In questi giorni è stata depositata alla Camera la famigerata proposta di Legge “Zan-Scalfarotto”, la cosiddetta “legge contro l’omofobia”, che dovrà essere votata, secondo le previsioni, dall’Aula il prossimo 27 luglio, per poi proseguire il suo iter in Senato.
Siamo, così, giunti alla stretta finale per veder materializzarsi l’ennesimo tentativo laicista di imporre un modo di vedere, il pensiero unico, che naturalmente non può che essere solo quello politicamente corretto del laicista. Se ne sono accorti anche i vescovi italiani, la CEI, i quali hanno espresso forti perplessità su una proposta di legge che introdurrebbe una deriva liberticida. Invece di tutelare le persone omosessuali dalla discriminazione, si finirebbe per colpire l’espressione di una legittima opinione.
Ovviamente da parte laicista tutte queste paure sono infondate e legate ad una mentalità gretta e retrograda. Lo stesso Zan ha affermato che: “Chi attacca questa legge presenta critiche legate ad un’eventuale violazione di libertà di espressione […] chi usa solitamente questi argomenti ha la coda di paglia e la coscienza sporca, non è pienamente in buonafede. Qui si tratta di punire quelle condotte omotransfobiche, che non significa punire la libertà di espressione bensì punire quelle istigazioni all’odio e alla violenza, o odio e violenza commessi direttamente, che sono legati all’orientamento sessuale e all’identità di genere”.
Rincara la dose anche l’on. Laura Boldrini che ha affermato: “La Cei ha sbagliato ad esprimere la sua avversità al testo […]. La legge non colpisce chi diffonde idee. Bisogna ribadire che non è in discussione in nessuno dei testi la libertà di opinione. Non c'entra nulla il bavaglio alla libertà di pensiero, è fuori dal nostro perimetro".
Allora, non c’è d’aver paura, solo fissazioni di quattro poveri gretti con la coda di paglia. Ma sarà veramente così? Il testo di questa proposta di legge, tra le altre cose che poi analizzeremo, estende i reati previsti dagli articoli 604 bis e 604 ter del Codice Penale alle manifestazioni d’odio fondate sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere, quindi si tratta di una aggiunta al testo di due articoli del Codice Penale. Prendiamo l’art 604 bis CP, avremo: “Salvo che il fatto costituisca più grave reato, è punito con la reclusione fino ad un anno e sei mesi o con la multa fino a 6.000 euro chi propaganda idee fondate sulla superiorità o sull'odio razziale o etnico, ovvero istiga a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali, religiosi o fondati sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere”.
Come è facile capire questo articolo, così emendato, non condannerebbe solamente chi istiga a commettere atti di discriminazione, cioè le “condotte omotransfobiche” di cui parla l’ on. Zan, ma condannerebbe altresì chi “propaganda idee”, smentendo sonoramente ciò che afferma l’on Boldrini. La congiunzione ”ovvero”, che compare tra la propaganda e l’istigazione, infatti, individua due fattispecie di comportamento nettamente distinte.
E’ evidente che siamo di fronte ad una proposta di legge che introduce elementi di grossa ambiguità: chi stabilisce la differenza tra propaganda ed istigazione? Chi stabilisce se una affermazione contraria al maistream laicista su orientamento sessuale e identità di genere sia da condannare perché costituirebbe una istigazione e/o sarebbe fondata sulla superiorità? Se affermo che le coppie formate da persone omosessuali non hanno i requisiti per poter adottare dei bambini, propagando un’idea fondata su una qualche superiorità? Secondo questa proposta di legge parrebbe che sia proprio così.
Ad avere simili perplessità su questa proposta di legge è Il presidente emerito della Corte Costituzionale Mirabelli che così si eprime in un’intervista rilasciata ad Avvenire: “È evidente lo sforzo di limitare l’interpretazione espansiva, ma siamo su un crinale scivoloso perché qualche dubbio rispetto all’effetto certamente non voluto, è presente. Quando si dice che vengono colpite le espressioni formulate in modo lesivo, cosa significa? Che sarà preso in considerazione il garbo con cui una persona si esprime? Battute a parte, nel disegno legislativo non è chiara la differenza tra chi propaganda idee, le diffonde, giuste o sbagliate che siano e deve essere libero di manifestarle, e chi istiga a commettere atti di violenza o discriminazione”.
Ma c’è dell’altro: questa assurda proposta di legge contiene altre norme, poco conosciute, che aggiungono ulteriori elementi di prevaricazione ed imposizione del pensiero unico. L’articolo 6, al comma 1, infatti, recita così: “La Repubblica italiana riconosce il giorno 17 maggio quale «Giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia», al fine di promuovere la cultura del rispetto e dell’inclusione nonché di contrastare i pregiudizi, le discriminazioni e le violenze motivati dall’orientamento sessuale e dall’identità di genere, in attuazione dei princìpi di uguaglianza e di pari dignità sociale sanciti dalla Costituzione”. Ed ancora, al comma 3 si legge: “In occasione della «Giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia», sono organizzate cerimonie, incontri e ogni altra iniziativa utile, anche da parte delle amministrazioni pubbliche, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, per la realizzazione delle finalità di cui al comma 1”.
Praticamente si vuole introdurre l’indottrinamento di Stato, la propaganda di teorie fatte passare per verità scientifiche, ma ciò che risulta più odioso la repressione della libertà di scegliere quale tipo di educazione da trasmettere ai propri figli.
E’ fin troppo chiaro e lampante che tutte le critiche sollevate da questa proposta di legge non sono affatto appannaggio di chi “ha la cosa di paglia e la coscienza sporca” come afferma l’on, Zan, ma costituiscono una giusta reazione ad un tentativo, neppure tanto velato, di imporre il pensiero unico, l’indottrinamento di Stato e la repressione del libero pensiero. Tutte caratteristiche tipiche di ogni regime laicista.