sabato 16 maggio 2015

Le crociate

Con questo articolo inizio a trattare un nuovo capitolo della storia della Chiesa che è indubbiamente tra quelli che sono stati più strumentalizzati da parte di una certa storiografia laicista e “politicamente corretta”: le crociate. In qualsiasi discussione, dovunque è messo in discussione l’operato della Chiesa nella storia, salta sempre fuori il “peccato originale” delle crociate, il simbolo di tutte le “malefatte” dei cristiani e della Chiesa cattolica. 


Qualche mese fa un dirigente del movimento terrorista islamico Hamas, Salah Bardawil, nel respingere l’ipotesi di un intervento armato in Libia da parte dei paesi occidentali, tra cui l’Italia, ha paragonato un evento del genere come "una nuova Crociata contro Paesi arabi e musulmani". E’ tipico della retorica estremista islamica l’ossessivo riferimento alle crociate per giustificare la loro aggressività e violenza nei confronti dei paesi occidentali. Ma anche nell’immaginario collettivo di noi occidentali le crociate sono considerate come il male supremo, la vergogna incancellabile che grava sulla coscienza di tutti i cristiani e, quindi, di un occidente sempre in colpa di fronte all’Islam. Lo stesso ministro italiano degli affari esteri, Paolo Gentiloni, ha tenuto a precisare di “non essere un crociato” aderendo così all’idea delle crociate che ha l’opinione comune. 

Un’opinione comune fondata per lo più sulle menzogne e fantasticherie di una falsa storiografia, una vera e propria “leggenda nera” nata in ambiente illuminista dove vigeva, imperante, il pregiudizio anticattolico. Sono tanti i miti che si sono sviluppati attorno alle crociate: come quello che le vuole delle guerre suscitate dalla Chiesa per imporre la religione cristiana ai musulmani; delle invasioni violente e proditorie contro popoli “civili e pacifici”, fedeli a Maometto, che vivevano nella pace e nell’abbondanza; delle manifestazioni di becero fanatismo religioso, oppure delle vere e proprie guerre espansionistiche, espressione del primo imperialismo della Cristianità medievale, perfino una prima espressione del colonialismo europeo. Altro mito sulle crociate riguarda la figura dei crociati, invariabilmente considerati esseri rozzi, violenti, in caccia di bottino e quella degli islamici, visti come valenti guerrieri, saggi, colti, pacifici, costretti alla guerra. Basta pensare alla famosa figura del Saladino, considerato un eroe saggio e illuminato, come, ad esempio, nel colossal cinematografico “Le Crociate” di Ridley Scott del 2005. 

Niente di tutto questo è vero, si tratta di una gigantesca mistificazione che sfrutta l’enorme disinformazione storica che esiste su tali argomenti. Ho deciso, quindi, di operare una divulgazione su tali temi e per questo dedicare una apposita sezione del mio blog per accogliere una serie di articoli d’approfondimento della materia per vederci chiaro attraverso uno studio onesto ed oggettivo delle fonti. Mi avvarrò di analisi storiche tra le più illuminate frutto di un recente rinnovamento degli studi sulle crociate. Come, ad esempio, quelle del professor Jonathan Riley-Smith, uno dei massimi esperti mondiali delle crociate che ha insegnato a Cambridge e al Trinity College, di Thomas F. Madden, direttore del Dipartimento di Storia presso la Saint Louis University in St. Louis, nel Missouri, esperto mondiale delle crociate e di storia medioevale, di Franco Cardini, celebre storico, massimo esperto italiano di storia medioevale, ecc. 

Lo spirito delle crociate fu quello del martirio e, quindi, di un combattimento da affrontare per opporsi alle tremende forze ostili del peccato per l’ottenimento e la difesa del Regno di Dio. I crociati lasciavano tutto, mogli, figli, beni, sicurezze e partivano per un’impresa tremenda senza alcuna certezza se non quella di affrontare un sacrificio spirituale e materiale per l’oggettiva necessità di difendere la fede affidandosi totalmente a Cristo.

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