema è che attualmente non esistono tali tecniche.
chi direbbe ad es. al bambino malato - che la coppia ha già - "se avessimo saputo della tua malattia non TI avremmo messo al mondo?"
RispondiElimina(non "ti avremmo fatto nascere sano" perchè si tratterebbe di un altro bambino in tal caso)
Non sarà un paragone, sarà un contro esempio, ma la sostanza non cambia: la cellula epiteliale non è un essere umano, mentre lo è l’embrione. Quindi la sua vita va rispettata e difesa.
RispondiEliminaHo capito bene che cerchi di alzare una cortina fumogena sviando il discordo su un puntiglio linguistico. Nel caso di un embrione non siamo di fronte solo a cellule umane, cioè caratterizzate da un DNA umano, ma alla fase iniziale della crescita dell’intero essere umano. Non ha quindi senso tirare in ballo altri tipi di cellule già differenziate che fanno parte dell’individuo formato.
La medicina può parlare di molte cose riguardo all’embrione: della sua forma, struttura, fisiologia, ecc., ma non ha l’autorità, né la facoltà di decidere univocamente se si tratta di un essere umano o meno.
Riguardo alla tua questione circa le cure pre-impianto sull’embrione ti confermo che non sono affatto contrario all’uso della medicina, e di qualsiasi altra scienza, per alleviare le sofferenze umane. Ma tutto ciò a patto che non venga meno il rispetto e la difesa per ogni vita umana.
"Ho capito bene che cerchi di alzare una cortina fumogena sviando il discordo su un puntiglio linguistico. "
EliminaNo, non voglio sviare il discorso, infatti sostengo che dire che l'embrione non è un essere umano non implica affermare che l'embrione non abbia dei diritti, magari gli stessi diritti di un essere umano. Solamente dico che la parola "embrione" non è sinonimo di "essere umano", non nella lingua italiana, non ho ancora toccato nessuna questione etica.
"La medicina può parlare di molte cose riguardo all’embrione: della sua forma, struttura, fisiologia, ecc., ma non ha l’autorità, né la facoltà di decidere univocamente se si tratta di un essere umano o meno. "
Passiamo allora alle questioni etiche: chi ha tale autorità?
Forse in senso generale, ma se l’embrione appartiene alla specie umana, non può che identificarsi come un essere umano. E’, infatti un organismo nella sua fase primaria di sviluppo appartenente alla specie umana (Homo sapiens sapiens) della quale porta il corredo genetico. Un embrione di pollo apparterrà alla specie Gallua gallus, e sarà un essere avicolo, un embrione di mucca apparterrà alla specie Bos taurus, e sarà un essere bovino, e così via….
EliminaChi ha l’autorità di decidere quando ci troviamo di fronte ad un essere umano? Non certo il relativismo delle leggi umane, come quelle sull’interruzione volontaria di gravidanza, secondo le varie formulazioni vigenti nei paesi che le adottano. Si può essere contemporaneamente “cose” o “essere umani” a pochi chilometri di distanza, assurdo! Io sono cristiano e per me non ci sono dubbi, Dio crea la vita nel momento del concepimento, ma se vogliamo fare un discorso laico secondo me l’unico approccio può essere solo quello giusnaturalista. E’ il diritto naturale comune a tutti gli uomini che deve valere in questi casi. Lo zigote, avendo patrimonio genetico 2n, è già un essere umano. Dividendosi in più cellule con il processo della mitosi, lo zigote origina l’embrione, che si sviluppa successivamente in feto e neonato. Il processo di sviluppo dell’embrione è continuo e progressivo. Quindi procedendo a ritroso non possiamo che individuare nel momento della formazione dello zigote l’inizio di una nuova vita umana.
E in termini pratici il tuo ragionamento si traduce nel fatto che ogni embrione ha diritto a vivere e quindi la donna che lo porta in grembo è obbligata a partorire? Nel caso in cui lei non volesse come bisognerebbe fare?
EliminaCertamente si, ma partorire non è un obbligo, bensì un dovere. E'come quando si ha un figlio, ho il dovere di nutrirlo ed accudirlo, altrimenti, se non lo si facesse, ci si renderebbe responsabili della sua morte. Ovviamente in tale dovere è coinvolto anche il padre, il compagno della donna, il quale deve assisterla in ogni modo.
EliminaNel caso in cui la donna non avesse intenzione di partorire, allora occorrerebbe fargli capire che non è obbligata ad avere come figlio il nascituro, ma che potrebbe darlo in adozione. In questo modo non ci rende responsabili della soppressione di una vita e si dà la possibilità al nascituro di avere una sua vita.
Però in un paese come il nostro che con l’immonda legge 194 legalizza l’omicidio, tutto ciò è pure utopia.
"Nel caso in cui la donna non avesse intenzione di partorire, allora occorrerebbe fargli capire che non è obbligata ad avere come figlio il nascituro, ma che potrebbe darlo in adozione."
EliminaÈ probabile che ciò non cambi le sue intenzioni, potrebbe non voler affatto portare avanti una gravidanza. Quindi come sia fa? Bisogna legarla per 9 mesi?
Finché in Italia è legale interrompere volontariamente la gravidanza, purtroppo non c'è modo di impedire l'inutile strage di bambini. Bisognerebbe formare una nuova coscienza civile, insegnare nelle scuole che la vita umana è sempre sacra e non può dipendere dalle nostre volontà, potenziare l'istituto dell'adozione. Solo su queste basi sarà possibile vivere in una società dove venga bandito l'abominio dell'uccisione dell'innocente.
EliminaNel frattempo si potrebbe prevedere un congruo periodo di passaggio dove gradualmente la legge 194 venga depotenziata fino alla completa abolizione e contemporaneamente favoriti tutti gli istituti e la azioni, didattici, medici e finanziari, che assistano e sorreggano le gestanti e la formazione di una nuova coscienza sociale.
Non hai risposto alla mia domanda: se una donna di rifiuta di portare avanti una gravidanza cosa si dovrebbe fare secondo te?
EliminaL'ho fatto, "favorire tutti gli istituti e le azioni, didattici, medici e finanziari per assistere e sorreggere le gestanti", che tradotto significa: assistenza psicologica, assicurazione di pratiche d'adozioni veloci e sicure, incentivi economici, ecc...
EliminaNo, ciò che dici è un modo per _prevenire_ che una donna incinta non voglia portare avanti una gravidanza. Io invece parlo del caso in cui una donna incinta sia decisa a non portare avanti la gravidanza e non ci sia modo di farle cambiare idea. Cosa si dovrebbe fare secondo te in tal caso? Dai tuoi argomenti a protezione dell'embrione mi sembra di intuire che la obbligheresti con la forza a portare avanti la gravidanza, magari mettendola in un istituto apposito in cui stia sedata, o legata, oppure controllata a vista per 9 mesi di modo che non si provochi un aborto. È questa o un'altra la soluzione di proponi?
EliminaInoltre, sempre seguendo la tua logica, immagino anche che una donna che effettui un aborto vada condannata per omicidio volontario, no?
Scusami, forse sono io che non mi sono fatto capire.
RispondiEliminaNon parlo di prevenire, ma di prospettare alla donna incinta che vuole abortire, che è molto più conveniente portare a termine la gravidanza. La si convince garantendogli ogni tipo di tutela sociale, assicurazione che il nascituro sia trattato nel miglior modo possibile, corposo aiuto economico, ecc...
Ho parlato di un GRADUALE cambiamento, non penso sia possibile di punto in bianco abolire completamente la "194", ma di prevedere un certo lasso di tempo in cui la legge venga progressivamente depotenziata fino all'abolizione.
Quindi, per questo primo periodo si comincia a permettere l'interruzione di gravidanza solo per i casi veramente gravi, per poi progressivamente arrivare all'abolizione completa.
Se l'aborto è omicidio, chi vi ricorre è logicamente passibile dell'incriminazione di tale reato. Ovviamente con tutte le attenuanti del caso.
"Quindi, per questo primo periodo si comincia a permettere l'interruzione di gravidanza solo per i casi veramente gravi, per poi progressivamente arrivare all'abolizione completa."
EliminaEh ma poi quando si arriverà all'abolizione completa ci si troverà nella situazione che dicevo: se una donna non vorrà portare avanti una gravidanza allora la si costringerà con la forza. Non lo hai detto esplicitamente ma non vedo a che altro possono portare le tue argomentazioni.
Quando si arriverà all'abolizione completa, sarà passato quel periodo di tempo necessario a creare una nuova coscienza civile e sarà normale portare a termine ogni gravidanza.
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