E’ passata ormai da diversi giorni la festività cristiana di Ognissanti, ma ho ancora negli occhi le zucche, le streghe e i maghetti della pagana Halloween che in quei giorni hanno imperversato festosamente. Una riflessione sulla popolarità di questa festa d’oltreoceano a scapito della celebrazione cristiana è stato lo spunto per una concitata discussione che ho dovuto sostenere con alcuni laicisti che “patteggiavano” con le streghe in quanto numerosissime ed innocenti vittime della feroce caccia scatenata contro di loro dalla Chiesa Cattolica.
La tanto evocata caccia alle streghe è senz’altro uno dei cavalli da battaglia della propaganda laicista anticattolica. Assieme a queste calunnie ci sono anche quelle di protestanti, illuministi, ecc. e di molta letteratura e pellicole cinematografiche che hanno diffuso la rappresentazione di un medioevo tetro dominato dall’Inquisizione cattolica intenta a massacrare e torturare povere innocenti. Basta pensare al famoso best seller “Il Codice da Vinci” che accusava la Chiesa Cattolica dell’omicidio di ben cinque milioni di donne (D. Brown “Il Codice da Vinci” p. 150) o di pellicole come il celeberrimo “Il Nome della Rosa” del regista Jean-Jacques Annaud, ambientato in pieno medioevo, dove si favoleggia di condanne a rogo per stregoneria. Nella rete, inoltre, è facile imbattersi in numerosi siti anticattolici che riportano, senza peraltro fornire sufficiente bibliografia, di orrende stragi, milioni di donne innocenti bruciate sui roghi da una Chiesa Cattolica misogina e retrograda, sempre intenta a reprimere ogni anelito di progresso e libertà.
Questa propaganda è stata ed è così capillare ed insistente che molti cattolici sono realmente convinti di appartenere ad una Chiesa che non è stata altro che un’associazione a delinquere grondante di sangue. Secondo questa propaganda l’inquisizione Cattolica nacque nel XIII secolo, in pieno medioevo, proprio per dare la caccia alle streghe. Ma le cose stanno proprio così? Davvero la Chiesa Cattolica avrebbe dato origine ad un genocidio sessista per eliminare e reprimere l’intelligenza e la libertà delle donne? Ovviamente, no.
Innanzitutto la stregoneria non è stata un’invenzione della Chiesa Cattolica e non è stato un fenomeno tipico del medioevo, ma trae le sue origini dal passato pagano precristiano, dalle antichissime credenze legate ai culti pagani della fertilità che risalgono alla fine del Paleolitico. Molti considerano la bolla Summis desiderantes affectibus di Innocenzo VIII, pubblicata nel 1484, con cui viene autorizzata la lotta all’eresia e alla stregoneria in alcune zone della Germania, come l’origine sia della credenza popolare nella magia, sia della severità usata nel sopprimerla. Ma questa convinzione è completamente errata, infatti la stregoneria è esistita in ogni tempo e in ogni paese e basterebbero i classici pagani a dimostrare che l’odio contro gli stregoni era universale quanto la fede riposta nella loro abilità illusoria (W. C. Soldan e H. Heppe, Geschichte der Hexen-Processe, 2 vol. pubbl. da M. Bauer, 1912). La Chiesa Cattolica, mentre ancora sopravviveva il paganesimo, usò spesso la sua influenza per distogliere i convertiti dal credere alla magia ed ha sempre combattuto le credenze magiche, le figure di streghe o stregoni, producendo, nei secoli, diversi documenti come, ad esempio, il famoso Canon episcopi, risalente addirittura al IX secolo, dove viene condannata la superstizione. Esemplificativo è quanto scrive Burchard che fu vescovo di Worms dal 1000 al 1025. Egli trattando della magia nella sua collezione di Decreta (Migne, P.L. 140, 576 e 837, e anche 961) scrive nel 906: “Hai creduto che esistono donne che fanno cose che alcuni, ingannati dal demonio, dicono di dover fare sotto costrizioni e, cioè, cavalcare di notte in un gruppo di demoni, comunemente chiamati, dai creduli, holda, e che i diavoli vengono trasformati in esseri dall’aspetto di donne a montati su bestie mentre queste persone sono esse stesse annoverate Ira costoro? Se tu hai creduto queste fole devi fare penitenza per un anno”.
E’, quindi, del tutto falsa l’accusa laicista che la magia e l’ossessione del demonio fossero degli espedienti della Chiesa per tenere soggiogate le persone. Ma è falso anche lo stereotipo del medioevo visto come “l’epoca buia della caccia alle streghe”. Infatti la stregoneria ebbe una momentanea rifioritura non nel medioevo, ma nell’Europa rinascimentale del cinquecento percorsa da un forte interesse per il mondo pagano e quindi anche per la sua mentalità magica. Le "caccia alle streghe" si concentrarono soprattutto tra la fine del 1400 e la prima metà del 1600 (Marina Montesano “Caccia alle streghe“, Salerno Editrice 2012). Fiorirono le arti divinatorie come la chiromanzia, la negromanzia, l’astrologia, la cartomanzia, tutte pratiche che la Chiesa Cattolica aveva sempre osteggiato e che la rinascita del pensiero pagano riportò in auge contribuendo a creare un’atmosfera buia e “stregonesca” (Sarane Alexandrian “Storia della filosofia occulta”, Mondadori 1996, pp. 244-321). Appaiono, infatti, in questi anni le opere di carattere magico e occultista di Tommaso Campanella, Giordano Bruno, Giovanbattista della Porta, Girolamo Cardano, ecc. (Paolo Rossi, “Il tempo dei maghi. Rinascimento e Modernità” Raffaello Cortina, Milano 2006, p.1).
Ma oltre alla riscoperta del passato pagano è determinante anche l’imporsi della Riforma protestante che introdusse una vera e propria ossessione per il demonio e la possessione demoniaca. Le zone più colpite dalla caccia alle streghe, infatti, non furono quelle cattoliche, ma quelle calviniste e protestanti dell’Europa del Nord. Ad esempio la regione riformata del Vaud fu la provincia protestante che registrò la quantità più elevata di streghe processate e condannate a morte, cioè 2000 processi e 90% di condanne, mentre nelle regioni cattoliche nel tardo Cinquecento e nel Seicento si verificarono pochissime esecuzioni per stregoneria (Francesco Maria Feltri “I giorni e le idee” Sei, 2006, Vol. I). E’ bene sottolineare che esiste una grande differenza tra la caccia alle streghe operata negli Stati protestanti rispetto a quelli cattolici. Presso i riformatori, l’iniziativa della persecuzione contro streghe e stregoni parte dai capi religiosi. Nel campo cattolico, invece, il movimento ha quasi sempre origine da timori ciechi del popolino ignorante o dalla malizia di uomini completamente indifferenti in materia religiosi (Herbert Thurston S. J. “La Chiesa e la stregoneria” da AA.VV. “Satana, Vita e Pensiero”, Milano 1954, pp. 199-208). La famosa bolla Summis desiderantes affectibus di Innocenzo VIII, che per i laicisti avrebbe determinato l’inizio “ufficiale” della caccia alle streghe, in realtà non fu altro che un documento indirizzato al vescovo di Strasburgo per cercare di dirimere la controversia sulla giurisdizione tra i tribunali ecclesiastici e quelli civili. Il modo di condurre la “caccia” e l’idea della stregoneria degli inquisitori non ebbero niente a che vedere con la bolla e non ebbero nessuna approvazione papale (Giordano Berti "Institoris: il martello delle streghe", in “Storia della Stregoneria” Mondadori, Milano 2010, pp. 98-105). Purtroppo, poi, i processi per magia non restarono nelle mani degli inquisitori, ma passarono ai tribunali laici in quasi tutti gli Stati d’Europa, fatta eccezione per la penisola iberica. Fu sotto la giurisdizione di questi magistrati civili che vennero commessi i più gravi eccessi. La procedura imposta dall’Inquisizione avrebbe almeno introdotto certe forme di giustizia e ciò è provato da una legge di Carlo VIII in base alla quale gli stregoni dovevano essere arrostititi e bruciati “senza forma di procedura” (Archives Historiques du Nord, III serie, vol. I, p. 279).
D’altronde se la caccia delle streghe fosse stata veramente istigata dalla Chiesa Cattolica dovevamo aspettarci di trovare che a Roma, città nella quale l’autorità dei Papi era totale, la persecuzione fosse condotta con la più spietata crudeltà, ed invece è avvenuto proprio il contrario. Infatti è generalmente ammesso, che Roma, in fatto di tolleranza verso gli accusati di magia, fu sempre all’avanguardia di tutte le altre città europee. L’esecuzione di un accusato di stregoneria, avvenuta a Roma nel 1424, secondo quanto riporta il Diarium di Infessura (Muratori “Rerum Italicarum Scriptores”, III, 2, p. 1123), suscita sorpresa proprio per la sua singolarità (Pastor “Storia dei Papi”, I, p. 223).
Altro grande falso storico riguarda l’entità del fenomeno della caccia alle streghe. La propaganda laicista parla addirittura di scientifico genocidio sessista compiuto per reprimere l libero pensiero femminile. Le cifre riportate di milioni di persone uccise sono totalmente assurde, tra gli studiosi più accreditati del fenomeno lo storico Brian O. Levack, dopo circa vent’anni di ricerche negli archivi di tutta Europa, riferisce che i processi per stregoneria in Europa nell’arco di oltre tre secoli sono stati circa 110.000 e di questi la conclusione con condanne a morte è stata inferiore al 60%, quindi le vittime sono state al massimo 60-65 mila (B.O. Levack “La Caccia alle streghe” Texas 1987, Laterza Bari 1988). Un grande esperto dell’inquisizione, lo storico laico Andrea De Col, ha dichiarato senza mezzi termini: “Molte cifre macroscopiche provengono dalle correnti anticlericali del XIX secolo che cercavano con ogni mezzo di porre in cattiva luce l’operato della Chiesa… è ragionevole credere che il numero dei condannati si aggiri intorno a qualche migliaia” (Andrea De Col “L’Inquisizione in Italia” Mondadori, Milano 2006, pp 66-67). Ovviamente si tratta di cifre comunque drammatiche, ma ben lontane da quelle gonfiate della propaganda laicista che sembra ignorare la più elementare demografia. Interessante è, poi, esaminare le cifre parziali riferite a particolari aree geografiche che sono state oggetto di studi più particolareggiati ed approfonditi, sulla base del ritrovamento di documenti processuali. Al riguardo si può citare la ricerca coordinata dal prof. Borromeo, presidente dell’Istituto italiano di studi iberici, che ha coinvolto i più grandi esperti di storia dell’inquisizione. Secondo i dati di Borromeo la “caccia alle streghe” fece molte più vittime nei paesi protestanti che non in quelli cattolici: si ebbero, nell’arco di due secoli, circa 1.000 esecuzioni in Italia su più di 13 milioni di abitanti, 4.000 in Francia su 20 milioni, 25.000 in Germania su 16 milioni di abitanti (AA.VV. L'inquisizione. Atti del Simposio Internazionale, Città del Vaticano, 29-31 ottobre 1998 a cura di Agostino Borromeo. Biblioteca Apostolica Vaticana, 2003). Questi studi consentono di rivedere profondamente molti luoghi comuni della storiografia anticlericale. Il prof. Borromeo ha dichiarato: “Oggi che si studia l’Inquisizione non più per difendere o attaccare la Chiesa il dibattito può tornare su un piano scientifico e la documentazione accessibile lo consente” (in “Corriere della Sera” 15/6/2004).
Vero e proprio ritornello laicista è quello tortura adottata indiscriminatamente dagli inquisitori pontifici per ottenere false confessioni per cui le povere condannate finivano per confessare di tutto pur di far finire i tormenti. Niente di più falso. Innanzitutto già nell'886 d.C. papa Nicola I aveva dichiarato che la tortura non era ammessa né per le leggi umane né per le leggi divine, perché la confessione deve essere spontanea e nel XII secolo il decreto di Graziano aveva ripetuto la condanna di questo metodo. Dal XIII secolo, a seguito della riscoperta del diritto romano, la tortura era stata reintrodotta nella giustizia civile ed era poi passata alla giurisdizione ecclesiastica. Innocenzo IV autorizzò l'uso di metodi coercitivi per ottenere la confessione, tra cui il prolungamento della prigionia, la privazione degli alimenti e, in ultima istanza, la tortura, tuttavia lo fece a condizioni ben precise, non previste nei tribunali civili del tempo, infatti la vittima non doveva correre il rischio né della mutilazione né della morte. Ma la cosa più importante da notare e che smentisce tutte le fantasie malate laiciste è che la confessione ottenuta con la tortura o incospectu tormentorum (alla vista degli strumenti di tortura) non era valida a fini processuali, ma doveva essere ripetuta spontaneamente senza violenza. Secondo quanto dimostrano i documenti ritrovati la pratica della tortura non era comunemente praticata, ma utilizzata solo in rari casi eccezionali. Secondo, ad esempio, lo storico R. Lanzilli, l'utilizzo della tortura negli Stati cattolici cadde in disuso già a partire dal XIV secolo. Per esempio a Tolosa, fra il 1309 e il 1323 furono emanate 636 sentenze inquisitoriali, ma la tortura fu utilizzata solo una volta, cioè nello 0,2 % dei casi; a Valencia, su 2354 processi celebrati fra il 1478 e il 1530 si utilizzò la tortura solo 12 volte, cioè nello 0,5 % dei casi (R. Lanzilli “La tortura”, Il timone n. 23 – Gennaio/Febbraio 2003). Se volessimo confrontare queste cifre con quelle dei condannati a morte dei vari “tribunali del popolo” nazifascisti o comunisti ci si rende subito conto della spudorata falsità della propaganda laicista. A seminare il terrore e a compiere veramente i genocidi sono state le ideologie anticristiane che hanno eliminato in pochi anni, non secoli, milioni e milioni di innocenti, non poche migliaia, colpevoli solo di essere dei credenti, di appartenere alla classe sociale o al partito sbagliato.
Alla fine di questo mio studio trovo sconcertante il cumulo di calunnie, falsità ed errori storici di tantissima parte della storiografia laicista. Abbiamo visto come è del tutto falsa la leggenda di una Chiesa malvagia che avrebbe diffuso la psicosi del demonio, mentre la sua azione fu mirata ad arginare il fenomeno della proliferazione delle sette demoniache. Lo storico Massimo Centini afferma: “Spesso l’Inquisizione cattolica interveniva per mitigare gli animi proponendo l’educazione e la prevenzione come misure migliori della punizione. I tribunali ecclesiastici avevano il compito di tenere sotto controllo una situazione sociale spesso travolta dai disagi e tormentata dalle angosce” (Massimo Centini “Le Streghe nel mondo” De Vecchi-Remainders, Gennaio 2002, p. 60). Quello che la propaganda laicista anticattolica si guarda bene dal dire è che la caccia alle streghe fu essenzialmente un fenomeno che riguardò i paesi protestanti, come la Germania e la Scozia, raggiunti da una predicazione che insisteva eccessivamente sulla potenza del male determinando una vera e propria psicosi. Anche storici di nota estrazione laica devono ammettere che: “I tribunali laici giudicavano in materia di malefici e procedevano in genere con maggiore rapidità e durezza rispetto ai giudici ecclesiastici” (Adriano Prosperi “Tribunali della coscienza” Einaudi, Torino 1996, p. 368) e che : “Gli studi storici mostrano che la caccia alle streghe in Italia e in Spagna ebbe caratteri meno sanguinosi e violenti che altrove proprio grazie all’atteggiamento assunto dalle autorità ecclesiastiche” (Adriano Prosperi “Tribunali della coscienza” Einaudi, Torino 1996, p. 383-384). Ed è falsa anche la ricorrente accusa dell’uso della tortura per poter accusare chiunque senza possibilità di difesa, mentre l’Inquisizione cattolica fu il primo dei sistemi giudiziari a garantire la difesa dell’imputato. Osserva il prof. Andrea De Col: “D’altra parte c’è chi resta contrariato perché questa istituzione dalla fama sinistra non è più presentata nelle ricerche originali recenti come assolutamente violenta, e gli inquisitori non appaiono più assetati di sangue e di sesso. Risulta infatti da questi studi che l’Inquisizione non fu sanguinaria come si credeva” (Andrea De Col “L’Inquisizione in Italia” Mondadori, Milano 2006).
Il fenomeno della caccia alle streghe resta, comunque, una pagina nera della cristianità, una vicenda che a noi osservatori del XXI secolo suscita orrore e sconcerto. Molte furono le esagerazioni e gli eccessi, ma se vogliamo capire veramente come sono andate le cose occorre abbandonare la nostra visuale moderna per calarci in quella dell’Europa del XV e XVI secolo. La vita di allora era caratterizzata da insicurezze di ogni tipo: sociali, politiche, economiche. Al di fuori delle classi dominanti non esisteva il benessere, si viveva costantemente tra le sofferenze causate dalle malattie o dalla mancanza delle cure mediche e, soprattutto, si moriva presto e il più delle volte per cause banali (infezioni e setticemie). L’unica certezza per quelle società erano la fede in Dio, la Chiesa e la speranza di una vita migliore nel Regno dei Cieli. Appare, quindi, inevitabile una reazione decisa verso chiunque potesse mettere a repentaglio tali prospettive. L’Inquisizione, come tutti i tribunali della storia fece i suoi sbagli, condannò innocenti, ma non in una lotta fanatica ed assurda, quanto in una giusta e doverosa battaglia contro la magia e le superstizioni e, quindi, per la civiltà ed il progresso.
Bibliografia
AA.VV. “L'Inquisizione. Atti del Simposio internazionale”, Città del Vaticano, 29-31 ottobre 1998, Città del Vaticano, Biblioteca apostolica Vaticana, 2003;
Adriano Prosperi “Tribunali della coscienza” Einaudi, Torino 1996;
Andrea De Col “L’Inquisizione in Italia” Mondadori, Milano 2006;
B.O. Levack “La Caccia alle streghe” Texas 1987, Laterza Bari 1988;
Francesco Agnoli “Indagine sul Cristianesimo” Piemme, Milano 2010;
Francesco Maria Feltri “I giorni e le idee” Sei, 2006, Vol. I;
Giovanni Romeo “Inquisitori, esorcisti e streghe nell'Italia della Controriforma”, Sansoni, Firenze;
Gustav Henningsen “L'avvocato delle streghe. Stregoneria basca e Inquisizione spagnola”, Garzanti, Milano, 1990;
Giordano Berti “Storia della Stregoneria” Mondadori, Milano 2010;
Herbert Thurston S. J. “La Chiesa e la stregoneria” da AA.VV. “Satana, Vita e Pensiero”, Milano 1954;
Massimo Centini “Le Streghe nel mondo” De Vecchi-Remainders, Gennaio 2002;
Marina Montesano “Caccia alle streghe“, Salerno Editrice 2012
Oscar Di Simplicio “Autunno della stregoneria. Maleficio e magia nell'Italia moderna”, Bologna, Il Mulino, 2005;
Paolo Rossi, “Il tempo dei maghi. Rinascimento e Modernità” Raffaello Cortina, Milano 2006;
R. Lanzilli “La tortura”, Il timone n. 23 – Gennaio/Febbraio 2003;
Sarane Alexandrian “Storia della filosofia occulta”, Mondadori 1996.