venerdì 30 maggio 2014

E se abolissimo il matrimonio?


Ieri, con un voto trasversale, è arrivato il via libera della Camera dei Deputati alla proposta di legge sul "divorzio breve" una riforma che ora attende solo l'approvazione del Senato per divenire una legge. 
Praticamente, dopo la separazione, una coppia può ottenere il divorzio "giudiziale" dopo solo un anno e non più tre, e quello "consensuale" in appena 6 mesi, indipendentemente dalla presenza o meno di figli.

Questa volta non parlerò di prevaricazioni ed abusi laicisti, il divorzio è una pratica antichissima che appartiene alla natura umana e la società ha tutto il diritto di adottarla. La sacralità del matrimonio appartiene solo ai cristiani che, indegnamente, beneficiano di quell'amore perfetto che gli proviene da Dio. Un Amore vero, non una pagliacciata umana, che è il senso dell'indissolubilità del legame tra l'uomo e la donna.

Ciò che voglio esprimere è solo una profonda tristezza nel constatare a quale basso livello di civiltà è sprofondato il nostro paese. In Parlamento, ieri, si è esultato per questa votazione, tutti assieme, come se non esistessero più i diversi schieramenti, come se fosse stata raggiunto un risultato importante. E, invece, è stata data l'ulteriore stangata all'istituto del matrimonio ridotto ormai ad una patetica farsetta, un ambito del vivere umano svuotato di ogni importanza. Eppure la Costituzione stessa, il nostro vanto di civiltà, vi fonda la società naturale della famiglia, la prima cellula della società. Ma i nostri deputati lo considerano poco più di un reperto archeologico. Chissà se i giudici della Corte Costituzionale, sempre così pronti a castigare l'arbitraria volontà del Parlamento, interverranno anche stavolta a far valere i nobili significati della Magna Carta. Ho i miei dubbi.

Divorzio veloce, indipendentemente dalla presenza o meno di figli. Orpelli, soprammobili, inutili accessori questi figli, come elementi disturbatori  e non parte integrante della famiglia. Nessuna pietà per loro, nessuna speranza di un riavvicinamento dei genitori, nessun diritto di desiderare un ripensamento, di credere al sacrificio per amore. Niente, conta solo la volontà dei genitori, sono sempre i più deboli che ci rimettono. Ecco servito il matrimonio fast food, le unioni modaiole, senza assunzione di impegni e di valori. Del "finché c'è l'amore", come se l'amore fosse una mozzarella con la scadenza. Ma se ci siamo ridotti a questo, non sarebbe meglio abolire il matrimonio? 

Mi fanno ridere, piuttosto, quelli che pensano l'Italia come un paese succube della Chiesa, che vaneggiano di una "Vaticalia", considerazioni di un "laicismo estremo" che ancora agita il fantasma di un non ben identificato potere della Chiesa per giustificare le sue nefandezze.   

    

16 commenti:

  1. Beh, per quel che ne so io, la stramba e punitiva distinzione tra separazione e divorzio esiste solo in pochi paesi, guarda caso, di tradizione cattolica, vale a dire Italia, Malta e qualche remoto stato dell'America Latina.
    Mi pare altresì che la riforma in via d'arrivo goda di amplissimo consenso: in altre parole, come dici anche tu, sono tutti felici e contenti, in Parlamento e fuori, tranne una minuscola frangia di integralisti cattolici, di cui ti fai pregevole portavoce. Rebus sic stantibus, il sospetto che si provveda solo ora, con colpevolissimo ritardo, per il fatto che siamo nati in Vaticalia, a me, onestamente, è venuto. Ma io, si sa, sono malizioso e malpensante. Comunque, in Vaticalia non vorrei morirci.

    I nostri incliti magistrati della Corte Costituzionale, non quelli della Cassazione che debbono occuparsi d'altro, non sono stati proprio prontissimi ad intervenire sulle numerose nefandezze incostituzionali di questi anni: la legge 40, ad esempio, ce la siam sorbita per un decennio... Ma non si deve gettar su di loro le croci e le poche delizie di una procedura piuttosto lunga e complessa. Sappi però che i tuoi dubbi sono fondatissimi: non mi risulta che la nostra Carta preveda che i cittadini, nemmeno quelli che divorziano, debbano sopportare spese, afflizioni e tribolazioni prolungate ed inutili. Inutili, inutilissime: perchè nulla vieta ai divorziati di ritornare insieme, risposarsi, ricostituire per amore, convenienza, miglior discernimento o spirito di sacrificio la loro unione.

    Tanto varrebbe abolire il matrimonio, dici? Dunque, non ti rendi conto che tutto questo rafforza l'istituto del matrimonio, per come è concretamente vissuto ai nostri giorni? Ah, ancora una volta, l'eterogenesi dei fini! Se si volesse affossare il matrimonio, basterebbe abolire il divorzio. O, perchè no, renderlo ancora più gravoso di quello che è. Allora nemmeno i cattolici, nemmeno quelli predisposti alle scappatoie rotali, si sposerebbero più.

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    1. Caro Felsy,
      innanzitutto ti ringrazio della segnalazione dell'errore. Ho scritto di getto e non mi sono accorto del lapsus. ho provveduto a correggermi.

      Il saggio ed importante periodo di separazione prima del divorzio serviva ha tentare una riconciliazione, un accomodomento, specialmente se presenti dei figli, i primi a rimetterci in situazioni del genere. Serviva a far capire che il matrimonio non è un giochetto, un passatempo, ma un istituto di grande importanza, il legame istituzionale più forte su cui la Costituzione ha voluto fondare la società. Significava dare valore, un'importanza civica e morale, un ruolo fondamentale ad un progetto destinato solo a coloro che si ripromettono di costruire un qualcosa d'importante. Per questo era ed è presente nei paesi di tradizione cattolica. Ma l'amplissimo consenso che tale "riforma" ha riscosso dimostra chiaramente come tali sagge tradizioni siano ormai del tutto perdute al punto che parlare ancora di Vaticalia è divenuto un esercizio di comicità involontaria.

      Purtroppo anche i nostri giudici non si sottraggono a questo penoso degradamento della morale al punto di arrivare a propugnare l'infamia dell'eugenetica. In tale situazione è assurdo che si accorgano di come tale riforma trasformi il matrimonio in una barzelletta svuotandolo dell'importanza che gli riconosce la Costituzione.

      L'eventualità, mio caro Felsy, di un riavvicinamento da divorziati, piuttosto che da separati, è quantomeno improbabile e comunque più laboriosa e complessa e, francamento, senza molto senso. Ma il punto è un altro, è l'importanza che si vuole riconoscere al matrimonio. Se lo considero solo un mero stato transitorio, che non ferma niente, che non assicura stabilità, che non è più un insostituibile punto di riferimento, a che serve?

      Vedi caro Felsy, io mi rendo conto che la forma di matrimonio che si va formando sta divenendo una parodia svuotata di senso. Il matrimonio vero, quello su cui poggia la Costituzione dev'essere un punto fermo, un riparo sicuro, l'ambiente più idoneo per formare le nuove generazioni, la ricchezza di un paese. Abolire il divorzio servirebbe a selezionare seriamente le persone che si vogliono sposare. Alle cose importanti ci si accosta in modo importante, seriamente, non per gioco, ma qui entriamo nella perfezione cristiana dove la parola amore assume il suo pieno significato e non la sua laicistica parodia. Questo determinerebbe meno matrimoni, certo, ma più unioni salde e durature, le cellule viventi della nostra società, la garanzia di civiltà e progresso per il nostro malridotto paese.

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  2. Caro Luis, tu, forse perchè che sei predisposto a mete più alte, tendi un po' a rendere indistiguibile il matrimonio civile da quello religioso.
    Il matrimonio di noi poveri laici, che qualche anno fa certi illuminati presbiteri ricollegavano senza mezzi termini al "pubblico concubinato" non è previsto affatto per selezionare una elite di persone costumate e severe che prendono le loro decisioni per sempre, accada quel che accada (secondo me ti confondi col codice del bushido per i samurai o, che so, con le norme interne delle Schutzstaffeln)
    Le leggi dei laici poi non sono fatte per imporre la virtù e, quando ciò accade, sulla terra regna l'inferno.
    Non sono fatte nemmeno per punire chi fallisce i suoi progetti iniziali con lunghe situazioni di doloroso stallo e prolungata applicabilià di sghembe conseguenze giuridiche... nel nostro caso, ad esempio, in materia ereditaria.
    Infine, la scelta di rispettare un valore etico può anche essere quella che noi tutti auspichiamo... ma dopo che i buoi sono scappati - e i buoi scappano: le creature tendono a crearsi un mondo ben più complesso di quello che sembrerebbe prediletto dal loro poco fantasioso Creatore - pretendere un ripristino forzato di ciò che è già venuto meno non è spesso solo crudele, ma è eminentemente imbecille.

    Ad esempio: i coniugi Tizio e Caia si sono traditi reciprocamente e non si amano più. Non avrebbero dovuto, quantomeno per non recarti fastidio, caro Luis, ma così purtroppo è stato. Con tutta probabilità non si sarebbero astenuti nemmeno se le leggi vigenti fossero state di matrice non laica, bensì religiosa, perchè avrebbero accettato il rischio di una bella ramanzina, lui, e di un supplizio a base di pietrate in testa, lei. Ora Caia è incinta dell'amato Sempronio, un ex-gay che ha seguito un corso di recupero da uno psicologo cattolico, mentre Tizio convive stabilmente con l'amata vedova Mevia con la quale ha avuto quattro figli. Per quale sensato motivo al mondo Tizio e Caia dovrebbero rimanere civilmente sposati?

    Ma soprattutto, scusa l'impertinenza, lo sapete fare o non lo sapete fare il vostro benedetto mestiere? Avete una competenza esclusiva sul matrimonio religioso e potete ammaestrare liberamente ogni persona. Il pastore ha bisogno del rigore della legge civile per farsi seguire dalla sue pecore? Avete bisogno della forza per costringere chi non vi ascolta? Non si può più. Ma se le leggi non sono fatte per imporre la virtù, l'esempio, invece, lo è. L'insegnamento di valori credibili pure. Con-vincere, non vincere e basta... Non esiste altra strada, grazie a Dio, ora.

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    1. Carissimo, forse c'è un malinteso di fondo.
      Io non penso affatto che il matrimonio civile debba coincidere con quello religioso. Ci mancherebbe altro! La forte esperienza cristiana è una proposta che può essere accettata o meno, ma mai imposta.

      In realtà io stavo rispondendo alla tua provocazione di pensare che un'ipotetica abolizione del divorzio possa essere la fine del matrimonio. Ad è solo in quest'ottica che ribadivo, invece, che fosse vero il contrario, anche se a scapito del numero dei matrimoni.

      Io non ho ancora ben capito che idea ti sei fatto circa il mio modo di pensare. Guarda che io ho grande rispetto per la laicità, penso fermamente che ognuno abbia il diritto di avere le proprie idee e di operare le proprie scelte. Il matrimonio per amore è quello per sempre, altrimenti non è amore. E' un impegno molto forte che senza l'aiuto di Dio è impossibile da mantenere, si tratta, quindi, di una proposta, accettabile per molti, ma non per tutti.
      In realtà io mi scaglio contro quel laicismo che non ha rispetto per i credenti e del loro modo di ragionare, che denigra la loro fede e che, falsamente, li accusa per affossarli. Io me la prendo con quel laicismo che vuole imporre la sua disperata visione della morte come una soluzione, come un diritto.

      Un saluto.

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    2. Per la chiesa è ancora concubinaggio. Ma non dovrebbe interessarvi naturalmente visto che non è un giudizio di merito sulle persone o le loro scelte, quanto piuttosto la sottolineatura di come ci sia un discostamento fra quelle scelte e la Verità del Magistero e pertanto qualora si volesse "entrare" nelal Chiesa tale discostamento va sanato.
      non di più, non di meno. tutta robaccia interna alla Chiesa comunque. :)
      ciao felsy, ciao luis!

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    3. Ciao Minstrel!
      Per la Chiesa è ancora concubinaggio, e lo sarà per sempre! Ma questo, come hai ben sottolineato, riguarda solo coloro che si reputano cristiani. Chi non è cristiano, chi non fa parte della Chiesa, ha scelto altre strade, che per noi cristiani non porteranno da nessuna parte, ma che ognuno è libero di scegliersi.
      E', quindi, impensabile pensare di obbligare la società laica al matrimonio cristiano.

      Un carissimo saluto!!!!

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  3. Caro Luis, dunque, mentre io sostengo, con provocatorio realismo, che l'abolizione del divorzio determinerebbe la fine del matrimonio perchè, come ovvio, ai giorni nostri, ben pochi sarebbero disposti ad assumersi un impegno così irrevocabile ed incondizionato.. tu mi rispondi, con provocatorio idealismo, che, al contrario, il matrimonio ne verrebbe rafforzato, poichè in questo modo il numero dei matrimoni calerebbe, ma verrebbero favorite le unioni più salde e durature.
    Non credo pertanto di averti mal interpretato: il tuo "pauci sed boni" presuppone una visione elitaria che va benissimo per le alte idealità sottese al matrimonio religioso, io invece penso a norme civili "accoglienti" fatte per fornire aiuto e tutela al maggior numero di persone possibili, ossia ai nubendi, ai coniugi, ai divorziati ed ai loro figli.
    A me non piacerebbe affatto, tanto per intenderci, un matrimonio civile destinato a pochi, che lascerebbe senza tutele i più.

    Ehm, carissimi, trattandosi, appunto, di profano conubinato, potreste per favore fare il piacere di non metterci il naso? Io, da parte mia, sgrido sempre gli pseudo-laici che vorrebbero insegnare ai chierici quando somministrare sacramenti (che so, la comunione ai divorziati, il matrimonio per i preti) o celebrare messe (ad esempio, per quei defunti che gli addetti ai lavori non ritengono meritevoli).

    Le mie opinioni sul tuo modo di pensare, caro Luis, sono irrilevanti. Io qui mi permetto quietamente di osservare che, di solito e anche questa volta, tendi ad esprimere il desiderio che, per legge, vengano strettamente limitate le opzioni di cui laici godono o vorrebbero godere. La tua posizione è così, quasi costantemente, quella del divieto, erga omnes. Di conseguenza, non è rispettosa dei laici perchè un laico è laico in quanto autonomo (proprio come un religioso è religioso in quanto eteronomo).
    Salutoni.

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    1. Caro Felsy, la tua interpretazione è fuorviante perché io non ho mai preteso di applicare il matrimonio cristiano a tutti. Ripeto ancora una volta che il divorzio è una pratica che appartiene alla morale naturale ed è, quindi, legittima. Ciò non toglie, però, che si tratta di un modo imperfetto di concepire la realtà. Le tue norme civili "accoglienti" solo apparentemente forniscono aiuto e tutela, ma in realtà rappresentano una resa, una ammissione d'impotenza ad assumersi impegni e sacrifici. Rappresentano il modo di pensare ed agire, squisitamente laico, di far prevalere sempre e comunque la sua "autonomia" rispetto agli impegni presi.

      Dici di non mettere il naso nelle vicende laiche? Giusto, non dobbiamo, noi cristiani giudicare. E, in effetti, è questo quello che facciamo: non imponiamo il matrimonio cristiano. Solo proponiamo un'alternativa a chi vuole cambiare. Il matrimonio è amore, altrimenti non ha senso e finisce per rompersi con tutte le dolorose conseguenze che conosciamo. Ma l'amore, quello vero, è un'esperienza totalizzante che non scade. Si ama o non si ama, non si può amare per un po'.

      Dici che tendo sempre, anche stavolta,a voler vedere limitate per legge le libertà dei laici. Oh, poverini questi laici! Ma le tue parole, caro Felsy, non sono veritiere. Stavolta ho reputato il ricorso al divorzio più che legittimo e negli altri casi non ho fatto altro che appellarmi al rispetto dei diritti fondamentali della persona. L'uccisione dell'innocente non è libertà, ma abominio laicista, e questo va denunciato.

      Il laico è laico perché autonomo. Certo, però questa autonomia non fa che confondersi con la "libertà" di fare quello che ci pare, di inseguire sempre ciò che ci soddisfa, a qualunque costo. Autonomia o schiavitù? Il religioso, invece, è un povero schiavo, "eteronomo", che però vive sempre nella consapevolezza della bontà delle sue azioni, libero da nefaste conseguenze. Schiavitù o libertà dall'errore?

      Un liberante saluto! :-)

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    2. Una resa? Verissimo. Le norme civili debbono arrendersi e alla realtà e all'autonomia delle persone. Soprattutto questa è la regola in materia di atti c.d. "personalissimi", come il matrimonio. Come ti suona, ad esempio, l'art 79 del nostro codice? "La promessa di matrimonio non obbliga a contrarlo né ad eseguire ciò che si fosse convenuto per il caso di non adempimento".
      Quanto al matrimonio civile (che non è affatto amore, poichè questo è un sentimento proprio delle persone, non delle leggi, e la legge matrimoniale italiana non prescrive affatto ai coniugi di amarsi) trattasi di un impegno che è revocabile e che i coniugi assumono volontariamente, finchè perdura il loro accordo, non "finchè morte non li separi".

      Non ti ho chiesto di uccidere degli innocenti, suvvia, non sono così megalomane e tu mica sei Abramo... l'argomento di cui si parlava - per tua iniziativa - era il divorzio c.d. "breve". Quindi mi pare di essere stato veritiero. La tua risposta, ripeto, è, come sempre, quella del divieto. A quanto pare, non pensi che le persone possano prendere con piena consapevolezza delle decisioni che a te non piacciono e, quindi, ritieni che, per legge, sempre e comunque, siano necessari lunghi anni di ripensamento...
      A nulla valgono i miei richiami alla realtà: inutile ricordarti, ad esempio, che i divorziati si possono benissimo risposare tra loro o che potrebbero aver generato figli dalle loro relazioni adulterine o che, nella grande maggioranza dei casi, il rapporto si rompe perchè uno dei due coniugi inizia, in costanza di matrimonio, una relazione con un altro partner. Ecco, io ammiro il self-control scandinavo, però, quantomeno, mi pare che il coniuge che ha rispettato gli impegni presi possa avere un ragionevole e tutelabile interesse a liberarsi, in breve tempo, da un vincolo siffatto e che le leggi "umane" dovrebbero venirgli incontro.

      D'altro lato, poichè se dai ad un laico un dito lui ti prende anche il braccio, ti preannuncio il prossimo passo che i più assennati già auspicano: dopo il sacrosanto divorzio "breve", sarebbe ora di togliere di torno la cosiddetta separazione per colpa o "con addebito". E' ovvio che si deve poter agire in giudizio per essere risarciti per la violazione degli obblighi nascenti dal matrimonio, tuttavia non si vede perchè si debba caricare di questo peso la procedura di separazione, provocando asti, risentimenti, ritorsioni, denunce penali, sofferenze che durano anni e che coinvolgono i separandi e le loro famiglie.

      La proposta del matrimonio religioso è, per me, ingenua, ma apprezzabile. Sarei più che felice se riusciste a farla concretamente funzionare per il maggior numero di persone possibili. Non è però di mia competenza e, quindi, rispetto e mi rimetto, in toto, alle decisioni di chi è chiamato ad amministrarlo.

      Concordo, in buona parte, sul resto: la "schiavitù", che qui intendiamo in senso lato, può conseguire sia all'autonomia che all'eteronomia. Resta il fatto che l'autonomia per il laico e l'eteronomia per il religioso sono condizioni irrinunciabili, da difendere ad ogni costo. La soluzione più ragionevole è quella di accontentarli entrambi.
      Saluti consapevoli della bontà dei saluti.

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    3. Appunto, Felsy, una resa. La visione laica del mondo è solo una resa, una resa accidiosa, un accontentarsi di poco. La legge umana è solo un affannato ed inadeguato tentativo di rimediare alle nefaste conseguenze di tale visione. Ma è una visione, seppure disperata, triste e miope, comunque lecita. Questo, nonostante tu non te ne accorga, te lo riconosco.

      Mi dispiace Felsy, non sei veritiero. Io non voglio imporre alcun divieto, desidero solamente che la Costituzione venga rispettata e che al matrimonio civile venga riconosciuto quell'importanza che gli è stata attribuita. Prevedere un congruo periodo per la separazione significa dare valore al matrimonio, evitare che possa essere preso troppo alla leggera e riconoscerlo come lo strumento insostituibile per la costruzione della società e la formazione dei cittadini del futuro. E' dovere dello Stato cercare di salvaguardare tale unione, altrimenti diviene tutto una barzelletta, un mero, tipicamente laicistico, soddisfacimento di uno sfizio, di una moda. Atteggiamento che diviene criminale in presenza di figli. Cerca di capirmi, non voglio imporre il matrimonio cristiano, solo far riflettere sul fatto che tale aberrazione del divorzio "breve" finirà per distruggere quel legame su cui si fonda la nostra società.

      I tuoi richiami li ho ascoltati e vi anche risposto. I figli hanno un padre ed una madre, non possono divenire all'improvviso parte di una "cooperativa" dove gli affetti, i particolari e personali legami figli-genitori vengano stravolti. In generale i matrimoni tra divorziati non risolvono i problemi con i figli che subiranno sempre un deficit affettivo. La soluzione migliore è sempre tentare un riavvicinamento, una ricomposizione, ma è anche sempre la soluzione che viene primariamente scartata.

      Poi, tu, a volte, mi sempre più realista del re. Non ti accontenti, in nome della "libertà" pensi sia doveroso divorziare subito rimuovendo anche le sue nefaste conseguenze. Come se "spostare" il risarcimento potesse evitare gli asti, i risentimenti e le ritorsioni.

      Io non penso che il religioso sia "eteronomo", così come non credo che il laico sia "autonomo", tuttavia sono dell'idea che ognuno debba essere libero di fare le sue scelte di vita.

      Carissimi saluti.

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  4. Grazie dell'attestato di liceità, caro Luis, ma mi pare un po' stravagante il fatto che, quando discuti con un laico, perdi il tuo tempo a denigrare la sua visione del mondo. Non pretenderai che come un bambino bizzoso ti risponda meglio miope che senza lumi ... o che non si può tacciar di accidia chi si occupa di tutto ciò che c'è. Lasciamo stare le visioni, quelle non sono negoziabili, e andiamo avanti.

    Dici di non voler imporre alcun divieto riguardo al c.d. divorzio "breve", tanto che se osassi sostenerlo sarei non veritiero, ma poichè questo finirà per distruggere il nostro vivere civile fondato sul matrimonio, vuoi che sia previsto "un congruo periodo per la separazione". Questo ragionamento, troppo complesso per le mie facoltà, mi ha così turbato che ieri notte sei apparso nei miei sogni in versione adamitica.
    Mi dicevi: - Caro felsineus, ma che amico sei? Volevo praticare il nudismo sulla tua spiaggia e tu me l'hai vietato!
    Allora ti rispondevo: - Quando mai, caro Luis, non essere menzognero! Ti ho solo chiesto di porre una congrua misura di tessuto sulle tue pudenda, per tutelare la tranquillità balneare.

    È vero che i figli hanno un padre ed una madre, ma purtroppo, di norma, vengono generati per effetto di congiunzioni carnali. È triste doverlo ammettere, ma i figli sono direttamente prodotti da una causa strettamente materiale che è condicio sine qua non della loro esistenza e non da cause psicologiche, come l'amore, o giuridiche, come il matrimonio.
    Questa ineludibile realtà genera molte situazioni maledettamente complesse, tra cui il caso che continuo a proporti e che continui a schivare. Se la coniuge fedifraga è incinta dell'amante cosa deve prevalere? Il riavvicinamento, la ricomposizione del nucleo familiare nascente dal matrimonio-cellula della società che "mica può esser ridotto a barzelletta" o il particolare legame figlio-genitori che sarebbe "criminale" non salvaguardare?

    Sono più realista del re perchè mi capita di dover contribuire a sbrogliare i grovigli in cui altri si perdono e continuano a perdersi, per anni. Separazioni e divorzi non sono gite di piacere, sono momenti penosissimi che segnano la vita delle persone. A queste bisognerebbe voler bene. E non strumentalizzarle e strumentalizzare il loro dolore per cullarsi in idee astratte di società e cittadini perfetti. Conosco persone che si sono riconciliate in udienza (!) di separazione, per effetto del tentativo di conciliazione che viene svolto obbligatoriamente dal Presidente del Tribunale, che poi però, poco dopo, si sono definitivamente separate e conosco divorziati che si sono risposati (tra loro) e ora vivono felicemente in coppia.
    Sono eccezioni, certo. La regola, però, è quella di un'elevatissima conflittualità tra i separandi, che dura a lungo e che si attenua quando questi ricostruiscono nuovi legami e progetti di vita.

    Saluti carissimi.

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    1. Veramente, caro Felsy, io critico sempre la visione laica, anche quando non parlo con un laico. Ma non per denigrarla, come affermi tu, ma per denunciarne i limiti, criticarne i contenuti. Non penso che sia un esercizio esecrabile, ma che faccia parte del "diritto di critica". L'accidia laica non è accontentarsi di quello che c'è, prima di tutto perché non è in grado di verificare compiutamente cosa c'è e in secondo luogo perché a quello che c'è riconosce solo la componente fisica, ma non quella metafisica.

      Le tue considerazioni presuppongono una visione della nostra società diversa da quella configurata dalla nostra Costituzione. Per te, in fondo, siamo come gli animali che quando arriva la "stagione degli amori" l'istinto prevale sulla ragione e fatalmente si manda all'aria ogni buon proposito di fedeltà matrimoniale. Così, consci di questa debolezza, a cui non è possibile porre alcun freno, è logico che la legge debba rinnegare gli alti propositi costituzionali per arrendersi e permettere il totale svuotamento di ogni importanza al vincolo matrimoniale. Ma così facendo, rendendo questo vincolo una specie di sciocchezza, come sarà possibile riconoscere nella famiglia fondata sul matrimonio la cellula base della nostra società? Io sono convinto che la nostra società, e il suo ordinamento legislativo, abbia anche una funzione morale ed educativa in virtù della quale deve tutelare il matrimonio riconoscendogli la sua enorme importanza.

      Io sono altresì convinto che leggi come il "divorzio breve" non facciano altro che spingere le persone a prendere alla leggera il legame matrimoniale. Se parli di voler bene alle persone allora, mio caro, bisogna prima cercare di insegnare il valore del matrimonio, ribadire la sua importanza e sottolineare per i futuri sposi il valore sociale del loro impegno. Questo significa avere a cuore la felidità dei cittadini e specialmente dei minori coinvolti, il cui benessere non importa assolutamente alla mentalità tipicamente egoistica del laicismo.

      Un caro saluto.

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  5. Caro Luis, criticare la visione laica (o religiosa) delle cose è un diritto e, nel contesto adatto, è un diritto salutare. So bene che tu credi che esistano componenti metafisiche della realtà, ma io non te ne faccio una colpa e penso di poter comunque ragionare con te. Io mi limitavo a dire che quando parli con un laico di questioni laiche e profane, come in questo caso, partire dal presupposto che il tuo interlocutore - in quanto laico - sia portatore di una visione ottenebrata, disperata e nefasta provoca risposte adeguate, ma poco utili al proseguio della discussione.

    Carissimo, la famiglia fondata sul matrimonio non è affatto "la cellula base della nostra società". La nostra Costituzione si guarda bene dal sostenere una simile sciocchezza. Sfogliala questa benedetta Costituzione - non morde - e vedrai che di matrimonio e di famiglia, nei principi fondamentali, non si parla nemmeno una volta... Non ti pare sorprendente? Ma come? Nei principi fondamentali non si parla dei fondamenti? Se ne parla, se ne parla. Se guardi meglio non ci metterai molto a trovare la cellula che stai cercando. Non c'è bisogno del microscopio ed il Legislatore costituzionale te l'ha piazzata subito li, all'art. 2. È l'uomo, coi suoi diritti inviolabili, sia come singolo, sia in quanto partecipe delle varie formazioni sociali ove si svolge la sua personalità. La famiglia tradizionale è propriouna di queste formazioni, non certo l'unica.

    E di che uomo sta parlando la Costituzione? È quello idealizzato a cui fai riferimento tu o è quello reale e concreto a cui faccio riferimento io?
    Io ho rispetto per i miei simili e non mi metto a paragonarli ad "animali in amore", ma certamente penso che possano sbagliare: quando fanno prevalere gli istinti sulla ragione e anche quando fanno il contrario (gli istinti sono spesso utili, altrimenti che istinti sarebbero?) E la costituzione cosa ne pensa?
    Beh, se giungi al tuo amato art. 29, vedrai che il matrimonio non è qualificato come "indissolubile". Ma fai un passettino ancora. L'art. 30 pone come dovere e diritto dei genitori il mantenere, istruire ed educare i figli, anche se nati fuori dal matrimonio. Figli fuori dal matrimonio? Ohibò, ci vogliono quasi trenta articoli perchè la Costituzione si decida a trattare della cellula-genera cittadini perfetti e poi, subito dopo, senza neanche un pistolotto moraleggiante, si mette a teorizzare il diritto di crescere della prole extracellulare? Caro Luis, la nostra Costituzione, nonostante qualche comprensibile "cedimento" dovuto all'epoca in cui fu scritta, è laica. Con orgoglio, ti dico che è laica come me. E se non prendesse in considerazione le persone, così come sono, i suoi alti principi (che pure ci sono) sarebbero spazzatura.

    Saluti costituenti.

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    1. Carissimo Felsy, credo sia inutile la tua puntualizzazione: so bene che la polemica non porta a nulla, ma io stavo solo dandoti ragione convenendo con te che la visione laica della realtà rappresenta una resa, un accontentarsi. Poi, nel giro vorticoso delle repliche e controrepliche, si giunge dove non si vorrebbe e questo mi dispiace.

      Piuttosto mi sembra del tutto inutile il tuo pistolotto sulla Costituzione. A tal proposito dici delle cose non vere:

      - non ho mai sostenuto che la Costituzione consideri la famiglia ed il matrimonio come "la cellula base della nostra società". Quella è una mia considerazione tratta dal fatto che la Costituzione tributi alla famiglia fondata sul matrimonio naturale un particolare riconoscimento dei suoi diritti. Credo sia oggettivo il fatto che la legge sul "divorzio breve" sia un passo verso il misconoscimento di tale particolare riconoscimento;

      - non ho mai sostenuto che la Costituzione qualificasse il matrimonio come "indissolubile" (sic!). Credo che tu non riesca ancora bene a capire che non mi azzarderei mai ad imporre una cosa del genere. Ho ripetuto più volte che ritengo il ricorso al divorzio un'istituzione legittima per un paese laico, qual è il nostro. Ti ringrazio di avermi fatto "conoscere" anche l'art. 30, ma è stato un esercizio ridondante.

      Ti ringrazio anche della tua premura di mettermi al corrente del fatto che la Costituzione sia laica. Vedi, la tua rassicurazione corrobora ciò che già sapevo e, forse ti stupirò, è laica anche come me. Forse è questo ciò che ti sfugge, anch'io sono laico e mi riconosco nei valori laici e desidero che vengano rispettati. Proprio ciò che non fanno i laicisti.

      Poi, ovviamente a tali valori, ne aggiungo altri, più alti, che, però non possono essere imposti.

      Salutoni.

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  6. Direi che sei un laico decisamente sui generis.
    Ma l'essere sui generis è d'altronde la descrizione scolastica di una tipica caratteristica dell'essere laico. Quindi sei perfetto. Sono commosso, anche se in fondo mi hai fregato. La nostra è ora una relazione asimmetrica perchè io non posso dire di essere religioso, e per cordiale contraccambio ci starebbe.
    Il pistolotto costituzionale era solo una prolissa risposta apologetica che valeva per me e per la normativa in arrivo, dato che ci tacciavi di visioni contrastanti con la beneamata Carta. Prometto, comunque, di essere meno puntiglioso. Uh... Il matrimonio naturale? Ma che cos'è? Non mi verrai a dire che quello, invece, nella Costituzione l'hai trovato! Accidenti, addio promesse, è più forte di me, ci sono ricaduto...

    Salutoni.

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    1. Mah, non credo di essere un laico sui generis, penso di essere un normale cittadino che riconosce la legge civile come espressione dei valori universali condivisi e, per questo, naturali. Ma se la legge prevalicasse tali limiti sono il primo a contestarla, come dovrebbe fare ogni persona assennata che rifugga dal pericolo del relativismo etico.

      Mi vuoi tirare per i capelli nella questione sull'interpretazione della "società naturale" dell'art. 29 Cost.? Così puoi rifarti con un nuovo pistolotto? Guarda che tu puoi dire quello che ti pare, ma secondo me la Costituzione afferma chiaramente che al matrimonio sono riconosciuti particolari diritti perché trattasi di un'unione diversa da tutte le altre con la caratteristica peculiare di generare, accogliere ed educare una prole.

      Un saluto.

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