Tra le accuse più diffuse rivolte dai laicisti anticristiani al Cristianesimo ed alla Chiesa Cattolica c’è sicuramente quella di oscurantismo nei confronti della figura della donna. Tra i luoghi comuni laicisti c’è sempre il ritornello del Cristianesimo che avrebbe considerato la donna un essere inferiore sottraendole un’antica e importante considerazione che aveva nel paganesimo e della Chiesa Cristiana che l’avrebbe relegata a ruoli secondari negandole ogni libertà ed emancipazione.
Frutto della più becera ignoranza, queste accuse sono dei patetici stravolgimenti della verità storica. Prima dell’avvento del Cristianesimo, infatti, la donna era una figura assolutamente secondaria e marginale nel mondo greco, quasi un oggetto sotto la perpetua tutela del padre e del marito nell’antica Roma, essere inferiore presso le culture barbariche, giuridicamente inferiore per l’ebraismo, vittima di ogni abuso per le culture orientali, forma inferiore d’incarnazione per l’induismo e sottoposta all’umiliazione della poligamia per l’Islam.
In realtà è solo col Cristianesimo che la donna diviene una creatura di Dio al pari dell’uomo. I vangeli, che sono il frutto della fede dei primi cristiani, pongono sullo stesso piano sia l’elemento femminile che maschile: Gesù spazza via ogni “tradizione” ebraica contraria alla volontà divina, come quella della purità facendosi toccare dall’emorroissa (Mt 9, 20-22), ci sono le donne ai piedi della croce durante la passione e, sempre a loro, Gesù affida il primo annuncio della resurrezione, l’apostolo degli apostoli Maria Maddalena (Mt 28, 1-10). Nel suo vangelo, Luca parla apertamente del seguito femminile di Gesù (Luca 8, 1-3), riporta il rivoluzionario insegnamento di Gesù di perdonare il meretricio (Luca 7, 36-50) e di lodare la scelta di Maria di Betania di anteporre l’ascolto della Parola alle faccende casalinghe (Luca 10, 38-42).
La nuova storia cristiana, fin dai tempi della Chiesa nascente, ha sempre posto in luce la donna in pienezza e profondità, prima sul piano spirituale, poi su quello dei costumi facendola uscire dall’isolamento in cui si trovava nel mondo pagano. La donna cristiana è “compartecipe della grazia” (1 Pt 3, 7) alla stessa maniera dell’uomo e, superando i condizionamenti dei rapporti di sesso e dei rapporti sociali legati all’ambiente, si vede riconosciuta l’uguaglianza con l’uomo per il fatto stesso che nel Regno dei Cieli non c’è più distinzione fra uomo e donna, così come scrive San Paolo nella sua lettera ai Galati (Gal 3, 28). Spesso l’apostolo delle genti è accusato di misoginia per il fatto di aver ordinato alle donne di stare “sottomesse ai mariti” (Ef 5, 22), ma occorre tener presente che viene ordinato anche ai mariti di amare le proprie mogli “come Cristo ha amato la Chiesa” (Ef 5, 25). La lettera agli Efesini, come molte altre sue lettere, sono letteratura d’occasione, cioè si trattava di evitare alle nuove convertite una infatuazione per la libertà proveniente dalla riconosciuta uguaglianza con gli uomini e una confusione di funzioni con i ministeri propriamente sacerdotali. Uguaglianza di dignità, ma non di funzioni. L’accusa di misoginia a San Paolo è, dunque, del tutto gratuita anche alla luce della sua ammirazione per alcune di esse (Febe, Priscilla…) per il loro impegno apostolico e l’attività caritativa. Fin dall’inizio la donna appare, nella Chiesa, associata all’uomo: operante (diaconessa), orante (vergine o vedova), testimoniante (martire).
Il Cristianesimo determina una nuova fisionomia della donna che trova il suo completamento in un più profondo rispetto del suo ruolo nel matrimonio. Presso le società greche, romane e giudaiche la donna nel matrimonio non aveva alcun diritto, aveva un ruolo del tutto subordinato al marito che poteva tradirla e ripudiarla quando voleva. Col Cristianesimo il rapporto diviene paritario, l’adulterio è condannato per ambo le parti. Esempi di questa nuova dirittura morale e di giustizia sono molteplici, basta pensare ai Re di Francia come Roberto il Pio (sec XI) o Filippo Augusto (sec XII) costretti a lasciare le loro seconde mogli per non essere considerati dei bigami, oppure l’esempio più illuminante della ferma opposizione di papa Clemente VII alla prepotenza di Enrico VIII. Il papa preferì perdere l’Inghilterra piuttosto che derogare dal principio evangelico.
Il Cristianesimo determina anche il rispetto per le vedove, attraverso azioni di assistenza e riconoscendo la loro dignità senza imporre loro di porsi immediatamente sotto il dominio di un nuovo marito, come invece volevano le leggi romane. Cambia anche l’atteggiamento nei confronti delle prostitute. Queste presso i giudei venivano sommariamente lapidate e nel mondo greco e romano sono considerate irrevocabilmente delle persone “ignobili” a cui era negato il diritto al matrimonio legittimo e della possibilità di trasmette i pieni diritti civili. Per i cristiani le prostitute restano, ovviamente, delle peccatrici, ma vengono riconosciute le attenuanti dovute al loro stato di bisogno e povertà e la necessità di una redenzione. Nasce così il culto della Maddalena stimolato da papa Leone IX per la riabilitazione delle prostitute, Innocenzo II concede l’indulgenza a chi ne prende in sposa, Gregorio IX nel 1227 approva l’ordine di S. Maria Maddalena e così si diffondono conventi per il loro riscatto.
Il 23 ottobre 585 al Concilio di Mâcon, promulgazione dei canoni 12 e 16, viene posta da un vescovo la questione se il termine “homo” indichi nella Bibbia anche la donna. Nasce così la leggenda laicista che la Chiesa nel medioevo abbia negato l’esistenza dell’anima nel sesso femminile. Purtroppo la critica alla considerazione della donna da parte della Chiesa Cattolica si fonda spesso su tali falsità e non si vuole aprire gli occhi sul fatto che l’avvento del Cristianesimo e l’azione della Chiesa abbia portato ad una vera e propria emancipazione attraverso il riconoscimento sempre maggiore della sua personalità. Tale crescita si realizza anche attraverso i monasteri, come l’opera della badessa di Las Huelgas in Spagna, della badessa di Fontevrault nell’ordine istituito da Roberto di Abrissel. Nel corso dei secoli le donne seppero usare l’ascendente personale e unire il proprio impegno a quello dei vescovi per condurre al Cristianesimo un mondo ancora pagano, così, ad esempio, Genoveffa, Clotilde, Radegonda oppure Batilde accanto a Clodoveo II. Questa funzione iniziale si prolungherà nell’attività educatrice riconosciuta alla donna: all’epoca carolingia, il primo trattato di educazione viene scritto da una donna, Dhuoda, per i propri figli. Nel XIII secolo sarà un’altra donna, Bianca di Castiglia, a preparare suo figlio, san Luigi, alla missione di re cristiano. Nella società cristiana sono innumerevoli le figure di donne importanti che hanno avuto il loro peso nella storia. Molte di queste sono portate ad esempio come i dottori della Chiesa Santa Caterina da Siena e Santa Teresa d’Avila, S. Monica, la madre di S. Agostino, modello di mitezza e perseveranza, S. Teresa del Bambin Gesù, che, monaca di clausura, con la sua preghiera sorreggeva le missioni in terre lontane, S. Teresa di Calcutta, l’angelo della carità per milioni di diseredati, e così via…
Tutto ciò finché nel secolo XVIII non si verifica un netto declino del progresso femminile collegato al declino della fede cristiana determinato dalla rivoluzione francese e dall’impero napoleonico. Un’immagine stereotipata della donna che la vuole nettamente subordinata all’uomo anche in rapporto alla vita pubblica. Nell’Ottocento sarà il positivismo materialista e ateizzante ad arrivare ad aberrazioni, presentate come verità scientifiche, che fanno ripiombare la donna nelle oscurità precristiane. E’ il caso della cranometria di Paul Boca, che teorizzava la superiorità dell’uomo bianco e l’inferiorità della donna, concetto ripreso ed affermato con forza da Charles Darwin nel suo “L’origine dell’uomo”, oppure la teoria di Cesare Lombroso, violento anticristiano, che spiegava come la donna fosse del tutto inferiore all’uomo, menzognera, cattiva e stupida.
La Chiesa Cattolica, invece, ha sempre onorato la donna nella madre di Gesù, Maria, spingendosi molto oltre a qualsiasi altra confessione cristiana riconoscendo dogmaticamente il suo status di Madre di Dio e la sua Immacolata Concezione. Papa Luciani nel 1978, e successivamente anche il suo successore Giovanni Paolo II, dichiararono che Dio è Padre, ma anche Madre, perché a Dio non può mancare l’amore materno, unico nelle donne. Infatti, l’uomo, maschio e femmina, creato da Dio, è a sua immagine e somiglianza. Questa affermazione è presente da tempo nella Chiesa. Addirittura nel II secolo d.C. il vescovo di Alessandria d’Egitto, Clemente, scriveva a proposito dell’amore, e della sollecitudine di Dio, qui presentato come la Trinità, verso l’uomo: «…non sapendo quale “tesoro” portiamo in un “vaso di creta”, difesa da ogni parte dalla potenza di Dio Padre e dal sangue di Dio il Figlio e della rugiada dello Spirito Santo. Infatti, che cosa ancora manca? Guarda i misteri dell’amore e allora contemplerai il seno del Padre che soltanto l’unigenito Figlio di Dio ha manifestato. È anche lui stesso il Dio d’amore e da amore per noi fu catturato. E, mentre l’ineffabilità di lui è Padre, la compassione verso di noi è divenuta madre. Il Padre per aver amato si fece femminile, e di questo è grande segno colui che egli generò da se stesso: anche il frutto generato da amore è amore» (Quaquarelli "Quis dives salvetur?" Città Nuova, 1999 ).
Bibliografia
Autori vari, “Le donne hanno un posto nella Chiesa?”, Cittadella, Assisi, 1968.
P. Bargellini, “Donne come sante”, Vallecchi, Firenze 1968.
Francesco Agnoli, “Indagine sul Cristianesimo”, Piemme, 2010.
Frutto della più becera ignoranza, queste accuse sono dei patetici stravolgimenti della verità storica. Prima dell’avvento del Cristianesimo, infatti, la donna era una figura assolutamente secondaria e marginale nel mondo greco, quasi un oggetto sotto la perpetua tutela del padre e del marito nell’antica Roma, essere inferiore presso le culture barbariche, giuridicamente inferiore per l’ebraismo, vittima di ogni abuso per le culture orientali, forma inferiore d’incarnazione per l’induismo e sottoposta all’umiliazione della poligamia per l’Islam.
In realtà è solo col Cristianesimo che la donna diviene una creatura di Dio al pari dell’uomo. I vangeli, che sono il frutto della fede dei primi cristiani, pongono sullo stesso piano sia l’elemento femminile che maschile: Gesù spazza via ogni “tradizione” ebraica contraria alla volontà divina, come quella della purità facendosi toccare dall’emorroissa (Mt 9, 20-22), ci sono le donne ai piedi della croce durante la passione e, sempre a loro, Gesù affida il primo annuncio della resurrezione, l’apostolo degli apostoli Maria Maddalena (Mt 28, 1-10). Nel suo vangelo, Luca parla apertamente del seguito femminile di Gesù (Luca 8, 1-3), riporta il rivoluzionario insegnamento di Gesù di perdonare il meretricio (Luca 7, 36-50) e di lodare la scelta di Maria di Betania di anteporre l’ascolto della Parola alle faccende casalinghe (Luca 10, 38-42).
La nuova storia cristiana, fin dai tempi della Chiesa nascente, ha sempre posto in luce la donna in pienezza e profondità, prima sul piano spirituale, poi su quello dei costumi facendola uscire dall’isolamento in cui si trovava nel mondo pagano. La donna cristiana è “compartecipe della grazia” (1 Pt 3, 7) alla stessa maniera dell’uomo e, superando i condizionamenti dei rapporti di sesso e dei rapporti sociali legati all’ambiente, si vede riconosciuta l’uguaglianza con l’uomo per il fatto stesso che nel Regno dei Cieli non c’è più distinzione fra uomo e donna, così come scrive San Paolo nella sua lettera ai Galati (Gal 3, 28). Spesso l’apostolo delle genti è accusato di misoginia per il fatto di aver ordinato alle donne di stare “sottomesse ai mariti” (Ef 5, 22), ma occorre tener presente che viene ordinato anche ai mariti di amare le proprie mogli “come Cristo ha amato la Chiesa” (Ef 5, 25). La lettera agli Efesini, come molte altre sue lettere, sono letteratura d’occasione, cioè si trattava di evitare alle nuove convertite una infatuazione per la libertà proveniente dalla riconosciuta uguaglianza con gli uomini e una confusione di funzioni con i ministeri propriamente sacerdotali. Uguaglianza di dignità, ma non di funzioni. L’accusa di misoginia a San Paolo è, dunque, del tutto gratuita anche alla luce della sua ammirazione per alcune di esse (Febe, Priscilla…) per il loro impegno apostolico e l’attività caritativa. Fin dall’inizio la donna appare, nella Chiesa, associata all’uomo: operante (diaconessa), orante (vergine o vedova), testimoniante (martire).
Il Cristianesimo determina una nuova fisionomia della donna che trova il suo completamento in un più profondo rispetto del suo ruolo nel matrimonio. Presso le società greche, romane e giudaiche la donna nel matrimonio non aveva alcun diritto, aveva un ruolo del tutto subordinato al marito che poteva tradirla e ripudiarla quando voleva. Col Cristianesimo il rapporto diviene paritario, l’adulterio è condannato per ambo le parti. Esempi di questa nuova dirittura morale e di giustizia sono molteplici, basta pensare ai Re di Francia come Roberto il Pio (sec XI) o Filippo Augusto (sec XII) costretti a lasciare le loro seconde mogli per non essere considerati dei bigami, oppure l’esempio più illuminante della ferma opposizione di papa Clemente VII alla prepotenza di Enrico VIII. Il papa preferì perdere l’Inghilterra piuttosto che derogare dal principio evangelico.
Il Cristianesimo determina anche il rispetto per le vedove, attraverso azioni di assistenza e riconoscendo la loro dignità senza imporre loro di porsi immediatamente sotto il dominio di un nuovo marito, come invece volevano le leggi romane. Cambia anche l’atteggiamento nei confronti delle prostitute. Queste presso i giudei venivano sommariamente lapidate e nel mondo greco e romano sono considerate irrevocabilmente delle persone “ignobili” a cui era negato il diritto al matrimonio legittimo e della possibilità di trasmette i pieni diritti civili. Per i cristiani le prostitute restano, ovviamente, delle peccatrici, ma vengono riconosciute le attenuanti dovute al loro stato di bisogno e povertà e la necessità di una redenzione. Nasce così il culto della Maddalena stimolato da papa Leone IX per la riabilitazione delle prostitute, Innocenzo II concede l’indulgenza a chi ne prende in sposa, Gregorio IX nel 1227 approva l’ordine di S. Maria Maddalena e così si diffondono conventi per il loro riscatto.
Il 23 ottobre 585 al Concilio di Mâcon, promulgazione dei canoni 12 e 16, viene posta da un vescovo la questione se il termine “homo” indichi nella Bibbia anche la donna. Nasce così la leggenda laicista che la Chiesa nel medioevo abbia negato l’esistenza dell’anima nel sesso femminile. Purtroppo la critica alla considerazione della donna da parte della Chiesa Cattolica si fonda spesso su tali falsità e non si vuole aprire gli occhi sul fatto che l’avvento del Cristianesimo e l’azione della Chiesa abbia portato ad una vera e propria emancipazione attraverso il riconoscimento sempre maggiore della sua personalità. Tale crescita si realizza anche attraverso i monasteri, come l’opera della badessa di Las Huelgas in Spagna, della badessa di Fontevrault nell’ordine istituito da Roberto di Abrissel. Nel corso dei secoli le donne seppero usare l’ascendente personale e unire il proprio impegno a quello dei vescovi per condurre al Cristianesimo un mondo ancora pagano, così, ad esempio, Genoveffa, Clotilde, Radegonda oppure Batilde accanto a Clodoveo II. Questa funzione iniziale si prolungherà nell’attività educatrice riconosciuta alla donna: all’epoca carolingia, il primo trattato di educazione viene scritto da una donna, Dhuoda, per i propri figli. Nel XIII secolo sarà un’altra donna, Bianca di Castiglia, a preparare suo figlio, san Luigi, alla missione di re cristiano. Nella società cristiana sono innumerevoli le figure di donne importanti che hanno avuto il loro peso nella storia. Molte di queste sono portate ad esempio come i dottori della Chiesa Santa Caterina da Siena e Santa Teresa d’Avila, S. Monica, la madre di S. Agostino, modello di mitezza e perseveranza, S. Teresa del Bambin Gesù, che, monaca di clausura, con la sua preghiera sorreggeva le missioni in terre lontane, S. Teresa di Calcutta, l’angelo della carità per milioni di diseredati, e così via…
Tutto ciò finché nel secolo XVIII non si verifica un netto declino del progresso femminile collegato al declino della fede cristiana determinato dalla rivoluzione francese e dall’impero napoleonico. Un’immagine stereotipata della donna che la vuole nettamente subordinata all’uomo anche in rapporto alla vita pubblica. Nell’Ottocento sarà il positivismo materialista e ateizzante ad arrivare ad aberrazioni, presentate come verità scientifiche, che fanno ripiombare la donna nelle oscurità precristiane. E’ il caso della cranometria di Paul Boca, che teorizzava la superiorità dell’uomo bianco e l’inferiorità della donna, concetto ripreso ed affermato con forza da Charles Darwin nel suo “L’origine dell’uomo”, oppure la teoria di Cesare Lombroso, violento anticristiano, che spiegava come la donna fosse del tutto inferiore all’uomo, menzognera, cattiva e stupida.
La Chiesa Cattolica, invece, ha sempre onorato la donna nella madre di Gesù, Maria, spingendosi molto oltre a qualsiasi altra confessione cristiana riconoscendo dogmaticamente il suo status di Madre di Dio e la sua Immacolata Concezione. Papa Luciani nel 1978, e successivamente anche il suo successore Giovanni Paolo II, dichiararono che Dio è Padre, ma anche Madre, perché a Dio non può mancare l’amore materno, unico nelle donne. Infatti, l’uomo, maschio e femmina, creato da Dio, è a sua immagine e somiglianza. Questa affermazione è presente da tempo nella Chiesa. Addirittura nel II secolo d.C. il vescovo di Alessandria d’Egitto, Clemente, scriveva a proposito dell’amore, e della sollecitudine di Dio, qui presentato come la Trinità, verso l’uomo: «…non sapendo quale “tesoro” portiamo in un “vaso di creta”, difesa da ogni parte dalla potenza di Dio Padre e dal sangue di Dio il Figlio e della rugiada dello Spirito Santo. Infatti, che cosa ancora manca? Guarda i misteri dell’amore e allora contemplerai il seno del Padre che soltanto l’unigenito Figlio di Dio ha manifestato. È anche lui stesso il Dio d’amore e da amore per noi fu catturato. E, mentre l’ineffabilità di lui è Padre, la compassione verso di noi è divenuta madre. Il Padre per aver amato si fece femminile, e di questo è grande segno colui che egli generò da se stesso: anche il frutto generato da amore è amore» (Quaquarelli "Quis dives salvetur?" Città Nuova, 1999 ).
Bibliografia
Autori vari, “Le donne hanno un posto nella Chiesa?”, Cittadella, Assisi, 1968.
P. Bargellini, “Donne come sante”, Vallecchi, Firenze 1968.
Francesco Agnoli, “Indagine sul Cristianesimo”, Piemme, 2010.
"Ascolta Stefanino... C'è una storia che dice che dopo l'uomo Dio creò la donna: l'apice della creazione! Le donne Stefanino, sono di un'altra pasta [...]"
RispondiElimina;) grazie ancora di aver assistito allo spettacolo! Un saluto Luis!
yours
MAURO
Fra parentesi: articolo davvero ricco di informazioni di cui ignoravo completamente l'esistenza!
RispondiEliminaGra(nde)zie!
Ciao Minstrel!
RispondiEliminaEvidentemente mi sono lasciato influenzare dal tuo bellissimo spettacolo!
Memorabile la battuta sulle donne sotto la croce: c'erano solo loro e Giovanni. Ma questo lo scrisse lui... Bellissima!!!
Ringrazio te dell'invito!
Ciao, Luigi
@ Luis
RispondiElimina“Tra i luoghi comuni laicisti c’è sempre il ritornello del Cristianesimo che avrebbe considerato la donna un essere inferiore sottraendole un’antica e importante considerazione che aveva nel paganesimo e della Chiesa Cristiana che l’avrebbe relegata a ruoli secondari negandole ogni libertà ed emancipazione.”
Ma non è proprio così sig. Luis lei dimentica che è la chiesa cattolica che fa questo relegando le monache in posizioni subordinate. Suvvia, non per nulla si reclama il sacerdozio delle donne da parte di preti. Non ha ancora realizzato che sono le monache a portare il velo ? Mai visto un prete col velo anche se hanno la stessa sottana !
Cosa dici Sal?
RispondiEliminaSei un pò confusionario, cosa vuoi intendere? Vuoi per caso contestare il mio articolo con l'argomento del negato sacerdozio alle donne?
Se è così, allora hai sbagliato indirizzo. La considerazione che la donna acquista con l'avvento del cristianesimo è un fatto nuovo e incontestabile, non è l'argomento del sacerdozio alle donne che può negare tale verità.
Negare l'accesso all'Ordine Sacro per le donne non è una discriminazione, ma una indicazione che proviene direttamente dalla Tradizione della Chiesa che ha voluto così organizzare il popolo di Dio. San Paolo dice che vi sono diversità di ministeri, ad ognuno viene affidato un suo compito senza per questo fare graduatorie di merito o considerazione.
Ciao, caro.