mercoledì 30 aprile 2014

La Chiesa e i regimi totalitari.

Domenica scorsa, in San Pietro a Roma, si è celebrata la canonizzazione dei due papi, Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, che maggiormente hanno inciso sulla vita della Chiesa del XX secolo. L’evento è stato senza precedenti ed ha richiamato nella città eterna oltre ottocentomila fedeli da ogni parte del mondo. In un’atmosfera magica di felicità e raccoglimento, la Chiesa cattolica ha celebrato e ringraziato la Provvidenza divina per aver donato al suo popolo questi due umili, ma portentosi, strumenti di pace e giustizia.


Ovviamente questa manifestazione di fede e di gioia dei cristiani ha dato molto fastidio alla propaganda laicista che non ha esitato, su siti di informazione, blog e social, a spruzzare tutto il suo veleno per cercare in ogni modo di offuscare la figura dei due papi. In questa corsa al discredito il più colpito è stato senza dubbio il papa polacco a cui, rigorosamente senza alcuna prova reale e verificabile, è stato addebitato ogni sorta di nefandezza, dalla pedofilia all’omicidio/suicidio di Roberto Calvi. 


Ma l’accusa più ricorrente è stata sicuramente quella di aver appoggiato i regimi di destra sudamericani, quindi di aver approvato l’uccisione di migliaia di innocenti. Ovviamente il tutto senza produrre uno straccio di prova convincente che non sia altro che qualche foto di papa Wojtyła in compagnia del dittatore cileno Pinochet. Questa visita ufficiale del papa polacco è quindi la pietra dello scandalo che ha fatto stracciare le vesti a tutti i benpensanti laicisti. Stranamente, però, la stessa reazione non si è avuta per la visita del 1998 del papa a Cuba, quando si faceva fotografare in compagnia del dittatore locale Fidel Castro. E’ evidente che per i laicisti i soprusi dittatoriali si differenziano per il loro colore politico.



C’è scritto nel vangelo di Matteo: “Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati” (Mt 9, 9-13) e quale anima più malata di Pinochet poteva trovare il papa? La sua visita pastorale in Cile nel 1987 ebbe proprio questo significato: denunciare la mancanza di democrazia nel paese. Il papa in quell’occasione invitò esplicitamente i cattolici cileni a "muoversi verso la democrazia". Certamente egli abbracciò pubblicamente il dittatore, ma fece lo stesso con alcuni oppositori del regime (R. Suro. “John Paul Calls for Chileans to Move Toward Democracy”. New York Times, 3 aprile 1987). Il papa non prese le parti di nessuno, ma richiamò tutti alla pace ed alla giustizia. E, così, anche per il regime militare di Videla in Argentina, i laicisti accusano il locale nunzio apostolico, rappresentante del papa, Pio Laghi, di appoggio al dittatore, ma pochi sanno delle lettere da lui indirizzate ai dittatori argentini per chiedere chiarimenti circa la sorte dei desaparecidos. Ingerenze di Laghi nella politica interna del regime che lo fecero dichiarare nel 1980 "persona non gradita" con relativa espulsione dal Paese (Bruno Passarelli e Fernando Elenberg,”Il Cardinale e i desaparecidos. L'opera del Nunzio Apostolico Pio Laghi in Argentina”, EDI 1999, pp.304-305).


L’operare della Chiesa ha una sua logica ben precisa: fermezza nel condannare i principii criminali, ma anche scendere a compromessi nel trattare con i regimi già oggetto di totale deplorazione. Anche la Chiesa, infatti, ha una sua politica, che non è certo quella, come falsamente sostiene la propaganda laicista, di ambire ad un qualche potere, ma di vigilare che i cristiani usufruiscano della libertà religiosa negli Stati dove si trovano a vivere. La politica della Chiesa, dato che non è possibile condizionare né essenzialmente, né durevolmente alcun regime, è di necessità una politica di compromesso e di ricerca del male minore, suppone un certo opportunismo e non pretende di essere infallibile.


Esempi eclatanti sono stati gli accordi concordatari con i regimi totalitari, che la Chiesa stipulò pur non mancando di condannare, a livello dei principii, le ideologie fasciste, naziste e comuniste. Nel 1929 vennero firmati i Patti lateranensi con l’Italia fascista per preservare l’indipendenza del Vaticano e tutelare i cristiani, ma nel 1931 Pio XI pubblica l’enciclica “Non abbiamo bisogno” con cui viene condannata l’ideologia fascista e dopo che il concordato viene ripetutamente violato proprio tra i cattolici nascono numerosi movimenti antifascisti. La Chiesa stipulò un concordato anche con la Germania nazista nel 1933 proprio per difendere e tutelare la comunità cattolica locale, ma ciò non impedì a Pio XI di pubblicare l’enciclica “Mit brennender Sorge” dove viene condannato il nazionalsocialismo hitleriano. Purtroppo i cattolici poterono fare ben poco per impedire i crimini del nazismo, che considerava il cristianesimo come un vero e proprio nemico. 

La Chiesa non ebbe nessuna ostilità preconcetta nei confronti della repubblica instauratasi in Spagna nell’aprile 1931, ma la guerra civile che ne seguì vide gli anarco-sindacalisti e comunisti lasciarsi andare ad orrende esecuzioni sommarie di sacerdoti, religiosi e religiose. Giocoforza la difesa della religione si identificò con la causa franchista. Nel 1971, però, verso la fine del franchismo, la nuova Chiesa cattolica spagnola, con la nomina dei vescovi che non dipendeva più dall’approvazione del Caudillo, arrivò a deplorare pubblicamente certi atteggiamenti assunti durante la guerra civile. Infine, i rapporti con la Russia sovietica, primo paese al mondo a fare aperta professione di ateismo e a prefiggersi ufficialmente la distruzione di ogni tipo di vita religiosa. La Chiesa, con papa Pio XI, condannò il comunismo come “intrinsecamente perverso” (n°58 della “Divini Redemptoris”), ma negli anni sessanta, dopo lo stalinismo, Giovanni XXIII, che distinse tra la dottrina comunista e i governi comunisti al potere, e Paolo VI, procedettero ad un riavvicinamento mirando all’interesse dei cattolici dei paesi orientali, pur non ottenendo sempre grandi risultati.

Gli accordi stipulati con i regimi totalitari non furono affatto iniziative infelici, essi sopravvissero sia la nazismo che al fascismo e i cristiani tedeschi e italiani ne hanno indubbiamente beneficiato. E con loro centinaia di poveri ebrei perseguitati che hanno potuto usufruire della protezione loro offerta da tantissime chiese e famiglie cristiane. D’altra parte, però, quale che sia la sua politica, la Chiesa, grazie alla luce della Rivelazione, alla fedeltà alla Tradizione ed alle promesse di Cristo, non può mai tacere sugli errori che incontra. Pio XI denunciò i crimini di Stalin trentacinque anni prima di Solzenicyn. 

Considerazioni di prudenza politica influirono sicuramente negli interventi dei papi, ma la Chiesa non ha timore di sembrare in contraddizione, se questo è necessario per non mancare al proprio compito.

Bibliografia

R.A. Graham “Il Vaticano e il nazismo” Cinque Lune, Roma, 1975;
P. Scoppola, F. Trianello “I cattolici tra fascismo e democrazia” Il Mulino, Bologna, 1975;
G. Von Rauch “Lenin. Alle origini del sistema sovietico" Edzioni Paoline, 1971;
G. Hilger “Stalin. Ascesa dell’URSS a Potenza mondiale” Edizioni Paoline 1973;
W. Gorlitz, “Adolf Hitler” Edizioni Paoline, 1973;
I.R. Safarevic, “La legislazione religiosa nell’URSS” Edizioni Paoline, 1977.           

mercoledì 23 aprile 2014

Il nuovo ratto delle sabine

Nell’indifferenza più totale dei media nostrani, la coraggiosa voce cattolica asiatica dell’UCA news ha denunciato il vergognoso “traffico” di donne cambogiane e vietnamite che con la falsa promessa di un lavoro vengono portate in Cina e costrette a sposare uomini cinesi. Molte famiglie di questi due paesi si sono rivolte a organizzazioni non governative per denunciare questa spaventosa violazione dei diritti umani. 

Questa violenza non è altro che l’ennesimo frutto delle criminali politiche sociali tipiche dei governi laicisti come quello cinese. Ben trentacinque anni di applicazione della folle legge del figlio unico, imposta nel 1979 dal regime di Deng Xiao Ping, il successore del “grande timoniere” Mao Tse-tung, unitamente al fatto che la maggior parte delle coppie cinesi abbia cercato di avere un figlio maschio, potendo abortire liberamente i feti femmina, hanno determinato uno squilibrio tra i due sessi con le donne che cominciano ad essere poche rispetto ai maschi.

Ecco un ottimo esempio di cosa può determinare la disperata visione laicista della vita, la distruzione del valore individuale della persona e l'illusione di poter disporre di tutto senza tener conto alcuna morale naturale. Squilibri che inevitabilmente danno luogo a violenze e prevaricazioni, proprio quello che sta accadendo in Cina, tragico esempio della visione laicista della realtà. 

Fonte:
http://www.leggo.it/NEWS/ESTERI/uomini_donne_cina_tratta/notizie/647578.shtml

venerdì 18 aprile 2014

Il Pelagianesimo, la negazione della grazia di Dio.

Nel mio servizio di catechista battesimale un tema che suscita sempre molto interesse, relativo alla pratica sacramentale del Battesimo cristiano, è quello che riguarda la responsabilità comune di tutti gli uomini per la presenza del male nel mondo, in altre parole il peccato originale. Molte persone non capiscono come mai dei bambini così piccoli devono farsi perdonare un peccato che non hanno mai commesso. 

Anticamente questo tema fu al centro di una polemica sorta nella Chiesa del V secolo da parte di Pelagio, da cui prende il nome il relativo movimento, un asceta laico, cioè una sorta di monaco non facente parte di alcun ordine, proveniente dalla Bretagna. Secondo questo predicatore il peccato originale non macchiò affatto la natura umana, quindi l’uomo sarebbe ancora in grado di scegliere il bene o il male senza uno speciale aiuto divino. Per il pelagianesimo il peccato di Adamo fu solo quello di aver portato un "cattivo esempio" alla sua progenie, senza che le sue azioni abbiano avuto altra conseguenza.

Pelagio predicò liberamente in Italia fino al 410 e assieme al suo discepolo Celestio, un avvocato romano, fu molto attivo a Roma. Presto, però, i due predicatori dovettero rifugiarsi in Africa per sfuggire alle violenze dei Visigoti guidati da Alarico e da lì Pelagio proseguì la sua fuga verso Oriente, mentre Celestio restò a Cartagine. Celestio è colui che conferì al movimento pelagiano una sistematizzazione razionale e che perfezionò le tesi contro la trasmissione del peccato originale e la morte dovuta al peccato. La predicazione di queste tesi suscitarono la reazione della Chiesa locale che, nel 411, si riunì in un sinodo e condannò Celestio e la sue tesi. Diversamente da Celestio, Pelagio in Oriente, per riguardo alla sua alta statura morale, ricevette un'accoglienza favorevole e addirittura un sinodo, a Diospoli in Palestina nel 415, lo assolse dall’accusa di eresia. Questa assoluzione, però, non fu mai accettata dalla Chiesa africana e la questione portata a Roma determinò la definitiva condanna delle tesi pelagiane dapprima da parte di papa Innocenzo I nel 417 e poi da papa Zosimo, nel 418, che scrisse una lettera di condanna, passata alla storia come “Epistola tractoria” (cioè enciclica), indirizzata a tutti i vescovi.

L’impegno ascetico personale ed il risalto dato alla libertà dell’uomo, da parte del Pelagianesimo, che arrivò perfino a considerare il ruolo di Gesù solo come la presentazione di un "buon esempio" in grado esclusivamente di bilanciare quello di Adamo, portò a negare la radicale debolezza dell’uomo e l’inclinazione alla concupiscenza, come poi definirà il Concilio di Trento, cioè che l’uomo, come dice San Paolo, sperimenta nelle sue membra una legge che è contraria a quella dello spirito: fa il male che non vuole e non fa il bene che vuole. La Scrittura insegna chiaramente la realtà del peccato originale e le sue conseguenze catastrofiche nell’uomo (Genesi 3, 14-19), negare tali conseguenze porta anche a negare il bisogna della redenzione di Cristo.

Il Pelagianesimo si appellava alla libertà umana per arrivare a negare la necessità della grazia di Dio, ma tale impostazione è totalmente contraria alla Scrittura. La trasmissione della colpa dei primi uomini a tutta l’umanità è chiaramente sottolineata dalle parole di San Paolo nella sua lettera ai Romani dove afferma che Adamo ha riversato su tutti i discendenti il peccato e la condanna. Solo con la redenzione di Gesù, il nuovo Adamo, l’umanità può rinascere di nuovo a vita eterna (Rm 5, 12-21). Sempre nella lettera ai Romani San Paolo ci parla delle conseguenze del peccato, cioè della concupiscienza, l’inclinazione al male, che è il frutto del peccato originale (Rm 7, 15-25). Solo attraverso Cristo, quindi, è possibile vincere il peccato, perché senza di Lui, noi non possiamo fare nulla (Gv 15, 1-8) e siccome non c’è salvezza se non in Cristo è necessario aderire a Lui attraverso la fede e ricevere il Battesimo per la remissione dei peccati (Atti 2, 37-41).

Bibliografia 

Catholic Encyclopedia, Volume I. New York 1907, Robert Appleton Company 
Giovanni Filoramo, D. Menozzi (a cura di), "Storia del Cristianesimo", I, Roma-Bari 1997. 
Angelo Clemente, "Il libro nero delle eresie", Milano, Mondolibri, 2008
http://www.treccani.it/enciclopedia/pelagianesimo/
http://it.wikipedia.org/wiki/Pelagianesimo
http://it.cathopedia.org/wiki/Pelagianesimo

giovedì 10 aprile 2014

Quale progresso con la fecondazione eterologa?

La Corte Costituzionale ha bocciato il divieto di fecondazione eterologa previsto dalla legge 40 del 2004, ancora una volta la Consulta è intervenuta per sancire l’incostituzionalità di questa martoriata legge. A questo punto sarebbe molto interessante sapere dove sia tale incostituzionalità, quale diritto della Carta Costituzionale sarebbe stato violato. 

Tutto lascia supporre che la Consulta, organismo ormai succube dell’imperante mentalità laicista, abbia voluto tutelare il diritto di autodeterminazione della coppia e, quindi, il diritto a volere un figlio, a tutti i costi. Ma esiste veramente un diritto ad avere per forza un figlio? Una coppia che si ama veramente desidera, non pretende, un figlio e lo si accoglie come un frutto di amore reciproco e donazione, non cerca di ottenerlo a tutti i costi con chiunque. Non esiste un diritto ad avere figli, perché non sono “cose” che si possono pretendere, così come facciamo col prosciutto dal salumiere. I figli, in quanto persone umane, si possono solo desiderare ed accogliere avendo l’attenzione di rispettare i loro diritti, quelli veri, di essere amati per quello che sono naturalmente, e non perché scelti in una banca del seme. 

Purtroppo si sta assistendo ad una preoccupante deriva morale per cui tutto ciò che è possibile diviene lecito. L’unica cosa che conta è ciò che la scienza ci permette di fare, come se ciò giustificasse ogni mezzo per realizzare ogni nostro volere. La scienza e il progresso, vero o falso che sia, divengono l’unico criterio morale accettato, generando così una costante confusione su ciò che bene e benessere. Nella fattispecie la Consulta ha accolto il ricorso di una coppia divenuta sterile per delle cure anti tumorali, ma pochi hanno accennato all’età avanzata della madre, come se affrontare una gravidanza a 54 anni fosse una cosa normale. 

Ovviamente il vuoto legislativo creato da tale sentenza dovrà essere colmato, ma i pericoli connessi con la liberalizzazione della fecondazione eterologa sono tanti e gravi. Si potrà evitare il commercio dei gameti? Studentelli che per pochi spiccioli lasciano il loro seme? Tra le donne in poche sanno che la “donazione” degli ovuli richiede un intervento chirurgico, preceduto da un pesante trattamento ormonale che sarà fonte di squilibri per tutta la vita. Si potrà evitare l’affitto degli uteri? Povere donne, in genere indiane, che vengono trattate come animali di allevamento per soddisfare i desideri di danarosi occidentali? Si potrà evitare la realizzazione di banche del seme dove scegliere il patrimonio genetico preferito? E il diritto del nascituro a conoscere il suo genitore naturale, sancito dall’ art. 7.1 della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza? Si scontrerà inevitabilmente con quello dei genitori e del donatore di restare anonimi. Siamo sicuri che il tutto sarà a costo zero (psicologici) per il figlio? Ma, oltre alle remore morali, c’è anche una motivazione scientifica per le perplessità sulla fecondazione eterologa. Se il figlio nato con tale fecondazione scopre di avere una malattia genetica e serve il riscontro nei genitori e nei fratelli, in quanti sanno che sarà impossibile rintracciarli? 

A questo porta la mentalità laicista: soddisfare sempre i propri desideri spacciandoli per diritti, calpestando i veri diritti degli altri. Si pensa sempre, egoisticamente, ad ottenere tutto ad ogni costo, quando se si vuole amare davvero esiste l’istituto dell’adozione che permette veramente di offrire amore a coloro che ne sono drammaticamente privi.