mercoledì 4 agosto 2021

Il Sillabo, oscurantismo della Chiesa?

 Un autentico mantra anticattolico è la diffusa accusa che la Chiesa Cattolica abbia sempre contrastato il progresso scientifico e la diffusione delle idee innovative attraverso la condanna del libero pensiero e tutto ciò al solo scopo di tenere le masse nell’ignoranza e poter imporre così il proprio dominio su di esse. Di solito per provare questo assunto i laicisti amano citare il famigerato “Sillabo”, cioè una condanna dei principali errori presenti nelle ideologie moderne.

Si trattò di un elenco di ottanta proposizioni, allegato all’enciclica “Quanta cura”, che il Papa Pio IX pubblicò nel 1864 dove venivano condannate ideologie moderne come, ad esempio, il Liberalismo, il Socialismo, il Comunismo, l’Ateismo, ecc., e dove veniva pesantemente criticata la Rivoluzione Francese con tutto il suo strascico di violenze. Ovviamente, senza tener minimamente conto del momento storico in cui l’enciclica ed il sillabo sono stati pubblicati, questa condanna della modernità è argomento tra i più usati dalla propaganda laicista per censurare la Chiesa Cattolica. Ma è noto che per capire bene il significato di fatti accaduti nel passato occorre calarli nel contesto storico in cui sono avvenuti. La mancanza di questa basilare impostazione, indispensabile per ogni valida critica storica, è troppo spesso alla base della retorica laicista contro la Chiesa ed i cristiani.

Possiamo veramente dire che il “sillabo” sia stato un documento che provi la volontà di oscurantismo e di rifiuto del “progresso” da parte della Chiesa? Ovviamente no, la Chiesa non si oppose affatto al progresso della civiltà umana ed alle conquiste della scienza, ma si trattò essenzialmente di una difesa dei principi universali che sono alla base della dignità dell’uomo e della Tradizione della Chiesa che il Papa ritenne opportuno operare. Già prima del 1864 la situazione dello “Stato Pontificio” e della sua dimensione “politica” stavano rapidamente cambiando: nel 1848 la Rivoluzione romana costringe Papa Pio IX ad abbandonare Roma per riparare a Gaeta, ritorna nel 1850 con l’aiuto dei francesi, ma le legazioni Pontificie di Bologna, Ferrara e Ravenna, le Marche e l’Umbria insorgono e vengono annesse al Piemonte. Lo Stato Pontificio si riduce a Roma ed il Lazio. Cosicché nel 1864, quando è papa Pio IX, il cattolicesimo ed il suo capo sembrano assediati da tutte le parti: l’Italia insiste nel suo processo di “unificazione”, nonostante e contro il papa, e vuole ad ogni costo Roma. I rapporti internazionali della Santa Sede non sono veramente cordiali con nessuna delle grandi potenze di allora.

Ma oltre a quello politico, un altro aspetto influenza fortemente il pensiero ed il comportamento del Papa ed è quello della difesa della fede cristiana cattolica. In quegli anni andava affermandosi lo studio “scientifico” e “moderno” della vita di Gesù, che fino ad allora era stata sempre e solo studiata e proclamata dalla Chiesa. Vennero pubblicati alcuni libri come la “Vita di Gesù” di David Strauss nel 1835-36 e la notissima “Vita di Gesù” di Ernst Renan nel 1863, che adombrano dubbi sulla storicità del Cristo o che sostengono che per essere fedeli a questo uomo esemplare bisogna sbarazzarsi della Chiesa. Filosofi e scienziati arrivano a giudicare la fede cristiana solo un’illusione e contestano ogni possibilità di rivelazione e di ordine soprannaturale, ed è il caso di testi come “L’essenza del Cristianesimo” di Ludwig Feuerbach del 1841, “Manoscritti economici-filosofici” di Karl Marx del 1844. Fino ad arrivare ad autentiche “rivoluzioni” scientifiche prese a pretesto per negare l’esistenza stessa di Dio, come il celeberrimo “’L’origine della specie” di Charles Darwin pubblicato nel 1859.

In questa situazione l’enciclica “Quanta cura” e soprattutto il “sillabo” apparvero come una vera e propria dichiarazione di guerra al mondo intero, un contrattacco ed una sfida dettati dalla disperazione. L’enciclica da sola forse avrebbe potuto destare meno impressione. Essa, infatti, conteneva una critica severa della scristianizzazione della società civile e la proclamazione dei diritti della Chiesa: insegnamento ed educazione, indipendenza di fronte agli Stati. Il “Sillabo”, invece, passava inesorabilmente in rassegna ed esponeva con una concisione estremamente limpida, per denunciarli, “tutti gli aspetti della grande rivolta dell’umanità contro i dogmi e i diritti del cristianesimo”. Negli ambienti atei ed anticlericali si verificò un’autentica esplosione d’odio e di astiosa commiserazione. In Francia il governo di Napoleone III, ad esempio, arrivò a definire non solo il “Sillabo”, ma la stessa enciclica “Quanta cura” contrari alla Costituzione imperiale, proibendone la diffusione. La stessa cosa avvenne in Italia. Nel mondo cattolico, invece, se si eccettuano i cattolici liberali, la gran massa dei fedeli accolse favorevolmente e talvolta perfino con entusiasmo questo intervento audace della Santa Sede. A Torino, per esempio, 150.000 persone si radunarono per ringraziare il papa. Il popolo di Dio accettò il “Sillabo” non solo perché esso esprimeva i “no” di Pio IX, ma perché formulava anche ciò che si sarebbe trovato in contrasto con la fede di tutta la Chiesa.   

 E’ indiscutibile che in quegli anni era in atto una cavalcante scristianizzazione e lo sviluppo di un acceso anti-cristianesimo dei valori inerenti alle rivoluzioni socio-culturali di quell’epoca. La chiesa non poteva restare inerte di fronte a tutto questo, ma quello che è importante capire è che Pio IX non condannò il mondo moderno in blocco, né intendeva sopprimere le ferrovie, il telegrafo o l’illuminazione a gas. Egli non contestava neppure le aspirazioni umanitarie portate avanti dalle nuove ideologie. Denunciava, invece, “il desiderio sfrenato di accumulare ricchezze” e ricordava che “la dottrina della Chiesa non si oppone affatto al bene e all’interesse della società umana”. Quello che egli non poteva approvare era la ribellione luciferina dell’intelligenza, il rifiuto di ogni punto di riferimento superiore alla coscienza individuale, il ripudio dell’autorità di Dio, della Rivelazione, della Chiesa. Questo è il senso del “Sillabo”. Il suo aspetto necessariamente negativo non deve essere isolato dalle affermazioni più positive del concilio Vaticano I circa la razionalità della fede, che non può essere identificabile con un itinerario puramente soggettivo ed arbitrario, e i principi della dottrina sociale della Chiesa, lontana sia dai sistemi socialisti atei, sia dall’economia del capitalismo liberale.

 Il mondo laicista, ateo ed anticristiano, vorrebbe solo distruggere la Chiesa ed il Cristianesimo, ma non può, allora si accontenta di poterlo relegare in un cantuccio, senza diritto di opinione e parola. L’ennesimo esempio di tale impostazione lo stiamo vivendo in questi giorni con la polemica sulla approvazione del disegno di legge Zan, tutto teso a zittire la Chiesa e i cristiani introducendo, velatamente, il reato di opinione.   

 


Bibliografia

R. Aubert, G. Martina “Il Pontificato di Pio IX”, Edizioni Paoline, 1970;
R.F. Esposito “Pio IX, La Chiesa in Conflitto con il Mondo” Edizioni Paoline, 1970;
Franco Cardini “Processi alla Chiesa” Piemme, 1995;
Ernesto Rossi. “Il Sillabo e dopo” Kaos edizioni, Milano 2000;
Rino Cammilleri “L'ultima difesa del papa re. Elogio del “Sillabo” di Pio IX” Ed. Piemme, Milano 2001.