Ieri, con un voto trasversale, è arrivato il via libera della Camera dei Deputati alla proposta di legge sul "divorzio breve" una riforma che ora attende solo l'approvazione del Senato per divenire una legge.
Praticamente, dopo la separazione, una coppia può ottenere il divorzio "giudiziale" dopo solo un anno e non più tre, e quello "consensuale" in appena 6 mesi, indipendentemente dalla presenza o meno di figli.
Questa volta non parlerò di prevaricazioni ed abusi laicisti, il divorzio è una pratica antichissima che appartiene alla natura umana e la società ha tutto il diritto di adottarla. La sacralità del matrimonio appartiene solo ai cristiani che, indegnamente, beneficiano di quell'amore perfetto che gli proviene da Dio. Un Amore vero, non una pagliacciata umana, che è il senso dell'indissolubilità del legame tra l'uomo e la donna.
Ciò che voglio esprimere è solo una profonda tristezza nel constatare a quale basso livello di civiltà è sprofondato il nostro paese. In Parlamento, ieri, si è esultato per questa votazione, tutti assieme, come se non esistessero più i diversi schieramenti, come se fosse stata raggiunto un risultato importante. E, invece, è stata data l'ulteriore stangata all'istituto del matrimonio ridotto ormai ad una patetica farsetta, un ambito del vivere umano svuotato di ogni importanza. Eppure la Costituzione stessa, il nostro vanto di civiltà, vi fonda la società naturale della famiglia, la prima cellula della società. Ma i nostri deputati lo considerano poco più di un reperto archeologico. Chissà se i giudici della Corte Costituzionale, sempre così pronti a castigare l'arbitraria volontà del Parlamento, interverranno anche stavolta a far valere i nobili significati della Magna Carta. Ho i miei dubbi.
Divorzio veloce, indipendentemente dalla presenza o meno di figli. Orpelli, soprammobili, inutili accessori questi figli, come elementi disturbatori e non parte integrante della famiglia. Nessuna pietà per loro, nessuna speranza di un riavvicinamento dei genitori, nessun diritto di desiderare un ripensamento, di credere al sacrificio per amore. Niente, conta solo la volontà dei genitori, sono sempre i più deboli che ci rimettono. Ecco servito il matrimonio fast food, le unioni modaiole, senza assunzione di impegni e di valori. Del "finché c'è l'amore", come se l'amore fosse una mozzarella con la scadenza. Ma se ci siamo ridotti a questo, non sarebbe meglio abolire il matrimonio?
Mi fanno ridere, piuttosto, quelli che pensano l'Italia come un paese succube della Chiesa, che vaneggiano di una "Vaticalia", considerazioni di un "laicismo estremo" che ancora agita il fantasma di un non ben identificato potere della Chiesa per giustificare le sue nefandezze.