"La fecondazione eterologa sarà inserita nei livelli essenziali di assistenza (Lea) in sede di prossimo aggiornamento". Questa è una delle intenzioni che ha espresso il ministro della salute, Beatrice Lorenzin, in audizione in commissione Affari sociali alla Camera. Il ministro ha anche aggiunto che verrà destinata una "quota del Fondo sanitario nazionale per permettere la procreazione assistita eterologa nei centri pubblici".
Ora, dopo la famosa sentenza della Corte Costituzionale, che ha reso illegittima la proibizione della fecondazione eterologa prevista da una legge, la 40/2004, espressione della libera volontà popolare, abbiamo anche un ministro che ignorando l'importante confronto parlamentare che deve necessariamente interessare un tema di tale portata, la vuole bellamente imporre proponendo unilateralmente tutta una serie di discutibili regole senza che abbiano un minimo di validazione scientifica.
La fecondazione eterologa appare come una pratica sbagliata dal punto di vista scientifico, ma soprattutto da quello etico, dove spicca il problema della deriva eugenetica ed il mancato riconoscimento dei diritti del nascituro. Ciò determina una molteplicità di posizioni, tra le quali quella di tantissime persone, di cittadini, che non sono affatto favorevoli a finanziare con le loro tasse una pratica che ritengono eticamente inaccettabile.
Tutto ciò non fa che configurare l'ennesimo atto prevaricatore e dittatoriale del laicismo imperante nel nostro Paese che si fa beffe del confronto democratico. Un Paese ormai dove i valori fondamentali stanno diventando relativi, meno, ovviamente, il potere di istituzioni, non più laiche, ma laiciste, come quelle giudiziarie ed esecutive, che piegano tutto alle loro opinabili scelte ideologiche.