In questo articolo mostrerò come la tesi di Biglino secondo la quale la Bibbia non parli di Dio, ma di un gruppo di individui in carne ed ossa, denominati “Elohim”, sia sconfessata da una semplice lettura della Bibbia. Come abbiamo già visto questa strampalata teoria è completamente smentita dalle regole grammaticali dell’ebraico antico, ma le argomentazioni di Biglino sono talmente rozze e campate in aria che anche chi non conosce l’ebraico può benissimo accorgersi della loro inconsistenza.
Mi riferisco a tutte le evenienze in cui il contesto della narrazione biblica indica chiaramente che il termine “elohim” ha a che vedere con un essere immateriale, trascendente e che, quindi, non può essere affatto confuso con un gruppo di esseri reali. Prendiamo, ad esempio, i salmi, preghiere antichissime alcune delle quali risalgono perfino al III secolo a.C., che rappresentano bene la fede d’Israele. In uno di questi, il salmo 9 (oppure 10 nella numerazione ebraica) possiamo leggere tra il versetto 22 e 25:
“Perché, Signore, stai lontano, nel tempo dell'angoscia ti nascondi?
Il misero soccombe all'orgoglio dell'empio
e cade nelle insidie tramate.
L'empio si vanta delle sue brame,
l'avaro maledice, disprezza Dio.
L'empio insolente disprezza il Signore:
«Dio non se ne cura: Dio non esiste»;
questo è il suo pensiero”.
(Bibbia di Gerusalemme)
In questo brano è chiaro che l’empio, cioè colui che compie il male, vista la sua impunità e la sofferenza del misero, nega la provvidenza di Dio e così facendo finisce per negare l’esistenza stessa di Dio (Elohim). Questo sentimento è ancor più chiaramente espresso in un altro salmo, il 14 (13 nella numerazione ebraica) dove possiamo leggere:
“Lo stolto pensa: “Non c’è Dio”.
Sono corrotti, fanno cose abominevoli:
nessuno più agisce bene”
(Bibbia di Gerusalemme)
Come vediamo al tempo della composizione di questi due Salmi vi erano persone che vedendo il prosperare degli empi ed il tardare dell’intervento di Dio finiscono per non credere nell’esistenza di Dio (Elohim).
Ma non solo tra i salmi è possibile rinvenire brani in cui il malvagio si fa beffe dei giusti proclamando l’inesistenza di Dio oppure vivendo come se Dio non esistesse. Nel libro di Geremia (5, 12) possiamo leggere:
“Hanno rinnegato il Signore (YHWH),
hanno proclamato: “non è lui!”
Non verrà sopra di noi la sventura
Non vedremo né la spada è fame”
(Bibbia di Gerusalemme)
Anche qui l’empio si comporta sempre allo stesso modo: non trema per la sua colpa di idolatria e non chiede perdono, anzi, induriscono i loro cuore fino a professare un ateismo pratico: “non c’è alcun dio YHWH”.
Leggendo questi versetti possiamo vedere che l’empio non ha alcuna paura delle sue azioni, non teme alcuna ripercussione, nessuna punizione. Sono talmente sicuri delle loro posizioni che arrivano a mettere in dubbio la stessa esistenza di Dio. Certamente siamo lontani da un ateismo teorico, filosofico, concetto distante dalla mentalità semita, ma comunque siamo di fronte ad un ateismo pratico: quell’essere che può punire, non c’è, è distante, non può causare nessuna sventura. E’ una proclamazione dell’impotenza del Dio di Israele e, quindi, viene negata la sua presenza. Questi versetti descrivono delle espressioni di ateismo, per l’empio YHWH non è Dio, non è nessuno, è un falso Dio.
La domanda che, a questo punto, s’impone è: come facevano queste persone a ritenere “Elohim”, “Yahweh” un falso dio, a non credere che possa punire l’empio e, comunque, a non intervenire nelle faccende umane, se fosse stato un personaggio in carne ed ossa? Se questi “elohim” fossero stati degli esseri reali, potenti e prepotenti, come è possibile che delle persone, cioè gli empi, pensavano di poter fare i loro comodi ed essere sicuri di alcuna ripercussione, al punto di negare la sua presenza? Ovviamente è più che evidente che nella Bibbia il termine “Elohim” si riferisca ad un essere del trascendente, un dio e non ad un personaggio immanente.
Ma la Bibbia ci offre anche spunti per capire che tra tutti gli “elohim” solo “Yahweh” è l’unico vero “elohim”, cioè l’unico vero Dio, mentre tutti gli altri sono solo falsi idoli. In tal senso è illuminante la vicenda di Naamàn, il comandante dell’esercito del re di Aram e del profeta Eliseo, che ritroviamo nel secondo libro dei re al capitolo 5:
“Egli [Naamàn], allora, scese e si lavò nel Giordano sette volte, secondo la parola dell'uomo di Dio [Eliseo], e la sua carne ridivenne come la carne di un giovinetto; egli era guarito. Tornò con tutto il seguito dall'uomo di Dio; entrò e si presentò a lui dicendo: «Ebbene, ora so che non c'è Dio su tutta la terra se non in Israele. Ora accetta un dono dal tuo servo». Quegli disse: «Per la vita del Signore, alla cui presenza io sto, non lo prenderò». Naamàn insisteva perché accettasse, ma egli rifiutò. Allora Naamàn disse: «Se è no, almeno sia permesso al tuo servo di caricare qui tanta terra quanta ne portano due muli, perché il tuo servo non intende compiere più un olocausto o un sacrificio ad altri dèi, ma solo al Signore” (2Re 5, 14-17).
In questo brano possiamo chiaramente notare come il condottiero arameo, malato di lebbra, cerchi una guarigione miracolosa, l’opera di un Dio, e che questa avviene semplicemente immergendosi per sette volte nel fiume Giordano. Si tratta di un gesto straordinario, inaudito, del tutto inconsueto. Lo stesso Naamàn, nei versi precedenti (11 e 12), si lamenta che a Damasco ci sono fiumi migliori del Giordano e che si aspettava un intervento diretto del profeta. Eppure avviene tutto senza intervento umano, chiara dimostrazione del fatto che la Bibbia sta descrivendo l’opera straordinaria di un essere trascendente.
Non solo, in questo brano avviene una netta presa di coscienza del fatto che esiste solo il Dio di Israele e che tutti gli altri non sono niente. A quel tempo, infatti, c’era la convinzione che ogni popolo avesse il proprio Dio (elohim), così l’elohim Camosh a Moab, l’elohim Moloch ad Ammon, l’elohim Baal in Fenicia, l’elohim Rimmon in Siria, ecc. eppure qui Naamàm, sperimentata la potenza di Yahweh, lo reputa l’unico Dio esistente e che tutti gli altri dèi non sono altro che idoli. Questa affermazione suona ben strana se i vari elohim fossero stati degli individui in carne ed ossa.
Non credo servano ulteriori altre conferme, quando il termine “elohim” si riferisce ad esseri sovrumani, potenti, che possono intervenire nelle vicende umane, il suo significato è quello di “dèi”, così come di “Dio” quando si riferisce alla figura di “Yahweh”. Nessun personaggio reale, nessun condottiero o alieno di sorta, solo fantasie di chi conosce molto male la Bibbia oppure confida nell’ignoranza dei suoi ascoltatori.