Con questa eresia, della fine del II secolo, cominciano ad essere intaccate le basi della tradizionale fede cristiana apostolica sulla natura di Dio, cioè il mistero Trinitario. I cristiani, infatti, sulla scorta del comandamento di Gesù di battezzare tutte le genti (Mt 28,16-20) hanno da sempre professato la loro fede in Dio come Padre, Figlio e Spirito Santo. Tutti coloro che hanno una religione positiva credono in Dio, ma per dirsi cristiani occorre professare fede nella Trinità, il simbolo distintivo dei cristiani.
Fin dalle origini del Cristianesimo la fede apostolica nella Trinità ha suscitato uno sviluppo della teologia sul tema della vera essenza di Dio. La Scrittura, infatti, all’affermazione decisa dell’unità di Dio, unisce anche quella delle tre persone divine, cioè i tre soggetti di operazioni che condividono la natura divina. Nel II secolo, però, i termini tecnici teologici che saranno fissati dai Concili trinitari di Nicea e Costantinopoli del IV secolo, erano ancora imprecisi e fluttuanti. Ciò portò ad elaborate costruzioni teologiche che nel ricercare la corretta relazione tra le tre persone di Dio e la natura divina finirono, in alcuni casi, ad accentuare troppo la distinzione delle persone a discapito dell’unicità di Dio. Questo sarà il caso di dotti teologi come Ippolito Romano, il quale, esasperando le posizioni di Origene, cadde in una sorta di subordinazionismo affermando che il Padre ed il Figlio erano due persone distinte e separate ed il Figlio era subordinato al Padre.
Proprio per reagire a queste concezioni che sembravano negare l’unicità di Dio, sorsero dei movimenti di pensiero volti a sottolineare l’unità assoluta di Dio, salvo divenire eretiche quando arrivarono a negare la sussistenza delle tre persone divine. Tali movimenti presero il nome di monarchianismo, cioè “unico principio” e nascono con Noeto, II secolo, vescovo di Smirne, come reazione della semplicità della gente a questi pericoli di smembrare e di dividere Dio. Il monarchianismo acquisì due forme diverse: l’”adozionismo” ed il “sabellianismo”. In questo articolo tratteremo della prima forma.
Si fa risalire il monarchianismo del tipo adozionista ad un certo Teodoto di Bisanzio, detto il “conciatore di pelli”, persona semplice, non molto acculturata, che elabora una teologia molto elementare derivata dall’Ebionismo in cui si ha una concezione povera di Cristo, considerato come un semplice uomo che, siccome era molto pio, al battesimo è stato adottato da Dio Padre come suo Figlio. Attraverso la colomba che si posò su di lui, il “Logos” divino sarebbe entrato in lui abitandovi come in un tempio.
Dopo Teodoto di Bisanzio si ebbero altri rappresentanti di tale corrente di pensiero (Esclipedoto, Ermofilo), ma il più conosciuto fu un suo omonimo, chiamato il “banchiere”, che continuò nell’eresia arrivando ad affermare che la figura dell'Antico Testamento Melchisedech fosse addirittura superiore a Cristo, in quanto nella lettera agli Ebrei (7, 3) si dice che Melchisedech sia simile al Figlio di Dio. Il sacerdote perfetto dell’Antico Testamento era ritenuto il salvatore degli esseri celesti, mentre Cristo solo quello degli esseri terrestri.
La situazione precipitò dopo la morte di papa Vittore (199 d.C.) quanto Teodoto il banchiere ed Esclipedoto vollero elevare la loro setta da scuola a chiesa con una propria gerarchia. Persuasero un confessore della fede, di nome Natalio, a divenire il vescovo della loro setta. Questo, che era pure un martire in quanto patì il carcere a causa della fede, si pentì ben presto e chiese a papa Zefirino il perdono ed il reintegro nella Chiesa che gli fu accordato (Eusebio di Cesarea, “Storia Ecclesiastica” VI, 28).
Con alterne vicende l’adozionismo sopravvisse fino alla fine del III secolo con l’elaborazione più dotta teologicamente di Paolo di Samosata, il quale si ispirò alle speculazioni di Origene sul Logos considerato non come una persona, ma come una potenza di Dio, che prese dimora nell’uomo Gesù abitandovi come in un tempio. Questo Paolo di Samosata fu vescovo di Antiochia, ma conduceva una vita mondana protetto dalla regina Zenobia di Palmira. Finì per essere accusato da un sinodo di Antiochia (268 d.C.) e scomunicato.
In questa interpretazione del mistero trinitario solo il Padre viene considerato una persona divina, mentre il Verbo solamente una forza di Dio che viene ospitata nell’uomo Gesù. In questo modo viene distrutta la tradizione della fede apostolica nella Trinità col risultato di un allontanamento dal mistero di Dio rivelato dalla Scrittura. Infatti tutti i vari Concili che dichiararono eretico l’adozionismo hanno ribadito, basandosi sulla Scrittura, che il Dio rivelato è unico nella sua natura divina, ma che è distinto in tre persone come soggetti di operazioni. La formula battesimale di Mt 28, 16-20, che Gesù lascia agli apostoli, indica la forma trinitaria che manifesta fin dall’inizio qual è la fede della Chiesa, cioè il battesimo in un solo nome, cioè un solo Dio, ma in tre persone. Gesù non è subordinato al Padre, tantomeno adottato da Dio, Egli è unito al Padre, alla sua pari, “chi vede Lui vede il Padre” (Gv 14, 5-11) ed è della sua stessa sostanza, irradiazione della sua gloria (Eb 1, 1-4).
Bibliografia
Catholic Encyclopedia, Volume I. New York 1907, Robert Appleton Company