La storia della Chiesa è costellata da diversi momenti oscuri in cui la luce del vangelo è stata oscurata da comportamenti superficiali e da valutazioni errate. Tra questi ci sono certamente quelli riguardanti la questione dell’antisemitismo. Come è noto questa forma di discriminazione non ha aspettato l’avvento del cristianesimo per manifestarsi, infatti esisteva già nei grandi centri urbani, come Roma o Alessandria d’Egitto, dove gli ebrei formavano una comunità numerosa, invidiata e sovente turbolenta, eppure la maligna e perniciosa propaganda laicista va oltre ad una corretta analisi storica per criminalizzare la Chiesa Cattolica e i cristiani il cui antigiudaismo sarebbe stato il il fondamento storico-popolare su cui è cresciuto ogni antisemitismo (P.R. Sabbadini “Lettera ai gentili”, Il Minotauro, 1994).
Questa pesante accusa non ha, però, fondamento essendo l’antisemitismo, inteso come una forma di razzismo, una dottrina del tutto laica, come testimoniano le illuminate teorie di Voltaire (“Si guardano gli Ebrei con lo stesso occhio con cui guardiamo i Negri, come una specie d’uomini inferiori”, Essai sur les moeurs - cap VIII) o la ferocia della follia nazista. Ma, indubbiamente, nella storia della Chiesa Cattolica è sempre esistito uno strisciante antigiudaismo, non, quindi, un razzismo, ma una sorta di antipatia storico-culturale nei confronti degli ebrei. Tutto ciò ha radici lontane, nei primi secoli di storia della Chiesa furono soprattutto i cristiani a dover subire persecuzioni da parte giudaica. Per testimoniare il proprio lealismo nei confronti del potere romano, gli ebrei non esitavano a sconfessare i cristiani e ad aizzare contro di loro la repressione pagana. Quando il cristianesimo ottiene la libertà e viene proclamato religione di stato i cristiani assumono una posizione di forza e ciò non fa migliorare le relazioni tra ebrei e cristiani. Però, nonostante tutto ciò, la Chiesa Cattolica, applicando i precetti del vangelo, con innegabili errori e difficoltà, ha fatto sempre in modo che venisse rispettata l’identità ebraica, senza pervenire, sia materialmente che ideologicamente, alle aberrazioni laiciste.
Ma i laicisti non demordono, accusano il cristianesimo per il supposto antisemitismo di Paolo di Tarso e dei padri apologisti dei primi secoli, accusano la Chiesa Cattolica per le interdizioni antigiudaiche della legislazione medievale, per i pogrom dei crociati del 1096, per il crescere delle leggende contro gli ebrei (la profanazione dell'ostia, l'infanticidio rituale, ecc.), per la cacciata degli ebrei dalla Francia, dall'Inghilterra e dalla Spagna, per la creazione dei ghetti e dei segni di riconoscimento. Come al solito la sub-cultura laicista anticristiana fonda le sue accuse su una visione distorta della realtà storica. Come altrimenti considerare le accuse di antisemitismo rivolte a Paolo di Tarso che in realtà riconosce ad Israele il suo ruolo nel piano universale di salvezza e la sua riconciliazione futura con Dio nel Cristo? Paolo non è affatto antigiudaico, nella sua lettera ai Romani mette in risalto l'imparzialità di Dio sia verso Giudei che verso i Gentili evidenziando un cristianesimo imparziale e tollerante (Romani 13, 10). Ed anche l’accusa contro i padri apologisti risente di una mancanza di contestualizzazione storica di quelle polemiche antigiudaiche motivate principalmente dalla necessità di ben distinguere tra cristiani ed ebrei e di evidenziare come i Padri della Chiesa e tutto l'Alto Medioevo siano invece tornati alla piena coscienza della continuità tra il Vecchio e il Nuovo Israele.
Ma di queste analisi storiche non c’è traccia nelle accuse alla Chiesa Cattolica, si preferisce gridare allo scandalo dei pogrom antiebraici che precedettero la prima crociata senza, però, evidenziare il fatto che la Chiesa Cattolica non autorizzò mai quei massacri di ebrei e non bandì mai alcuna crociata contro di essi. Anzi, la Chiesa, attraverso i vescovi delle città tedesche attraversate alla massa fanatica, si adoperarono per difendere gli ebrei rimettendoci, il più delle volte, la vita stessa. E’ il caso, nel 1096, dei vescovi di Worms, Magonza, Treviri, Colonia che persero la vita per cercare di difendere gli ebrei dalle violenze dell’armata crociata di Emich di Leiningen ospitandoli nei loro palazzi episcopali che furono espugnati e dati alle fiamme. Oppure il coraggio del vescovo di Spira, che durante il passaggio attraverso la città dell’armata crociata fece arrestare gli assassini di undici ebrei mozzando loro le mani per punizione (J. Lehmann “I Crociati”, Garzanti 1983). Il vescovo di Magonza per cercare di trattenere in qualche modo la ferocia dell’orda crociata arriverà anche a proclamare che la crociata di chi uccide un ebreo è invalida, cioè che non ha alcuna virtù espiatrice (Joseph Lortz “Storia della Chiesa”, vol. I, Paoline, Roma 1980, p. 628, 630-631). La seconda crociata vide il ripetersi dei medesimi disordini e in quell’occasione san Bernardo di Chiaravalle, portando la voce ufficiale della Chiesa, dichiarò esplicitamente che “chiunque metterà mani su un ebreo per ucciderlo farà un peccato tanto enorme come se oltraggiasse la persona stessa di Gesù” (AAVV “Gli ebrei nella cristianità”, p.149, in “100 punti caldi della storia della Chiesa”, Paoline, Cinisello Balsamo - Milano, 1986).
Si accusa la Chiesa delle violenze sugli ebrei che si ebbero in epoca medioevale, ma difficilmente si evidenziano le radici profonde dell’antisemitismo popolare che nulla hanno a che fare con la Chiesa. A partire dal XII secolo gli ebrei vengono accusati di compiere omicidi rituali e profanazioni eucaristiche, ma la Chiesa si oppone sempre a tali dicerie prendendo le difese degli ebrei, come, ad esempio attraverso la bolla papale del 1247 di Innocenzo IV. Anche altri papi come Gregorio IX, Gregorio X, Martino V e Niccolò V si oppongono espressamente alla falsa credenza nell’omicidio rituale perpetrato dagli ebrei, ma nonostante ciò questo non impedisce, purtroppo, il diffondersi di questo mito e non impedisce le conseguenti sollevazioni popolari le quali portano spesso alla espulsione degli ebrei per motivi di ordine pubblico. E così anche nel XIV secolo quando gli ebrei vengono falsamente accusati di aver diffuso la peste nera in Europa, sarà papa Clemente VI l’unica voce contro queste accuse. Scrive la storica ebrea Anna Foa ("Storia degli Ebrei in Europa. Dalla Peste Nera all'emancipazione. XIV-XIX secolo”, Laterza, Bari-Roma 1999") che gli ebrei, da secoli, erano abituati a vedere nel papato un protettore contro arbitri e violenze e per questo si rivolgevano spesso al Papa per chiedere aiuto e protezione.
I laicisti accusano ancora la Chiesa Cattolica di aver benedetto le espulsioni in massa degli ebrei dalla Spagna nel 1942, ma in realtà si guardano bene dal dire che gli espulsi furono accolti con grande generosità proprio negli Stati Pontifici da Papa Alessandro VI (Dumont “L’espulsione degli ebrei” in Cristianità, 32 (2004) luglio-agosto, n. 324, p. 21s) e che le espulsioni non furono dettate da motivi di ostilità verso gli ebrei, ma fu una misura estrema, presa dai sovrani spagnoli, per mantenere l’omogeneità e l’unità del regno dopo il fallimento della campagna di evangelizzazione. La storica di origine ebraica Anna Foa conferma tale circostanza affermando che l'espulsione fu l'esito, imprevedibile e non necessario, dell'oscillazione del sovrano fra due politiche, quella volta alla conservazione della tradizionale tolleranza nei confronti delle minoranze religiose e quella legata alla difesa dell'omogeneità religiosa e politica del Paese (“Storia degli Ebrei in Europa. Dalla Peste Nera all'emancipazione. XIV-XIX secolo”, Laterza, Bari-Roma 1999).
Altra accusa molto frequente che viene rivolta alla Chiesa Cattolica è quella di aver, con la creazione dei ghetti, dove vennero rinchiusi gli ebrei, e l’apposizione dei segni di riconoscimento, addirittura anticipato le abominevoli misure razziste messe in atto dai nazisti nel secolo scorso. Niente di più falso, la Chiesa non prese affatto quei provvedimenti per motivi razziali, ma, come al solito, per avere una visione corretta dei fatti occorre contestualizzarli nell’epoca storica a cui si riferiscono. Come abbiamo visto nella società medioevale vi era da tempo un diffuso sentimento antisemita che esisteva già dall’epoca della società pagana, vigeva una incomprensione totale tra cristiani ed ebrei. Erano all’ordine del giorno violenze e tumulti cosicchè, alla fine, si giunse ad una legislazione pontificia restrittiva, stabilita in particolare dal concilio lateranense, che fu motivata essenzialmente dal desiderio di sorvegliare e prevenire le violenze e reprimere le finte conversioni. L'istituzione del ghetto fu vista dagli ebrei anche come una difesa della loro autonomia e della loro identità. Infatti lo stesso Talmud (art. II) comandava agli ebrei di evitare i cristiani perché immondi. A Mantova e a Verona, per esempio, l'anniversario della creazione del ghetto era celebrato dagli ebrei con feste e preghiere di ringraziamento. Anche i segni di riconoscimento sono da inquadrarsi in questa logica: già diffusi in ambiente musulmano, furono ripresi nel 1215 ed introdotti, in accordo con i Rabbini, per evitare illeciti contatti sessuali tra ebrei e cristiani. Tale provvedimento, tra l’altro, fu largamente disatteso in Europa e applicato sporadicamente solo in Francia e in Inghilterra.
Ovviamente tutto questo può ferire la nostra sensibilità moderna, ma se ci lasciamo influenzare da tali sentimenti viene compromessa ogni seria analisi storica. Onestamente occorre anche aggiungere che non è possibile escludere che tali metodi non abbiano invece fatto altro che aumentare lo scatenamento delle passioni popolari. Occorre anche constatare che le guide spirituali della cristianità non riuscirono sempre a prevedere le conseguenze dei loro atti legislativi, né misurare l’esistenza profonda delle animosità antisemite. Ma da questo addirittura vedere la Chiesa Cattolica il fondamento storico dell’antisemitismo europeo è pura e semplice follia e segno indubbio di totale ignoranza storica o di preconcetto ideologico.
La Chiesa Cattolica, invece è sempre stata convinta ed assertrice del fatto che l’Incarnazione del Cristo gettò una nuova luce sull’Antica Alleanza e la estese a tutti gli uomini, ma non cancellò affatto il destino eccezionale del popolo giudaico, primo beneficiario dell’Alleanza stessa.
“La Chiesa, che esecra tutte le persecuzioni contro qualsiasi uomo, memore del patrimonio che essa ha in comune con gli ebrei, e spinta non da motivi politici, ma religiosa carità evangelica, deplora gli odii, le persecuzioni e tutte le manifestazioni dell’antisemitismo dirette contro gli ebrei di ogni tempo e da chiunque” (Dalla dichiarazione “Nostra aetate” sulle religioni non cristiane, emanata dal Concilio Vaticano II il 28 ottobre 1965).
Bibliografia
A. FOA “Ebrei in Europa. Dalla Peste Nera all'emancipazione. XIV-XIX secolo” (Laterza, Bari-Roma 1999);
DUMONT “L’espulsione degli ebrei Cristianità", 32 (2004) luglio-agosto, n. 324, p. 21s;
P.R. SABBADINI “Lettera ai gentili”, Il Minotauro, 1994;
J. LEHMANN “I Crociati”, Garzanti 1983;
AAVV “Gli ebrei nella cristianità”, p.149, in “100 punti caldi della storia della Chiesa”, Paoline, Cinisello Balsamo - Milano, 1986;
P.DEMANN “Fede e destino degli ebrei”, Ed. Paoline, 1962;