I concili ecumenici di Nicea del 325 d.C. e di Costantinopoli del 381 d.C. pervennero alla composizione del famoso simbolo della fede cristiana, “il Credo”, una formula che noi cristiani recitiamo ancora oggi durante la Messa. Tra le verità di fede espresse da quel dettato c’è la proclamazione dell’unità della Chiesa. La Chiesa è “una”, perché è una la sua origine, è uno il suo Fondatore, Gesù Cristo, ed è una la sua “anima”, lo Spirito Santo.
Purtroppo, come sappiamo, questa solenne verità di fede è stata più volte ferita dai cristiani che con i loro peccati hanno diviso invece che unire il popolo di Dio. Durante i secoli eresie, scismi, apostasie, hanno portato ad una frammentazione che rappresenta un vero e proprio scandalo. Questo stato di cose non può che portare discredito alla Chiesa di Cristo, nonché sconcerto tra le anime più semplici. Oltre a ciò si è aggiunto anche lo scherno dei nemici di Cristo e della Chiesa, come quello dei laicisti, anche di quelli più beceri ed ignoranti. Ad esempio il pittoresco opinionista, matematico a tempo perso, Piergiorgio Odifreddi, pur essendo notoriamente a digiuno dei temi riguardanti la storia della Chiesa, non esita a rigirare il coltello nella piaga: “Il Cristianesimo […] si divide in varie sette: i Cattolici nell'Europa e nell'America del Sud, i Protestanti nell'Europa e nell'America del Nord, gli Ortodossi nell'Europa dell'Est, e gli Anglicani in Inghilterra. In questa cacofonia di voci discordanti molti sostengono di parlare in nome e per conto di Gesù, in maniera più o meno istituzionale, e qualcuno pretende addirittura di esserne il vicario in terra, con gran confusione dei poveri di spirito” (www.piergiorgioodifreddi.it/wp-content/uploads/2010/10/gesu.pdf).
In realtà è un errore pensare, come fa Odifreddi, che esistano cristianesimi diversi, dove ognuno pretende di essere quello autentico, piuttosto occorre riflettere sul fatto che tali fratture sono state principalmente causate da motivazioni storico-politiche. Ad esempio, nel caso del grande scisma d’Oriente del 1050 tra la cosiddetta Chiesa Occidentale e quella Orientale, una grossa ferita che ancora sanguina in seno alla Chiesa cristiana, la separazione fu causata primariamente da motivi politici e da una serie di incomprensioni ed oggettive ed inevitabili difficoltà delle comunicazione e delle relazioni tra popoli molto differenti culturalmente e distanti geograficamente.
Già la separazione politica tra l’impero romano d’Occidente e quello d’Oriente, nel V secolo, conferma non solo l’impossibilità politica di mantenere unito un così grande territorio, ma anche il processo di allontanamento, già in atto, tra le due parti dell’impero, quella sorta dal mondo latino e quella nata dal mondo greco-ellenistico. Nel corso del V secolo comincia a manifestarsi un’ignoranza reciproca già sul piano linguistico, Agostino di Ippona, per esempio, ignora il greco, che in Oriente sta per sostituire completamente il latino come lingua ufficiale. Perfino le eresie sono differenti, mentre in Oriente imperversa la polemica con Pelagio sulla problematica riguardante la natura umana e la grazia divina, in Occidente si affrontano le questioni cristologiche.
Occorre anche ricordare le invasioni barbariche in Occidente che accentuano le differenze. Dopo la caduta dell’impero romano d’Occidente nel 476, la maggioranza dei cristiani occidentali sono barbari o barbarizzati, mentre gli orientali si sentono orgogliosi di essere rimasti romani civili e raffinati. Per di più le invasioni slave ed arabe nei secoli seguenti, provocando un’interruzione temporanea delle comunicazioni tra Oriente ed Occidente, accelerano l’evoluzione divergente delle due aree culturali. E’ inevitabile, quindi, che quando si ristabiliscono le comunicazioni esistano da entrambe le parti delle gravi incomprensioni delle differenze reciproche.
Già la crisi iconoclasta dell’VIII secolo rappresentò una fase iniziale dello scontro, non solo religioso, ma principalmente politico, tra Roma e Costantinopoli, per arrivare alla prima crisi vera e propria con il caso di Fozio. Questo personaggio, che non apparteneva al clero, assai colto e uomo politico di notevole rilievo, venne eletto patriarca di Costantinopoli nell’858, dopo le forzate dimissioni del suo predecessore Ignazio. Il papa Niccolò I, ovviamente, rifiutò di riconoscere tale elezione, ritenendo Ignazio il patriarca legittimo, e scomunicò Fozio. Ciò portò alla rottura, aggravata anche da rivalità di giurisdizione ecclesiastica sulla Bulgaria. Fozio venne a sua volta destituito nell’867 e tornò patriarca Ignazio. Morto costui nell’887, Fozio gli successe una seconda volta ottenendo il riconoscimento da papa Giovanni VIII. Quando le cose sembrano essersi risolte, a testimonianza di un processo di rottura ormai giunto al suo apice, riprese la contesa che andrà sempre più gonfiandosi attorno ad importanti questioni politico-religiose come il primato del papa e la dottrina del “Filioque” (Lo Spirito Santo, secondo la Chiesa latina, procede dal Padre “e dal Figlio”), ma anche per motivazioni molto meno serie come l’opportunità dell’uso del pane azzimo per l’Eucarestia, il celibato dei preti, la disciplina del digiuno, la soppressione dell’ “alleluia” durante la quaresima, la barba degli ecclesiastici, ecc. Quando nel 1050 un vescovo orientale, Leone di Ochrida, solleva una polemica di carattere liturgico, una sua lettera di condanna di diverse usanze latine divenne la goccia che fece traboccare il vaso e decenni di incomprensioni reciproche presero il sopravvento. Papa Leone IX inviò a Costantinopoli una legazione diretta dal fedele cardinale Umberto di Silva Candida che andò scontrandosi col patriarca Michele Cerulario. Due avversari di scarsa buona volontà e senza mezze misure. Il 16 luglio, proprio mentre la morte di papa Leone IX, avvenuta nel frattempo, faceva decadere la validità dell’ambasciata di Umberto, si verifica la frattura e la scomunica reciproca.
La separazione tra il cristianesimo orientale e quello occidentale fu, quindi, il frutto di malintesi e di atteggiamenti malintenzionati. Era inevitabile che maturassero diversità di interessi politici e differenze nell’espressione della fede tra popoli così distanti tra loro. Ma nonostante tutto ciò la fede cristiana era e rimase sempre la stessa, le due confessioni possiedono una fede comune. Tra le due confessioni cristiane esistono ben poche divergenze teologiche, e tutto oggi lascia credere che si tratti di una faccenda di formule. Ciò è confermato dal fatto che nel 1965, papa Paolo VI e il patriarca Atenagora abolirono le rispettive scomuniche, che nel 1979 l’incontro tra papa Giovanni Paolo II e il patriarca Dimitrios I diede vita alla Commissione mista internazionale per il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa. Fino ad arrivare all’odierno papato di Francesco caratterizzato da un forte percorso ecumenico, spiegato in dettaglio nell’enciclica Evangelii Gaudium, dove l’unità passa attraverso la diversità e dove vengono promossi rapporti più orizzontali sia con gli altri credo religiosi che con la Chiesa ortodossa.
La Chiesa è una e deve tendere all’unità. Questa verità e questo impegno devono costituire una necessità primaria e insopprimibile. A mio avviso è fondamentale convincersi che il messaggio cristiano può essere recepito da culture diverse e che la teologia non è fatta per giustificare rivalità politiche o ideologiche.
Bibliografia
F. Dvornik “Lo scisma di Fozio” Edizioni Paoline, 1952;
S. Runciman “La civiltà bizantina” Sansoni, Firenze 1960;
D. Obolensky “La Chiesa bizantina” in M. D. Knowles, D. Onolensky “Il Medio Evo” Marietti Torino, 1971;
C. Dhiel, C. Capizzi “Storia dell’impero bizantino” Pontificio Istituto Orientale, Roma 1977;
A. P. Kazhdan “Bisanzio e la sua civiltà” Roma-Bari, Laterza, 1994;
G. Ravegnani ”La storia di Bisanzio” Roma, Jouvence, 2004.
Ciao Luis, ho linkato questo interessante argomento nel mio ultimo (chilometrico) post in cui ho tentato di fare una sorta di lezione divulgativa "all-in-one" sul tema della Tradizione cattolica... e vari topic connessi.
RispondiEliminaIl mio prossimo post sarà quello sulle eresie di cui ti dicevo qualche tempo fa.
Colgo l'occasione per farti una domanda sullo Scisma d'Oriente. Con la tua consueta chiarezza potresti accennarmi qualcosa su quella controversia del pane azzimo? Come e perché nasce? Come si sviluppa?
In passato ho letto solo qualcosa online con accenti (molto) polemici in conversazioni tra appartenenti a sètte simil-geoviste e altri di vari ed eventuali gruppi protestanti ... E l'unica cosa su cui convenivano (e come dubitarne?) era l'errore della Chiesa Cattolica, la cui principale occupazione è notoriamente il plagio dei suoi fedeli 😉
Ciao, come al solito grazie per i tuoi articoli che ci rendono più consapevoli della nostra Storia.
Pax et bonum
Francesca
Ciao Francesca, ho letto il tuo post sulla Tradizione (con la “t” maiuscola) della Chiesa cattolica e mi è molto piaciuto. In un modo originale e semplice riesci a spiegare efficacemente un argomento ostico che è motivo di profonda divisione con i nostri fratelli separati.
EliminaQuanto alla controversia del pane azzimo, ti premetto subito che si tratta di una questione marginale, fu più un pretesto, tra gli altri, che il patriarca di Costantinopoli Michele Cerulario addusse per accentuare la polemica che, nell’XI secolo, già montava tra le due Chiese. Queste, come ho già scritto nel mio post, dopo un lungo periodo di isolamento l’una dall’altra, si sono ritrovate con usi e costumi, anche liturgici, molto differenti tra loro. Gli Orientali, cioè la Chiesa “greca”, usavano il pane lievitato perché tradizionalmente s’era fatto sempre così e perché per loro questo pane sarebbe quello “vero”, cioè quello indicato dal termine greco “àrton” che ritroviamo nella Scrittura. Per gli Occidentali, invece, si diffuse l’uso del pane non lievitato per motivi di praticità ed anche perché nell’ultima cena Gesù istituì l’Eucarestia celebrando una Pasqua ebraica, quindi con un pane azzimo. Oggi tale questione non ha più alcun senso, innanzitutto perché successivamente allo scisma la Chiesa cattolica dichiarò che l’Eucarestia è valida con tutti e due i tipi di pane (Concili di Lione del 1244 e di Firenze del 1439), ed anche perché oggi le due Chiese hanno addirittura riconosciuto reciprocamente la validità del sacramento celebrato (“Decreto Unitatis redintegratio del CVII, 16 - Canone 844, 2” e “Decreto Orientalium Ecclesiarum CVII, 27 - Canone 844, 3”).
Anch’io ho avuto a che fare con personaggi come i TdG che pur di screditare noi cattolici direbbero qualsiasi cosa, ma se ci si confronta con persone più pacate e ragionevoli ci si rende immediatamente conto che si tratta di una faccenda senza importanza.
Un saluto in Cristo
Luis
Grazie, come sempre preciso ed esauriente.
RispondiEliminaA volte penso che nelle nostre parrocchie, tra tanti gruppi e gruppetti (tutti utilissimi, sia chiaro), manca una qualche realtà che in qualche modo si occupi di insegnare (a chi lo desiderasse), almeno per grandi linee divulgative, la storia del popolo cristiano. ... Oggi i cristiani in generale, se non decidono personalmente di fare uno studio storico, rimangono/rimaniamo come un po' senza radici.
Un pensiero così... Magari esiste già un tale "carisma" nella Chiesa e io non ne sono informata.
Grazie ancora,
Francesca