mercoledì 28 giugno 2017

Mancuso, i cristiani e l'omosessualità

Nella nostra società moderna appare ormai del tutto accettata l’idea che l’omosessualità sia un attributo normale e naturale della condizione umana. Il fitto bombardamento mediatico in tal senso, eventi come la cancellazione dell’omosessualità dall'elenco delle malattie da parte dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), l’istituzione di festival e parate in ogni città, il lavaggio dei cervelli sui socials, ecc. stanno lentamente, ma inesorabilmente, facendo passare come realtà del tutto logiche e legittime alcuni istituti come il matrimonio tra due persone dello stesso sesso o la possibilità di adottare dei bambini da parte di tali coppie. Non ultimi gli studi sul cosiddetto “gender”, che non devono essere definiti una “teoria”, sono, infatti, ormai considerati una acquisizione scientifica certa, cioè che si è maschi e femmine solo se ci si sente come tali a prescindere totalmente dal fatto di avere la coppia dei cromosomi sessuali nelle forme “XX” o “XY”.

Tutti d’accordo, quindi, finora l’umanità si era completamente sbagliata, non esistono solo due sessi, ma un’infinità, basta “sentircisi” e si può essere di qualunque sesso con relativo riconoscimento pubblico e diritto ad ogni eventuale tutela legata al sesso scelto, o scusate, in cui ci si “sente”.

C’è, però, qualcosa che stona in tutto questo: la religione. In tutto il mondo le religioni si oppongono a tale processo, restano ancorate al vecchio tradizionale mantra che si è solo maschi o femmine e che le unioni tra tali individui siano primariamente destinate a perpetuare la presenza dell’umanità su questo pianeta. Purtroppo in molti paesi, come quelli dove vige la teocrazia islamica, il rispetto della tradizione sconfina nella violenza contro la persona e questo atteggiamento è sicuramente un fatto vergognoso da condannare senza riserve. Sfortunatamente, però, la stessa condanna senza riserve viene applicata anche contro quelle religioni che senza violenze e nel rispetto della dignità di ogni persona, in quanto creatura di Dio, difendono valori come la necessità della complementarietà dei sessi o il diritto dei bambini di avere una mamma ed un papà. Da noi, in Italia, sono principalmente i cattolici a costituire l’ultimo baluardo di tale tradizione e ciò genera contro di loro una generica accusa di arretratezza culturale ed oscurantismo. 

Qualche anno fa, però, esattamente nel maggio del 2015, in un convegno tenutosi al Senato della Repubblica, il popolare scrittore (ex teologo?), Vito Mancuso, ha esposto delle critiche precise alle posizioni cattoliche sull’omosessualità e, così, finalmente, sono venuto a conoscenza del perché la condanna cattolica dell’omosessualità sia da ritenersi sbagliata. L’intervento è reperibile per intero qui
Per Mancuso gli argomenti cattolici e cristiani contro l’amore omosessuale riguardano due ambiti: La Bibbia e la natura. Riguardo al primo ambito Mancuso scrive: “Il primo si basa su alcuni testi biblici che condannano esplicitamente l'omosessualità, in particolare Levitico 18,22-23 e 1Corinzi 6,9-10 […] L'argomento scritturistico è molto debole, non solo perché Gesù non ha detto una sola parola al riguardo, ma soprattutto perché nella Bibbia si trovano testi di ogni tipo, tra cui alcuni oggi avvertiti come eticamente insostenibili. I testi biblici che condannano le persone omosessuali io ritengo siano da collocare tra questi, accanto a quelli che incitano alla violenza o che sostengono la subordinazione della donna. E in quanto tali sono da superare”.

Quindi per Mancuso tutto ciò che non si trova nei Vangeli, ovvero tutto ciò che non ha detto Gesù non avrebbe valore, cioè non sarebbe vincolante per la fede cristiana. Seguendo il ragionamento di Mancuso, allora, solo i Vangeli sono Parola di Dio ispirata, il resto solo una aggiunta senza valore. Ma se così fosse, come fa Mancuso a stabilire che solo i Vangeli sono la Parola di Dio ispirata? Da dove trae tale sicurezza? E siccome tutto il Nuovo Testamento è stato dichiarato Parola di Dio dalla Chiesa, come mai nel caso dei Vangeli la Chiesa ha ragione e, invece, si è sbagliata nel caso delle lettere di Paolo, Pietro, Giacomo, ecc. Sarebbe anche molto interessante sapere come ha fatto Mancuso a capire dove c’è stata l’ispirazione e dove questa è mancata. Un vero mistero! 

Mancuso ritiene i passi biblici che condannano l’omosessualità come disposizioni che non hanno alcun valore e in quanto tali sono da superare, come quelli che narrano le violenze dell’Antico Testamento o la subordinazione della donna del Nuovo Testamento. In realtà Mancuso fa confusione, infatti commette l’errore di considerare tutti questi passi come se fossero uguali, cioè con le stesse caratteristiche esegetiche. In realtà la critica biblica ha da tempo capito che le violenze dell’Antico Testamento sono una forma d'espressione tipica di quei tempi antichi che utilizzando il linguaggio della vittoria in battaglia e della violenza sui vinti vuole esaltare la potenza di Dio. Allo stesso modo la subordinazione della donna, che ritroviamo nelle lettere di Paolo, appartengono ad una "catechesi d’occasione" legata a quei tempi in cui il ruolo della donna, ormai liberata dall’oppressione del paganesimo, doveva essere irregimentato. Del tutto diversi sono i passi che riguardano l’omosessualità che non sono in alcun modo legati ad un preciso periodo storico, ma che conservano il loro senso e la loro efficacia in ogni epoca, in quanto l’omosessualità si oppone sempre al progetto creativo di Dio, sia ieri, oggi che domani. 

Poi Mancuso passa al secondo argomento, quello basato sulla natura e scrive: “personalmente non ho dubbi sul fatto che la relazione fisiologicamente corretta sia la complementarità dei sessi maschile e femminile, vi è l'attestazione della natura al riguardo, tutti noi siamo venuti al mondo così. Neppure vi sono dubbi però che anche il fenomeno omosessualità in natura si dà e si è sempre dato. Occorre quindi tenere insieme i due dati: una fisiologia di fondo e una variante rispetto a essa. Come definire tale variante? Le interpretazioni tradizionali di malattia o peccato non sono più convincenti: l'omosessualità non è una malattia da cui si possa guarire, né è un peccato a cui si accondiscende deliberatamente. Come interpretare allora tale variante: è un handicap, una ricchezza, o semplicemente un'altra versione della normalità? Questo lo deve stabilire per se stesso ogni omosessuale. Quanto io posso affermare è che questo stato si impone al soggetto, non è oggetto di scelta, e quindi si tratta di un fenomeno naturale. E con ciò anche l'argomento contro l'amore omosessuale basato sulla natura viene a cadere”.

Mancuso riconosce, bontà sua, che la complementarità dei sessi maschile e femminile sia la relazione corretta. Però, poco dopo, facendo un po’ confusione e considerando l’omosessualità una variante naturale imposta al soggetto, finisce col dire che si tratta di un fenomeno naturale e che, quindi, l’argomento basato sulla natura viene a cadere. Ma se, come lo stesso Mancuso ammette, è la relazione tra i sessi maschile e femminile ad essere quella corretta, ne consegue che la relazione omosessuale è naturalmente sbagliata, da questo non si scappa, delle due, una. L’argomento della natura è, quindi, molto forte e non può temere l’obiezione del fatto che la condizione omosessuale non sia una scelta. Quello è un fatto che implica il giudizio morale e non ha niente a che fare col dato naturale. La bulimia e l’anoressia sono delle disfunzioni della funzione alimentare, la dispepsia di quella digestiva, l’artrosi di quella locomotoria, l’autismo di quella relazionale, e così via, nessuna di queste sono condizioni frutto di una scelta, ma nessuno pensa che per questo si trattino di condizioni normali. L’omosessualità è oggettivamente una disfunzione della funzione procreativa, però, per Mancuso diviene come per incanto una condizione “normale”, o meglio, un’altra versione della normalità, come se al di fuori del dato naturale fosse chiara la nozione di “normalità”. L’assurdità e l’incoerenza di tale ragionamento è palese. 

Per Mancuso i cristiani sbagliano perché non riconoscono: “il diritto alla piena integrazione sociale di ogni essere umano a prescindere dagli orientamenti sessuali, così come si prescinde da età, ricchezza, istruzione, religione, colore della pelle. Accettare una persona significa accettarla anche nel suo orientamento omosessuale. Non si può dire, come fa la dottrina cattolica attuale, di voler accettare le persone ma non il loro orientamento affettivo e sessuale, perché una persona è anche la sua affettività e la sua sessualità”. 

Belle parole, ogni persona ha il diritto alla piena integrazione sociale, sempre che non si debba, per questo, “integrare” ogni convinzione personale spacciandole per diritti. Avere a tutti i costi un figlio con l’uso di un utero affittato o prestato non è un diritto, così come non è un diritto adottare un bambino negandogli la presenza di una mamma e di un papà o l’equiparazione del matrimonio tra due persone dello stesso sesso con quello naturale tutelato dalla Costituzione. 

Caro Mancuso se il nostro orientamento affettivo e sessuale si oppone al progetto di Dio, siamo noi a dover cambiare e porre un rimedio, non Lui.

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