E’ Natale, i cristiani festeggiano la nascita di nostro Signore, la Chiesa celebra il mistero dell’Incarnazione di Gesù, il Verbo che si è fatto uomo (Gv 1, 14), Egli è il Figlio di Dio, cioè l’Emmanuele (Dio-con-noi) fin dalla sua nascita (Is 7, 14). E’ attraverso questo mistero che la Salvezza è entrata nel mondo, salvezza che si compirà con il sacrificio perfetto della sua Morte e Resurrezione.
Questo è tutto ciò che i cristiani hanno sempre creduto e celebrato nella santa notte di Natale, eppure anche questa manifestazione della fede, tra le più sentite e care al popolo cristiano, viene attaccata e derisa. Dalla falsa storiografia laicista, che immagina fantasiose origini pagane dei vangeli, fino alle malignità della setta dei Testimoni di Geova, ogni anno, all’approssimarsi della festa del Natale i cristiani sono bombardati dall’accusa di essere degli idolatri, di festeggiare una festa pagana, di adorare il “dies natalis solis invict”, il “Sole invitto”, una divinità pagana dell’antica Roma. Secondo queste visioni pseudostoriche la Chiesa avrebbe imposto per la nascita di Gesù la data del 25 dicembre proprio per contrastare e sostituire il già esistente culto del “Sole Invitto” a favore di quello di Cristo.
Riguardo alle assurde accuse dei Testimoni di Geova si può far loro notare che l’adorazione che i cristiani fanno del Bambino nella mangiatoia è perfettamente conforme alla Bibbia. Quel Bambino è veramente nato (Mt 1, 25; Lc 2, 7-11; Gv 1, 14; Gal 4, 4), Egli è l’Unigenito Dio (Gv 1, 18), il Re dei re (Ap 17, 14), Figlio e Signore di Davide (Mt 22, 41-46). I cristiani non fanno altro che seguire l’invito della Scrittura: “Vi annuncio una grande gioia, che sarà per tutto il popolo: Oggi vi è nato nella città di Davide un Salvatore, che è il Cristo Signore” (Lc 2, 10-11). Si tratta della stessa gioia con cui la moltitudine celeste ha guidato i pastori da Gesù bambino (Lc 2, 13-14). Conoscere o meno la data esatta della nascita di nostro Signore è del tutto secondario, la Chiesa e i cristiani celebrano un evento salvifico, non certo una data.
I laicisti, invece, farneticano di origini pagane del cristianesimo, di un Gesù imposto come divinità sull’esempio di tantissime altre divinità che sarebbero nate tutte il 25 dicembre, in quanto solstizio d’inverno e quindi per simboleggiare la vittoria della luce sulle tenebre. Questa teoria si basa sul nulla assoluto, non basta fare delle semplici associazioni, occorre trovare riscontri precisi e comprovati per poter fare tali affermazioni. Ma tali riscontri sono inesistenti. I cristiani hanno sempre adorato il Cristo dei vangeli come realizzazione delle promesse di Dio, come il Messia che doveva venire. Il culto cristiano si fonda, infatti, su quello ebraico dove si ritrova il concetto della luce portata dal Messia per sconfiggere l’oscurità del peccato. Il Cristianesimo identifica questa luce con Cristo venuto al mondo per portare la Verità. Già nell’Antico Testamento e, quindi, molti secoli prima dell’avvento del culto del “Sole Invitto”, la figura del Messia che doveva venire è legata al sole. Dal libro di Malachia si può leggere: “la mia giustizia sorgerà come un sole e i suoi raggi porteranno la guarigione...il giorno in cui io manifesterò la mia potenza, voi schiaccerete i malvagi...” (Mal 3, 20-21). L’immagine della Giustizia di Dio come un sole nascente è presente anche in Isaia (30, 26; 60, 1) e nel libro della Sapienza (5, 6). Fino a poco prima della nascita di Gesù, gli Ebrei ritenevano il sole un simbolo messianico. Su un documento ritrovato a Qumram si può leggere: “La sua parola è come parola del cielo; il suo insegnamento è secondo la volontà di Dio. Il suo eterno sole splenderà e il suo fuoco sarà fulgido in tutti i confini della terra; sulla tenebra splenderà. Allora la tenebra sparirà dalla terra, l'oscurità dalla terraferma” (Apocrifo di Levi (4Q541), frammento 9, colonna 1, righe 2-6).
I Vangeli hanno interpretato questi riferimenti dell’antico Testamento come l’annuncio profetico della venuta del Messia, così nel cantico di Zaccaria (Lc 1, 79), questa venuta viene profetizzata: "ci verrà incontro dall'alto come luce che sorge" ed infatti nel capitolo successivo Gesù è presentato come "luce per illuminare le nazioni" (Lc 2, 32). Anche nel Vangelo di Giovanni è presente l’associazione Cristo-Luce (Gv 1, 4-9; 8, 12) come contrapposizione tra salvezza e perdizione. Sulla scorta di tale tradizione scritturale anche i primi cristiani ponevano il sole come simbolo di Gesù. Nel II secolo lo pregavano rivolti verso il sole nascente, come testimonia Tertulliano: “…molti ritengono che il Dio cristiano sia il Sole perché è un fatto noto che noi preghiamo rivolti verso il Sole sorgente e che nel Giorno del Sole ci diamo alla gioia” (Tertulliano, Ad nationes, apologeticum, de testimonio animae) e la lettera di Plinio il giovane a Traiano: “Affermavano inoltre che tutta la loro colpa o errore consisteva nell’esser soliti riunirsi in un giorno fissato prima dell’alba e intonare a cori alterni un inno a Cristo come se fosse un dio…” (Epist. X, 96, 1-9).
Come è facile notare tutto questo risale a molto tempo prima che l’imperatore romano Eliogabalo, nativo di Emesa in Siria, facesse costruire a Roma, nel 220 d.C., un tempio al dio sole adorato nella sua terra d’origine e che l’imperatore Aureliano, nel 274, ne istituisse il culto. Sebbene per la Chiesa la questione non avesse importanza, infatti nei Vangeli non è riportata la data precisa della nascita di Gesù, tuttavia nella cristianità la discussione su quale doveva essere questa data esisteva da tempo, molto prima di Aureliano e della festa del "Sol Invictus". Attorno al 215, secondo il vescovo di Alessandria Clemente, in Oriente esisteva molta confusione: alcuni fissavano la nascita il 20 di maggio, altri il 20 di aprile, altri ancora il 18 di novembre, cosicché Clemente annota: "che non si contentano di sapere in che anno è nato il Signore, ma con curiosità troppo spinta vanno a cercarne anche il giorno" (Stromata, I,21,146). In Occidente è Ippolito di Roma, attorno al 204, ben 70 anni prima di Aureliano, nel Commentario su Daniele, ad accennare alla data del 25 dicembre: “La prima venuta di nostro Signore, quella nella carne, nella quale egli nacque a Betlemme, ebbe luogo otto giorni prima delle calende di Gennaio, di mercoledì, nel quarantaduesimo anno del regno di Augusto” (IV, 23, 3). Lo studioso Paul de Lagarde ha evidenziato come la data del 25 dicembre era presumibilmente calcolata in Occidente già nel 221, nella Cronografia di Sesto Giulio Africano (S. K. Roll, Toward the Origin of Christmas, Peeters Publishers, 1995). Attorno al 337 Papa Giulio I istituisce il Natale cristiano, cioè il dies natalis Christi, nella data del 25 dicembre, secondo quanto ci confermano il Calendario di Furio Dionisio Filocalo, del 354, che riporta un frammento di calendario liturgico cristiano, “a Roma il 25 dicembre si celebrava la nascita di Cristo” e da Giovanni Crisostomo che ad Antiochia, nel 390 scriveva: “In questo giorno [25 dicembre] anche la natività di Cristo fu ultimamente fissata in Roma”. Tale istituzione giunge alla fine di una discussione in seno alla cristianità completamente indipendente da qualsiasi influenza pagana che nulla ha a che vedere con commistioni col “Sol Invictus” di Aureliano.
Ma perché proprio il 25 dicembre? Gli storici si sono sbizzarriti in un’infinità di ipotesi, c’è chi, come gli storici H. Usener e B. Botte, sostiene la tesi della sostituzione della festa pagana del “Sol Invictus” e chi, come lo storico L. Duchesne, fa derivare quella data da considerazioni di natura astronomica. In quei tempi si credeva che la creazione del mondo fosse avvenuta all’equinozio di primavera, ritenuta allora al 25 marzo, quindi anche il concepimento di Cristo, la nuova creazione, doveva essere avvenuta nella stessa data. Da qui una nascita nove mesi dopo il 25 dicembre. A mio modesto avviso queste teorie, seppur meritevoli di rispetto e suffragate da molti riferimenti, devono cedere il passo agli studi del professor Shemarjahu Talmon, ebreo, dell’Università Ebraica di Gerusalemme. Grazie allo studio del Libro dei Giubilei ritrovato nella biblioteca essena di Qumram lo studioso è riuscito a ricostruire in che ordine cronologico si susseguivano le 24 classi sacerdotali che servivano al Tempio. Sapendo che, secondo il vangelo di Luca, la classe di Zaccaria, il padre di Giovanni il Battista, era quella di Abia e che prestava servizio liturgico al tempio due volte l'anno, come le altre, e una di quelle volte era proprio nell'ultima settimana di settembre, lo studioso israeliano è riuscito a stabilire che la data di nascita di Gesù potrebbe essere proprio il 25 dicembre (S. Talmon, The Calendar Reckoning of the sect from the Judean Desert. Aspects of the Dead Sea Scrolls, in Scripta Hierosolymitana, Vol. 4, Gerusalemme, 1958). Certamente tale ipotesi deve superare alcune difficoltà, ma si tratta indubbiamente di una ricerca condotta su documenti reali e non su interpretazioni di miti e leggende. Così ciò che poteva sembrare solo un mito assume una forte verosomiglianza. Una catena di eventi che si estende su 15 mesi: in settembre l'annuncio a Zaccaria e il giorno dopo il concepimento di Giovanni; in marzo, sei mesi dopo, l'annuncio a Maria; in giugno, tre mesi dopo, la nascita di Giovanni; sei mesi dopo, la nascita di Gesù. Con quest'ultimo evento arriviamo giusto al 25 dicembre. Giorno che, dunque, non fu fissato a caso, per convenienza o per influssi pagani. Il fatto che vi fossero dei pastori con le loro greggi all'aperto nella notte in cui nacque Gesù (Lc 2, 8) non è un motivo per escludere che fosse inverno, infatti, ancor oggi a Betlemme è possibile vedere ovini al pascolo nei freddi giorni natalizi (W. Hendriksen, Exposition of the Gospel according to Matthew. New Testament Commentary, Baker Book House, 1973, vol. I, p. 182). La scoperta di Talmon dimostra come, generalmente, la tradizione cristiana abbia basi molto solide e che sia stata trasmessa fedelmente.
Bibliografia
H. Usener “Das Weihnachtsfest”, Bonn, 1911;
B. Botte “Les origines de la Noël et de l'Epiphanie”, Louvain, 1932;
L. Duchesne “Origines du culte chrétien. Étude sur la liturgie latine avant Charlemagne”, Paris, 1925;
O. Cullmann ”Studi di teologia biblica”, cap. I Editrice A.V.E. Roma 1969;
Grande Enciclopedia Illustrata della Bibbia, Edizioni PIEMME, Casale Monferrato 1997, Vol. II.;
F. Cumont, “Le religioni orientali nel paganesimo romano”, Laterza, Bari, 1967;
W. Hendriksen, “Exposition of the Gospel according to Matthew”. New Testament Commentary, Baker Book House, 1973, vol. I.;
C. P. Thiede “La nascita del cristianesimo”, Milano, Mondadori, 1999;
S. Talmon, “The Calendar Reckoning of the sect from the Judean Desert. Aspects of the Dead Sea Scrolls”, in Scripta Hierosolymitana, Vol. 4, Gerusalemme, 1958;
Enciclopedia Cattolica, vol VIII, Città del Vaticano, 1952;
Enciclopedia Britannica, W. Benton Publisher, Chicago, London 1952;
S. K. Roll “Toward the Origin of Christmas”, Peeters Publishers, 1995;
Questo è tutto ciò che i cristiani hanno sempre creduto e celebrato nella santa notte di Natale, eppure anche questa manifestazione della fede, tra le più sentite e care al popolo cristiano, viene attaccata e derisa. Dalla falsa storiografia laicista, che immagina fantasiose origini pagane dei vangeli, fino alle malignità della setta dei Testimoni di Geova, ogni anno, all’approssimarsi della festa del Natale i cristiani sono bombardati dall’accusa di essere degli idolatri, di festeggiare una festa pagana, di adorare il “dies natalis solis invict”, il “Sole invitto”, una divinità pagana dell’antica Roma. Secondo queste visioni pseudostoriche la Chiesa avrebbe imposto per la nascita di Gesù la data del 25 dicembre proprio per contrastare e sostituire il già esistente culto del “Sole Invitto” a favore di quello di Cristo.
Riguardo alle assurde accuse dei Testimoni di Geova si può far loro notare che l’adorazione che i cristiani fanno del Bambino nella mangiatoia è perfettamente conforme alla Bibbia. Quel Bambino è veramente nato (Mt 1, 25; Lc 2, 7-11; Gv 1, 14; Gal 4, 4), Egli è l’Unigenito Dio (Gv 1, 18), il Re dei re (Ap 17, 14), Figlio e Signore di Davide (Mt 22, 41-46). I cristiani non fanno altro che seguire l’invito della Scrittura: “Vi annuncio una grande gioia, che sarà per tutto il popolo: Oggi vi è nato nella città di Davide un Salvatore, che è il Cristo Signore” (Lc 2, 10-11). Si tratta della stessa gioia con cui la moltitudine celeste ha guidato i pastori da Gesù bambino (Lc 2, 13-14). Conoscere o meno la data esatta della nascita di nostro Signore è del tutto secondario, la Chiesa e i cristiani celebrano un evento salvifico, non certo una data.
I laicisti, invece, farneticano di origini pagane del cristianesimo, di un Gesù imposto come divinità sull’esempio di tantissime altre divinità che sarebbero nate tutte il 25 dicembre, in quanto solstizio d’inverno e quindi per simboleggiare la vittoria della luce sulle tenebre. Questa teoria si basa sul nulla assoluto, non basta fare delle semplici associazioni, occorre trovare riscontri precisi e comprovati per poter fare tali affermazioni. Ma tali riscontri sono inesistenti. I cristiani hanno sempre adorato il Cristo dei vangeli come realizzazione delle promesse di Dio, come il Messia che doveva venire. Il culto cristiano si fonda, infatti, su quello ebraico dove si ritrova il concetto della luce portata dal Messia per sconfiggere l’oscurità del peccato. Il Cristianesimo identifica questa luce con Cristo venuto al mondo per portare la Verità. Già nell’Antico Testamento e, quindi, molti secoli prima dell’avvento del culto del “Sole Invitto”, la figura del Messia che doveva venire è legata al sole. Dal libro di Malachia si può leggere: “la mia giustizia sorgerà come un sole e i suoi raggi porteranno la guarigione...il giorno in cui io manifesterò la mia potenza, voi schiaccerete i malvagi...” (Mal 3, 20-21). L’immagine della Giustizia di Dio come un sole nascente è presente anche in Isaia (30, 26; 60, 1) e nel libro della Sapienza (5, 6). Fino a poco prima della nascita di Gesù, gli Ebrei ritenevano il sole un simbolo messianico. Su un documento ritrovato a Qumram si può leggere: “La sua parola è come parola del cielo; il suo insegnamento è secondo la volontà di Dio. Il suo eterno sole splenderà e il suo fuoco sarà fulgido in tutti i confini della terra; sulla tenebra splenderà. Allora la tenebra sparirà dalla terra, l'oscurità dalla terraferma” (Apocrifo di Levi (4Q541), frammento 9, colonna 1, righe 2-6).
I Vangeli hanno interpretato questi riferimenti dell’antico Testamento come l’annuncio profetico della venuta del Messia, così nel cantico di Zaccaria (Lc 1, 79), questa venuta viene profetizzata: "ci verrà incontro dall'alto come luce che sorge" ed infatti nel capitolo successivo Gesù è presentato come "luce per illuminare le nazioni" (Lc 2, 32). Anche nel Vangelo di Giovanni è presente l’associazione Cristo-Luce (Gv 1, 4-9; 8, 12) come contrapposizione tra salvezza e perdizione. Sulla scorta di tale tradizione scritturale anche i primi cristiani ponevano il sole come simbolo di Gesù. Nel II secolo lo pregavano rivolti verso il sole nascente, come testimonia Tertulliano: “…molti ritengono che il Dio cristiano sia il Sole perché è un fatto noto che noi preghiamo rivolti verso il Sole sorgente e che nel Giorno del Sole ci diamo alla gioia” (Tertulliano, Ad nationes, apologeticum, de testimonio animae) e la lettera di Plinio il giovane a Traiano: “Affermavano inoltre che tutta la loro colpa o errore consisteva nell’esser soliti riunirsi in un giorno fissato prima dell’alba e intonare a cori alterni un inno a Cristo come se fosse un dio…” (Epist. X, 96, 1-9).
Come è facile notare tutto questo risale a molto tempo prima che l’imperatore romano Eliogabalo, nativo di Emesa in Siria, facesse costruire a Roma, nel 220 d.C., un tempio al dio sole adorato nella sua terra d’origine e che l’imperatore Aureliano, nel 274, ne istituisse il culto. Sebbene per la Chiesa la questione non avesse importanza, infatti nei Vangeli non è riportata la data precisa della nascita di Gesù, tuttavia nella cristianità la discussione su quale doveva essere questa data esisteva da tempo, molto prima di Aureliano e della festa del "Sol Invictus". Attorno al 215, secondo il vescovo di Alessandria Clemente, in Oriente esisteva molta confusione: alcuni fissavano la nascita il 20 di maggio, altri il 20 di aprile, altri ancora il 18 di novembre, cosicché Clemente annota: "che non si contentano di sapere in che anno è nato il Signore, ma con curiosità troppo spinta vanno a cercarne anche il giorno" (Stromata, I,21,146). In Occidente è Ippolito di Roma, attorno al 204, ben 70 anni prima di Aureliano, nel Commentario su Daniele, ad accennare alla data del 25 dicembre: “La prima venuta di nostro Signore, quella nella carne, nella quale egli nacque a Betlemme, ebbe luogo otto giorni prima delle calende di Gennaio, di mercoledì, nel quarantaduesimo anno del regno di Augusto” (IV, 23, 3). Lo studioso Paul de Lagarde ha evidenziato come la data del 25 dicembre era presumibilmente calcolata in Occidente già nel 221, nella Cronografia di Sesto Giulio Africano (S. K. Roll, Toward the Origin of Christmas, Peeters Publishers, 1995). Attorno al 337 Papa Giulio I istituisce il Natale cristiano, cioè il dies natalis Christi, nella data del 25 dicembre, secondo quanto ci confermano il Calendario di Furio Dionisio Filocalo, del 354, che riporta un frammento di calendario liturgico cristiano, “a Roma il 25 dicembre si celebrava la nascita di Cristo” e da Giovanni Crisostomo che ad Antiochia, nel 390 scriveva: “In questo giorno [25 dicembre] anche la natività di Cristo fu ultimamente fissata in Roma”. Tale istituzione giunge alla fine di una discussione in seno alla cristianità completamente indipendente da qualsiasi influenza pagana che nulla ha a che vedere con commistioni col “Sol Invictus” di Aureliano.
Ma perché proprio il 25 dicembre? Gli storici si sono sbizzarriti in un’infinità di ipotesi, c’è chi, come gli storici H. Usener e B. Botte, sostiene la tesi della sostituzione della festa pagana del “Sol Invictus” e chi, come lo storico L. Duchesne, fa derivare quella data da considerazioni di natura astronomica. In quei tempi si credeva che la creazione del mondo fosse avvenuta all’equinozio di primavera, ritenuta allora al 25 marzo, quindi anche il concepimento di Cristo, la nuova creazione, doveva essere avvenuta nella stessa data. Da qui una nascita nove mesi dopo il 25 dicembre. A mio modesto avviso queste teorie, seppur meritevoli di rispetto e suffragate da molti riferimenti, devono cedere il passo agli studi del professor Shemarjahu Talmon, ebreo, dell’Università Ebraica di Gerusalemme. Grazie allo studio del Libro dei Giubilei ritrovato nella biblioteca essena di Qumram lo studioso è riuscito a ricostruire in che ordine cronologico si susseguivano le 24 classi sacerdotali che servivano al Tempio. Sapendo che, secondo il vangelo di Luca, la classe di Zaccaria, il padre di Giovanni il Battista, era quella di Abia e che prestava servizio liturgico al tempio due volte l'anno, come le altre, e una di quelle volte era proprio nell'ultima settimana di settembre, lo studioso israeliano è riuscito a stabilire che la data di nascita di Gesù potrebbe essere proprio il 25 dicembre (S. Talmon, The Calendar Reckoning of the sect from the Judean Desert. Aspects of the Dead Sea Scrolls, in Scripta Hierosolymitana, Vol. 4, Gerusalemme, 1958). Certamente tale ipotesi deve superare alcune difficoltà, ma si tratta indubbiamente di una ricerca condotta su documenti reali e non su interpretazioni di miti e leggende. Così ciò che poteva sembrare solo un mito assume una forte verosomiglianza. Una catena di eventi che si estende su 15 mesi: in settembre l'annuncio a Zaccaria e il giorno dopo il concepimento di Giovanni; in marzo, sei mesi dopo, l'annuncio a Maria; in giugno, tre mesi dopo, la nascita di Giovanni; sei mesi dopo, la nascita di Gesù. Con quest'ultimo evento arriviamo giusto al 25 dicembre. Giorno che, dunque, non fu fissato a caso, per convenienza o per influssi pagani. Il fatto che vi fossero dei pastori con le loro greggi all'aperto nella notte in cui nacque Gesù (Lc 2, 8) non è un motivo per escludere che fosse inverno, infatti, ancor oggi a Betlemme è possibile vedere ovini al pascolo nei freddi giorni natalizi (W. Hendriksen, Exposition of the Gospel according to Matthew. New Testament Commentary, Baker Book House, 1973, vol. I, p. 182). La scoperta di Talmon dimostra come, generalmente, la tradizione cristiana abbia basi molto solide e che sia stata trasmessa fedelmente.
Bibliografia
H. Usener “Das Weihnachtsfest”, Bonn, 1911;
B. Botte “Les origines de la Noël et de l'Epiphanie”, Louvain, 1932;
L. Duchesne “Origines du culte chrétien. Étude sur la liturgie latine avant Charlemagne”, Paris, 1925;
O. Cullmann ”Studi di teologia biblica”, cap. I Editrice A.V.E. Roma 1969;
Grande Enciclopedia Illustrata della Bibbia, Edizioni PIEMME, Casale Monferrato 1997, Vol. II.;
F. Cumont, “Le religioni orientali nel paganesimo romano”, Laterza, Bari, 1967;
W. Hendriksen, “Exposition of the Gospel according to Matthew”. New Testament Commentary, Baker Book House, 1973, vol. I.;
C. P. Thiede “La nascita del cristianesimo”, Milano, Mondadori, 1999;
S. Talmon, “The Calendar Reckoning of the sect from the Judean Desert. Aspects of the Dead Sea Scrolls”, in Scripta Hierosolymitana, Vol. 4, Gerusalemme, 1958;
Enciclopedia Cattolica, vol VIII, Città del Vaticano, 1952;
Enciclopedia Britannica, W. Benton Publisher, Chicago, London 1952;
S. K. Roll “Toward the Origin of Christmas”, Peeters Publishers, 1995;
G. Ibba, Qumran. Correnti del pensiero giudaico (II a.C.-I d.C.), Carocci, Roma-Urbino 2007.
www.Christianismus.it
www.Christianismus.it
Se fossi cattolico, più che delle accuse che il Natale sia stato messo il 25 dicembre per sostituire qualche festa pagana, mi preoccuperei del fatto che il Natale da ormai molti anni non è più una festa religiosa ma è a tutti gli effetti una festa commerciale. Se si chiede a un bambino la prima cosa che gli viene in mente quando pensa al Natale, quello sicuramente risponderà Babbo Natale, i regali, l'albero... e forse al decimo posto ci sarà Gesù, sempre che se ne ricordi. E parlo di bambini cresciuti in famiglie cattoliche. Forse sarebbe stato più interessante un post al riguardo.
RispondiEliminaCaro Myself, sono due cose differenti. Certamente ognuna delle due questioni ha la sua importanza. Oggi ho voluto trattare l'argomento storico, che è quello che più mi affascina, ed è più in linea con lo spirito del mio blog.
EliminaSegnalo questo articolo di Bux riguardo il 25 :)
RispondiEliminahttp://www.disf.org/Editoriali/Editoriale1112.asp
Buon anno luis!
Grazie del link, caro Minstrel. L'articolo di Bux avvalora una mia personale convinzione, cioé che difficilmente i temi storici tramandati dalla tradizione cristiana siano solo leggende, anzi, il più delle volte sono riferimenti storici di tutto rispetto.
EliminaQuesti argomenti mi affascinano moltissimo e ho il progetto, con l'anno prossimo, di dedicare loro uno spazio.
Buon anno anche a te, Minstrel!