Si trattò di un elenco di ottanta
proposizioni, allegato all’enciclica “Quanta cura”, che il Papa Pio IX pubblicò
nel 1864 dove venivano condannate ideologie moderne come, ad esempio, il
Liberalismo, il Socialismo, il Comunismo, l’Ateismo, ecc., e dove veniva
pesantemente criticata la Rivoluzione Francese con tutto il suo strascico di
violenze. Ovviamente, senza tener minimamente conto del momento storico in cui
l’enciclica ed il sillabo sono stati pubblicati, questa condanna della modernità
è argomento tra i più usati dalla propaganda laicista per censurare la Chiesa
Cattolica. Ma è noto che per capire bene il significato di fatti accaduti nel
passato occorre calarli nel contesto storico in cui sono avvenuti. La mancanza
di questa basilare impostazione, indispensabile per ogni valida critica
storica, è troppo spesso alla base della retorica laicista contro la Chiesa ed
i cristiani.
Possiamo veramente dire che il
“sillabo” sia stato un documento che provi la volontà di oscurantismo e di
rifiuto del “progresso” da parte della Chiesa? Ovviamente no, la Chiesa non si
oppose affatto al progresso della civiltà umana ed alle conquiste della
scienza, ma si trattò essenzialmente di una difesa dei principi universali che
sono alla base della dignità dell’uomo e della Tradizione della Chiesa che il
Papa ritenne opportuno operare. Già prima del 1864 la situazione dello “Stato
Pontificio” e della sua dimensione “politica” stavano rapidamente cambiando: nel
1848 la Rivoluzione romana costringe Papa Pio IX ad abbandonare Roma per
riparare a Gaeta, ritorna nel 1850 con l’aiuto dei francesi, ma le legazioni
Pontificie di Bologna, Ferrara e Ravenna, le Marche e l’Umbria insorgono e
vengono annesse al Piemonte. Lo Stato Pontificio si riduce a Roma ed il Lazio.
Cosicché nel 1864, quando è papa Pio IX, il cattolicesimo ed il suo capo
sembrano assediati da tutte le parti: l’Italia insiste nel suo processo di
“unificazione”, nonostante e contro il papa, e vuole ad ogni costo Roma. I
rapporti internazionali della Santa Sede non sono veramente cordiali con
nessuna delle grandi potenze di allora.
Ma oltre a quello politico, un altro aspetto influenza fortemente il
pensiero ed il comportamento del Papa ed è quello della difesa della fede
cristiana cattolica. In quegli anni andava affermandosi lo studio “scientifico”
e “moderno” della vita di Gesù, che fino ad allora era stata sempre e solo
studiata e proclamata dalla Chiesa. Vennero pubblicati alcuni libri come la
“Vita di Gesù” di David Strauss nel 1835-36 e la notissima “Vita di Gesù” di
Ernst Renan nel 1863, che adombrano dubbi sulla storicità del Cristo o che
sostengono che per essere fedeli a questo uomo esemplare bisogna sbarazzarsi
della Chiesa. Filosofi e scienziati arrivano a giudicare la fede cristiana solo
un’illusione e contestano ogni possibilità di rivelazione e di ordine
soprannaturale, ed è il caso di testi come “L’essenza del Cristianesimo” di
Ludwig Feuerbach del 1841, “Manoscritti economici-filosofici” di Karl Marx del 1844.
Fino ad arrivare ad autentiche “rivoluzioni” scientifiche prese a pretesto per
negare l’esistenza stessa di Dio, come il celeberrimo “’L’origine della specie”
di Charles Darwin pubblicato nel 1859.
In questa situazione l’enciclica “Quanta cura” e soprattutto il “sillabo” apparvero come una vera e propria dichiarazione di guerra al mondo intero, un contrattacco ed una sfida dettati dalla disperazione. L’enciclica da sola forse avrebbe potuto destare meno impressione. Essa, infatti, conteneva una critica severa della scristianizzazione della società civile e la proclamazione dei diritti della Chiesa: insegnamento ed educazione, indipendenza di fronte agli Stati. Il “Sillabo”, invece, passava inesorabilmente in rassegna ed esponeva con una concisione estremamente limpida, per denunciarli, “tutti gli aspetti della grande rivolta dell’umanità contro i dogmi e i diritti del cristianesimo”. Negli ambienti atei ed anticlericali si verificò un’autentica esplosione d’odio e di astiosa commiserazione. In Francia il governo di Napoleone III, ad esempio, arrivò a definire non solo il “Sillabo”, ma la stessa enciclica “Quanta cura” contrari alla Costituzione imperiale, proibendone la diffusione. La stessa cosa avvenne in Italia. Nel mondo cattolico, invece, se si eccettuano i cattolici liberali, la gran massa dei fedeli accolse favorevolmente e talvolta perfino con entusiasmo questo intervento audace della Santa Sede. A Torino, per esempio, 150.000 persone si radunarono per ringraziare il papa. Il popolo di Dio accettò il “Sillabo” non solo perché esso esprimeva i “no” di Pio IX, ma perché formulava anche ciò che si sarebbe trovato in contrasto con la fede di tutta la Chiesa.
Bibliografia
R. Aubert, G. Martina “Il Pontificato di Pio IX”, Edizioni Paoline, 1970;
R.F. Esposito “Pio IX, La Chiesa in Conflitto con il Mondo” Edizioni Paoline, 1970;
Franco Cardini “Processi alla Chiesa” Piemme, 1995;
Ernesto Rossi. “Il Sillabo e dopo” Kaos edizioni, Milano 2000;
Rino Cammilleri “L'ultima difesa del papa re. Elogio del “Sillabo” di Pio IX” Ed. Piemme, Milano 2001.