Come è noto tra i tanti miti anticattolici che fanno parte dell’immaginario collettivo laicista un posto di primaria importanza occupa la convinzione che la Chiesa cattolica si sia sempre opposta al progresso scientifico per la paura di veder confutati i suoi dogmi di fede e come espediente repressivo per impedire lo sviluppo e l’autocoscienza dei popoli. Questo mito trae origine dalla vecchia accusa di oscurantismo che ha sempre contraddistinto il pensiero degli intellettuali illuministi e positivisti nei confronti della Chiesa e per connotare negativamente il Medioevo occidentale come un’epoca di declino culturale dopo la luce della ragione che avrebbe caratterizzato l’età classica. Secondo l'analisi illuminista sarebbe stata la teologia ad avere la preminenza sul pensiero scientifico e ad imporre le “verità bibliche” come principi basilari.
Questa “luce” della ragione sarebbe testimoniata dalle famose scuole della grecità come l’Accademia Platonica o il Liceo di Aristotele o anche la sapienza dei grandi imperi dell’antichità come quelli Cinese, Indiano o Persiano. In verità nessuna di queste istituzioni si prefiggeva la ricerca, la cura e l’insegnamento organizzato e sistematico del sapere. L’istituzione preposta a tali scopi, che viene comunemente denominata “Università”, nasce proprio in età medioevale. Il noto storico statunitense Charles Omer Haskins, considerato uno dei fondatori della storiografia medievale, scrisse: “Le università, come le cattedrali e i parlamenti, sono un prodotto del medioevo” (C.O. Haskins “Le origini delle Università” Il Mulino, Bologna, 1970, pag. 3).
Le università nacquero come sviluppo di precedenti scuole dove si insegnava cultura religiosa, uno sviluppo supportato dai sovvenzionamenti di cattedrali e monasteri, molte risalenti al VI secolo. Scrive lo storico Leo Moulin: “Il papa Urbano V manteneva come sembra 1400 borsisti […] ma le borse di studio non furono le sole forme di aiuto agli studenti poveri […] Il papa Gregorio IX concede un’indulgenza di 40 giorni ai “benefattori” che finanziano le spese di alloggio, se occorre negli ospedali, degli studenti poveri (1233) […] Il papa Innocenzo IV ingiunge nel 1245 al vescovo di Tolosa di provvedere all’alloggio dei “poveri scolari” (L. Moulin “La vita degli studenti del medioevo” Jaca Book, Milano 1992, pag. 54-55). Le prime sedi delle corporazioni di studenti e di maestri, cioè le università, trovano asilo presso monasteri e cattedrali. Lo storico G. M. Trevelyan, noto per essere dichiaratamente anticattolico, parlando dei primi studenti di Oxford e Cambridge, afferma apertamente che: “dobbiamo presentarceli quali tutti come “chierici” dello stesso tipo, protetti all’ombra di Becket (cioè l’arcivescovo cattolico di Canterbury) contro la corte e il boia del re” (G. M. Trevelyan “Storia d’Inghilterra” Garzanti, Milano 1981, p.216). Le università sorsero per arrivare ad un insegnamento ai massimi livelli, per la ricerca del sapere, non si limitarono al semplice tramandare della sapienza antica, ma tendevano, per la prima volta, all’innovazione. A governare questa rivoluzione culturale fu la filosofia cristiana medioevale, la Scolastica, che poneva la ricerca, l’apprezzamento delle idee delle emergenti scuole di pensiero e l’empirismo come la base del nuovo sapere. Le università medioevali ebbero subito questo tipo d’impostazione, cioè dare importanza alla prova ottenuta attraverso l’osservazione. Il sorgere delle università in tutta Europa fu opera soprattutto della Chiesa cattolica.
La prima università al mondo nasce a Bologna nel 1088, in territorio pontificio e anche le altre università più antiche come Parigi, Oxford, Padova, Roma, ecc. sorgono in terra cattolica, hanno stretti legami col mondo ecclesiastico e godono di privilegi direttamente concessi dai Papi e, più raramente, dai sovrani. A Roma nel 1303 nasce l’università della Sapienza, la più grande del mondo, per opera di Bonifacio VIII che la istituisce con la bolla “In suprema praeminentia dignitatis”. Si tratta dello “Studium Urbis”, un istituto che rappresenterà un punto d’incontro e di studio per tutti gli studiosi del mondo. Nel 1431 papa Eugenio IV lo allarga e ne conferisce una struttura più articolata ed efficiente. Nel 1500 papa Leone X, figlio di Lorenzo il Magnifico, potenzia ancor più l’università romana cosicché da tutta Europa giungono studiosi famosi conferendo ancor maggior prestigio, potenziando materie umanistiche, archeologiche e scientifiche. E’ proprio presso l’università di Roma che vengono introdotti i primi insegnamenti della simplicia medicamenta che saranno alla base dello studio della medicina. E’ in questi anni che vi studia Bartolomeo Eustachio uno dei fondatori della scienza anatomica moderna. Nel 1592 papa clemente VIII chiama a Roma Andrea Cesalpino che l’anno dopo fornisce la prova dell’esistenza della circolazione sanguigna e dei suoi due circoli, quello venoso e quello arterioso.
Parigi, invece, è l’Università degli studi filosofici e teologici, in cui insegna il domenicano Tommaso d’Aquino, mentre Oxford è l’Università dei francescani, di Roberto Grossatesta e Ruggero Bacone.
Scrive lo storico Leo Moulin: “Nel 1600 si contano più di cento università: tutte sono racchiuse nell’area socio-culturale dell’Europa. Non ve ne sono altre nel resto del mondo […] Non è un caso. Infatti l’Università è il frutto di un immenso slancio dell’intera società medioevale…”, ed ancora: “Nella bolla che emana nel 1388, per esprimere il proprio consenso alla fondazione dell’università di Colonia, il papa Urbano IV scrive che gli obiettivi principali della nuova istituzione saranno quelli di diffondere la scienza per scacciare le nubi dell’ignoranza” (L. Moulin “La vita degli studenti del medioevo” Jaca Book, Milano 1992, pag. 5-6).
Ma perché la scienza, e quindi i luoghi dove questa viene esercitata al massimo livello, cioè l’università, si sviluppò soltanto nell’Europa cristiana? La motivazione risiede nel fatto che l’Europa medioevale credeva che lo sviluppo della scienza fosse possibile ed auspicabile e ciò deriva dall’immagine che aveva di Dio e della creazione. La convinzione era quella che l’universo funziona secondo leggi immutabili in quanto Dio, che le ha poste, è perfetto. E siccome Dio ci ha dato la ragione, l’uomo è in grado di scoprire le regole che lui ha stabilito. Il celebre scolastico medioevale Nicola d’Oresme affermò che la creazione divina: “è molto simile a quella di un uomo che costruisce un orologio e lo lascia andare, perché continui il suo moto da solo” (A. W. Crosby “La misura della realtà” Dedalo, Bari, 1998, pag. 83).
Bibliografia
Whitehead Alfred North “La scienza e il mondo moderno” Bompiani, Milano, 1959,
Haskins Charles Omer “Le origini delle Università” Il Mulino, Bologna, 1970;
Alberto Trebeschi, Lineamenti di Storia del pensiero scientifico, Editori Riuniti, 1975;
L. Moulin “La vita degli studenti del medioevo” Jaca Book, Milano 1992;
A. W. Crosby “La misura della realtà” Dedalo, Bari, 1998
Francesco Agnoli “Indagine sul Cristianesimo” Edizioni Piemme, Milano 2010;
Rodney Stark “False Testimonianze” Edizioni Lindau, Torino 2016.