mercoledì 11 giugno 2014

La giostra dei diritti inventati

Uno degli strumenti più subdoli che la mentalità laicista usa per stravolgere i valori fondamentali della persona umana, cardini della nostra società civile, giustificando ogni prevaricazione e violenza è la singolare propensione ad inventare dei nuovi diritti. Questi nuovi diritti, si badi bene, non sono dei semplici diritti relativi, ma dei veri e propri diritti assoluti di cui l’umanità non se ne era finora ancora accorta e che la solenne Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo ha sbadatamente dimenticato.
Come non ricordare il curioso e criminale diritto ad abortire? Cioè a porre fine alla vita umana innocente? Oppure il bizzarro diritto a sposarsi anche quando non se ne possiede alcun titolo? E del diritto a morire ne vogliamo parlare? Stranamente, però, sono tutti diritti a proprio uso e consumo senza tener in alcun conto i diritti condivisi che sono quelli veramente universali e fondamentali.

Ennesimo esempio di tale impostazione è l’aberrante sentenza che lo scorso 9 aprile ha dichiarato illegittimo il divieto della fecondazione eterologa imposto dalla legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita. Le motivazioni della Corte Costituzionale sono state depositate proprio ieri e secondo i giudici diventare genitori e formare una famiglia che abbia anche dei figli costituirebbe espressione della fondamentale e generale libertà di autodeterminarsi. Eccola la parolina magica: “autodeterminazione”, che nell’accezione laicista ha sempre lo stesso significato: “fare come ci pare” in barba ad ogni morale. La Consulta, in pratica, conia il nuovo diritto ad avere i figli, ad ogni costo. Con la scusa dell’autodeterminazione, i figli divengono delle cose di cui si ha il diritto a possedere come se il nascituro non costituisse un’altra identità indipendente che si accoglie e si rispetta per amore e donazione. Macché, in quanto cose, questi figli non hanno diritto ad avere, o almeno a conoscere, i loro genitori biologici come se la cosa non avesse la minima importanza e non causasse gravi malesseri di ordine psicologico. I nostri cari giudici hanno in pratica affermato la legge della giungla, il diritto finto del più forte prevale su quello vero del più debole. 

Ma le nefandezze di questa sentenza non finiscono qui. I giudici, nel loro delirio di onnipotenza, hanno ancora affermato assurdamente che il divieto al ricorso alla fecondazione eterologa realizzerebbe un ingiustificato diverso trattamento delle coppie in base alla capacità economica delle stesse che assurgerebbe a requisito dell’esercizio di un diritto fondamentale (quale?), negato solo a quelle prive di risorse finanziarie necessarie per poter fare ricorso a tale tecnica recandosi in altri paesi. Ma che il fatto di poter avere dei figli ad ogni costo sia un diritto fondamentale è una sciocchezza laicista coniata dai giudici, quindi la decisione della Consulta è puramente autoreferenziale e non giustificata da alcuna fantasiosa discriminazione. 

Ciò che è veramente inaccettabile di tale sentenza è il parallelo tra adozione e fecondazione eterologa al fine di dimostrare che la provenienza genetica “non costituisce un imprescindibile requisito della famiglia”. Per la Consulta, infatti, la questione del diritto all’identità genetica è superabile in quanto può essere posta sullo stesso piano dell’adozione. Il parallelismo è semplicemente assurdo e denota la miopia dei giudici a considerare l’adozione come una manifestazione disinteressata di amore e donazione in cui l’interesse primario è quello di dare una famiglia a bambini sfortunati, mentre la fecondazione eterologa, e in genere la fecondazione medicalmente assistita, rappresenta un accanimento a tutti i costi, tra cui anche quello di sacrificare la vita di molti embrioni, di dare bambini ad una famiglia. E’ chiaro che in tal caso i soggetti tutelati siano solo i genitori e non il nascituro il cui diritto alla identità biologica viene completamente negato a favore dell’autodeterminazione della coppia. 

E’ davvero deprimente constatare quanto sia ideologico l’operato dei giudici della Corte Costituzionale che per consentire la fecondazione eterologa devono letteralmente inventare vacui motivi di incostituzionalità, senza rendersi conto che così facendo attaccano quei principi naturali che furono alla base dell'unità dei Costituenti che, è bene ricordare, avevano diverse convinzioni politiche e religiose.

15 commenti:

  1. @Luigi Ruggini

    "La giostra dei diritti inventati"

    Tutti i diritti sono stati inventati dall'uomo (non è che non abbia letto il post, ma mi è bastato già il titolo).

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    1. E dici subito una cosa non vera. I diritti autentici non sono mai inventati, ma riconosciuti, perche' sempre esistiti. E' quando s'inventano che succedono i disastri.

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    2. @Luigi Ruggini

      "I diritti autentici non sono mai inventati, ma riconosciuti, perche' sempre esistiti."

      Stai sostenendo che i diritti esistessero ancor prima dell'esistenza dell'uomo?

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    3. No. I diritti assoluti dell'uomo nascono con lui.

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    4. @Luigi Ruggini

      "No. I diritti assoluti dell'uomo nascono con lui."

      Ma l'uomo non è nato in un momento preciso, l'evoluzione della specie è un continuum.

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    5. Questione poco importante. Il dato di fatto e' che l'uomo fin dall'inizio si accorge di possedere una comune facolta' di separare il "bene" dal "male". Tutto cio' gli diede la possibilita' di riconoscere dei valori fondamentali e, quindi, dei diritti assoluti.

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    6. @Luigi Ruggini

      "Questione poco importante."

      Come fa ad essere poco importante nel tuo discorso l'enorme contraddizione tra il fatto che nel corso del tempo l'uomo sia evoluto e il fatto che invece (secondo te) i diritti fondamentali non lo siano?

      "Il dato di fatto e' che l'uomo fin dall'inizio si accorge di possedere una comune facolta' di separare il "bene" dal "male". Tutto cio' gli diede la possibilita' di riconoscere dei valori fondamentali e, quindi, dei diritti assoluti."

      Tu confondi il fatto che l'uomo è un animale empatico (e non certo l'unico), con l'idea dell'esistenza di diritti assoluti. Che l'umanità fin dal passato si sia preoccupata di distinguere il bene dal male, non c'è dubbio. È proprio per questo motivo che l'uomo ha inventato una serie di concetti, come l'idea di diritto, e di strumenti, come la democrazia, per cercare di risolvere il problema. Ma questi, in particolare i "diritti", non sono altro che invenzioni dell'uomo, né più né meno della pallacanestro e del lavabo. Non si tratta affatto di concetti assoluti, come ad esempio pi greco o la formula chimica del benzene, ma di idee soggettive e in continua trasformazione, a testimonianza di ciò ci sono due prove inconfutabili:

      - L'idea di diritto dipende dal periodo storico e dal luogo geografico (schiavismo, diritti delle donne, omosessualità, ...).

      - L'umanità non è concorde praticamente su nessuna questione etica fondamentale (fine vita, aborto, pena di morte, ...).

      Il giusnaturalismo è la assoluta mancanza di argomentazioni a favore delle proprie idee politiche e sociali, si riassume in: "così è giusto perchè così è giusto".
      L'atteggiamento razionale consiste invece nel parlare con gli altri uomini esponendo le proprie (totalmente soggettive) idee del perchè sia meglio, ad esempio, vivere in un mondo in cui lo stupro sia perseguito, invece che incoraggiato - consci comunque di non avere la Verità in tasca.

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    7. @ myself

      "Come fa ad essere poco importante nel tuo discorso l'enorme contraddizione tra il fatto che nel corso del tempo l'uomo sia evoluto e il fatto che invece (secondo te) i diritti fondamentali non lo siano?"

      L'uomo si sarà pure evoluto fisicamente, ma ad un certo punto ha maturato una capacità di ragionamento e di astrazione, unitamente ad una moralità, che gli ha permesso di riconoscere dei valori basilari. Prendiamo ad esempio il valore della vita innocente: questo è sempre stato riconosciuto dall'uomo. Noi non abbiamo mai avuto notizie di società primitive che non rispettassero tale valore.

      "Tu confondi il fatto che l'uomo è un animale empatico (e non certo l'unico), con l'idea dell'esistenza di diritti assoluti"

      Io non confondo un bel niente. Questa capacità di distinguere oggettivamente il "bene" dal "male" ha dato la possibilità all'uomo di riconoscere come "bene" degli elementi fondamentali, come la vita, l'onestà, la fedeltà, la probità, ecc. e di riconoscere come "male" dei comportamenti particolari, come l'omicidio, il tradimento, ecc. Sulla scorta di tale consapevolezza innata, l'uomo ha riconosciuto, cioè ha reputato sempre esistenti, dei valori basilari ed ha sentito la necessità di tutelarli. Da tale riconoscimento nascono i diritti che, quindi, non sono stati inventati, ma riconosciuti sempre appartenuti agli uomini. Ciò è provato dal fatto che in ogni società umana, anche in quelle che non hanno mai avuto contatto tra loro, fin dalle origini, siano stati riconosciuti gli stessi valori fondamentali. Se, ad esempio, confrontiamo il decalogo ebraico con il babilonese codice di Hammurabi o le tavole egizie di Amarna, ci accorgiamo che tali legislazioni si fondano tutte sugli stessi valori fondamentali.

      "L'idea di diritto dipende dal periodo storico e dal luogo geografico (schiavismo, diritti delle donne, omosessualità, ...)"

      Affermazione sbagliata. L'idea del diritto nasce molto prima e deriva dal riconoscimento dei valori fondamentali. Poi, successivamente, dipendendo dal periodo storico e dal luogo geografico, e aggiungerei anche dall'acquisizione di nuove consapevolezze morali, i diritti possono modificarsi, si affinano.

      "L'umanità non è concorde praticamente su nessuna questione etica fondamentale (fine vita, aborto, pena di morte, ...)"

      Altra affermazione sbagliata. L'umanità è sempre stata concorde su un gran numero di valori fondamentali: prima di tutto il rispetto della vita innocente, il rispetto del trascendente, il rispetto degli avi, il rispetto della proprietà, l'onestà, il rispetto per i propri genitori, ecc. Le questioni riguardanti il fine vita o l'aborto suscitano divisioni e contrapposizioni perché provocate dalla follia di aver inventato l'inesistente diritto a morire.

      Per la pena di morte, invece, il discorso è differente. Tutte le società umane hanno sempre considerato l'uccisione del colpevole come eticamente legittima, perché la società ha il diritto di auto tutelarsi e difendere, in tal modo, la vita innocente. E' stato l'avvento del Cristianesimo che ha conferito una nuova sensibilità, una nuova morale all'uomo che, progressivamente, ha ritenuto inaccettabile tale misura, modificando la percezione del diritto di auto difesa rispetto a quello della sacralità della vita. E' solo per questo motivo che alcuni paesi hanno la pena di morte ed altri no.

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    8. Continua


      "Il giusnaturalismo è la assoluta mancanza di argomentazioni a favore delle proprie idee politiche e sociali, si riassume in: "così è giusto perché così è giusto""

      Affermazione clamorosamente falsa. Il giusnaturalismo è molto ben fondato dall'osservazione della storia delle società umane che si sono sempre riconosciute negli stessi valori fondamentali. Oggi questa evidenza traspare da innumerevoli documenti, come ad esempio la nostra Costituzione o dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo.

      "L'atteggiamento razionale consiste invece nel parlare con gli altri uomini esponendo le proprie (totalmente soggettive) idee del perchè sia meglio, ad esempio, vivere in un mondo in cui lo stupro sia perseguito, invece che incoraggiato - consci comunque di non avere la Verità in tasca"

      Affermazione utopistica ed intrinsecamente molto pericolosa. E' ampiamente provata l'incapacità umana di concordare su larghe intese, figuriamoci su un'intesa universale. Ciò che viene riconosciuto come universale può essere dovuto solo ad una comune morale innata.

      Un approccio veramente razionale può, invece, convincerci del fatto che se escludiamo l'esistenza di una legge morale innata nell'uomo allora scompare ogni punto di riferimento ed ogni azione umana, se ritenuta giusta da chi la compie, diviene giustificata e giustificabile. La storia, mia caro myself, è strapiena degli orrori dovuti a tali giustificazioni.

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    9. @Luigi Ruggini

      "Prendiamo ad esempio il valore della vita innocente: questo è sempre stato riconosciuto dall'uomo. Noi non abbiamo mai avuto notizie di società primitive che non rispettassero tale valore."

      Vedi: sacrifici umani.

      "Questa capacità di distinguere oggettivamente il "bene" dal "male" ..."

      Non esiste, vedi sotto.

      "...l'uomo ha riconosciuto, cioè ha reputato sempre esistenti, dei valori basilari ed ha sentito la necessità di tutelarli."

      "Ciò è provato dal fatto che in ogni società umana, anche in quelle che non hanno mai avuto contatto tra loro, fin dalle origini, siano stati riconosciuti gli stessi valori fondamentali."

      Questo si spiega con il discorso dell'uomo come animale empatico. L'evoluzione ha favorito lo sviluppo nell'uomo (e ripeto, anche in altri animali) di istinti empatici e altruistici, perchè sul lungo termine sono vantaggiosi per la sopravvivenza. Pertanto, anche popoli molto distanti hanno adottato soluzioni, a grandi linee, simili a determinati problemi sociali. Ma questo non vuol dire di i diritti siano innati nell'uomo, anzi essendo frutto dell'evoluzione sono cambiati e cambieranno ancora, anche radicalmente. Inoltre questo è un fenomeno statistico, per nulla assoluto, mentre l'umanità è innegabilmente composta dai singoli individui. Ad esempio, un sociopatico non prova alcun sentimento di empatia, compassione o rimorso. Può essere la persona più ragionevole del mondo, ma per quanti discorsi sul giusnaturalismo tu gli possa fare non riuscirai mai a convincerlo che uccidere per profitto sia sbagliato. Questo perchè all'origine della tua idea dell'omicidio ingiusto non c'è un fatto oggettivo, come invece tu credi, ma solo un sentimento empatico soggettivo.

      "Poi, successivamente, dipendendo dal periodo storico e dal luogo geografico, e aggiungerei anche dall'acquisizione di nuove consapevolezze morali, i diritti possono modificarsi, si affinano."

      Non è che si affinino, possono cambiare totalmente. Le donne per molto tempo (e in alcuni paesi ancora oggi) semplicemente non hanno avuto alcun diritto e tutte le più grandi autorità morali dell'epoca hanno sostenuto che fosse giusto così.

      "Affermazione utopistica ed intrinsecamente molto pericolosa."

      In realtà è quello che normalmente si fa in democrazia.

      "E' ampiamente provata l'incapacità umana di concordare su larghe intese, figuriamoci su un'intesa universale. "

      Sei tu quello che sostiene che ci siano intese universali, affermando che "le società umane [...] si sono sempre riconosciute negli stessi valori fondamentali.". Poi io non ho mai detto che si debba giungere ad un "intesa universale", mi accontento di una maggioranza sufficiente a far funzionare il sistema. Continuando l'esempio, è ovvio che nessuno stupratore sarai mai d'accordo a perseguire lo stupro, a me basta che i concordi siano sufficienti a proteggere le eventuali vittime.

      "Un approccio veramente razionale può, invece, convincerci del fatto che se escludiamo l'esistenza di una legge morale innata nell'uomo allora scompare ogni punto di riferimento ed ogni azione umana, se ritenuta giusta da chi la compie, diviene giustificata e giustificabile. "

      Reductio ad Hitlerum. Inutile dire che anche credendo in "valori fondamentali" si può commettere qualsiasi azione, basta scegliersi i "valori fondamentali" che ci fanno comodo. Poi ecco, magari fai un elenco preciso di questi valori fondamentali che pe te è assodato siano diritti assoluti e oggettivi.

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    10. @ myself

      "Vedi: sacrifici umani"

      I sacrifici umani, intesi come l'offerta di bambini, vergini, ecc. agli dei per accaparrarsi i loro favori, è un fenomeno che, invece, prova quanto presso tali popolazioni fosse importantissimo il valore della vita innocente. Il favore degli dei era fondamentale per quelle società, per questo sacrificavano quanto di più importante potevano offrire. Questi sacrifici, quindi, non erano irrispettosi della vita innocente, ma anzi ne sublimavano un valore riconosciuto come sacro.

      "Questo si spiega con il discorso dell'uomo come animale empatico"

      No, non riesce a spiegarlo del tutto. Gli uomini, rispetto agli animali, possiedono una caratteristica esclusiva, ossia una moralità nel loro agire riuscendo a stabilire se un'azione è malvagia o benefica. Questa distinzione tra bene e male è comune a tutti gli uomini, prescindendo dall'evoluzione. Una persona sociopatica è una persona malata e questa condizione disturba le percezioni naturali che, invece, sono tali in tutte le persone sane.

      "Le donne per molto tempo (e in alcuni paesi ancora oggi) semplicemente non hanno avuto alcun diritto e tutte le più grandi autorità morali dell'epoca hanno sostenuto che fosse giusto così"

      Il mio discorso si occupa dei diritti fondamentali che poggiano sulla legge naturale, tipo il rispetto della vita umana e, quindi, anche di quella della donna. Da un punto di vista sociale, però, la donna è sempre stata considerata l'elemento debole della società umana e, quindi, in un'ottica di organizzazione primitiva della società, votata alla sopravvivenza, non gli veniva riconosciuta la parità con l'uomo. In pratica è istinto ancestrale tra gli uomini che l'elemento più forte sia dominante su quello più debole.
      Il riconoscimento dei diritti della donna riguarda una presa di coscienza che non ha niente a che vedere con la legge naturale, ma si tratta di una evoluzione dovuta all'acquisizione di una nuova moralità.

      "In realtà è quello che normalmente si fa in democrazia"

      La democrazia è retta da una norma comune che esplicita i grandi valori condivisi. Questi valori sono quelli innati nell'uomo che vengono posti come base per tutte le leggi successive. Quando, come affermi tu, un gruppo "si mette d'accordo" per far approvare una legge, la loro azione deve sempre rispettare la norma principale comune, altrimenti c'è il pericolo di un abuso. Se non esistesse tale norma principale comune, ogni "gruppo" potrebbe "mettersi d'accordo" e stabilire qualsiasi nefandezza, senza che nessuno possa condannare la cosa.

      "Sei tu quello che sostiene che ci siano intese universali, affermando che "le società umane[...] si sono sempre riconosciute negli stessi valori fondamentali"

      Infatti, gli uomini riescono a riconoscere gli stessi valori fondamentali, ma non riescono ad accordarsi facilmente.

      "Inutile dire che anche credendo in "valori fondamentali" si può commettere qualsiasi azione, basta scegliersi i "valori fondamentali" che ci fanno comodo"

      E' quello che vado ripetendoti da un pezzo. L'uomo tende a spacciare per fondamentali valori che si inventa lui. Come nel caso del diritto a morire o ad avere figli. I valori fondamentali veri non sono scelti dagli uomini, ma riconosciuti come tali perché innati nell'uomo.

      "Poi ecco, magari fai un elenco preciso di questi valori fondamentali che pe te è assodato siano diritti assoluti e oggettivi"

      Li avrò scritti un migliaio di volte. comunque, per riassumere:

      - il rispetto della vita innocente
      - il rispetto dei genitori
      - il rispetto degli avi e il culto dei morti
      - il rispetto della proprietà
      - il rispetto della giustizia
      - l'onestà
      - la lealtà

      e così via.

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  2. 1) I DIRITTI "INVENTATI"
    Le norme, coi loro diritti, i doveri, ecc. hanno una vita "particolare".
    Non è che esistono come le marmotte, "vivono" all'interno di un ordinamento giuridico di un paese, di un organismo sovrastatale o roba simile.
    Così è facile dire che "la marmotta caterina" è un animale inventato, mentre parlare in questo modo di un diritto è decisamente arduo.
    Ad esempio si potrà dire che felsineus è ignorante e si inventa dei diritti che nel nostro ordinamento non ci sono, ma non si può dire che la Corte Costituzionale si inventa dei diritti che non ci sono, perchè anche se la Corte fosse stata molto "creativa" quei diritti adesso ci sarebbero, eccome.
    Quand'è che i diritti ci sono? Quando son vivi e non morti?
    Son vivi quando sono opponibili, il che vuol dire che i cittadini li possono far valere perchè sono tutelati e garantiti dallo Stato che li impone a forza, se necessario.
    In conclusione, i diritti che interessano alle persone che vogliono usufruire delle tecniche di fecondazione assistita sono diritti positivi, vigenti in Italia.
    Ora grazie alla pronuncia della Corte Costituzionale questi diritti fanno definitivamente parte del nostro ordinamento, verranno fatti rispettare e dovranno essere sempre presi in considerazione in ogni discussione seria, tra addetti ai lavori o tra persone che quando parlano intendono attenersi ai principi di diritto che reggono il vivere civile in Italia.

    Le norme di diritto naturale, di cui parla Luis, non sono vive allo stesso modo.
    Anche perchè, oggi, in Italia, non sono norme di diritto.
    Sono norme etiche riconducibili ad una risalente tradizione filosofica (che, nel passato ha anche costituito il fondamento giuridico di gravi discriminazioni, ad esempio tra sessi).
    Sono state norme di diritto nel Medio Evo, ma le nostre codificazioni risalgono ad un epoca molto successiva, quella napoleonica.
    Poichè Luis si dichiara laico, penso che converrà con me sul fatto che non sono norme di diritto valide in questo paese. Sono utili per una critica di carattere morale o religioso alle leggi vigenti, ma nessuno è obbligato a rispettarle.

    Ahem, propensione a creare nuovi diritti ... che coraggio!
    Non solo vengono creati nuovi diritti, ma purtroppo talvolta, vengono creati nuovi divieti, in spregio dei diritti che i cittadini già avevano. Come ha espressamente ricordato la Corte Costituzionale, il divieto della fecondazione eterologa non costituiva affatto il frutto di una scelta consolidata nel tempo, in quanto era stato introdotto nel nostro ordinamento giuridico proprio dall'incostituzionale legge 40/2004. Anteriormente, l’applicazione delle tecniche di fecondazione eterologa era, infatti, "lecita ed ammessa senza limiti né soggettivi né oggettivi" e, nell’anno 1997, era praticata da 75 centri privati che operavano nel quadro delle circolari del Ministro della sanità.

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    1. Ciao Felsy,
      Bellissime le tue repliche, come al solito, ma dovresti anche leggere bene quello che scrivo. Ho appunto precisato che la Consulta, dovendo necessariamente rifarsi alla norma, ha individuato quella che sancisce il diritto all'autodeterminazione. Ma è la classica foglia di fico per, letteralmente, inventarsi il ridico diritto, inesistente, ad avere dei figli. Roba da pazzi!

      Le norme di diritto naturale, invece sono quelle che hanno dato origine ai nostri ordinamenti giuridici e, che, quindi sono da questi esplicitati. Tali diritti fondamentali devono essere rispettati da tutti e le leggi che vi si oppongono perdono di ogni valore. Come, ad esempio, la legge sull'aborto.

      Un caro saluto.

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    2. Caro Luis, cerchiamo di capirci e di essere franchi.
      Se la tua critica a norme, diritti e sentenze è di carattere etico e/o religioso e/o fondata sul c.d. diritto naturale, io taccio. Non vedo perchè dovrei disturbarti. Al massimo potrei replicare che i Giudici debbono applicare le leggi. Ma mi fermerei lì. La tua opinione va rispettata.

      Ma se non è così, debbo ribadire che quando si parla di diritto, si parla di diritto non di altra roba. Niente fritto misto, non è consentito. E se qualcuno si azzarda a sostenere, nel nostro paese, che il diritto soggettivo di un cittadino non esiste perchè contrario a presunte norme morali, divine o di natura, il minimo che si possa fare è di invitarlo, fraternamente, ad occupare più proficuamente il suo tempo in altro modo.
      Quindi, in punto di diritto:
      a) "La legge sull'aborto" o, meglio, sull'interruzione volontaria della gravidanza non ha affatto perso valore. E valida, vincolante in tutta Italia ed è conforme a Costituzione (c'è plurima giurisprudenza costituzionale sul punto). Inoltre, se non si assume il presupposto che la legge 194 sia parte integrante della nostra normativa si dicono solo delle colossali scemenze, e questo ogni qual volta si toccano questioni attinenti.
      b) A me non risulta che le norme italiane nascano dal c.d. diritto naturale, anzi ho sempre sentito dire il contrario, da quando giovine imberbe sedevo tra i banchi della facoltà di giurisprudenza. In ogni caso, anche se così fosse (e non è) sia ben chiaro che il giudizio di relazione che conferma la validità di una legge ha per oggetto un'altra legge positiva e scritta, ossia la Costituzione e i principi in essa contenuti e non certo "diritti fondamentali" di fumosa natural provenienza. La Costituzione, poi, invita i vari possibili interpreti (sia quelli più capaci, che quelli più sprovveduti) a rispettare il giudizio di un organo costituzionale, che pone la parola definitiva sulla costituzionalità o meno di una disposizione di legge.
      c) C'è poco da ridere anche del "diritto ad avere figli". Se vuoi lo valutiamo in concreto, leggendo in dettaglio la giurisprudenza. In ogni caso, mi spiace doverti segnalare che non verrà meno, perchè purtroppo il Giudice delle Leggi non ha tenuto nel dovuto conto il fatto che a te non piace e pare ridicolo. Così tutti i Giudici italiani saranno tenuti a prenderlo in considerazione quando saranno chiamati all'applicazione di ogni conferente disposizione di legge, vincolerà l'interpretazione dei testi normativi, aprirà la strada ad altri diritti.
      d) È ovvio che l'autodeterminazione sia "in barba ad ogni morale".
      Anche perchè si tratta di una nota, complessa e anche discussa nozione giuridica che viene utilizzata per lo più nei settori del diritto sanitario e del diritto internazionale. Diritto e non morale, come ovvio. E nessuna gran novità.
      Salutoni.

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    3. Bene, Felsy, parliamo di diritto.
      a) La nostra Costituzione, precisamente all'art. 2, recita: "La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo". Ora tra tali diritti inviolabili, guarda caso, il primo e più importante è proprio quello alla vita (art 3 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani - 1948; art. 1 della Convenzione Internazionale sui Diritti Civili e Politici -1966). Quindi, essendo la vita umana inviolabile, la legge "194" sull'IVG è palesemente illegittima perché si oppone al diritto Costituzionale e a quello internazionale. Non è difficile, caro Felsy, basta fare 1+1..... In più c'è da aggiungere che tale legge contravviene anche alla legge morale naturale, non scritta ma sempre esistita, che considera la vita umana innocente come inviolabile. Questa legge morale, insita nell'uomo, ha dato origine ai principi fondamentali alla base di ogni ordinamento giuridico.
      Ora, certamente, la legge 194 è in vigore in Italia ed è parte integrante della nostra normativa, ma questo conta poco, infatti, trattandosi di una legge totalmente illegittima, non ha moralmente alcun valore.
      b) Gli ordinamenti giuridici delle varie società umane, e quindi anche di quella italiana, hanno tutti preso come base la legge morale naturale. Così, anche la nostra Costituzione, certamente pure con qualche illuminato allargamento, deriva dal diritto naturale la necessità di riconoscere e tutelare i diritti inviolabili dell'uomo. Da ciò se trae che se l'organo preposto a vigilare la costituzionalità di una legge contravviene al suo mandato, non solo è possibile, ma è doveroso rimarcarlo e criticarlo.
      c) Il "diritto ad avere figli" non esiste. Non c'è alcuna norma di diritto che lo preveda. E' un'invenzione della Consulta che, rendendosi conto dell'enormità, ha avuto la pudicizia di appellarsi al diritto all'autodeterminazione. Bene, tutto ciò fa ridere.
      In questo caso (e purtroppo anche in molti altri) il Giudice delle leggi ha palesemente e colpevolmente piegato la ragione alla sua ideologia disattendendo al suo dovere istituzionale.
      d) L'autodeterminazione non deve essere affatto in barba ad ogni morale. La morale naturale deve sempre ispirare i nostri comportamenti, altrimenti sarebbe giustificabile ogni nefandezza. Il diritto ad autodeterminarsi, tra l'altro, non deve e non può sopprimere un diritto fondamentale.

      Salutoni

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